martedì 30 dicembre 2014

COSTRUZIONE STRADA A LAGO A MADERNO



         La strada "Regia", esistente prima del 1900, era quella che partiva da Fasano, percorreva il "Rovinato" e, all'altezza dell'attuale ristorante "Il muretto" (già darsena del Cav.Bianchi), deviava leggermente a sinistra e imboccava l'attuale Via Aquilani (allora chiamata Via dell'Arco) per giungere in Piazza di Maderno. Dopo la metà dell'Ottocento fu costruito il tratto di strada Provinciale dalla chiesa Parrocchiale di Maderno al ponte di Toscolano. Di conseguenza fu abbandonato il tratto che dalla Basilica romanica attraversava il paese per giungere al ponte.
Pochissime sono le notizie che ho trovato riguardanti la costruzione del nuovo tratto di strada a lago che conduce direttamente in Piazza Maderno (ora Via Roma) evitando così la stretta Via Aquilani.
Un recente volume di Giancarlo Cavallini "La strada nella roccia", riguardante principalmente la costruzione della nuova Gardesana occidentale, edito dalla Fondazione Negri, ci fornisce alcune notizie che mancavano per ricostruire la vicenda di questo breve tratto di strada di circa trecento metri di lumgherzza.
Il Consiglio Provinciale di Brescia (la strada Regia era in quel tempo gestita dalla Provincia) nella seduta del 4.10.1898, decise la sistemazione di alcuni tronchi di strade provinciali, fra le quali alcune riguardanti la Riviera del Garda e precisamente:
1 - Deviazione stradale a monte di Gardone Riviera
2 - sistemazione tronco all'abitato di Fasano
3- Tronco dal Rovinato alla Piazza di Maderno
4- Sistemazione da Maderno al Ponte di Toscolano, correggendo una curva all'uscita di Maderno ed allargamento ad otto metri della strada esistente.
Tali lavori furono decisi in funzione del progetto di prolungamento della linea tranviaria da Salò a Toscolano da parte della "Compagnie Gènèral des chemins de fer secondaires" avente sede a Bruxelles che divenne poi la Società Tranvie Elettriche Bresciane..
In particolare i lavori di cui al punto 3) prevedevano l'abbandono di Via Aquilani per continuare con una nuova strada seguendo la linea del lago dove esistevano giardini, divenendo  l'attuale Via Roma.. Oltre l'occupazione dei terreni prospicienti le case di privati, si è dovuto provvedere alle necessarie opere di difesa e di sostegno della costruenda strada che passava in punti in cui il lago è molto profondo, Per questo tronco, il più costoso fra quelli elencati, fu prevista una spesa che in quel tempo ammontava a £.82,000.
Dopo il completamento di queste opere, fu posta la linea tranviaria. Il tram giunse a Maderno per la prima volta il 22.9.1901 e a Toscolano nel marzo 1902, mentre a Gargnano arrivò nel dicembre 1922. Fino al 1912 le motrici funzionavano a vapore, dopo tale data le stesse furono elettrificate.
Dalla foto dell'epoca sopra riprodotta si possono immaginare le difficoltà tecniche incontrate in quell'epoca. I massi di pietra che sono serviti per la massicciata, come le pietre per la formazione del muretto di riparo furono in quel tempo trasportate sul luogo a mezzo di appositi barconi..

                                                                                                       Andrea De Rossi
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giovedì 11 dicembre 2014

RELAZIONE SINDACO FOSSATI DI TOSCOLANO DEL 1879






Da tempo ero alla ricerca di questo importante documento redatto dal Sindaco di TOSCOLANO (allora comune autonomo) che ora ho trovato in internet grazie all’encomiabile iniziativa dell’Associazione Storico-Archeologica Riviera del Garda di Salò. Si tratta di una relazione che il Sindaco di quel tempo, Cav. Claudio Fossati, fece al Consiglio comunale di Toscolano  il 16 febbraio 1879 nella quale sono contenuti oltre venti argomenti di carattere amministrativo ed economico di molto interesse. L’argomento che mi ha particolarmente incuriosito è quello riguardante la popolazione che, al censimento del 1872, risultava di 2710 abitanti. Particolare importante ed eccezionale è che è stata suddivisa fra le varie attività svolte. Esaminando attentamente questo elemento si rimane stupefatti perché dopo 141 anni , (e non secoli) certi mestieri sono ora quasi completamente scomparsi. Esempio: vi erano allora 51 falegnami, 64 sarti e cucitrici, 38 calzolai, 39 calderai e fabbri. Perché? Il mondo  è davvero cambiato in questi ultimi tempi.
         Prima di trascrivere i risultati del censimento del 1872 il Sindaco, per quanto riguarda la popolazione, fece presente che Toscolano (comune a sé con le frazioni i Pulciano,Cecina e Gaino)) era soggetto a due correnti continue d’immigrazione: l’una dal Tirolo e l’altra dalla riviera veronese mentre le emigrazioni erano dirette verso la città di Brescia.
         Elenco ora la popolazione di Toscolano nel 1872, suddivisa per attività di ogni cittadino, ammontante a complessivi 2710 abitanti:
Calderai e fabbri 39 – falegnami 51 – muratori 19 – sarti e cucitrici 64 – calzolai 38 – domestici 55 –carrettieri 6 – mugnai 10 – prestinai (fornai) 11 – macellai 3 – materassai 1 –filatori 4 – inservienti sanità 4 –barcaioli 5 –guardie forestali 1 – accattoni 6 –diversi 2 – contadini operai 595 – cartai 514 (217 M -294 F) - osti 9 – impiegati 5 –docenti 6 – Sacerdoti 15 –scolari 85 – contadini possidenti 123 –fabbricatori di carta 8 –possidenti 29 –negozianti 17 – attendenti a casa  (femmine)  318 – ragazzi 593 – possidenti e negozianti 65.

                                                                           Andrea De Rossi
                       

                       

sabato 6 dicembre 2014

MEMORIE PATRIE DI UN SACERDOTE MADERNESE -1800



Si tratta della fotocopia di un diario redatto da Don Andrea Setti, Curato di Maderno il quale, unitamente a Bartolomeo Vitali, scrisse anche il volumetto. “Ragguaglio della vita, morte e miracoli di S.Erculiano Confessore Vescovo di Brescia” stampato dalla Tipografia Apollonio di Brescia nel 1861. Citerò gli argomenti contenuti che ritengo più interessanti.

 -----    Sua Altezza Vicerè Ranieri visita la riviera, mentre l’Imperatore Francesco è a Brescia
 -----    Comparisce per la prima volta sul nostro lago il battello a vapore;
29.11.1823 – La vigilia di S.Andrea  dalla nostra torre suona il nuovo concerto di campane.
1825 – Domeniva IV di ottobre.. Pioggia e vento gagliardo danno timore che si tenga sospeso la consacrazione del nuovo tempio. Verso le 9 antimeridiane diventa placida l’aria, risplende il sole, in Chiesa c’è Mons. Corsetti Vicario Generale, sfoggia da una pergamena analogo discorso. Dopo i vespri opera la ricognizione dell’area di Sant’Erculiano.
Solenissimo trasporto delle Reliquie del Santo sino in croce di strada. Ogni finestra è ornata con eleganza, ogni cantuccio ribocca di persone. Circa ventimila forestieri sono presenti a tal funzione. Il Prof. Dr, Giacomo Magrograssi odierno oratore.
6.8.1835 – Il nuovo Vescovo Ferrari da Salò si reca a Maderno alla visita pastorale alla chiesa. In capo al rovinato è accolto in un elegante battello ed è trasferito alla ferriata di S.Ercolano. Dimora tre giorni.
1836 – Il Parroco sospende in Chiesa la spiegazione della Dottrina Cristiana e abbrevia le funzioni per tema che nelle frequenti adunanze non si sviluppi il cholera.
Giugno 1836 – Sono interrotte le lezioni agli alunni e chiuse le scuole elementari.
12.8.1836 – La fiera è sospesa da sé.
29.6.1836 – Il Cholera è vicino. Passano a furore carrozze di fuggiaschi cittadini. Il Clero canta solenne invocando la protezione di S.Ercolano:
11.7.1836 – Oh spavento!! Il cholera è scoppiato. Giov.Maria Pellegrini giovine di 20 anni è prima vittima mietuta dal cholera.
Luglio 1836 – Si apre un Lazzaretto in Casa Comunale.
23.8.1836 – Il flagello di Dio è cessato. Trenta vittime e oltre 100 casi  a Maderno e a Bezzuglio.
- - - - Si allarga alquanto la strada regia in contrada d’Arco (ora Via Aquilani).
Ottobre 1836 – Scarsissima vendemmia, penuria di tutto.
25.9.1842 – Per il corso di un mese si canta quotidianamente in Chiesa il salmo “Miserere” secondo l’occulta intenzione del Vescovo.
10.1.1843 – Sotto Fasano in Magria due malandrini assaltano alcuni madernesi incamminati per Brescia levandone i pochi danari indosso.
1.2.1843 – Prende corso una diligenza celere da Brescia a Gargnano.
.24.3.1843 – Per alcune sere si manifesta a ponente una lunga striscia biancastra, creduta luce d’una cometa.
11.6.1843 – Piogge frequenti e grande frescura rendono sin qui impropria la stagione.
26.10.1843 – Dopo due stagioni di pioggia, siamo ancora abbrustoliti da incredibile ursura.
Dicembre 1843 – Tanta oliva e poco olio, cioè abbondante raccolto e scarsa rendita.
Aprile 1844 –Erigesi il muro di riparo verso il lago in capo alla piazza, e così è otturato per intiero l’antico porto
23.11.1844 – Comparisce sul lago il nuovo piroscafo ferrato: pare un lampo.
25.12.1844 -  Si celebra la prima Messa sul nuovo marmoreo Altare: disegnatore l’Ing.Camotti bresciano; esecutore Tagliani di Rezzato. Tutto a Lire 9000 più la condotta e cementi in opera.

8.4.1845 -  Coll’intervento della Vicaria si celebrano i funerali del defunto Parroco recandosi il cadavere seduto su un seggiolone attorno alla piazza; poi, funzionante il parroco di Fasano, Officio con Messa  indi l’orazione funebre dello stesso Rev. Pezzaroli  e in fine l’esequie. Dopo pranzo è trasferito a San Martino coll’intervento del Clero di Maderno.
7.6.1845 – Grandi sussurri per l’elezione del nuovo Parroco.
12.9.1845 – Arrivo delle lettere officiali di annunzio al Clero, alla Fabbriceria ed alla Deputazione della elezione del nuovo Parroco Ghidoni.
12.9.1845 -  Si onora con isbarro di mortaretti e suono di campane sua Alt.Vicerè che col principino suo figlio e fratello Giovanni da Salò tocca Toscolano poi Gargnano. Verso mezzodì passa di ritorno in carrozza preceduto dalla Banda filarmonica sin qui in piazza. Il corredo delle carrozze venne un quarto d’ora innanzi.
3.12.1845 -  Si rinnovano le esequie per il defunto Arciprete Beltrami.
1.2.1846   -  Volano pel paese e per mezzo postale satire in quantità. Il Curato rimane al suo officio.
Aprile 1846 – Le scuole femminili aperte nel caseggiato Benamati.
10.10.1846 – Le rubacche a soldi 24 la quarta.
13.12.1846 -  Il rigore del freddo sorprende alcuni giardini ancora scoperti. Dopo una settimana è temperato.
19.3.1848 – Si racconta la insurrezione di ieri a Brescia.
23.3.1848 -  Grande agitazione per la voce sparsa che la cavalleria austriaca fosse giunta a Salò Erano 28 cavalli da carriaggio che retrocedevano per il Tirolo sin dalla strada ferrata. Il dopo pranzo tutta la Riviera si mette sull’armi e si dirige a Salò.
9.4.1848 – I due vapori scaricano le Legioni Manara: 800 armati si dirigono a Toscolano, 400 pernottano a Maderno presso le scuole e casa comunale.
4.5.1848 – Continua a canoneggiare il cannone a Peschiera.
30.5.1848 – Cessa il cannone a Peschiera; essa si arrende per mancanza di viveri.

            Esaminando le notizie relative al tempo ed alla produzione agricola nel 1800, si rileva che è poi quello che succede anche attualmente.

                                                                                                            Andrea De Rossi
                     

mercoledì 19 novembre 2014

LE VICISSITUDINI DEL PREZIOSO QUADRO DI PAOLO VENEZIANO




Come è noto questo prezioso quadro del 1300 si trova nella basilica romanica di S. Andrea a Maderno e i madernesi  l'hanno  sempre definito”La Madonna del söchèl”, senza l’intenzione di mancare di rispetto alla sacra effige, perché il cuscino verde sul quale la Madonna è seduta è simile ad una grossa zucchina.  Il quadro fu trafugato il 1° febbraio 1975 e ritrovato dopo ben 28 anni a Torino, nel gennaio 2003, presso un antiquario, grazie ad una brillante operazione dei Carabinieri. Perciò era evidente trattarsi di un furto su ordinazione. Questo fu ciò che la stampa pubblicò.
Su questo blog “Storia di Toscolano Maderno”, fra i numerosi argomenti, in  passato ho inserito anche la vicenda del trafugamento e del suo successivo ritrovamento a Torino. Per questo motivo  il 2 novembre 2014 ho ricevuto dal Dott. Umberto Pecchini, di Racconigi, Procuratore Legale dell'Associazione “Le Terre dei Savoia” (che si occupa della valorizzazione culturale e turistica  di 53 Comuni nell’ area  tra il Monviso e l’Astigiano), un' e-mail con la quale mi ha precisato di essere  stato lui a ritrovare il quadro e di averlo consegnato ai Carabinieri di Torino, dando la sua disponibilità a raccontarmi questa complicata storia e a mostrarmi i documenti in suo possesso. L’ho invitato a casa mia il 7.11.14; si è presentato con diversi documenti ufficiali e fotografie attestanti quanto da lui affermato.Il sig. Pecchini mi  ha spiegato di essere stato per decenni frequentatore di un importante antiquario di Torino presso il quale vide da sempre il quadro in questione, negli ultimi tempi custodito nella camera da letto, appoggiato sul comodino. Ammirato dalla straordinaria qualità del dipinto, Pecchini più volte gli chiese, invano, di venderglielo.
Nel 2002 l’antiquario si ammala gravemente e decide di mettere all’asta i suoi beni: ne informa in anticipo i propri clienti e così offre al Pecchini di acquistare la desiderata e preziosa tavola. La vaghezza sulla provenienza dell’opera induce Pecchini a rivolgersi preventivamente ai Carabinieri, i quali lo rassicurarono che tale quadro non risultava tra quelli trafugati: per cui decise di acquistarlo.
 Ciò nonostante Pecchini, consapevole della eccezionalità che una simile opera fosse in libera circolazione, proseguì le indagini per suo conto, anche tramite la conoscenza del Prof. Miklos Boskovits, della Biblioteca dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte a Firenze. Così fu scoperto che quel Paolo Veneziano era documentato, in un’antica pubblicazione, all’interno della chiesa di Sant’Andrea di Maderno. Pecchini e Boskovits decisero di informarne la Soprintendente di Brescia, Dott.ssa Dugoni, e tutta la verità fu presto ricostruita. L’opera non risultava ai Carabinieri trafugatama in realtà trattavasi di furto avvenuto intorno al 1975.
 Venuto a sapere che il quadro era di provenienza illegittima, come risulta dal verbale  25.10.2002 del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino: “il Dott. Pecchini Umberto, spontaneamente e correttamente, riconsegnava il quadro”. Il Tribunale di Torino, con sentenza del 9.12.2003, ne ordinava la definitiva restituzione al Parroco di Maderno, Don Gianfranco Mascher. La morte dell’antiquario non consentì l’individuazione delle complicità.
            Nella sua visita Pecchini mi ha raccontato altri due episodi documentati, quanto meno singolari, che lascio alla meditazione dei miei lettori. Durante un furto da “superspecialisti” subito dall’antiquario torinese, che fece scalpore a Torino, i ladri persero per le scale il dipinto della Madonna di Paolo Veneziano, senza accorgersene; così l’antiquario lo recuperò immediatamente.
Altra storia bellissima: un giorno il quadro che era sul comodino dell’antiquario scivolò da solo, e improvvisamente, sul pavimento; fu trovato per terra con un lungo e inspiegabile sfregio trasversale, poi restaurato. Lo scrittore Bongianni Grattarolo nel secolo XVI racconta in un suo libro di un altro sfregio, che si verificò quando un giocatore disperato per la perdita di una somma consistente al gioco, colpì con un coltello il quadro e dal taglio uscì del sangue.

Hanno ragione  i madernesi a ritenerlo miracoloso.

                                                                                                          ANDREA DE ROSSI








domenica 26 ottobre 2014

NOVITA' AL MUSEO DELLA CARTA





            Il 20 ottobre 2014, finalmente, è giunta un bella notizia riguardante il Museo della Carta ubicato a Toscolano-Maderno in Valle delle Cartiere, nella ex cartiera di Maina inferiore o Macalè.
La Fondazione Valle Cartiere che gestisce il museo, tempo fa, è venuta a conoscenza che la Fondazione Telecom intendeva assegnare un contributo ai “Beni invisibilI .Luoghi e maestria delle tradizioni artigianali”. Ritenendosi interessata ha partecipato a questo concorso presentando un ambizioso progetto che prevede l’attivazione di una “Scuola della carta” che oltre alla professione di cartaio, insegnerà le tecniche della rilegatura, della calligrafia e svilupperà percorsi di design ed arte che coinvolgeranno studenti di tutta Italia. La notizia ha suscitato entusiasmo non per l’ammontare del  contributo che verrà assegnato, ma soprattutto per l’apprezzamento dell’iniziativa presentata.
            Il Comitato Scientifico della Fondazione Telecom ha selezionato ben 478 richieste e solo otto sono i progetti approvati che verranno sviluppati e finanziati, fra i quali, quello presentato dalla Fondazione Valle delle Cartiere che ha per titolo:”Toscolano 1381: una carta, una storia, un futuro” che, assieme all’Associazione Calligrafica Italiana e all’Accademia di Belle Arti “Santa Giulia” di Brescia hanno deciso di produrre, al museo della carta, ex cartiera di Maina inferiore carta artigianale di qualità:  tornerà quindi a fabbricare in questo luogo storico non una carta qualsiasi, ma un prodotto di pregio fatto a mano, in modeste quantità, come ha dichiarato il projet manager Filippo Cantoni, da utilizzare per scopi artistici, inviti a cerimonie,ecc.: A questo scopo è già stato individuato un partner commerciale nella Giustacchini Office Store di Brescia.  Il progetto contempla anche il ricorso a fotografia 3D, grafica Web, percorsi sensoriali.
            Questa notizia di far rivivere l’attività cartaria di un tempo nella Valle delle Cartiere mi ha colpito come cittadino di Toscolano-Maderno ma anche nei miei sentimenti familiari. Mi ha fatto affiorare ricordi lontani che mia madre mi aveva trasmesso su questa antica cartiera. Infatti  all’età di 5 anni rimase orfana del padre G.Battista De Rossi ed essendo la madre impegnata nel suo lavoro, quando fu più grandicella fu mandata dalla zia Luigia che abitava nella casetta annessa alla cartiera di Maina inferiore. La zia aveva sposato un certo Tullio Bianchi da Pisogne, il quale esercitò l’incarico di direttore della cartiera stessa per venti anni sino alla sua morte, avvenuta nel 1912.. Da mia madre ho appreso quindi tanti particolari inerenti questa antica cartiera, divenuta ora il Museo della carta, che spesso mi ritornano in mente.

                                                                                                        Andrea De Rossi


           
                                  

venerdì 24 ottobre 2014

L'OSSERVATORIO ORNITOLOGICO PASSO SPINO




            Non tutti sono a conoscenza che l’ERSAF (Ente Regionale per i servizi all’Agricoltura e alle Foreste), dal 1999 ha riattivato la storica Stazione Ornitologica situata presso il Passo di Spino, a 1165 metri di quota nel comune di Toscolano-Maderno ed è stata dedicata al fondatore Antonio Duse, noto medico di Salò che nel 1929 e fino al 1933 gestì, per primo, questa attività.
            Questo osservatorio serve per il censimento dei vari tipi di uccelli che transitano dal Passo e vengono catturati, con apposite reti disposte lungo il crinale e, dopo il loro esame, rilasciati liberi. Questa attività viene chiamata l’inanellamento. Vengono fatte le catture primaverili e autunnali, quest’ultima è stata condotta in maniera regolare dal 2000 al 2010 con oltre 3000 uccelli catturati all’anno e 100 specie diverse. Quella maggiormente catturata è il Fringuello pari al 32,3%, altre specie sono il Lucherino 16,8% ed il Pettirosso 13,9%.. Ciò consente di individuare le rotte di migrazione, i siti di riproduzione e svernamento dei diversi uccelli. Un anello metallico viene loro applicato su una zampa e riportato inciso un codice, così come la targa di un veicolo.
            Gli uccelli che vengono intrappolati in queste reti speciali vengono raccolti da personale esperto che li estrae con molta attenzione, al fine di evitare loro dei traumi. Fra le varie informazioni che vengono raccolte la prima è la specie di appartenenza, poi il sesso, l’età, la lunghezza dell’ala e del becco ed il loro peso.
            I dati raccolti vengono utilizzati per monitorare il fenomeno della migrazione.

                                                                                                            Andrea De Rossi


sabato 11 ottobre 2014

IL PARCO DEL "SERRAGLIO" A MADERNO RITORNERA' AL SUO ANTICO SPLENDORE?




Già dall’antichità questo prezioso parco era chiamato “Serraglio” perché è tutto circondato da alte mura per impedire l’accesso agli estranei. E’ il caso di ricordare la sua lunga storia. Anticamente apparteneva all’ordine dei Padri Serviti che avevano il loro convento con una piccola chiesetta in Via S.Pietro presso l’attuale villa Caprera.
Abolito il convento dei Padri Serviti dal Papa Alessandro VII nel 1656, i loro beni furono messi all’asta  nel 1659 dalla Repubblica Veneta perché se ne servisse in difesa del regno di Candia minacciato dalle armi ottomane. Passarono in proprietà alla famiglia Gonzaga, compresa, naturalmente, la palazzina diroccata del Serraglio che i Gonzaga chiamarono nei loro documenti il “casino sopra il monte”. Successivamente i Gonzaga costruirono una ardita galleria,ora interrata, che congiungeva il loro palazzo con la palazzina anche per non essere notati dalla popolazione che sapeva che lassù si svolgevano frequenti e movimentate feste.
       Da un vecchio documento ritrovato dallo storico Guido Lonati nell’archivio di Maderno  ho rilevato interessanti notizie riguardanti il ”Serraglio” di Maderno già appartenente ai Gonzaga.
         E’ risultato che, attraverso gli eredi dei Gonzaga il Serraglio è giunto in proprietà dei Monselice i quali, nel 1888 lo vendettero al suddito austriaco Rodolfo Lignet, nel periodo in cui sembrava che la Riviera non potesse vivere se non con l’aiuto economico e l’iniziativa tedesca. Ad un certo momento il Lignet iniziò a costruire un albergo a ridosso della collina, deturpando, così è scritto, il paesaggio in modo ignobile. Per questo motivo il Comm.Bianchi che risiedeva nello stabile che, in tempi recenti, è divenuto l’albergo Golfo, acquistò tutto il Serraglio, liberandolo dalla minaccia di altre manomissioni e, tra il 1906 e il 1911, procedette a pazienti restauri sotto la guida del Prof. Arturo Cozzaglio. Dopo aver abbattuto l’albergo costruito dal Lignet vi aperse viali e sentieri e rimodernò tutto il parco ripristinando le opere idrauliche predisposte dai Gonzaga utilizzando tutte le sorgenti e ponendo fontanelle settecentesche a fianco della palazzina (così fu sempre chiamata quella che un tempo era dei Padri Serviti, poi passata ai Gonzaga che la definirono il casino sopra il monte.)
          Il 26.3.1985, quando proprietario di parte del Serraglio era diventato il Comune e la ditta proprietaria del restante terreno stava costruendo la base per la realizzazione di un complesso residenziale, molto più deturpante dell’albergo costruito dal Lignet, una grande frana si staccò dal sovrastante terreno mettendo in serio pericolo le sottostanti abitazioni.
         Sistemata la frana, con la costruzione di un possente muro di sostegno, si continuò a costruire il grandioso complesso residenziale  fino a completarlo come lo si può vedere dalla piazza.
         Il parco, (nel quale il pubblico può entrare liberamente) nel frattempo fu abbandonato. Qualche anno fa gli alberi del parco furono sistemati e questa estate è stato organizzato un campo internazionale di giovani dalla Lega Ambiente per ripulirlo.  In questi giorni (ottobre 2014) un gruppo di volenterosi, appoggiati dall’Amministrazione comunale, ha iniziato un tentativo di coinvolgimento della popolazione per il suo recupero con l’intento di ridargli il volto di un tempo
Per valorizzare questa nuova iniziativa domenica 12 ottobre 2014, su proposta del Comune e delle associazioni Nordic Walking Alto Garda Bresciano e Valle Sabbia, Legambiente, Avis di Salò e 04 agar Gruppo Arcieri, era prevista una festa con offerta di piatti tipici offerti dai ristoranti locali, il tutto accompagnato da musica. (Festa rimandata causa maltempo a data da destinarsi.)  Lunedì sera, invece, si terrà all’ex palazzo Municipale nella sala Fossati un incontro con la Fondazione del Castello di Padernello, con l’intenzione di seguire il loro splendido esempio di  recupero di un castello che era ormai in rovina, simbolo di rinascita culturale e turistica.
                                                                  
                                    Andrea De Rossi

martedì 15 luglio 2014

PERSONAGGI CURIOSI E ILLUSTRI DI GAINO



Fra le numerose ed interessanti pubblicazioni di storia locale, lo storico toscolanese Avv. Donato Fossati, discendente di una delle famiglie più in vista della riviera, nato a Toscolano il 6.10.1870 e morto a Salò il 14.8.1949, pubblicò anche due volumi riguardanti “Storie e leggende”. Durante la sua carriera rivestì numerose cariche pubbliche e per ultima quella di Sindaco di Salò, dal 1945 al 1946.
Nel vol.I°, fra le altre, vi è compresa la storia dell’astrologo di Gaino che lo stesso Fossati ebbe la possibilità di conoscere in quanto frequentava a Gaino una casa di amici, denominata “Selve” perché anticamente era circondata da boschi di conifere. La stessa casa, nell’800 era appartenuta al colonnello Pietro Grisetti, reduce dalle campagne napoleoniche a fianco di Gioachino Murat e poi affiliato alla carbonerie. In questa villa ospitale conobbe anche artigiani e contadini dai quali apprese varie vicende familiari, avvenimenti del passato e giudizi su persone e fatti. In particolare il Fossati si sofferma su quella di Giacomo Zucchelli, da tutti chiamato “astrologo”.
Giacomo Zucchelli, sessantenne, dimorante in un  abituro (bugigattolo) appollaiato su un dosso al di sopra della frazione di Cussaga, reminescenza longobarda da Cuz (prestazione agraria) dove lavorava un po’ di magra terra bastevole alla sua esistenza; aveva militato in gioventù nella Guardia di Finanza quando questo corpo era inviso alle popolazioni, (i militari erano chiamati spadasì). Aveva l’ingrato compito di reprimere il contrabbando esercitato su larga scala in Riviera da dove i contrabbandieri due volte la settimana in poche ore, sorpassata la montagna di Vesta allora linea di confine con l’Austria e calati a Bollone in Valle di Vestino, ritornavano carichi di tabacco, di zucchero e specialmente di alcool, che con rilevante lucro rivendevano ai produttori d’acqua di cedro.. Era scapolo, vegeto e arzillo il vecchio milite della foresta, pronto di favella e arguto filosofo nei giorni di buona luna, ma in altri si sentiva colombrio, così si esprimeva,voleva dire imbronciato, taciturno e in preda a melanconia e allora rimaneva tappato in casa; aveva la passione o meglio la mania della scienza astronomica e la testa rimpinzata di empirismi, di formule e di cabale e dalla osservazione delle stelle alla quale si dedicava ogni notte serena anche d’inverno sedendo sul tetto della casa, munito di un cannocchiale  dell’epoca di Galileo, strologava, secondo la sua espressione, il tempo e gli uomini, voleva dire che prediceva le vicende atmosferiche e prevedeva le fortune e i malanni delle famiglie dei mortali: astronomo dunque e astrologo.
Molti si facevano giuoco del buon Zucchelli, ma altri prendevano per buona moneta le sue stravaganti profezie esposte con serietà e convinzione tra un viluppo di frasi e di parole o misteriose o incomprensibili: diceva che la sua migliore confidente era la luna sempre arrendevole e compiacente che le stelle parlavano al suo orecchio fischiando, che gli astri non sempre rispondevano e altre consimili scioccherie, ma non si apriva intorno ai suoi metodi per interpretare le varie fischiate, le confidenze e gli atteggiamenti benevoli od ostili delle sue divinità celesti, riluttante sempre a dare l’oroscopo del Fossati, quando un giorno finalmente lo prese  in disparte e, a voce bassa, gli comunicò che Giove ripetutamente interpellato non aveva mai risposto e che Venere sgarbata e iraconda l’aveva coperto di contumelie parecchie volte, che però da altre captazioni aveva assodato che avrebbe avuto vita lunga, carriera politica, sfortuna in amore, disgrazie nella famiglia e molti figli.
Era un pazzoide sempre tranquillo e innocuo il povero solitario astrologo, né il manicomio lo prese, come molti prevedevano, morì ai settant’anni in una rigida primavera, di polmonite doppia, vittima delle sue veglie notturne, sereno e rassegnato, persuaso di salire a tener compagnia ai profeti suoi predecessori e di meritare il premio del Paradiso.
Lo stesso Fossati ricorda però che Gaino diede i natali anche a personaggi che si resero notevoli anche nel campo degli studi, fra i quali ricorda il Prof. Don Giuseppe Avanzini(1753-1827) docente all’Università di Padova e matematico illustre, due altri omonimi Michele del secolo XVII e Filippo noto bibliotecario a Padova nel XVIII secolo, i Conti Delay ambasciatori, scrittori, amici di imperatori oltreché industriali intraprendenti, i due Cristoforo Pilati protonotario (uno dei 7 grandi ufficiali del Regno di Sicilia e primo Segretario del Re) e visitatore apostolico il primo, amico di S.Carlo Borromeo e naturalista-geologo il secondo, morto in Brescia nel 1805, Sansoni Bortolo latinista, oratore, scrittore e distinto pittore, il Prof .Pietro Zaniboni docente a Padova e romanziere, il Dr. Prof. Gio Battista Salvadori medico chirurgo (1853-1928), il Ten.Gen.le Gazzurelli (1837-1914) noto per la sua campagna d’Africa e da ultimo  il Prof.Ferruccio Zaniboni, figlio del precedente, insegnante di lettere al liceo classico di Brescia, poeta e fine
scrittore.

scrittore.

martedì 8 luglio 2014

UN TUFFO NEL PASSATO DI MADERNO



Nel corso dei secoli tutto, o quasi, è cambiato. Il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, e la maniera di affrontare i problemi economici ed amministrativi.
Per rendersene conto è abbastanza consultare i documenti dell’archivio storico del comunedi Maderno relativi al periodo dal XV al XVIII secolo, che lo storico Guido Lonati trascrisse su un volume edito nel 1927 per rendersi conto in che modo venivano risolti allora i problemi del comune. Dal 1400 al 1800 ho scelto le più interessanti disposizioni emanate dal comune di Maderno, fra le quali ve ne sono alcune strane e curiose, che non sarebbero certo applicabili al giorno d’oggi da parte di una Amministrazione pubblica.
            Iniziamo quindi dal 1469:
1469    Il paese era allora eminentemente agricolo. Tanto è vero che durante la vendemmia si dava la licenza al Vicario (Giudice) di sospendere le udienze al banco civile. Era in vigore il divieto di cominciare il raccolto dell’uva prima dell’8 settembre;
17.8.1469  Viene introdotta la festa di S.Bernardo con pene varie per gli inadempienti.
Analoghe sanzioni venivano applicate a chi non rispettasse la festa dei SS.Sebastiano, Rocco, Pietro Martire e Antonio da Padova, dei sette Fratelli, dI S.Giuseppe, del Nome di Gesù, nel primo giovedì di maggio, del Venerdì Santo, diS.Macario e della Santa Croce;
5.4.1470    I forestieri possono venir accusati senza bisogno di prova o testimonianza, dietrosemplice giuramento di un originario;
24.6.1476  Che le meretrici vengano espulse da Maderno;
17.6.1480  Che ogni abitante possa, dietro giuramento, accusare chi vìola il riposo festivo;
19.7.1495  Dono di una colonna della Parrocchiale (Basilica romanica) ai monaci di S.Pietro
Martire (ancora esistente a Villa Caprera);
2.7.1497    Che sia edificato un ponte in muratura sul fiume tra Maderno e Toscolano;
22.4.1522  Si sanzionavano delle pene severe per chi non intervenisse alle rogazioni;
11.3.1554  Che al Monastero di S.Caterina sia versato il livello di olio per il fondo di Vesegna;
26.5.1560  Che venga costruito sui monti una casa di ragione pubblica per ripararvi e custodirvi
il bestiame (a S.Urbano);
1.5.1568    Che venga riparata la chiesa di S.Urbano per le rogazioni;
4.7.1574    Elezione di due persone, una per suonar le campane in occasione del maltempo, e
l’altra ad espellere i cani dalla chiesa;
17.4.1575  Che avanti all’arca di S.Ercolano arda in perpetuo una lampada;
16.1.1606  Che venga concesso ad un eremita di ritirarsi presso la chiesetta di S.Martino;
28.10.1606 Progetto di costruire un canale d’acqua per uso del Duca di Mantova;
16.8.1610  Che sia collocato un leone in pietra nella colonna in piazza;
25.9.1611  Che venga fatta la pala nella chiesa di S.Urbano;
3.3.1613    Che venga costruita una “quadrata” (banchina) davanti alla colonna di S.Marco per
la difesa delle acque e per il carico e scarico delle merci;
6.6.1614 Regalo di 6 zucchette di acqua odorifera e 6 vasetti di canditi di zucchero al Provv.
Gen.le Antonio Priuli;
7.4.1619    Supplica dei frati di S.Pietro Martire per avere materiale da fabbrica. Suppliche analoghe si incontrano numerosissime e si omettono per non annoiare;
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13.8.1634   Vengono messe guardie per dar l’allarme in caso di assalto dei banditi; erano tenuti aprestar la guardia i capi famiglia tanto maschi che femmine (28.7.1652) poi i soli maschi (17.3.1659);
1635          Giorgio Cobelli (costruttore del palazzo Gonzaga) lasciava L.1300 per i poveri e 200 per la zucata del fiume;
18.2.1638   Riparazioni al ponte levatoio del portone;
16.1.1689   Per allontanare l’ira divina si inoltrava supplica al Provveditore perché proibisse le
feste pubbliche, cause inevitabili di scandali;
8.7.1728    Sistemazione della strada del Rovinato col concorso dei comuni di Toscolano,Gargnano, Tremosine e Limone;
10.8.1753  Che venga purificata la terra dai molti vagabondi che vi sono;
14.5.1783  Dono di una pianta di gelso da destinarsi alla fabbrica della parrocchiale. Allo scopo suddetto vien assegnato il frutto del podere del Dos del Fo (faggio);
11.9.1791  Vien concessa a Ercole Setti l’uccellanda sui monti comunali di Pura dietro obbligodi far celebrare due messe annue pel benessere del Comune;
6.12.1795  Condanna data a Pietro Alberti di pagar come multa una barca di pietra (s’intende colma di pietre) da destinare alla fabbrica della chiesa;
11.6.1797  Cristoforo Benamati presta del denaro al Comune per versarlo ai francesi eacquistare foraggio da fornire ai medesimi;
11.8.1800  Incanto dell’uccellanda del Monte Spino col 12% per la chiesa;
23.12.1801 Che le funzioni religiose comincino dopo l’aurora e finiscano prima del tramonto;
29.12.1802 Che venga proibita la festa detta della “Stella” o “Capanna” perché occasione di
scandalo.

Tutto questo avveniva alcuni secoli fa, ma ci siamo scordati che nella prima metà del 1900 anche nei nostri paesi esistevano i “famèi”? Chi erano costoro? Il nome deriva dal Latino “famulus” cioè servo, domestico, aiutante. I “famei” erano quei ragazzi, di giovane età, che venivano “ prestati” per collaborare in attività prevalentemente agricole ad altra famiglia benestante del paese o di un altro vicino. Dovevano mungere le mucche, portare il latte a destinazione, pascolare le capre, governare le galline, pulire la stalla. In cambio era assicurato loro il vitto e l’alloggio e, qualche volta, un modesto compenso in denaro. In questo modo le famiglie a cui appartenevano avevano una bocca in meno da sfamare. Il prezzo per loro era però molto alto.
Distacco dalla famiglia, umiliazioni e, qualche volta, maltrattamenti. Fortunatamente ora questa condizione è sparita! Usando termini attuali questa specie di “collaborazione” si dovrebbe chiamare semischiavitù.


                                                                                   ANDREA DE ROSSI

martedì 1 luglio 2014

ALFREDO CATALANI A MADERNO ALLA FINE DELL'800



Il celebre musicista e compositore ALFREDO CATALANI, nato a Lucca nel 1854 e morto a Milano nel 1893, era affetto da tisi come lo furono il fratello e la sorella, per cui negli ultimi anni della sua vita venne a Maderno per due anni successivi per ragioni di salute. Fu ospite nell’antica Farmacia Podestini che in quel tempo era ubicata di fronte all’ex macelleria Vassalini in Via Benamati, come afferma Guido Lonati nel suo volume la Pieve ed il comune di Maderno. Le sue opere teatrali furono ELDA rappresentata a Torino nel 1880. Seguirono DEJANICE, EDMEA, LORELEY e WALLY (1892). Queste due ultime le ha certamente elaborate a Maderno, quando veniva per curare la sua malferma salute. Catalani, in punto di morte, raccomandò la sua Wally, ad Arturo Toscanini perché ne avesse cura. Toscanini diede perfino il nome di Wally ad una delle sue figlie.

                                                                          ANDREA DE ROSSI


UN MOTTO LATINO ALL'ESTERNO EX MUNICIPIO



Sul basamento del terrazzo sovrastante l’ingresso principale nell’ex Municipio di Toscolano Maderno, edificio già appartenente al Comm. Ettore Bianchi, vi è, o meglio vi era, una scritta color rosso che il tempo e le intemperie hanno quasi completamente cancellato. Le uniche due parole che si possono ancora leggere sono:NULLA e LINEA. Per ragioni di lavoro ho frequentato per oltre quarant’anni questo edificio, ma non ho mai saputo dare un senso a questa frase spezzata e mai nessuno mi ha saputo dare informazioni in merito.
In questi giorni una persona mi ha chiesto a quale motto si riferisce questa scritta pensando, data la mia lunga frequentazione dell’ambiente, che io lo conoscessi.
In mio aiuto c’è stata la moderna tecnologia. Infatti, usando Internet, è stato sufficiente che io digitassi sul computer la parola NULLA che, automaticamente, mi sono apparsi diversi motti in latino ed uno che terminava con LINEA, ed è proprio quello che cercavo.
Si tratta di una frase celebre in latino che afferma: NULLA DIES SINE LINEA che Plinio il Vecchio attribuisce ad APELLE, pittore greco del IV secolo a.C. che significa che non si deve lasciar passare giorno senza tratteggiare col pennello qualche linea. Esortazione che deve essere intesa come diligenza nel compiere il proprio lavoro senza cullarsi sugli allori e senza sprecare il tempo che deve essere utilizzato per realizzare il meglio di se stessi.
Molto probabilmente tale motto fu posto a suo tempo dal proprietario  Comm. Ettore Bianchi che per diversi anni fu Direttore della Cartiera Maffizzoli e ricoprì anche importanti incarichi amministrativi presso alcune grandi società di quel tempo, fra cui la Mondadori, prima di trasferirsi definitivamente a Dro (Trento). Allo stesso ed ai suoi due fratelli Emilio e G.Battista è dedicata la Via Fratelli Bianchi che prima si chiamava Via Orti a Maderno. A questa famiglia appartenevano anche Beniamino, Caterina, Silvio e Andrea.

                                                                                                Andrea De Rossi

    

                                                                                              Andrea De Rossi

giovedì 5 giugno 2014

LO STATISTA GIUSEPPE ZANARDELLI E LA SUA VILLA A MADERNO



        Innamorato di Maderno lo statista Giusepppe Zanardelli (1826-1903) dopo aver acquistato il terreno in frazione Bornico di Maderno dal Conte Arrighi, nel 1888 vi costruì una grande villa , ora in concessione all’ANFFAS.
            L’edificio fu progettato dall’ architetto bresciano Antonio Tagliaferri ed i lavori terminarono nel 1892. Nel vasto parco che circonda la villa, si ammira una statua di marmo bianco denominata “La quiete”, opera del suo amico prediletto  scultore e pittore Ettore Ximenes (Palermo 1855- Roma 1926) lo stesso che decorò le pareti della villa  con numerosi affreschi. Nel vestibolo, in alto sulla parte destra, in una lunetta, è rappresentata la Legge. Nella sala centrale, quella che guarda verso il lago ed è collegata con una doppia scalinata con il giardino a lago, numerosi sono gli affreschi che adornano le pareti: il paese di Villa Carcina e la scena del ricevimento di Umberto  nel 1890, Gardone V.T., Iseo, Irma, Collio e Bovegno. Tutti ricordi della valle in cui lo statista visse. Sul soffitto, da una balaustra si affacciano tre personaggi che Francesco Bevilacqua, un parente che detiene cimeli e 128  lettere autografe dello statista, identifica negli amici:
-         Giovanni Quistini – Avvocato e parlamentare (1841-1913)
-         Federico Bagozzi – Impresario edile (1844-1898) proprietario della villa accanto (ex Bassetti) e che per lui aveva costruito un albergo a Collio. Il padre, invece, si era distinto nelle X giornate di Brescia,
-         Paolo Auriggi – Direttore de “La Provincia” giornale fondato da Zanardelli.
Sullo sfondo del soffitto domina il cielo con una rete per l’uccellagione. Pare che quest’ultimo riferimento sia dovuto esclusivamente al suo particolare gradimento della preda e non alla passione per la caccia, come si potrebbe presumere.
            Nella seconda sala troviamo, invece, affreschi del pittore bresciano Cesare Bertolotti (1854-1932) che rappresentano la pesca, l’olivo e la vendemmia. Nella sala di ricevimento, ancora opere di Ximenes riguardanti l’Amor pagano
Nel 1860 lo Zanardelli fondò il suo Giornale “La Provincia”, contrapposto alla “Sentinella” e più tardi alla “Voce del Popolo”. Nel 1876 fu nominato ministro del Lavori Pubblici del governo De Pretis, nel 1878 dell’Interno, dal 1881 al 1893 e nuovamente dal 1887 al 1891 al Ministero di Grazie e Giustizia. Durante quest’ultimo incarico legò il suo nome al Codice Penale varato nel 1890, che rimase in vigore nel Regno fino al 1925 e nel quale, per la prima volta in Italia, fu prevista l’abolizione della pena di morte. Fu anche Presidente della Camera dei Deputati dal 1898 al 1899 e Presidente del Consiglio dal 15 febbraio 1901 al 29 ottobre 1903, quando, per gravi motivi di salute, dovette rassegnare le dimissioni cedendo il posto a Giolitti. Infatti, dopo solo due mesi, morì per una grave malattia nella sua villa di Maderno.
            Negli ultimi momenti gli fu accanto la sorella Ippolita e per due giorni lo assistette anche Mons. Geremia Bonomelli Vescovo di Cremona a lui legato da affettuosa amicizia. Nonostante fosse stato tacciato più volte di anticlericalismo, nel libro dei morti della Parrocchia di Maderno, alle annotazioni, si legge: “Sacramentis munitus minimun” ed il Vescovo di Brescia Mons.Corna Pallegrini concesse per lui i funerali religiosi.
            Seguita da numerose personalità e gente comune la salma dello stesso fu trasferita  a Brescia e dopo una grande cerimonia religiosa fu inumata al Vantiniano. In quella occasione lo seguì anche la Banda Musicale di Maderno che suonò la marcia funebre predisposta espressamente dal Prof. Giuseppe Micaglio, Maestro della stessa Banda.
                                                                                                      Andrea De Rossi