Nell’agosto 1835 l’allora Vescovo di Brescia Mons.Domenico Ferrari, dopo aver svolta la sua visita pastorale a Salò, giunse a Maderno a mezzo di un elegante battello completamente addobbato, accolto da una salva di mortaretti. Erano giorni in cui circolavano voci allarmanti su di un morbo tutto nuovo che si stava estendendo in Europa: il “Cholera”, così lo chiamavano, e si era talmente certi del suo imminente arrivo che il prelato concesse, non solo per Maderno ma per tutta la Diocesi , l’uso quotidiano della carne. La gente era così spaventata per l’incombente arrivo di questo flagello che alla Sagra di S.Ercolano del 12 agosto a Maderno non vi fu la solita affluenza di persone, che generalmente avveniva in questa occasione.
Fortunatamente, però, fino alla fine dell’anno Maderno e la riviera non furono toccati da questo contagio che andava però estendendosi rapidamente al punto che all’inizio del 1836 fu istituita una Commissione sanitaria incaricata di controllare l’igiene in tutte le case. Si provvide quindi a rimuovere tutte le immondizie ed il letame nei pressi di tutte le abitazioni. Successivamente furono chiuse le Scuole sistemate all’Istituto Benamati. Ai forestieri che provenivano da zone infette furono prescritte “purgazioni e suffimigi”. Verso luglio il morbo era giunto già a Salò iniziando a mietere vittime. Localmente tutte le cartiere, nelle quali lavoravano più di mille operai, ridussero notevolmente la loro attività. Tutti erano così spaventati che i bottegai porgevano la loro merce tramite una finestrella praticata alla porta d’ingresso del negozio, mentre i clienti versavano il corrispettivo dovuto in moneta dentro un vaso colmo di cloruro di calce, per disinfettarle. I limoni, che a quell’epoca era il prodotto principale, aumentavano di giorno in giorno in quanto la gente li riteneva efficaci contro il morbo. Domenica 10 luglio le funzioni religiose furono ridotte al minimo per evitare assembramenti. Fu appunto in questa domenica che l’Arciprete propose ai fedeli di far voto per innalzare in Piazza Maderno una statua in onore del Patrono della Riviera San Ercolano, allorquando fosse scomparso questo flagello. La mattina seguente si ebbe il primo caso di morte di un giovanotto di 18 anni, un certo Gianmaria Pellegrini, che era il ritratto della salute, causato dalla peste. Subito dopo morì lo zio Lodovico Pellegrini, esattore comunale, e, dopo due giorni, anche la madre. Fra la gente si propagò confusione e spavento. Nelle case si bruciava la pece ed altri combustibili odoriferi nella speranza di debellare il morbo. Intanto la malattia si estendeva a macchia d’olio mietendo vittime. Nel fondaco della casa municipale in Piazza fu aperto un Lazzaretto nel quale per primo trovò la morte Giovanni Emer. Fu soppresso il rintocco delle campane a morte ed i cadaveri venivano trasferiti, verso la mezzanotte, al Cimitero di S.Martino,l’unico esistente a Maderno, senza svolgere alcuna cerimonia religiosa. Domenica 24 luglio l’epidemia raggiunse il culmine. In un sol giorno cinque persone morirono. In chiesa ebbe inizio la raccolta delle sottoscrizioni per erigere la Statua Erculiana , così chiamata in quel tempo per definire il monumento dedicato San Ercolano.
E’ doveroso ricordare che in questa triste occasione l’Arciprete di Maderno Beltrami Don Lorenzo si prodigò a rischio della propria vita ad assistere i malati e a recar loro assistenza morale e religiosa. Lo stesso Sacerdote fu colui che contribuì notevolmente al finanziamento per la costruzione in marmo dell’altar maggiore della parrocchiale nel 1844/45. Don Lorenzo morì il 7 aprile 1845. Il comune di Maderno, per riconoscenza delle sue eccezionali prestazioni a favore dei cittadini , intestò a suo nome una via che in precedenza era denominata Tresandello Andreoli.
Solo in agosto i casi andarono diminuendo fino poi a scomparire nel mese successivo. Nel periodo di oltre un mese i casi superarono i 140, di questi 38 furono le vittime. Caso strano: nella frazione di Bezzuglio non si verificò alcun caso e pochi a Montemaderno.
Cessato completamente questo flagello fu costituita una Commissione composta dal Rev.Arciprete Don Giuseppe Rizzi, dal sig. Francesco Hell e dal sig.Erculiano Veronese incaricata di realizzare il voto dei fedeli espresso nei tristi giorni della sventura.
L’incarico per la costruzione della statua fu affidato allo scultore Cesare Nesti mentre il resto del monumento al sig. Adamo Tagliani di Rezzato. L’opera fu realizzata nel 1838 ed inaugurata il 12 agosto dal Vescovo Mons.Ferrari con una festa solenne alla quale parteciparono oltre i parrocchiani anche numerosissimi forestieri.. Il monumento al Santo inizialmente fu posto davanti alla Basilica di S.Andrea e nel 1954, per ragioni di viabilità, fu trasferito nell’attuale posizione.
Andrea De Rossi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.