Presso il “Centro di Eccellenza - Polo Cartario” di Maina inferiore, in Valle delle Cartiere, 57 a Toscolano, il 1° marzo 2008 è stata inaugurata dal Sindaco e Presidente della Fondazione Valle delle Cartiere, alla presenza di numerose autorità, la mostra di antichi volumi stampati a Toscolano dai Paganini nel XVI secolo.
L’esposizione comprendeva 54 preziosi volumi stampati da Paganino e Alessandro Paganini (padre e figlio) dei quali 32 sono stati gentilmente concessi in comodato alla Fondazione Valle delle Cartiere, (organizzatrice di questa mostra) e gli altri concessi in prestito dalla Biblioteca Queriniana di Brescia e dalla Fondazione Ugo da Como di Lonato.
Ma chi furono questi Paganini e perché scelsero Toscolano come luogo per la loro attività?
Il padre del Paganini, Gaspare, fu il capostipite di una famiglia di editori e cartai di Cigole che si trova nella bassa bresciana, patria di altri stampatori come Giovanni Antonio Bruciano, Turbini Damiano e i suoi eredi.
Agli inizi del 1500 Paganino Paganini fu chiamato da Venezia dove esercitava la sua attività da padre Francesco Lechi, detto il Licheto, nell’Isola di Garda dove esisteva allora un centro di studi religiosi affinché stampasse il commento alle opere di Duns Scoto. Paganino accettò l’invito e si trasferì nell’isola portando con sé la sua officina ricca di caratteri vari e di varie misure, nonché di pregevoli iniziali incise e disegni.
Secondo lo storico locale DonatoFossati soltanto nel 1519, altri indicano invece il 1517, avendo ritenuto conveniente economicamente avvicinare la loro attività al centro di produzione della carta, Paganino con il figlio Alessandro si trasferirono a Toscolano e svolsero il loro lavoro prima in contrada Porto, poi si spostarono nella frazione Cecina, poco distante da quella di Messaga dove anni prima aveva operato Gabriele di Pietro, altro famoso stampatore. Già da tempo i Paganini possedevano nella valle delle cartiere a
Toscolano una fabbrica di carta nei “folli”di Maina la quale nel 1570 passò di proprietà a Nicolò fu Vincenzo Cappuccini di Gaino. Questi “folli”,così venivano chiamati in quel tempo le piccole fabbriche di carta, secondo quanto afferma Donato Fossati, dovevano essere nella località dove sorgeva lo stabilimento cartario della soc.Andrea Maffizzoli, detta Maina, l’unica tra le tre dello stesso proprietario che si trovavano nel territorio di Toscolano. Secondo la mia ipotesi dovrebbe trattarsi di quella che viene chiamata “Vancinelle”dato che le altre due confinanti più a valle erano in territorio di Maderno. Dal 1519 al 1538, anno in cui morì il Paganino e forse anche lo stesso Alessandro, gli stessi pubblicarono a Toscolano una cinquantina di opere la maggioranza delle quali fu composta con uno speciale carattere bizzarro semidiritto, tra il corsivo ed il romano, che fu appunto chiamato “carattere dei Paganini”. L’elenco dei libri stampati a Venezia, all’Isola e a Toscolano dai Paganini è elencato nel volume di Angela Nuovo “Alessandro Paganino - 1509- 1538”, pubblicato dall’Editrice Antenore di Padova nel 1990.
E’ bene ricordare che Alessandro Paganini, oltre che stampatore, fu anche un grande disegnatore e quindi un abile creatore di caratteri tipografici, un cosiddetto “punzonatore”.
I Paganini iniziarono a stampare a Toscolano una collezione di libri in “ventiquattresimo”, termine tecnico che si riferisce al formato ottenuto piegando il foglio di stampa in 24 parti, creando un libretto che ora chiameremmo di formato tascabile. Proseguirono poi con una collezione di libri in ottavo il cui formato si otteneva, invece, piegando il foglio di stampa tre volte e ricavandone così 16 pagine. Caratteristica di questi
volumi stampati a Toscolano fu l’iscrizione in cornice rettangolare, riprodotta qui accanto, che di solito veniva stampata sul verso dell’ultima pagina, come se fosse una firma editoriale. L’iscrizione fu così tradotta: PAGANINO E ALESSANDRO PAGANINI BENACENSI FECERO A BENACO (antico nome di Toscolano zona porto) mentre la sigla finale V.V. secondo alcuni doveva intendersi viva viva, secondo altri viva Venezia, ma in sostanza non fu mai esattamente interpretata e divenne un problema di enigmistica.
Molto interessante è la storia riguardante la stampa del Corano stampato per la prima volta nel 1538 in arabo a Venezia da Alessandro Paganini. Secondo il Baroncelli nessun esemplare di quest’opera si sarebbe salvato perché, pareva che tutte le copie siano state distrutte per ordine dell’Autorità Pontificia di quel tempo, mentre i caratteri usati per la stampa di questo volume furono trasferiti a Toscolano. Fu, invece, Angela Nuovo che nel sopraccitato suo volume annunciò di aver ritrovato, dopo 450 anni, una copia del Corano presso la Biblioteca dei Frati minori di S.Michele di Venezia. La stessa afferma trattarsi di un capolavoro tipografico tutto in arabo, senza una sola riga o data in altre lingue, ad eccezione del visto del Vicario del Santo Ufficio di Cremona, Arcangelo Mancasula.
Quindi, secondo la Nuovo, il Corano non sparì dalla circolazione ma, semplicemente, non venne mai fatto circolare in Europa e si risolse in un fallimento. I Mussulmani dimostrarono una grande avversione nei confronti della stampa perché un passo dello stesso Corano vieta agli infedeli di accedere al testo sacro. Fu quindi Alessandro a risentire le conseguenze finanziarie e professionali di questa grande operazione che fallì.
Esaminando il libro di Angela Nuovo, si rilevano tutti i 98 libri che i Paganini stamparono
prima a Venezia, poi all’Isola (indicato Salò) ed infine a Toscolano, che sono così suddivisi.
VENEZIA n.47
SALO’ n. 2
TOSCOLANO n.49
Dei 47 stampati a Venezia tre portano il nome di Paganino e Alessandro, tre solo di Paganino e 41 solo di Alessandro. Dei due stampati a Salò uno porta i nomi di Paganino e Alessandro e uno solo di Alessandro.
Dei 49 stampati a Toscolano, 17 portano i nomi di Paganino e Alessandro, 29 solo di Alessandro e 3 solo di Paganino. Paganino Paganini volle essere sepolto nella chiesa della Beata Vergine di Benaco a Toscolano. Con la sua morte il figlio Alessandro cessò la sua attività. Tra i personaggi dell’epoca ai quali i Paganini dedicarono alcune loro edizioni di Toscolano, ricordiamo Isabella Gonzaga, Francesco Corner, procuratore di San Marco ed il Cardinale Giulio dè Medici.
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