Mi ha sempre incuriosito quel cippo, o ara sepolcrale, in
marmo di Botticino che si trovava sul sagrato della Chiesa di San Giorgio di
Roina, dove un tempo scorreva l’unica strada “Regia” che da Toscolano conduceva
a Gargnano. Su di esso la seguente dicitura scolpita nella pietra:
D.M.
LORENIAE
MERCATILLAE
QUAE-VIXIT- ANN
XXVIII. M.II. LORE
NIUS NASIABIUS
CONIUGI INCOM
PARABILI.B.M.
Come si può comprendere questa stele funeraria
fu dedicata dal marito Lorenius Nasiabius a LORENIA MERCATILLA, morta a 28
anni.
Di
quest’importante monumento ne hanno parlato l’archeologo Mommsen nel 1872 e gli
storici Grattarolo nel 1599, Donato Fossati nel 1941, Pompilio Bonvicini nel
1950 e la Sovrintendente Filli Rossi nel 1991. Lo stesso, con relativa foto, è
catalogato al n°4861 del C.I.L. (Corpus
Inscriptionum Latinarum) dell’Unione accademica Nazionale, per cui è evidente
trattarsi di un reperto antico molto prezioso. Però intorno a questo cippo è
rimasto sempre un fitto mistero sui personaggi e sulla loro provenienza.
Nel
1996, passando vicino alla chiesetta di San Giorgio, con mio grande stupore
notai la sparizione di tale monumento.
Poiché oramai è divenuto frequente il furto di materiale archeologico, misi
subito in allarme il Comando Vigili Urbani di Toscolano Maderno e, dopo alcune
ricerche, venni a conoscenza che il Parroco Don Sergio Fappani, in occasione di
alcuni lavori di manutenzione della chiesa di San Giorgio, aveva ritenuto
opportuno trasferire il suddetto cippo dal sagrato al presbiterio della chiesa,
sottraendolo quindi alla tentazione di qualche malintenzionato.
Da
allora sono passati più di dieci anni e, improvvisamente, qualche notizia sui
personaggi citati ci è giunta dal Friuli.
Al
nostro concittadino, Sig. Silvio Comino, oriundo del Friuli, è giunta una
lettera da parte di Paolo Pellarini, un Ingegnere di San Daniele del Friuli con
la quale gli si chiedeva la foto di “una lapide” che avrebbe dovuta essere
nella periferia di Toscolano Maderno intitolata a Mercatilla morta a 28 anni,
voluta dal marito Lorenius, nome
trasformato in “Loneriacco” (Udine) dato ad una frazione di Tarcento,
per ricordare appunto la famiglia Lorenia che anticamente visse qui. Il Sig.
Comino, per soddisfare la richiesta, si è recato in Comune per chiedere dove
poter trovare questo antico monumento, ma non ebbe alcuna indicazione. Poi mi
ha sottoposto la stessa domanda e ricordando quanto è avvenuto alcuni anni fa
gli ho indicato l’esatta ubicazione.
L’Ing.
Pellarini, soddisfatto della risposta del Comino, alla quale aveva allegate
anche alcune foto del cippo, ha fornito
poi allo stesso notizie molto interessanti che, finalmente, chiariscono il
mistero sulle origini delle persone citate nella stele. Infatti l’Ingegnere,
senz’altro un amante di storia, ritiene che Lorenius sia venuto nelle Prealpi
intorno al 180 d.C. e precisamente sulle sponde del fiume Turris ora chiamato
Torre, nei pressi di Tarcento dove aveva creato un allevamento di cavalli
orientali. Ma quando i barbari (Marcomanni) si fecero più minacciosi il suo
commercio entrò in crisi e decise di trasferirsi in luoghi più sicuri
scegliendo il lago di Garda. Dubita che potesse essere un legionario romano e
tende invece a credere trattarsi solo di un mercante di cavalli. Poi per quanto
riguarda la dedica alla giovane moglie Mercatilla che si trova sull’ara, si
chiede se fu lui a dettare il testo prima di morire o se lo fece in vita,
ritenendo sorprendente il
termine di “coniugi inseparabili”.
termine di “coniugi inseparabili”.
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