lunedì 23 settembre 2013

CONSUETUDINI DEL TEMPO PASQUALE SCOMPARSE



Colombine bianche
            Ogni anno durante la celebrazione della domenica delle palme è antichissima tradizione sottoporre a benedizione i ramoscelli d’olivo che, nella nostra zona, data l’abbondanza e la concomitanza con la potatura sono portate in chiesa dai giovani, in piccole fascine.
            Questa tradizione continua tuttora, ma ciò che invece è andato scomparendo fino a diventare un lontano ricordo è l’addobbo dei ramoscelli con piccole colombe bianche, ricavate dal midollo estratto dai rami delle piante di fico.
            I più intraprendenti provvedevano direttamente a confezionarle; gli altri acquistavano queste suggestive colombine da chi aveva la capacità di realizzarle. Ricordo che uno dei migliori fu Guerrino Fiorese che, nel suo piccolo negozio d’articoli da pesca, con molta abilità in quest’occasione si dedicava a costruirle .
            Si trattava di prendere dei polloni da una pianta di fico, molto diffusa nella zona. Questi erano ridotti in piccoli frammenti, scartando i nodi, e con un’asticina rigida di legno o di ferro avente lo stesso diametro interno del ramo, con forza era spinto fuori il midollo bianco che, tagliato nelle dovute misure, serviva a realizzare la colomba.
            Così alla domenica mattina molti si presentavano in chiesa con il ramoscello d’olivo, sul quale erano state poste alcune colombe bianche e ricordo che si faceva a gara a chi le costruiva meglio.

Pulizia delle catene del fuoco
            Fino a circa la metà del secolo scorso, durante le pulizie straordinarie di Pasqua, era una simpatica quanto originale consuetudine, quella di affidare ai ragazzi la pulizia delle catene del fuoco che penzolavano dal camino, dopo un lungo inverno.
            Questo lavoretto, o meglio divertimento, che rendeva qualche spicciolo di mancia, consisteva nello staccare dal camino le catene annerite di fuliggine e trascinarle per le strade, allora non ancora asfaltate, attaccate ad una cordicella agganciata in vita in modo che diventassero lucide. Più lungo era il percorso più le stesse diventavano lucide. L’ultima tappa di questi viaggi fra le vie del paese, era la spiaggia. Qui le catene erano immerse nell’acqua per pulirle e, se necessario, era usata della pietra porosa trovata sulla spiaggia per completare l’opera. I ragazzi più intraprendenti non si accontentavano di pulire le catene della loro casa, ma passavano anche presso altre famiglie per offrire la loro disponibilità, con il risultato di ottenere due vantaggi: quello di farsi vedere superiori ai propri amici e soprattutto quello di ottenere un maggior beneficio economico.

Crepitare delle “scrisaröle” durante le funzioni religiose
            Durante le particolari celebrazioni religiose che si svolgevano le sere dal mercoledì al venerdì’ Santo per ricordare la crocifissione e la morte di Cristo, dopo aver terminato il canto dei mattutini e spenta l’ultima candela, un numeroso gruppo di ragazzi si organizzava per far crepitare le cosiddette “scrisaröle”, crepitacoli o raganelle in italiano, provocando nel tempio un forte baccano. Quest’originale e singolare attrezzo di legno, che necessariamente doveva essere costruito da un falegname tornitore, consisteva in una ruota dentata posta su un manico contro la quale era premuta una sottile asticella di legno. Facendola girare velocemente produceva un gran fragore. Come se ciò non bastasse, a Maderno interveniva anche il sacrestano (Gioanì Bugna) il quale uscendo dalla sacrestia con un altro singolare aggeggio, completava l’opera dei ragazzi provocando un terribile baccano tanto da spaventare i bambini presenti. Quest’attrezzo, denominato “spinasa” consisteva in una tavola di legno sulla quale, in entrambi i lati, erano applicate, con supporti girevoli delle liste in ferro. Roteando velocemente la tavola da destra a sinistra, i ferri sbattevano violentemente sul legno ed era ottenuto l’effetto desiderato.
            A Limone sul Garda, invece, era usato un altro attrezzo che produceva lo stesso fragore della “spinassa”, chiamato “la scrisaröla de la cesa”. Per farlo funzionare occorrevano due persone. Uno lo portava a spalle come uno zaino e l’altro doveva far girare la manovella per ottenere un gran rumore.
            Questa strana operazione aveva naturalmente un preciso significato: i ragazzi con il baccano procurato dalle loro scrisaröle rappresentavano la folla inferocita presente al processo contro Gesù che chiedeva la sua crocifissione.
Il nuovo Ordine della Settimana Santa, disposto da Pio XII nel 1955, abolì questa antica  consuetudine, che era prevista dalla liturgìa con le parole "Finita oratione, fit fragor et strepitus àliquantolum" (Finita l'orazione si faccia un poco di rumore e di strepito)
                                                                                                          Andrea De Rossi



                                                                                                        Andrea De Rossi

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