L’epoca
della sua costruzione è incerta. Si presume che fu innalzata fra l’8° ed il 12°
secolo. Come incerta è la sua origine. Infatti, alcuni studiosi affermano che fu
edificata sulle fondamenta di un tempio pagano, dedicato ad Apollo, dio della
bellezza, che fu poi adattato al culto cristiano dopo il 415 d.C. in seguito ai
Decreti dell’Imperatore Onorio che stabilivano l’eliminazione dei tempi pagani.
Questo era dedicato ad Apollo, dio della bellezza, Invece il Geom. Sergio Trentini,
in una sua pubblicazione, sostiene che, in seguito ad un fortissimo terremoto
verificatosi nel 1117 che aveva lesionato l’edificio, si rese necessaria la sua
ricostruzione usufruendo del materiale di recupero ricavato dalle rovine e
completandolo con altro proveniente da cave locali (Seasso) ed anche dal
Veneto. Inoltre furono usati anche materiali provenienti dalla villa romana di
Toscolano che si trovava in stato d’abbandono.
Iniziamo
l’esame di quest’importante edificio dalla:
Facciata esterna verso la piazza
Il
portale - Interessante il portale
d’ingresso costituito da sei ordini di pilastrini e colonnette di varie qualità
con bassorilievi raffiguranti animali, mostri e disegni geometrici. Nel
semicerchio sopra l’architrave si notano tracce di un antico dipinto venuto
alla luce durante i lavori svolti dalla Sovrintendenza negli anni sessanta.
I capitelli – Sono Corinzi e ricavati da
pietre locali. Quello alto, a sinistra, sostiene un’urna di marmo rosso di
Verona con tre teste in bassorilievo Su quello di destra è posto invece un
blocco di pietra a forma cilindrica.
Altre lapidi e
pietre lavorate – Le falde della copertura sono incorniciate da numerosi archetti
riproducenti volti umani e d’animali. Al centro si nota una sirena biforcata.
Le lapidi ed alcuni bassorilievi sono stati inseriti capovolti, pare
volutamente, per un affronto al culto
pagano al quale prima era dedicato il tempio. Sulla pietra che si trova in alto
all’angolo di sinistra vi è scolpita una biga alla quale sono soggiogati due
destrieri guidati da Fetonte, figlio d’Apollo, il quale volle guidare il carro
solare del padre la cui inesperienza gli fu fatale, in quanto precipitò sulla
terra nel fiume Eridano (il Po). Sotto si trova una lapide sulla quale è incisa
una dicitura latina a lettere romane. Si tratta di un’iscrizione funeraria per
Pubblius Eppius Rufus appartenente alla seconda coorte pretoria della Tribù
Fabia, una delle trentasei nelle quali era diviso il popolo romano e
precisamente quella di Brixia.
Sempre sullo stesso lato, ma verso la piazza,
troviamo scolpiti due bucrani (motivo ornamentale dell’età antica che riproduce
crani di bue).
Infine, sul lato destro, sul muro verso il cortile,
si può ammirare un bassorilievo che riproduce parte di un vessillario romano
troncato sia in alto che in basso.
Il campanile
Fu edificato successivamente alla chiesa e
precisamente nel 1469. E’ sormontato da una cuspide con pinnacolo ghibellino.
In alto si notano due bassorilievi rappresentanti un Vescovo, certamente
S.Ercolano, e S.Andrea il patrono di Maderno. Nell’interno del campanile le due
campane sono state chiamate rispettivamente Adriana e Herculiana.
Interno della Basilica
Esaminando
attentamente le pareti e gli archi, si notano i numerosi interventi avvenuti
nel corso dei secoli. Sulla parete interna destra della facciata si vede un
affresco riproducente S.Nicola, datato 1499. Prima dei lavori effettuati dalla
Sovrintendenza nel 1960, intesi a dare alla chiesa la primitiva immagine, sulla
parte destra è stata abolita una cappella – che era stata costruita successivamente
– ed era dedicata al SS.Sacramento. Il primo altare che si trova sulla destra è
dedicato a S.Lorenzo (anticamente a S.Carlo) mentre la pala appartiene a Andrea
Bertanza. Sul lato sinistro di questa cappella si trova una pala che raffigura
S.Filippo Neri, S.Carlo Borromeo, S.Gaetano da Thiene e S.Giuseppe, opera del
pittore bresciano Antonio Paglia.
Il secondo altare,
fino al 1825, era dedicato a S.Ercolano e ospitava le sue spoglie e la pala del
Veronese. Era stato trasportato qui nel 1588 dopo che il Card. Carlo Borromeo
aveva ordinato la chiusura della cripta che originariamente ne custodiva i resti dentro un sarcofago. Nel 1825 il Santo,
con una solenne cerimonia, fu traslato nella nuova chiesa parrocchiale e quest’altare
fu intitolato a S.Francesco d’Assisi. La pala risalente al Seicento,ora esistente, riproduce
S.Francesco (a sinistra) e S.Ercolano.
A
sinistra dell’ingresso, su una lesena ,è affrescata una figura di Santa con un
rametto in una mano ed un piattino nell’altra. La tradizione popolare la
identifica con S.Apollonia. Nel primo rientro si trova un quadro riproducente
S.Francesco. Nell’altare successivo dedicato a S,Caterina e S.Bernardino si può
ammirare un antico affresco del Quattrocento riproducente il Redentore che esce
dal sarcofago.. Nel secondo altare, un tempo dedicato alla Madonna, ed ora
consacrato al S.Rosario,si osserva una statua in legno della Vergine. Attorno
ad essa vi sono quindici pannelli illustranti la vita del Redentore. La pietra di
marmo rosso di Verona che sta davanti all’altare apparteneva originariamente al
sarcofago in cui si trovavano le spoglie della pagana Cassia Festa (moglie di
Minicio Marco) e dove fu posto, successivamente, S.Ercolano. Le immagini e le
diciture originarie furono tolte per ordine del Card.Borromeo. In loro
sostituzione fu posta l’attuale descrizione in latino, la cui traduzione in
italiano, posta in un quadretto al fianco sinistro dell’altare, è la seguente:
SAN
ERCOLANO, di nazione teutonica, nato da genitori illustri e cristiani, fu
insigne per aspetto, ingegno, eloquenza e mansuetudine.
Nemico della
ricchezza e amico dei poveri lasciò la patria e i genitori per servire Dio.
Vide Cristo con gli Apostoli sotto forma di poveri, e mentre portava loro in grembo
dei pani, questi furono cambiati in pietre preziose.
Esercitò
l’ufficio di abate in un monastero della città di Brescia; con le sue preghiere
restituì la vita a due morti. Sotto l’Imperatore Giustiniano, nell’anno del
Signore 552 fu eletto vescovo di Brescia;
per 24 anni resse la chiesa e il popolo con ammirabile pietà. Preservò dalle
tentazioni del demonio un diacono, venuto a lui da Bisanzio per avviso di un
angelo.
Trascorse
in seguito una vita solitaria nella penisola di Campione sul lago di Garda.
Alla sua
voce ubbidivano gli uccelli, i pesci e gli animali terrestri. Vide gli angeli
che gli portavano un cibo dal cielo.
Qui
infine morì nell’anno del Signore 576.
Siccome
i popoli si contendevano nel reclamare a vicenda il suo corpo, col consenso di
tutti fu posto in una barca senza alcun conducente.
Per
volere divino la barca approdò a Maderno.
Il suo corpo fu portato dai madernesi
nella loro chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo; collocato in una tomba di pietra,
divenne famoso per molti e insigni miracoli.
Mentre
con solenne processione si riportava a Maderno il corpo che era stato rubato,
il corso del fiume (Toscolano) si fermò finché tutti fossero passati.
Guarì
molti ammalati e fece tanti altri miracoli. Le sacre reliquie, per ordine ed
alla presenza del Card. Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano e Legato
Apostolico, il 13 agosto 1580 furono tolte dalla cripta dov’era conservata la
tomba e portate in processione, presenti più di quattromila persone.
In
seguito furono collocate nell’altare qui di fronte.
Questa
epigrafe fu restaurata nel 1625 dal Rev.Andrea Pasini.
Aggiunta all’epigrafe
Il 25 ottobre 1825 le reliquie
di S.Ercolano furono solennemente trasportate nella nuova chiesa parrocchiale e
depositate in un’apposita urna sopra l’altare a lei dedicato.
L’altare
maggiore e la cripta
Dopo i lavori effettuati
negli anni sessanta dalla Sovrintendenza, l’altare principale è stato
leggermente sopraelevato in quanto sotto è nata l’antica cripta nella quale,
anticamente, i pagani si recavano per sentire i responsi dell’oracolo di
Apollo.
In questa cripta furono custodite, dentro un sarcofago,
le spoglie di S.Ercolano. In precedenza questo sarcofago conteneva i resti di Cassia
Festa, moglie di Minicio Marco, probabile proprietario della villa romana di
Toscolano. L’esterno di questo sarcofago era scolpito con scene mitologiche di
origine pagana che furono tolte per ordine del Cardinal Carlo Borromeo durante
la sua visita del 1580. Anche la cripta fu chiusa mentre la pietra di marmo
rosso che si trovava sulla tomba fu trasferita all’altare della Madonna con l’attuale
iscrizione in latino che ricorda la vita e le opere di S.Ercolano. In fondo
alla cripta si può osservare una
finestrella che permetteva ai Gonzaga di partecipare alle cerimonie religiose
senza essere visti dal popolo. Giungevano a tale finestrella attraverso un
corridoio sotterraneo, appositamente costruito e collegato con il loro palazzo.
Nella ricostruzione, l’altare maggiore è rivolto verso i fedeli. Davanti ed a sostegno
dello stesso è stata posta un’antica e preziosa pietra lavorata (pluteo) dell’8°
o 9° secolo che si trovava murata sotto il porticato esterno della canonica.
Sullo stesso piano dove si trova l’altare, a destra vi
è un quadro raffigurante S.Giovanni, attribuibile ad Andrea Bertanza mentre
quello di sinistra invece è opera di Andrea Michieli detto Vicentino (Vicenza
1544-1619) .
Andrea De Rossi
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