mercoledì 6 marzo 2013

SANTUARIO MADONNA BENACO E ALTARE A GIOVE

Così com’è avvenuto nella Basilica romanica di S. Andrea a Maderno, luogo nel quale San Carlo Borromeo nella sua visita pastorale alla Riviera del Garda nel XVI secolo fece chiudere la cripta sotterranea (ripristinata solo nel 1960) dove un tempo i pagani si rivolgevano ad Apollo nonché fece togliere le reliquie di S.Ercolano dall’urna che, anticamente, aveva contenuto le spoglie della pagana Cesia Festa, anche per la chiesa di S. Maria di Benaco di Toscolano avvenne un fatto simile.
            Infatti S.Carlo Borromeo intervenne anche a Toscolano affinché fosse tolto l’antico altare, posto al centro della chiesetta di S.Maria di Benaco  che era dedicato a Giove Ammone. Come affermano gli storici Marin Sanuto del 1483 e Ottavio Rossi del 1693 questo altare era attorniato da quattro colonne di serpentino, al centro era stata posta la statua della Madonna mentre sulla copertura dello stesso si trovava ancora l’idolo di Giove Ammone in simbolo d’Ariete o montone (maschio della pecora) posto anticamente dai pagani. Gli stessi, dal basso, bruciavano i sacrifici ed il fumo, attraverso un foro esistente, investiva l’Ariete. Secondo Marin Sanuto, sopra il predetto altare vi era anche una pietra che, secondo la voce popolare, sudava tre volte all’anno: a Natale, il Venerdì Santo e la Nostra Donna in febbraio.
            L’altare fu quindi demolito e l’Ariete fatto a pezzi per dimenticare la memoria dell’idolatria, mentre le colonne si sono salvate e furono, successivamente, poste a cura del Cappuccino Don Cristoforo (XVII sec.) previa l’inserimento di una croce di ferro al posto delle figure pagane, sulla scalinata di fronte alla chiesetta, dove si trovano tuttora.
            Quest’altare dei sacrifici rimase intatto fino al 1580 nonostante che l’Imperatore Onorio nel 415 avesse ordinato l’abbattimento di tutti gli idoli pagani.
            Dal punto di vista artistico e storico fu un errore che questi simboli della religione pagana siano stati distrutti o modificati. Si potevano quantomeno conservare in luoghi non sacri a testimonianza del passato. Ma, come commenta Don Luigi Falsina nel suo libro “Santi e chiese della Diocesi di Brescia” ann0 1969, pag.240, San Carlo Borromeo “fu una guida esperta, integra e decisa ma nel rigore della sua ortodossia fu, purtroppo, qualche volta nefasto per l’architettura e l’archeologìa”.
            Non bisogna però dimenticare che a quell’epoca (più di quattrocento anni fa) le priorità della vita non erano quelle del giorno d’oggi, perciò non c’è da stupirsi delle scelte fatte a quel tempo. Già 50 anni fa si pensava diversamente ad oggi a proposito della salvaguardia e conservazione dei beni storici ed artistici.

                                                                                                 





L'altare di Giove Ammone, in simbolo d'ariete,demolito nel 1580
Le quattro colonne ora si trovano all'esterno del Tempio

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