mercoledì 31 gennaio 2018

ATTIVITA' SCOMPARSE. I CARBONAI




            L’attività dei carbonai localmente chiamati “carbunèr”, ormai scomparsa, in passato era molto estesa fra i boscaioli, grazie alla notevole disponibilità di materia prima nei nostri monti: la legna.
            Il carbone era il combustibile necessario all’alimentazione delle officine per la lavorazione del ferro e del rame che si trovavano nelle valli delle Camerate e delle Cartiere.
Il procedimento per la realizzazione del carbone era lungo e faticoso. Dopo aver tagliata la legna necessaria (faggio e carpino) il carbunèr lo accatasta sulla “gial” (una piazzuola di circa sei metri di diametro precedentemente predisposta) in modo del tutto particolare per formare il “poiàt” (catasta di legna). Nel mezzo della giàl è posto un cilindro e, intorno, sono disposti i rami più lunghi legati quasi a forma di gabbia. Intorno sono ammucchiati i ceppi di legna gli uni sugli altri, quelli più sottili a quelli più grossi. I più grossi sono posti all’esterno, fino a  raggiungere un’altezza di 2-3 metri. Sopra quest’enorme catasta di legna si mettono paglia e fieno marcio e, sopra ancora, del terriccio, lasciando aperto solo lo sfogo superiore da dove il carbunèr appicca il fuoco. Poi la bocca viene chiusa affinché all’interno non si sviluppino fiamme.
            La combustione deve essere lenta, ed in genere, dura una settimana. Di conseguenza il carbunèr, spesso aiutato dai membri della famiglia, si deve costruire un riparo nelle vicinanze per controllare costantemente, giorno e notte, il poiàt, affinché non si sviluppi la fiamma. In questo malaugurato caso, tutto il lavoro andrebbe disperso.
            Quando la catasta di legna è divenuta carbone, il carbunèr toglie la terra che ricopre il poiàt e attende che il carbone si raffreddi. Su 100 quintali di legna si ottiene la quantità di carbone che oscilla dal 20 al 50%.
            A questo punto il lavoro è finito. Il carbone è posto nei sacchi per essere trasportato nei luoghi di vendita.


















giovedì 25 gennaio 2018

MADERNO COM'ERA UN TEMPO



Ecco com'era la curva della statale di fronte all'Albergo Maderno tanti anni fa, quando ancora funzionava il tram ed il terreno agricolo al quale si accedeva dal cancello era della famiglia Elena. Poi fu trasformato in piazzale adibito a parcheggio in fondo al quale fu costruito l'attuale supermercato. Attualmente è stata fissata la fermata delle autocorriere.






 


Ecco come si presentava l'attuale ingresso al Caffè Centrale che in quell'epoca era gestito dal sig. Montini. Non esisteva ancora il terrazzo sovrastante


                                                                                 



Siamo sempre in Piazza di Maderno, sulla statale vicino all'Albergo Maderno. Il giardinetto che si vede a sinistra apparteneva alla casa dell'ex Farmacia Podestini (ora Banca Popolare Novara), mentre il piccolo ingresso che si nota nella muraglia conduceva all'orto della famiglia Cantoni. Ora il muro è stato demolito per far posto all'Ufficio Postale e, poco vicino, alla casa degli eredi Bottoli-Cantoni       



Sullo sfondo l'ex Albergo Bristol divenuto poi Istituto Cremonese, in primo piano la passerella in legno verso il lago per i clienti