Questo modo di catturare le alborelle
(àole in dialetto) in grandi
quantità è rimasto in vigore fin quasi alla metà del ‘900 ed è poi scomparso
definitivamente sia per la rarefazione di questo pesce che dei pescatori di età
avanzata che eseguivano questo particolare lavoro. Inoltre nel 2011 le Province
di Brescia e Verona hanno deciso il divieto di pesca delle àole dal 1.6.2011 al 1.6.2014 a causa della contrazione subita
della specie negli ultimi anni. Vi erano altri sistemi per catturare questi
pesciolini e questo avveniva con speciali reti chiamate “rematì” e “spigonza”,
ma anche questo modo non si usa più perche le alborelle da alcuni anni sono
scomparse dal lago e non se ne conosce il motivo.
Ma
quello che vogliamo ricordare ora è del tutto particolare anche perché se ne
catturava ogni volta una grande quantità.
In
giugno e luglio quando le àole, numerosissime,
si avvicinavano alla spiaggia per deporre le uova, i pescatori – non certo
dilettanti – ma di lunga esperienza come il Rizzi ed il Campanardi, Apollonio
Tita e Giuseppe a Maderno, avevano già pulita e predisposta la spiaggia con due
speroni di sassi in direzione del lago a forma di un piccolo molo, non solo per
difendere la spiaggia stessa dalle onde ma per chiudere, al momento opportuno,
le àole in una specie di grande
trappola di forma rettangolare. Infatti, quando verso sera la spiaggia era
diventata scura per le innumerevoli àole
che si erano avvicinate per la deposizione delle uova, i pescatori, con molta
lentezza e prudenza per non disturbarle, provvedevano a circondarle con una
striscia di tela sorretta verticalmente da sugheri in alto e da pezzi di piombo
in basso e, quale via d’uscita, si fa per dire, venivano poste ai due lati del
rettangolo formatosi, delle reti di forma conica (bertabèl) che avevano la precisa funzione d’imprigionare il pesce. All’alba,
dopo l’estasi amorosa della notte le àole incominciavano a dirigersi verso
l’esterno, incappando però contro la tela, per cui erano costrette ad inserirsi
nel bèrtabel conico dove si poteva
solo entrare e non uscire, rimanendovi così prigioniere. Al mattino, da questo
attrezzo, i pescatori toglievano la numerosissima preda.
Questo
antico e singolare modo per catturare le àole
dava anche la possibilità ai pescatori, dopo essere state essicate sulle pietre
del muricciolo sovrastante la spiaggia, di porle in salamoia.
Non
mi è stato purtroppo possibile trovare immagini che riproducessero questa
attività.
Andrea
De Rossi
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