Per rievocare l’accaduto
necessita ritornare indietro ben 66 anni, cioè nell’anno 1943, dopo il
famigerato 8 settembre quando il Maresciallo Badoglio annunciò per radio di
aver chiesto agli alleati l’armistizio ed il giorno dopo “fuggì” con il Re a
Brindisi. Dopo pochi giorni, da parte dei tedeschi, venne liberato Mussolini
che era prigioniero sul Gran Sasso. Successivamente, con l’appoggio di Hitler,
lo stesso Mussolini fondò la Repubblica
Sociale Italiana la cui sede fu stabilita proprio qui sulla
Riviera del Garda. Mentre il Duce si colloca a Gargnano, in tutta la Riviera vengono requisiti
immobili da adibire a Ministeri che hanno lasciato Roma. Nell’edificio
scolastico di Toscolano-Maderno viene fissata la sede del Ministero
dell’Interno, nel palazzo Benoni – divenuto successivamente il Palace Hotel e
poi Golfo Hotel – viene invece posta la sede del nuovo partito fascista con a
capo Alessandro Pavolini, mentre nei locali che un tempo erano adibiti ad
essicatoi della carta in località Promontorio (Bonaspetti), dopo alcuni lavori
di adattamento, vengono posti la
Caserma e gli Uffici del Reparto Autonomo di Polizia
repubblicana.
Gli Agenti, in buona parte
locali, si erano arruolati per evitare l’internamento in Germania e venivano
adibiti ai vari servizi di Polizia presso il Ministero dell’Interno, ai posti
di blocco ed al pattugliamento durante le ore del coprifuoco. Anche lo
scrivente, per evitare di essere
internato in Germania come tanti altri coetanei, fu costretto ad arruolarsi in
questo Reparto e fece il dattilografo proprio presso l’Ufficio Comando.
A
dirigere questo Reparto, che poi divenne Battaglione, fu, per primo, incaricato
il Tenente, divenuto poi Capitano, Bruno
Visintini che vi rimase fino al 27 ottobre 1944 il quale era alloggiato in
Via Benamati presso la casa Elena. Il Capitano Mario Nudi lo sostituì fino al 12 gennaio 1945 quando ne prese il
Comando il Maggiore Piccoli Antonio che rimase fino al 25 aprile 1945. Non
posso dimenticare che il Capitano
Visintini fu senza alcun dubbio la persona più umana e sensibile che
conobbi in quel tempo e fece ogni sforzo per accettare giovani che intendevano
sottrarsi al servizio militare presso la
R.S.I. o all’internamento in Germania. A distanza di tempo si può ora affermare che
fu questo senz’altro il motivo per il quale fu esonerato dall’incarico per
essere sostituito dal Capitano Nudi.
Tutta
questa premessa, perché intendo parlare proprio del Capitano Mario Nudi, che è passato alla storia
per aver trasportato parte del cosiddetto “tesoro di Dongo” per poi finire
fucilato con gli altri 15 gerarchi sul
lungolago di Dongo i quali furono poi esposti tutti in Piazzale Loreto a Milano
con Mussolini e la Petacci.
Per
ben 47 giorni lavorai quindi alle dipendenze del Capitano Nudi del quale non
conoscevo alcun suo precedente. Solo dopo la fine della guerra venni a
conoscenza che lo stesso nacque a Roma il 17.7.1912, combatté in Africa
Orientale e dal 1940 fu nominato Capomanipolo e Moschettiere del Duce. Fu Capitano
anche dell’8ª Brigata Nera “Resega” di
Milano. Quando lasciò l’incarico nella Polizia seppi che si era trasferito
presso Mussolini e nulla più fino all’annuncio della sua fucilazione a Dongo .Solo
ora vengo a sapere che il Nudi fu nominato Direttore della Pubblica Sicurezza
di Gargnano nonché Capo della “Presidenziale”, la scorta del duce.
Leggendo
il volume “La fine. Gli ultimi giorni di Mussolini nei documenti dei servizi
segreti americani” di Giorgio Cavalleri e altri, edito nel 2009,nonché notizie
di altre fonti relative a questo particolare momento, sono venuto a conoscenza
di interessanti particolari sulla fine e sugli incarichi importanti che ebbe
successivamente Mario Nudi. Nell’aprile 1945, quando gli anglo-americani
stavano per invadere la pianura padana, i partigiani insorgevano nelle grandi
città del nord e la R.S.I.
si stava sciogliendo, i principali gerarchi fascisti si riunirono a Milano dove
decisero poi di sfuggire verso la Svizzera.
La sera del 25, quando Mussolini lascia la Prefettura di Milano è,
come al solito, scortato da un Alfa Romeo rossa con la quale il suo segretario
particolare Prefetto Luigi Gatti ed al suo fianco il suo assistente Mario Nudi trasportano parte del famoso
“tesoro di Dongo” contenuto in sei valigie di cuoio di grosse dimensioni piene
di anelli, collane, bracciali d’oro per un enorme valore. La colonna viene fermata dai
partigiani nei pressi di Dongo. Tutti vengono condotti nel Municipio. Mussolini
e la Petacci
sono portati a Giulino di Mezzegra ed il giorno dopo fucilati, mentre gli altri,
tra i quali Mario Nudi, seguono la stessa sorte nel
porticciolo di Dongo. Poi, oramai si sa, le salme furono state trasportate
tutte a Milano in Piazzale Loreto
Anche
le famose sei valige colme di preziosi (del peso complessivo di Kg.66) furono
portate in Municipio e, successivamente in una villa del luogo, ma di tutto il
tesoro si sono perse le tracce e nemmeno la Corte di Assise di Padova nel 1957 fu in grado di
far luce su questa sparizione.
Andrea De Rossi
Andrea De Rossi
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