La località
Campiglio di Cima, in dialetto chiamato "Campei de sima", deriva dal
nome di piccoli campi che nel XVI° secolo venivano coltivati ad orzo, segala e
patate. La località si trova sui monti di Toscolano a 1025 metri d’altezza, e
si può raggiungere partendo da Gaino seguendo la via delle Camerate per
Persegno. Poco oltre questa località si trova un bivio chiamato localmente “le
vie che spart”. Da qui, a piedi, si prende la strada a destra e in un’ora e
mezzo circa, passando prima per Campiglio di fondo e Campiglio di mezzo, si
giunge a Campiglio di Cima, bellissima località circondata da imponenti faggi e
frassini.
Originariamente appartenne alla famiglia
Andreoli, mandriani di Armo (uno dei sei piccoli comuni della Valvestino) che
nel XVI° secolo si trasferirono sul Monte Gargnano nella frazione di S.Maria di
Navazzo dove iniziarono le loro
molteplici attività prima con l'allevamento del bestiame, poi con lo smercio
dei prodotti del caseificio. I guadagni ed i risparmi li impiegarono in
acquisti di pascoli e boschi tra cui i Ronchi, Cessamale, le Folgherie, gli
Albaredi, Montepiano, Maernì, le Luvere, la Selva oscura, le costiere e le pendici
settentrionali del Forzòlo e, naturalmente, Campiglio di Sopra o di cima.
Fu in quest'ultima località che crearono la
malga costruendo alcune case e una
piccola cappella dedicata a S.Maria della neve.
Divenuta numerosa e facoltosa, la famiglia
Andreoli si spostò a Toscolano costruendo la casa "Fossati", e
acquistando altri poderi. Passati poi nel campo dell'industria cartaria con la
realizzazione della cartiera di "Maina" (cioè quella passata successivamente ai Maffizzoli) fu abile ed intraprendente al punto da
commercializzare il loro prodotto perfino a Costantinopoli.
Donato Fossati (storico locale) che ci ha
tramandato queste notizie della famiglia Andreoli, discese appunto da loro per ramo femminile.
Gli Andreoli furono sepolti, com'era
abitudine in quel tempo per gli appartenenti alle grandi famiglie, nella Chiesa
di S.Maria del Benaco a Toscolano.
L'Azienda delle Foreste, attuale
proprietaria dei fabbricati e dei terreni circostanti ha dato inizio al loro
recupero tramite l'opera volontaria degli alpini della "Montesuello"
dei tre edifici è stato ristrutturato grazie appunto all'opera degli alpini.
Successivamente anche gli altri due furono completamente sistemati. Il fabbricato
principale, composto di tre piani, è stato dedicato al Battaglione Alpino
VALCHIESE. In esso sono state ricavate ampie sale da pranzo ed alcune salette,
nonché la cucina ed una zona notte. Al Battaglione Alpino VESTONE è dedicato
l’altro fabbricato dove sono installate camerate di tipo militare con letti a
castello nonché alcuni locali che saranno a disposizione dell’Azienda Regionale
delle Foreste. Infine al Battaglione Alpino MONTESUELLO è stata dedicata
l’antica “casera” che per tutto l’anno funzionerà da bivacco. In tutto sono
stati ricavati circa cinquanta posti letti
E’ stata anche predisposta una piazzola per
l'atterraggio di un elicottero in caso d’operazioni per lo spegnimento degli
incendi.
Anche la piccola chiesetta che nel corso
degli anni, per incuria e per le intemperie, si era ridotta ad un cumulo di
macerie, è stata – sempre a cura degli stessi alpini – ricostruita prendendo
così la sua fisionomia precedente.Al posto dei due dipinti originari, l’artista
Angiolino Aime, ha predisposto un bassorilievo che rappresenta la figura della
Madonna con ai piedi S.Gaetano che richiama appunto il contenuto dei dipinti
scomparsi.
La Regione ha finanziato la fornitura del materiale
edilizio per circa 400 milioni.
Tutto il complesso, completamente ristrutturato
dagli Alpini è stato inaugurato Domenica 1° ottobre 2000 alla presenza
d’Autorità Civili,Militari e Religiose e numerosi simpatizzanti. In
rappresentanza degli Alpini protagonisti di questa grande opera era presente il
Presidente Nazionale degli stessi Giuseppe Parazzini.
Ora il rifugio sarà aperto a chiunque con
criteri d’ospitalità e disponibilità secondo le regole degli alpini.
Il gruppo alpini della “Montesuello”
gestirà questi edifici per venticinque
anni.
Andrea De Rossi
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