lunedì 26 agosto 2013

L'ANTICO MODO PER CATTURARE LE ALBORELLE




Questo modo di catturare le alborelle  (àole in dialetto) in grandi quantità è rimasto in vigore fin quasi alla metà del ‘900 ed è poi scomparso definitivamente sia per la rarefazione di questo pesce che dei pescatori di età avanzata che eseguivano questo particolare lavoro. Inoltre nel 2011 le Province di Brescia e Verona hanno deciso il divieto di pesca delle àole dal 1.6.2011 al 1.6.2014 a causa della contrazione subita della specie negli ultimi anni. Vi erano altri sistemi per catturare questi pesciolini e questo avveniva con speciali reti chiamate “rematì” e “spigonza”, ma anche questo modo non si usa più perche le alborelle da alcuni anni sono scomparse dal lago e non se ne conosce il motivo.
Ma quello che vogliamo ricordare ora è del tutto particolare anche perché se ne catturava ogni volta una grande quantità.
In giugno e luglio quando le àole, numerosissime, si avvicinavano alla spiaggia per deporre le uova, i pescatori – non certo dilettanti – ma di lunga esperienza come il Rizzi ed il Campanardi, Apollonio Tita e Giuseppe a Maderno, avevano già pulita e predisposta la spiaggia con due speroni di sassi in direzione del lago a forma di un piccolo molo, non solo per difendere la spiaggia stessa dalle onde ma per chiudere, al momento opportuno, le àole in una specie di grande trappola di forma rettangolare. Infatti, quando verso sera la spiaggia era diventata scura per le innumerevoli àole che si erano avvicinate per la deposizione delle uova, i pescatori, con molta lentezza e prudenza per non disturbarle, provvedevano a circondarle con una striscia di tela sorretta verticalmente da sugheri in alto e da pezzi di piombo in basso e, quale via d’uscita, si fa per dire, venivano poste ai due lati del rettangolo formatosi, delle reti di forma conica (bertabèl) che avevano la precisa funzione d’imprigionare il pesce. All’alba, dopo l’estasi amorosa della notte le àole incominciavano a dirigersi verso l’esterno, incappando però contro la tela, per cui erano costrette ad inserirsi nel bèrtabel conico dove si poteva solo entrare e non uscire, rimanendovi così prigioniere. Al mattino, da questo attrezzo, i pescatori toglievano la numerosissima preda.
Questo antico e singolare modo per catturare le àole dava anche la possibilità ai pescatori, dopo essere state essicate sulle pietre del muricciolo sovrastante la spiaggia, di porle in salamoia.
Non mi è stato purtroppo possibile trovare immagini che riproducessero questa attività.
                                                                                              Andrea De Rossi



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