Dall’inventario dei fabbricati e dei giardini di Maderno posseduti dai Gonzaga datato 23 novembre 1641, che si trova nell’archivio di Stato di Mantova ed interamente pubblicato da Alberto Ferrari sulla rivista bimestrale “Civiltà Bresciana” – Quaderno 22 – Anno IV – stampato nel mese di luglio 1970, risultano descritte analiticamente tutte le proprietà madernesi, non solo, ma in ognuna di esse, anche la descrizione del loro contenuto.
Prendiamo, ad esempio, il “Palazzo Novo” (l’attuale edificio, monco perché ridotto successivamente ad un terzo dell’originaria costruzione sito in Via Benamati n.20 dove l’inventario cita che i piani del palazzo erano collegati da quattro scale: una “grande”, due “private” ed una a “lumaga” (a chiocciola)
Evidentemente questa stretta e piuttosto scomoda scala a “lumaga” sarà stata riservata esclusivamente al personale inserviente che poteva così trasferirsi da un piano all’altro, senza disturbare gli illustri proprietari. Ed è proprio di questa particolare scala che intendo parlare, non solo perché esiste tutt’ora, la quale parte dalla cantina ove si trova ora l’Associazione culturale Gonzaga, ma perché ritengo – a mio modesto parere – trattarsi di un vero capolavoro dell’attività artigiana del XVII secolo, epoca in cui tutti i lavori si svolgevano esclusivamente a mano.
Come si può notare dalla foto accanto, ogni scalino è stato ricavato da un unico masso di pietra che comprende sia lo scalino vero e proprio che il suo sostegno in forma cubica che, sovrapponendosi uno sopra l’altro, diventa un perfetto cubo in pietra che dal basso sale in alto, sul quale sono posti, distanziati, i vari gradini.
Un altro particolare si nota. Questi gradini non sono in pietra bianca, bensì color plumbeo, lo stesso colore di numerose pietre usate per la costruzione della monumentale basilica romanica di S.Andrea. Queste pietre, secondo lo storico Donato Fossati in “Storie e leggende” vol.2° - anno 1944, sono certamente uscite dalla cava di Seasso in località “preera” vicino alla frazione di Sanico, dove esistono tracce di ampie e profonde escavazioni
Il Fossati ritiene che, in poco più di un’ora, un carico di queste pietre possa essere trasportato su un carro fino a Maderno, per cui era comodo ed economico.
Si può facilmente desumere che anche questi gradini provengano dalla cava di Seasso.
Prendiamo, ad esempio, il “Palazzo Novo” (l’attuale edificio, monco perché ridotto successivamente ad un terzo dell’originaria costruzione sito in Via Benamati n.20 dove l’inventario cita che i piani del palazzo erano collegati da quattro scale: una “grande”, due “private” ed una a “lumaga” (a chiocciola)
Evidentemente questa stretta e piuttosto scomoda scala a “lumaga” sarà stata riservata esclusivamente al personale inserviente che poteva così trasferirsi da un piano all’altro, senza disturbare gli illustri proprietari. Ed è proprio di questa particolare scala che intendo parlare, non solo perché esiste tutt’ora, la quale parte dalla cantina ove si trova ora l’Associazione culturale Gonzaga, ma perché ritengo – a mio modesto parere – trattarsi di un vero capolavoro dell’attività artigiana del XVII secolo, epoca in cui tutti i lavori si svolgevano esclusivamente a mano.
Come si può notare dalla foto accanto, ogni scalino è stato ricavato da un unico masso di pietra che comprende sia lo scalino vero e proprio che il suo sostegno in forma cubica che, sovrapponendosi uno sopra l’altro, diventa un perfetto cubo in pietra che dal basso sale in alto, sul quale sono posti, distanziati, i vari gradini.
Un altro particolare si nota. Questi gradini non sono in pietra bianca, bensì color plumbeo, lo stesso colore di numerose pietre usate per la costruzione della monumentale basilica romanica di S.Andrea. Queste pietre, secondo lo storico Donato Fossati in “Storie e leggende” vol.2° - anno 1944, sono certamente uscite dalla cava di Seasso in località “preera” vicino alla frazione di Sanico, dove esistono tracce di ampie e profonde escavazioni
Il Fossati ritiene che, in poco più di un’ora, un carico di queste pietre possa essere trasportato su un carro fino a Maderno, per cui era comodo ed economico.
Si può facilmente desumere che anche questi gradini provengano dalla cava di Seasso.
Andrea De Rossi
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