mercoledì 6 marzo 2013

IL CINEMA-TEATRO ZENI DI TOSCOLANO











                                        A destra del grande portone c'era l'ingresso al cinema




            Donato Fossati nella sua “Storia di Toscolano” racconta che nel 1700 a Toscolano era così diffusa la passione per il canto e la musica che in occasione di un carnevale, il Conte Giulio Delay fece venire da Salò una compagnia di canto della quale faceva parte la famosa Zamperdini con tutti i suoi professori d’orchestra. Questa, mise in scena ben quindici rappresentazioni che si svolsero nella casa Andreoli-Zuanelli al ponte vecchio.
 Le rappresentazioni continuarono nel tempo quando, ad un certo momento, la loro organizzazione e direzione  fu assunta, nel secolo successivo, con zelo e diligenza dal nob.Giovanni Pietro Zuanelli il quale, sull’onda di quest’interesse il bel canto e la musica, ritenne opportuno costituire un’apposita Società per la costruzione di un teatro.
La sala fu realizzata nel 1825 nella cinquecentesca casa già appartenente al celebre medico Graziolo, cioè l’attuale casa di Via Trento al civico 70, mentre al piano terra fu posta la sede della Società del casino (ingresso dall’attuale numero civico 72).
            Gli Andreoli i Monselice, i Fossati ed il medico G.N. Avanzini furono i fondatori del  casino che altro non era  che un luogo di ritrovo e di ricreazione (così come gli attuali Lions o Rotary) che, ad imitazione di vari altri sorti in riva al lago (Salò-Riva-Gargnano-Peschiera), come ci spiega Guido Lonati, altro storico locale, doveva servire per conversazioni private, per ritrovi amichevoli, a commentare le notizie, leggere i proclami, applaudire gli scritti  introdotti clandestinamente  nei quali si accennasse alla speranza, alle aspirazioni e ai diritti della patria. In sostanza, in questi luoghi, con il pretesto di divertimento, si trovava il modo di unirsi in parecchi senza dar sospetto alla Polizia. Per capire quest’esigenza, non bisogna dimenticare che in quell’epoca si era sotto il dominio del Lombardo-Veneto e quindi la libertà d’espressione era limitatissima.
            Nel 1926, con l’avvento del fascismo, questo ed altri sodalizi del genere furono chiusi ed i locali furono successivamente destinati ad Uffici  bancari e poi a negozi e a sede di un partito politico.
            La sala, invece, chiamata ”Teatro Sociale”, continuò a svolgere fino al 1923  l’attività per la quale era sorta, salvo dal 1915 al 1918, in quanto fu occupata dal 16° Reggimento Artiglieria da Campo che era stanziato a Toscolano.
            Agli inizi del ‘900 e fino all’Ottobre 1910 furono rappresentate in questo teatro numerose commedie e drammi da parte della Società Filodrammatica Bresciana “La Perseveranza” diretta con passione e competenza dal sig.Paolo Venturini.
            Abbiamo avuto la fortuna di rintracciare alcune locandine dell’epoca che reclamizzavano alcune rappresentazioni svolte in questo teatro dal 1903 al 1910, e senz’altro proseguirono anche dopo, dalle quali è stato possibile conoscere gli spettacoli offerti al pubblico e le relative date di svolgimento.
            Citiamo alcune rappresentazioni per sottolineare quanto fosse impegnativa l’attività di questa compagnia teatrale di Brescia.
il 24 gennaio 1903 rappresentò “Lea” di F.Cavallotti
il19 aprile 19°3                        Kean” di A.Dumas
il 24 dicembre 1905                 Lucia Didier” di Battu e Jaime
il 9 ottobre 1910                       Il signor Alfonso”di A.Dumas
il 30 ottobre 1910                     Nicarète” di F.Cavallotti
            Terminata la guerra il teatro fu riaperto e, nel 1924, iniziarono anche le proiezioni del cinema muto, pur mantenendo la disponibilità per lo svolgimento di spettacoli teatrali.
            Data la conformazione del teatro, contrariamente a quanto avveniva nelle altre sale cinematografiche, dove il proiettore era posto davanti allo schermo, a Toscolano il proiettore fu necessariamente posto dietro,perciò le immagini il pubblico le poteva vedere solo perché lo schermo era  trasparente. Questo presentava però un inconveniente. Il pubblico vedeva le diciture, numerosissime in quel tempo, capovolte orizzontalmente. Per rimediare a questo grave inconveniente fu adottato un singolare quanto ingegnoso sistema. Davanti al proiettore che stava dietro lo schermo, fu posto un fiasco di vetro spagliato. Le immagini che uscivano, passando attraverso il vetro di questo fiasco erano raddrizzate in modo che sullo schermo del pubblico potevano essere lette correttamente.
            Nei primi tempi il funzionamento del proiettore non era automatico, quindi l’operatore che era allora il sig. Arturo Giovanelli, titolare dell’omonima antica tipografia di Toscolano, era costretto – per vedere le immagini muoversi sullo schermo – a girare a mano continuamente con una certa regolarità la manovella. Quando per stanchezza, l’operatore rallentava  e di conseguenza anche il movimento delle immagini ne risentiva, il pubblico iniziava a lanciare fischi ed urla per richiamare la sua attenzione
            I non più giovani ricordano ancora adesso gli spettacoli teatrali che negli anni trenta dello scorso secolo erano organizzati, con tanto successo, dalla maestra Amedea Romegialli, moglie di Astolfo Lunardi che aveva a Toscolano un negozio di cartotecnica. Il Lunardi, ricordiamo, fu un’eminente figura della resistenza bresciana nel 1943-44 e per questo fu fucilato.
            Nel 1936 il cinema sonoro occupò il posto di quel muto ed iniziarono le programmazioni con un nuovo proiettore automatico.

            Mentre il locale era abbastanza capiente per le necessità locali, non lo fu più

negli ultimi anni della guerra 1940-45, sia per la mancanza d’altri divertimenti sia per la presenza in loco di numerose persone, parte sfollate dalle città a causa dei bombardamenti ed altre che avevano seguito i vari uffici della R.S.I.. Particolarmente nel 1944, nei pomeriggi domenicali, nell’attesa dell’apertura del cinema, sulla strada si formava una lunga coda di gente che si accalcava per assistere agli spettacoli cinematografici.
            Pochi anni dopo la fine dell’ultima guerra, e precisamente nel 1948, fu decretata la chiusura dell’ambiente perché non rispondeva più alle norme di sicurezza. Fu concessa una deroga fino al 31.12.1949, ma la chiusura definitiva avvenne alcuni mesi prima per improvvise difficoltà.
            Ricordiamo che l’ultimo film proiettato nell’ottobre 1949 fu “Il ladro di Bagdad” con Fairbanks Douglas.

                                                                   Andrea De Rossi

  •                                                                                Antonio Fontana

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