sabato 26 novembre 2016

TRASFORMAZIONE ISTITUTO S.CUORE IN ALBERGO

Il Conte Ernesto Lombardo
Padre Giuseppe Podavini


Al caro amico Giovanni  Saletti di Toscolano, anch'egli appassionato di storia locale, lascio l'incarico di esporre, nei suoi particolari, la triste trasformazione dell'ISTITUTO S.CUORE di Maderno in una struttura alberghiera.   Ecco quanto ha scritto in proposito il Saletti:




Un ritorno alle origini, se consideriamo che un secolo fa qui sorgeva l’Hotel Lignet; un colpo al cuore, per chi ha conosciuto la storia dell’Istituto Sacro Cuore e la sua importanza nella formazione piamartina e nella vita sociale della nostra comunità.

Come già ben documentato in queste pagine, l’ex Hotel (o Pension) Lignet, di proprietà austriaca, allo scoppio della Grande Guerra venne sequestrato dallo Stato Italiano. Qui vennero anche ospitati dal 1916 i profughi limonesi. In seguito venne messo in vendita e fu acquistato dall’imprenditore tessile Conte Ernesto Lombardo che nel 1931 lo donò ad un prete del quale aveva grande considerazione, il carismatico padre Giuseppe Podavini di Volciano della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, fondata circa tre decenni prima da Padre Giovanni Battista Piamarta. Il prete bresciano – ora Santo – sul finire dell’ottocento aveva fondato in città  l’istituto degli “Artigianelli” per dare ai giovani una formazione professionale e cristiana in una città alle prese con le difficoltà della nascente industria bresciana.
Il Conte Lombardo, come afferma Padre Pietro Baccolo, verso la fine della sua vita aveva donato tutto e si era ritirato, povero, in un convento a Parma. Se fosse campato a lungo non avrebbe più avuto un soldo per vivere

Il lavoro instancabile di Padre Giuseppe Podavini fece sì che in poco tempo l’ex hotel si trasformò nell’Istituto Sacro Cuore diventando la Scuola Apostolica, in poche parole il seminario dei padri piamartini.
I seminaristi piamartini del 1931-1932, con al centro padre Giuseppe Podavini nel seminario di Maderno.

Da qui sono passate tante figure di spicco della Congregazione che negli anni hanno portato avanti gli insegnamenti del fondatore nei vari istituti in territorio italiano ma anche in America Latina ed in Africa.

A metà degli anni Settanta si pose il problema della sede delle scuole medie di Toscolano-Maderno, fino ad allora ospitate presso lo stabile delle scuole elementari, ma non più sufficiente. Per qualche anno ci fu una sede distaccata per la sezione femminile delle medie presso l’oratorio femminile di San Giuseppe in via Trento a Toscolano. Urgeva una nuova sede, ma nel frattempo il comune trovò l’accordo con i padri Piamartini che misero a disposizione la struttura dell’Istituto Sacro Cuore. L’Istituto Sacro Cuore, che già allora ospitava il Convitto per giovani, divenne la sede provvisoria delle scuole medie. Per chi come me ha frequentato l’istituto in quegli anni i ricordi sono indelebili. Come dimenticare le partite di calcio nel campetto, il prato adiacente crivellato dalle buche per le biglie, i pericolosi esperimenti scientifici di padre Bersini, l’allegria contagiosa di padre Sandro Econimo e di padre Bepi Pagnoni, i panini al salame di Padre Cristoforo Barbieri venduti nella casetta durante la ricreazione, le suore delle Umili Serve del Signore sempre indaffarate in mille lavori.

A metà degli anni Ottanta la nuova sede delle scuole medie a Toscolano è pronta. All’Istituto Sacro Cuore torna la pace. A parte la messa settimanale nella chiesa dell’istituto, a qualche ritiro spirituale, o alle colonie estive, la Congregazione comincia a pensare cosa fare di questa struttura. Col tempo si trasforma in una casa di convalescenza per sacerdoti e confratelli piamartini.

Con gli anni prende corpo l’idea della vendita, ed in campo imprenditoriale e commerciale i piamartini non sono secondi a nessuno. Si fa avanti la società Aquadolce spa di Salò, composta da imprenditori della zona che credono nella possibilità di sviluppo di nuove attività anche nel settore alberghiero. L’accordo è per la cessione di tutto la stabile e del parco, escluso l’edificio a sinistra del cancello di ingresso, che rimarrà della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, e che continua nella sua attività con una nuova sala adibita a chiesa e gli altri pochi locali rimasti per un ridotto numero di ospiti.

Il resto subisce una profonda trasformazione: vengono demolite una porzione di palazzina e  la casetta nel campo, viene fatto un grande scavo sul quale sorgono nuove strutture. 
Il progetto – curato dagli architetti Bosetti, Ghezzi e Scala, dal geom. Alessi e dall’ing. Sandrini – prevede la nascita del DolceLago Resort, una struttura ricettiva alberghiera (presumibilmente una R.T.A.) che dovrebbe aprire i battenti entro il 2017.

Sopra: l'ex Hotel Lignet all'inizio del Novecento. Sotto: una ricostruzione virtuale di come potrebbe essere il nuovo complesso turistico ricettivo.


 

mercoledì 23 novembre 2016

La Caserma "SERINI" di Montichiari


                                                                       Pietro Serini



Da giorni, su tutti i giornali, viene data la notizia che a Montichiari (BS) la popolazione non intende ospitare gli immigrati nella Caserma “SERINI”.
            Ho citato questo argomento soltanto per ricordare che l’intestatario di questa Caserma è la Medaglia d’Oro Maggiore PIETRO SERINI nato a Toscolano, in Via Trieste, il 16 aprile 1912. Il padre si chiamava Ferruccio e la madre Bonaspetti Serafina.
            Fu un noto pilota militare e quindi venne inviato nella zona di guerra dell’Africa Orientale  nel 1936. Nella 2^ guerra mondiale diventa Capitano e viene assegnato in Sicilia dove il suo aereo fu colpito dal fuoco di mitraglia nemico e dovette lanciarsi in mare dall’aereo in fiamme. Fu poi trasferito prima in Africa settentrionale e poi in Calabria.
            Questo valoroso pilota che il 25.6.1943 su un aereo Macchi 202, dopo aver intercettato una formazione di 150 quadrimotori tipo Boeng ed averne abbattuto alcuni, in collaborazione con altri piloti, il suo caccia venne colpito ed esploso in volo provocando la sua morte.
            L’eccezionale pilota è ricordato dal nostro Comune nella targa dei decorati di medaglia d’oro.
Nel mese di Maggio 2017 il Ministro dell'interno ha stabilito che questa Caserma divenuta "Centro permanente per i rimpatri" non accetterà immigrati se non quelli che saranno costretti ad espatriare.




lunedì 7 novembre 2016

PICCOLO ZOO DI TOSCOLANO MADERNO



Ci fu un periodo (intorno agli anni sessanta del secolo scorso) che nei giardini pubblici al ponte di Toscolano (dove si fermano le autocorriere) fu posta una gabbia all'interno della quale furono posti due leoni provenienti dallo zoo di Brescia.
La femmina mise al mondo due bellissimi cuccioli che poi furono ceduti.


 


L'ALBERGO BENACO ORA DEMOLITO



La foto, risalente a circa 30 anni fa circa, riprende l'Albergo BENACO nella sua prima versione. Alcuni anni dopo fu due volte allargata nella parte sinistra.
Nel 2004 fu completamente demolito per far posto all'attuale complessso che non dona certo bellezza al rinnovato Lungolago di Maderno.





                                      Attuali immobili che hanno sostituito l'Albergo Benaco







ANTICA LIMONAIA DI MADERNO



La foto, che risale a dopo la metà dell'Ottocento, ci mostra  l'antica limonia appartenente alla famiglia Elena di Maderno che si trova nell'attuale Piazzale Salvo D'Acquisto (dove esiste anche un supermercato). Di questa limonaia n'è rimasta ora una piccola parte in fianco al supermercato
Sullo sfondo, dove ora scorre la strada statale e sul lato sinistro si notano i caratteristici pilastri che sostenevano le travi di castagno (sparadòs) sulle quali, in inverno, erano poste le assi per la copertura, mentre davanti venivano messe  delle vetrate, per avitare che le gelate danneggiassero i frutti e le piante di limoni e cedri.
Quando dopo il 1855 gli agrumi furono colpiti dalla terribile malattia chiamata "gommosi" riducendo drasticamente il raccolto con conseguente rovina economica di numerose famiglie, fu il sig.FRANCESCO ELENA, proprietario di queste ed altre limonaie, che nel 1873 trovò il rimedio efficace affinchè non scomparisse questa produzione. La sua idea fu di innestare il limone il  alle piante di arancio amaro. L'esperimento funzionò perfettamente e tutti gli altriproprietari di liimonaie della riviera seguirono il suo esempio., Per questo motivo iniziarono a coltivare in vivai gli alberi di arancio amaro, operazione che richiese del tempo per cui la produzione di limoni diminuì notevolmente per poi riprendere lentamente. Fu questa la prima causa dell'inizio della decadenza di questa coltivazione. L'aumento del costo della mano d'opera, la diminuzione del valore degli agrumi in seguito all'importazione dal Meridione, diedero il colpo finale a questa attività che sul Garda si svolgeva da diversi secoli e quindi le limonaie furono, un pò alla volta, abbandonate.

EX PARK HOTEL DI MADERNO


La foto riproduce il Park Hotel (l'attuale condominio Aurora) posto sulla statale  di Via Roma a Maderno. L'immagine risale ai primi anni del '900, dopo la costruzione della nuova strada provinciale, divenuta poi statale
Questo stabile fu trasformato in Albergo nel 1895 e rimase in attività fin circa il 1910. Era gestito da un tedesco, certo Otto Bonhage ed il proprietario era il sig. Righettini Giovanni. Nel retro dell'albergo si notano i muri di una vecchia limonaia nella quale poi, nel 1925, il Dott.Carrobbio costruì la sua villa.
Sulle terrazze sono affacciati clienti e cameriere. Davanti c'è la piccola darsena che, in effetti, non era altro che il lavatoio dell'albergo. Sulla sinistra dello stabile, nel piccolo giardinetto, in un primo tempo è stata costruita una veranda sulla quale poi ne fu aggiunta un'altra, come si vede dalla sottostante foto.
Dal figlio Sergio del noto disegnatore  OSVALDO CAVANDOLI sono venuto a sapere che il padre nacque in questa casa , al primo piano, il 1° Gennaio 1920. Già da bambino si trasferì poi a  Milano dove divenne noto per la pubblicità che svolse alla RAI su Carosello riguardante le pentole a pressione "Lagostina" con l'appoggio del brano musicale "Io cerco la Titina" di Charlie Chaplin. Per i suoi meriti artistici fu nominato cittadino onorario di Milano
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.

PROMONTORIO MADERNO INIZI 1900



La foto ci mostra il promontorio di Maderno, ed in parte quello di Toscolano, quando verso il 1909 era ancora un grande e fitto uliveto, dal quale spuntavano quà e là solo pochi fabbricati.
Iniziamo dal Lungolago Zanardelli: la casa dell'imbarcadero fu costruita nel 1905, proseguendo si nota la pensione Rudolf Lignet, divenuta poi sede dell'Istituto S.Cuore, mentre più avanti si distingue l'alto fabbricato che è l'Albergo Bristol (in precedenza Villa Margherita) dicenuto successivamente il Preventorio Cremonese. Dopo il prato che venne usato da campo ippico, sorge la  ex villa Cavallero ed, infine, in località "Bolsem"  una grande casa che dal 1958 fino al 1967 fu trasformata nell'Albergo Villa Adele. Nascosta dagli ulivi, la casa ex Gibelli, ora Castellini. In fondo l'ex casa Corradini ed il fabbricato dell'ex cartiera Bonaspetti.
Facendo un confronto con l'attuale situazione di questa zona, non si può fare a meno di pensare quanto danno ambientale ha subito questo meraviglioso territorio che si stende verso il lago.

PENSIONE "AL MIO SOGGIORNO"



La foto, scattata nel 1920, riproduce l'ingresso alla Pensione "AL MIO SOGGIORNO" che aveva l'ingresso direttamente dalla statale di Via Roma a Maderno. Di fronte si notano le rotaie riguardanti la linea tranviaria Gargnano-Brescia.. I tavolini per i clienti venivano ritirati ogni qualvolta transitava il tram.
In primo piano la famiglia Barabandi Luigi, proprietaria del locale e qualche ospite.
In precedenza tale pensione ers chiamata "LA SPERANZA"










giovedì 3 novembre 2016

L'ANTICO GIOCO ROMANO





Nonostante il tempo ed i video games abbiano cancellato il ricordo di tanti giochi di società legati ad un'altra epoca, ve ne sono ancora alcuni che continuano ad essere praticati fra persone di una certa età.
      A Toscolano-Maderno, in alcuni comuni limitrofi e a Brescia è senza dubbio da ricordare il "Gioco romano". Il nome però è quasi sconosciuto a chi lo pratica perchè in dialetto Tosco-Madernese è chiamato "Le cartèle", nel vicino comune di Gargnano "El Fuff", e a Brescia "El Lutì".      
      Si tratta di una normale tombola- praticata quasi esclusivamente da donne e bambini - con 90 numeri contrassegnati da simboli, composta da una cartella principale detta "el cartilù" sulla quale vengono poste le pedine, "i bulì" che vengono estratti da una incaricata chiamata "chèla che tìra sö" da un sacchetto di tela "el sachèt", ben controllato dalle altre partecipanti affinchè non commetta irregolarità. Gli altri giocatori tengono  una o più cartellette (dette "cartèle" dalle quali deriva appunto il nome del gioco) con riprodotti gli stessi simboli, (quindici per ogni cartelletta) ma posti in ordine sparso. Ad ogni estrazione il giocatore appone sul simbolo, ammesso che gli risulti sulla sua cartelletta, un indicatore che ora può essere una moneta ma che cinquant'anni fa era  un bottone, un fagiolo o altro . Il primo che si accorge che gli manca ancora un simbolo per completare la sua cartella deve pronunciare ad alta voce:"ne manca ü" (ne manca uno) in modo che tutti gli altri possano controllare attentamente le loro cartelle ed eventualmente chiedere all'incaricata se per caso alcuni simboli loro mancanti siano stati già estratti. E' questo un momento di "suspence" perchè può capitare che qualche altro abbia, per distrazione,inconsapevolmente già completato la propria cartella divenendo così il vincitore. Quello quindi che completa per primo la "cartèla", diventa il vincitore assoluto, salva la facoltà degli altri di controllarne la veridicità.Durante il gioco l'incaricata viene più volte sollecitata a chiudere il sacchetto e quindi ad agitarlo per evitare imbrogli con la caratteristica parola dialettale:"vulta le bale nel sachèt" (mescola le pedine nel sacchetto)     .
      Il monte premi, così come viene chiamato oggi, è il totale delle somme versate  per ogni cartelletta il cui importo viene stabilito prima dell'inizio della partita(generalmente limitate ad alcune centinaia di lire).
      La rappresentazione grafica dei simboli è assai semplice e un pò rozza e dimostra la loro antica origine in quanto legati ad una società semplice, prevalentemente contadina con i suoi attrezzi, i suoi animali domestici e oggetti di uso quotidiano. Con il passar del tempo alcuni simboli hanno subìto delle evoluzioni o s'è perduto il loro significato originario per cui sono stati sostituiti o modificati. Per esempio il n.15 che rappresentava un parallelepipedo esagonale chiamato "le spolverì" è stato sostituito dal disegno di una clessidra.
  . La caratteristica del gioco è di non citare mai il numero estratto ma solo ed esclusivamente i nomi dei simboli molti dei quali, superati dal tempo, sono ormai indecifrabili per cui la descrizione, sempre in dialetto, è affidata alla fantastica interpretazione dell'incaricata, scelta generalmente tra una delle partecipanti  più spiritose e svelte (almeno a Toscolano-Maderno), per rendere più divertente il gioco.  Gli  stessi simboli inoltre assumono valenze diverse  a secondo della  località dove si pratica il gioco e del corrispondente dialetto locale.    Fino ad alcuni decenni, durante la stagione invernale, si svolgeva, generalmente di domenica, in qualche grande cucina mentre durante la bella stagione addirittura nei cortili o nelle strade  allora non  certamente trafficate come oggi. Ora  le partecipanti si radunano in  appositi locali presso il Centro Sociale di Maderno, nella frazione di Gaino o presso l'Oratorio Femminile di Toscolano, o in case private.
      Poichè, come si è detto, le partecipanti sono esclusivamente donne, vien da sè pensare che questo gioco sia nato in contrapposizione alla tenace abitudine degli uomini di frequentare le osterie per giocare a carte o alla mora e di lasciare le donne a casa per le faccende domestiche
      A proposito delle antiche cartelle del "Fuff" Erminia Bocchio sulla rivista AB ( n.6 Primavera 1986) ha pubblicato un articolo assai interessante.
      A Gargnano il "Fuff", che in dialetto locale significa "chiocciola o lumaca” che è rappresentata nella casella n.83, dalla quale ha preso il nome, si gioca ancora in piazza durante le manifestazioni estive. L'autrice ritiene che le origini del gioco siano da ricercare nel "Biribissi", detto anche gioco romano portato a Gargnano dai Veneziani al tempo della Magnifica Patria (1426-1797). Composto da 64 immagini, era molto diffuso nel '700 ma era stato poi vietato in quanto considerato d'azzardo.
      Molto divertente è la presentazione del gioco del FUFF,che si è tenuta a Villa di Gargnano nel Ferragosto 1999,da parte di Doriano Gaspari, che riporto qui di seguito
      En piasa de Villa a feragost se fa la tombola
            I foresti e la zet del posto
      La sera dopo aver cumprà le cartele
            I jaspeta el Giacomino che el töl sö i numer...
      La sciopana....
            La ribeba....
      E la zet la taca a rider....
            Cöl de deter....
      Cöl de föra....
            Fasöi che va per tera....
      Zet che dis la sò....
            Ghe en po de confisiù....
      Ambo e terno....
            Pasta e söcher....
      Se ves en pò de töt....
            Che cul la fat terno amo na volta!
      Tombola!
            Te sete usar en mes a la zet.
      Che cul,che furtüna....
            E i va dal Giacomino a tör cöl che i-ja ves....
      E i turna a cà cuntec d’aver zugà al Fuff a Vila.
     
      Lo stesso Doriano Gaspari, confermando che il Giuoco romano o della Pissotta è di origine veneta, datato 1700 circa, conferma che originariamente era formato solamente da 64 numeri e simboli. Questi ultimi, in origine, erano molto importanti perchè all’epoca molte persone non sapevano leggere.

      Rispetto al "Biribissi" originario il gioco attuale ed alcune figure hanno subìto alcune modifiche mentre altre, come la carrozza, l'oca, l'uomo del tiro e l'arrotino sono state eliminate e sostituite con attrezzi  da lavoro o utensili domestici, per cui solo 31 degli attuali simboli sono originali; tutti gli altri  hanno subìto delle modifiche ed alcuni sono stati rielaborati in chiave moderna. L'unico simbolo che nel "Fuff" è  stato completamente sostituito è il n.63 detto "la bèla".Nell'edizione Tosco-Madernese  questo simbolo è  rappresentato da una specie di piramide mentre in quello  di Gargnano è disegnata una veduta di un golfo chiamata "la bèla vidìa." Ritengo però che le poche figure rielaborate in senso moderno nel "Fuff, abbiano perso parte della loro antica identità.

      Poche parole per quello che si pratica a Brescia, denominato “El lutì”(piccolo lotto),"zöc bresà de na olta" (gioco bresciano di una volta) il quale riproduce esattamente tutti i simboli delle "cartèle" e del "Fuff" salvo il n.89  che è  lo scacciapensieri    ("la ribéba")   completamente sostituito con un ago. (Edizioni La Guidina-Brescia)   .
      Esaminiamo ora i 90 simboli contenuti nel cartellone.
     



IN ITALIANO
IN DIALETTO TOSCO-MADERNESE
IN DIALETTO GARGNANESE
IN DIALETTO BRESCIANO
1
il mondo
el mondo ü
el mondo
el mond
2
il sole
el sul
el sul
el sul
3
la luna
la lüna
la mèsalüna
la lüna
4
le stelle
le stèle
le stèle
le stèle
5
l’uomo con la freccia
el frisér o el püti che tra
l’angelì de le frise
el tir con l’arco
6
il cranio
la bèla dintì
la morte
la crapa
7
le spade
le spade
le spade
le spade
8
il martello
el martèl
el martèl
el martèl
9
il cesto del pane
el pa
el pa
el pa
10
l’uomo con la gerla
l’òm del sèrlo
l’òm del pà
el zerlòt
11
la tenaglia
la tenàia
la tenàia
la tenàia
12
la bottiglia
la bòssa
la bòssa
la bròca
13
l’anfora
el càncher
el càncher
el vas
14
il palazzo
el palàss         
el palàss         
el castèl
15
parallelepipedo esagonale chiamato clessidra
le spolverì
le spolvrì
el tèrmen
16
il tamburo
el tàmbüro
el tàmbüro
el tàmbür
17
il cane
el ca
el ca
el ca
18
il cappello
el capèl
el capèl
el capèl
19
il tabernacolo                                          
chèl de deter
el lisùr de déter o cöl de deter
el Signur de dènter
20
portafrutta interpretato come un osso
l’òss
l’òss
el portafröt
21
l’anello
l’anèl
l’anèl
l’anèl
22
una pentola sul fuoco
la pignàta söl föc
la pignàta che boi
el stignàt
23
un uomo che sta spiccando un salto
le spica salti
le spica salti
el contadì
24
il gambero
el gàmber
el gàmber
el gàmber
25
l’ostrica
l’ostrega
l’ostrega
la conchiglia
26
il grappolo d’uva
l’oa
l’oa
l’ùa
27
la pianta
la pianta
la pianta
la pianta
28
la chiave
la ciàf
la ciàf
la ciàf
29
la graticola
la gradèla
la gradèla
la gradesèla
30
il serpente marino
el bisù
el serpentù
el drac
31
la barca
la barca
la barca
la barca
32
la sirena
la sirena con le gambe en mà
la s’ciopàna
la sirena
33
il melone
el milù
el melù
la söca
34
calamaio con la penna
el calamàr con la pèna
el calamàr con la pèna
el calamàr
35
l’ostensorio                                                
chèl de föra
el lisùr de föra o cöl de föra
el Signur de föra
36
la sedia
la scàgna
la scàgna
la scàgna
37
uomo con vanga e forca
el vanghì o l’om che vanga
el vanghì o l’om che vanga
el cordàt
38
quattro dadi
i dadi
i dadi
i dadi
39
le forbici
la fòrbés
la fòrbés
la fòrbés
40
il leone
el liù
el liù
el liù
41
il mastello
la bréta
la mastèla
el sòi
42
il libro
el lìbèr
el lìbèr
el lìbèr
43
la campana
la campàna
la campàna
la campàna
44
l’arco con la freccia 
le frise
la frisa
l’arco
45
il soffietto
el sofièt
el sofièt
el sofièt
46
il compasso
el compàs
el compàs
el compàs
47
la torre
la tòr
la tòr
la tòr
48
il bicchiere
el bicér
el bicér
el calice
49
uomo che porta sulla testa un vetro o un’asse
chèl dei vetri o vedriaro
chèl dei vetri o vedriaro
el fornér
50
il cavallo
el cavàl
el cavàl
el caàl
51
la sega
la séga
la séga
la ràsega
52
la ruota
la röa
la röa
la röda
53
il gambale
el gambàl
le stivàl
el gambàl
54
l’uomo che spacca la legna
le s’ciàpa soc 
le s’ciàpa soc
el frér
55
il cuore
el cör dela nina pòci
el cör
el cör
56
il serpente
la bìsa
la bìsa
el sèrpent
57
la scure
el sügürèt
el sügherèt
el segür
58
il melograno
el pom granà o el gramègn
el gramagn
el pomgranàt
59
la stella
la stèla
la stèla
la stèla
60
lo scorpione
lè scarfiù
lè scarfiù
el scorpiù
61
la scopina
la scùa
le scuì
la scùa
62
l’uomo che ripara le sedie
lè scagnì
lè scagnì
el scagnì
63
la piramide?
la bèla 
la bèla vidìa
el formài
64
la farfalla
el barbèl o la farfala   
el barbèl o la farfala   
la barbèla
65
la rosa
la rösa
la rösa
la rösa
66
la scala
la scàla          
la scalèta
el scàlèt
67
il gallo
el gàl
el gàl
el gàl
68
la trappola per topi
la tràpola
la tràpola
el pòs
69
due pere
i pér
i pér
i pér
70
il mortaio
el pèsta sal o el pèsta gnoc
el pèsta sal o el pèsta gnoc
el pestèl
71
l’uccello
l’ozèl
l’usèl
el papagàl
72
il rospo
el sàt
el sàt
el ranàbòtol
73
il ponte
el pùt
el pùt
el pònt
74
lo zufolo
el sìfol          
el sübiöl
el sìfol
75
la cesta
la cavagna o el cavagnì
el sistèl
el caàgn
76
l’accetta
la fiochèla
la fiochèla
la fiòca
77
la brocca
el bocàl
el bocàl
el bocàl
78
gli occhiali
i öciài
i öciài
i öciài
79
il bariletto
el vesòl
la bot
la vèsa
80
il gatto
el gàt
el gàt
el gàt
81
casetta
l’osterìa
l’osterìa
l’osterìa
82
il frate
el puòrì
el frà
el romét
83
la lumaca o chiocciola 
la lümàga
el fuff
la lömàga
84
la zucca
la söca
la söca
la söca dell’acqua
85
la chitarra
la chitàra
la chitàra
la chitàra
86
il ragno
el ràgn
el ràgn
el ràgn
87
il pettine
el pèten
el pèten
el pèten
88
il corno
el còrégn
el còrno
el còrégn
89
lo scacciapensieri
la ribéba
la ribéba
la ücia (rifer. all’ago)
90
la donna che porta l’acqua
la donna dell’acqua
la dòna pisòta o la dona dei seci
la fònna col gambù





      Per un esame comparativo vengono riprodotti i cartelloni del giuoco romano originale composto da 64 numeri e simboli (n.1), con quello attuale che si gioca a Toscolano-Maderno con.90 numeri e simboli (n.2) e con quello di Brescia,sempre con 90 numeri e simboli, chiamato “Lutì” (n.3)