martedì 20 agosto 2013

ANTICHE SCULTURE NELLA CHIESA ROMANICA DI MADERNO



Numerose sono le sculture custodite nella chiesa romanica di S.Andrea a Maderno, il gioiello d’arte più importante della riviera occidentale del Garda, la quale, purtroppo, è uno degli edifici del culto locale maggiormente danneggiato dal violento terremoto dello scorso 24 novembre.
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            Ne citiamo alcune che tutti possono ammirare:
-         iscrizione funeraria murata sul lato sinistro esterno, angolo Via Benamati, la quale è dedicata alla memoria di un Comandante della Tribù Fabia, una delle trentasei nelle quali era diviso il popolo romano e precisamente quella di Brixia di cui i  benacensi facevano parte;
-         sempre nello stesso angolo vi è scolpita una biga alla quale sono aggiogati due destrieri guidati da Fetonte, figlio di Apollo che, secondo la mitologia, volle guidare il carro solare del padre, ma a causa della sua inesperienza precipitò poi nel fiume Po;
-         un vessillario romano, troncato sia in alto che in basso, posto sul lato destro della Basilica, poco dietro la fontanella;
-         il sarcofago della pagana Cassia Festa, moglie di Quinto Minicio Macro parente con i Nonii-Arrii che risiedevano nella villa romana di Toscolano. In questo sarcofago, che ora funge da altare della Madonna, furono poste le ceneri di S.Ercolano dopo che nel 1580 il Cardinale Carlo Borromeo fece togliere le figure pagane esistenti, sostituendole con un’altra epigrafe dettata dal Vicario di Maderno.
 Fu appunto nel 1580 che il Cardinale Carlo Borromeo, in visita apostolica sulla riviera del Garda, fece chiudere la cripta esistente in quanto in quel tempo S.Ercolano era venerato in questo luogo dove un tempo i pagani si rivolgevano all’oracolo di Apollo per ottenere i responsi, così come avveniva a Delfi  nel VII secolo a.C. grande centro religioso e sede del più famoso oracolo (Apollo) dell’antica Grecia e quindi non era compatibile con la religione cattolica. Un ricordo di questa cripta può essere ammirato all’esterno della Basilica. Si tratta di un prezioso capitello posto sul vertice esterno del tetto verso la piazza sul quale era inserita una croce di ferro staccatasi a causa della violenza del recente terremoto e, successivamente, recuperata dai Vigili del Fuoco il 2 dicembre scorso in occasione dell’accertamento dei danni subiti dalla chiesa stessa.
In occasione dei lavori di restauro alla Basilica, avvenuti nel 1962, da parte della Sovrintendenza alle Belle Arti fu rimessa alla luce la cripta fatta chiudere circa 400 anni prima dal Cardinal Borromeo. Di conseguenza fu elevato il pavimento del presbiterio sul quale è stato posto un nuovo altare rivolto al pubblico. Davanti a quest’altare rivolto ai fedeli, con una felice intuizione e buon gusto, è stata messa un’antica pietra lavorata che da tempo immemorabile si trovava murata nel cortile della canonica e che è così andata ad aggiungersi alle altre sculture esistenti nella Basilica. L’importanza artistica e storica di questa preziosa pietra è rilevata da Gaetano Panazza, noto cultore bresciano di storia ed arte antica, nel volume del 1960 “Sculture preromaniche e romaniche della riviera occidentale del Garda” dando la seguente descrizione della pietra in questione quando ancora si trovava murata nel cortile della canonica:
Nel cortile della canonica, posta a fianco della chiesa romanica di S.Andrea (sec.XII) è murato un pluteo rettangolare in marmo rosato di Verona molto consunto per essere stato adoperato per lungo tempo come lastra di pavimento.
      In alto corre una fascia a intrecci viminei formata da due nastri doppi di tre cordonature ciascuno, ondulati e intrecciati, di modo che il motivo si conclude, alle estremità, con una semielisse agli angoli.
      Sotto questo motivo vi è un nastro che recinge il riquadro rettangolare inferiore; da quello di contorno nascono i due nastri formanti otto riquadri disposti su due ordini di quattro ciascuno.    I quadrati sono collegati uno all’altro dall’intreccio dei due nastri alla metà dei lati di ogni riquadro; nel loro interno campiscono due colombe che beccano un grappolo d’uva, tre nodi gordiani, due foglie polilobate e due foglie di forma triangolare.            Il pluteo misura m.0,81 x 1,008; probabilmente è del sec.VIII-IX e ricorda quello del Museo Civico di Como e quello del Museo di Cividale proveniente dal Battistero.”

                                                 Andrea De Rossi


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