giovedì 7 marzo 2013

PROCESSO A VERONA CONTRO GERARCHI FASCISTI

Organizzato personalmente da Alessandro Pavolini, allora Segretario del Partito Fascista Repubblicano la cui sede era collocata all’Hotel Golfo di Maderno, si tenne dall’8 al 10 gennaio 1944 a Verona Castelvecchio,  il Tribunale Speciale per giudicare sei dei diciannove gerarchi fascisti che nella seduta del Gran Consiglio del 24 e 25 aprile 1943 votarono l’ordine del giorno di Grandi che causò la caduta del fascismo. Tra questi alti gerarchi c’erano Emilio De Bono ed il fascistissimo Conte Galeazzo Ciano, marito di Edda Mussolini, figlia del Duce. Gli altri imputati erano: Giovanni Marinelli, Luciano Gottardi, Carlo Pareschi e Tullio Cianetti. Tutti furono condannati a morte con fucilazione, escluso Tullio Cianetti che fu condannato  all’ergastolo avendo il giorno dopo la votazione ritrattato il voto.
            Maderno fu il quel periodo un punto centrale di questa tragica vicenda perché qui soggiornavano i principali sostenitori di questo processo politico. Innanzi tutto Alessandro Pavolini Segretario del P.F.R. che abitava nella villa Cavallero sul Lungolago di Maderno il quale ebbe l’incarico di creare il Tribunale Speciale nel quale fu inserito come giudice G.Battista Riggio, Console della Milizia e Capo delle Brigate Nere che abitava con la famiglia in Via Aquilani a villa Sirenella,.Tullio Tamburini;capo della Polizia, che si trovava a Villa Cremonese. Infine il Ministro degli Interni Buffarini Guidi  Guido che risiedeva a Villa Gemma di proprietà della famiglia Triboldi in Via Roma.
            Subito dopo la sentenza di morte dei cinque condannati si presentò ai gerarchi il difficile problema a chi presentare le domande di grazia che avevano presentato gli stessi. Fu subito escluso Mussolini, anche se sarebbe stato ovvio che fosse lui il destinatario essendo il Capo dello Stato. Da questo momento iniziò la ricerca sfrenata di chi fosse il responsabile  a riceverle  (e quindi a respingerle). L’Autorità più alta era il Gen.le Piatti Umberto capo del Comando territoriale veneto di Padova, ma lo stesso replicò che non era affare dell’esercito. Il Giudice istruttore Cersomino ed il Capo della Polizia Tullio Tamburini, dopo una lunga discussione, decidono di consultare a Brescia il Ministro della Giustizia Pisenti: Alle ore 21 partono su un auto a carbonella e si dirigono al Palazzo Martinengo di Brescia per parlare con il Ministro il quale accettò le domande di grazia riservandosi di presentarle a Mussolini, Pavolini, che li seguiva, non accettò questa soluzione perché bisognava assolutamente lasciar fuori da questa questione il Duce.
            Silvio Bertoldi nel suo libro “Salò vita e morte della R.S.I.”  della BUR tra l’altro scrive: “Da Erode a Pilato. I quattro risalgono in auto e vanno a Maderno sul Garda, daBuffarini Guidi Ministro dell’Interno. Lo trovano all’Albergo Milano con molti funzionari curiosi di notizie sul processo di Verona,”  Dopo una lunga discussione trovano che il più alto Ufficiale è il Comandante della GNR Console Italo Vianini e praticamente lo costringono a riceve le domande di grazia precedute, però, da un ordine scritto dagli stessi sul quale era  inserita la frase: Non si ritiene di doverle inoltrare, nonchè la data di esecuzione della sentenza che doveva avvenire a Verona – Località Tiro a Segno” come in effetti avvenne l’11 gennaio 1944.alle ore 8. Il Console Viani non s’avvede  che l’ora della esecuzione era fissata per le otto, mentre in quel momento erano già le otto e mezzo.Quindi l’esecuzione era già avvenuta..

                                                                                             Andrea De Rossi

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