giovedì 14 marzo 2013

SOVRAFFOLLAMENTO DI PERSONE DURANTE LA R.S.I.

Quando nel 1995 fu ricordato il cinquantenario della liberazione,  l’Amministrazione comunale locale, allora retta dal Sindaco Ing. Silvano Boni e all’Assessorato alla Cultura vi era Luca Pelizzari, mi venne affidato l’incarico di stendere una relazione sugli avvenimenti bellici e politici verificatesi nel nostro Comune nel breve periodo in cui  la Repubblica Sociale Italiana, nel periodo dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, installò importanti uffici fra cui il Ministero dell’Interno e la sede del Partito Fascista Repubblicano.
 Fui autorizzato a consultare i documenti di quel tempo custoditi nell’archivio comunale dai quali ricavai i dati trascritti sull’opuscoletto “DIARIO DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA – Ottobre 1943-Aprile 1945 – a Toscolano-Maderno” che fu poi stampato e presentato dalla Biblioteca comunale il 19 aprile 1995.
Le notizie più interessanti ed ufficiali le trovai nel verbale di passaggio dei poteri tra il Commissario Prefettizio Dr. Ezio Careri ed il Dott. Aristodemo Bevilacqua avvenuto il 29 aprile 1944. Il verbale, composto da oltre 11 pagine dattiloscritte trattava numerosi argomenti fra cui la situazione alimentare, la difesa antiaerea, la linea telefonica germanica, gli alloggi  e tanti altri servizi per i quali il comune doveva intervenire in seguito all’aumento sproporzionato delle persone giunte al seguito dei Ministeri e del nuovo Partito Fascista.
         In questa occasione vorrei trattare solo l’argomento degli ALLOGGI che fu uno dei più impegnativi.
         Già prima dell’ottobre 1943, data in cui si installarono nel nostro comune e in quelli adiacenti i vari Uffici della R.S.I. con i relativi dipendenti, dal  documento ufficiale risultavano essere presenti nel comune ben 841 persone che in precedenza erano sfollate dalle vicine città causa i bombardamenti. Se ne aggiunsero poi ancora 816 dopo l’ottobre 1943 per un totale quindi di 1.657 alle quali necessita aggiungerne alcune centinaia di militari,  Agenti di P.S.  e componenti il gruppo dei Giovani Fascisti “Bir el Gobi” al seguito del nuovo partito. Per tali esigenze straordinarie il comune fu costretto a requisire, fino al 29 aprile 1944, data del documento dal quale ho ricavato i dati, ben 180 abitazioni, con decreti di requisizione disposti dalla Prefettura. Sempre dal citato verbale risulta che nell’aprile 1944 non si poteva più procedere ad altre requisizioni, se non previo parere del Comando Germanico di Gardone, delegato all’uopo dal Comando superiore Germanico di Verona. Il comando Germanico di Gardone aveva inoltre chiesto al Comune, per le proprie necessità derivanti dall’installazione nella zona di un Comando di SS di ben 140 locali. Richiesta che non fu accolta data l’impossibilità di trovare altri locali.
         Le conseguenze pratiche di queste requisizioni di alloggi si fecero sentire sia da coloro che furono gli assegnatari sia da quelli costretti ad ospitarli. Tutto bene (o quasi) per coloro che ebbero la fortuna di occupare locali vuoti, ma più difficile era la situazione di coloro – la maggioranza – che furono costretti a convivere con altre famiglie che già possedevano il loro alloggio. Per entrambi i nuclei familiari fu una vita difficile, dato che in quel tempo i servizi igienici erano rari e tutti dovevano usare la stessa cucina per predisporre i pasti. Da ricordare inoltre che in quell’epoca, quei pochi che disponevano di un allacciamento al gas, non potevano  usufruirne in quanto l’erogazione fu sospesa per la mancanza di carbone. Quindi per la preparazione dei pasti entrambi i nuclei dovevano usare la stessa cucina economica o lo stesso focolare. Fra i numerosi problemi che sorgevano per la obbligata convivenza, basti pensare alla suddivisione delle spese per l’energia elettrica, del riscaldamento o del consumo dell’acqua che erano praticamente irrisolvibili.
         Un esempio pratico di queste obbligate convivenze fu quella di Nicola Bombacci, famoso uomo politico ex fondatore del PCI divenuto poi un fervente fascista. Nell’ottobre 1943 si trovava a Roma e fu invitato personalmente da Mussolini a recarsi a Gargnano e divenne il suo consigliere personale. Gli fu poi assegnato un Ufficio a Maderno presso il Ministero dell’Interno e, dopo vari spostamenti, si trasferì nella frazione i Gaino prima presso la famiglia Spagnoli e poi, fino all’aprile 1945, in casa dei fratelli Mario e Lino Zanini, accompagnato dalla moglie e dalla figlia. Fu  fucilato dai partigiani a Dongo il 28 aprile 1945.
         Non per ultimi furono i difficili rapporti umani con gli ospiti. Un problema  che si è risolto solo alla fine dell’aprile 1945 quando gli stessi hanno avuto la possibilità di tornare alle loro case.

20 febbraio 2013                                                   Andrea De Rossi

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