mercoledì 18 settembre 2013

PAUL HEYSE OSPITE AL "CAVALLO BIANCO"



Prima di parlare del poeta tedesco Paul Heyse, cerchiamo di ricostruire la storia di questa antica locanda che lo ospitò nel 1870.
            Per chi non lo sapesse l’antica locanda del “Cavallo Bianco”, ora abitazione civile, era situata a Toscolano in Via Trento,31, di fronte all’ex Caffè Bonizzoli e locanda La Fiorita.(ora DEC arredamenti) Da quando iniziò la sua attività  “Il Cavallo Bianco” cambiò più volte nome. Non è dato sapere invece, la data in cui venne aperto.
 Da una documentazione in mio possesso risulta che già nel 1873 lo scrittore Enea Bignami nella descrizione del suo “Giro intorno al Lago di Garda” ebbe occasione di citare la locanda “Cavallo Bianco” di Toscolano, che gli era stata particolarmente raccomandata da amici.
 La rivista “Il Garda” del 1890 pubblica notizia che la stessa fu riaperta (probabilmente restò chiusa per alcuni anni) il 1 Febbraio 1890 con la nuova insegna del “Gambero”. Verso la fine dell'Ottocento e fino ai primi del Novecento riprese il suo nome originario di “Cavallo Bianco”
. Nel 1903, Micheletti, nella sua Guida “Al Garda” lo cita così: “… un buono e civile albergo del “Cavallo Bianco”, detto Candita, con illuminazione elettrica…”.  Nella pubblicità si cita il proprietario dell’epoca: Maceri Giovanni. Infine, nel primo decennio di questo secolo, fu definitivamente chiamata “Cavallino Bianco” fino al 1967, data in cui chiuse definitivamente i battenti.
            Ritorniamo ora a Paul Heyse, il famoso poeta e prosatore tedesco, Premio Nobel per la letteratura e profondo conoscitore dell’Italia, oltre che traduttore di poeti italiani, nato a Berlino nel 1830 e morto a Monaco nel 1914. Dal 1901 al 1910 soggiornò sul Garda e precisamente a Gardone Riviera, nella Villa Fritzsche (ora chiamata Itolanda). La villa che si trova fra il Casinò e l’Albergo Fiordaliso, fu da lui acquistata nel 1899 e dedicata alla moglie Annina.. E’ qui che scrisse le sue “Novellen von Gardasee” (Novelle del Garda - tradotte in italiano da Silvia Faini). La stessa villa fu anche la dimora, di Vittorio Mussolini e della  sua famiglia, durante il periodo della Repubblica Sociale. In una di queste novelle descrive il breve soggiorno a Toscolano presso la locanda del “Cavallo Bianco”, diversi anni prima di acquistare la villa a Gardone, luogo che un suo amico gli aveva raccomandato unitamente alla locanda “Cavallo Bianco”, a motivo della pulizia e del prezzo modico.
            “…Nel limpido sole autunnale del 3 ottobre ero arrivato con l’imbarcazione proveniente da Desenzano, passando davanti a Salò e Gardone Riviera, allora ancora sconosciuto e alla ridente Maderno…” così descrive il suo arrivo per la prima volta sul Garda. Sceso dal natante a Maderno, raggiunse Toscolano attraverso un viale d’allori e successivamente, nell’unico vicolo esistente senza sole, tanto da provarne una sgradevole sensazione che gli fece pentire di non aver seguito la prima impressione ed essere rimasto a Maderno. La cordiale accoglienza del gestore della locanda, al quale presentò subito i saluti del vecchio amico ospite, gli fece cambiare opinione.
Secondo Heyse la casa in cui soggiornava non si trovava in posizione solatia, ed assomigliava più ad una locanda con stallaggio (era effettivamente una locanda con stallo) che ad un albergo. E così continua: ”…e anche l’unica stanza, saltuariamente occupata da qualche straniero di passaggio e che era servita per l’appunto al mio amico, era solo un grande locale spoglio, dipinto di bianco, senz’altra mobilia che l’ampio letto di ferro dalle grezze lenzuola immacolate, una sedia di paglia, un lavabo su un sostegno di ferro e un tavolinetto traballante. Alcuni ganci e chiodi alla porta facevano le veci dell’armadio e del cassettone...”. Nonostante ciò ritenne che si poteva considerare una stanza allegra perché dall’unica finestra che dava sul cortile interno, si poteva ammirare un giardino ancora fiorito di dalie e di rose, chiuso in fondo da una serra colma di limoni.
            Familiarizzò subito con la moglie ed il figlio del locandiere. Il giorno successivo, di buon mattino, scese nell’uliveto dove, secondo la tradizione, doveva trovarsi l'antico “Benacus” e da lì uno scenario di luci e colori gli si presentò di fronte, con lo sfondo del Monte Baldo.
            Quando verso mezzogiorno ritornò alla locanda, dalla porta della cucina gli venne incontro il gestore il quale aveva su ogni mano un pezzo di carne cruda con l’intenzione di chiedergli quali delle due qualità avesse preferito gustare: quella di manzo o quella d’agnello. Con la stessa disinvoltura, riguardo al pranzo, si comportò anche nei giorni successivi. Ma il poeta era talmente attratto dall’arte e dalla bellezza dei luoghi, che molto raramente si occupava del suo nutrimento, tanto da non saper affermare se la cucina corrispondeva alle sue aspettative.
            Poco distante vi era l’unico caffè del paese, quindi il mattino successivo pensò di fare colazione proprio lì in quanto, secondo l’abitudine italiana, non era possibile consumarla nell’albergo in cui si era alloggiati.
            “LUIGI CARAMELLA, CAFE’ E LIQUORI” questa era la scritta che spiccava all’esterno dell’esercizio. Dalla finestra della stanza in cui era alloggiato, la sera prima aveva notato che davanti all’ingresso del caffè vi era una piccola schiera di notabili del luogo che fumavano e sorseggiavano diverse bevande di vari colori,  impegnati in un’animata discussione della quale però il poeta non riuscì a capire una sillaba perché, afferma, lì anche il Parroco ed il Maestro usavano esclusivamente il dialetto locale.
            Quando verso le dieci gli ospiti se ne andarono, l’oste prese un mandolino e accompagnò alcune canzonette popolari cantandole nel più puro dialetto napoletano.
            Il mattino seguente il poeta decise di entrare nel caffè, e. Giggi Caramella si presentò subito al nuovo ospite come un autentico napoletano, nato nel cuore di Santa Lucia. Era un tipo snello, bruno scuro, con occhi di fuoco che facevano capire tutta la sua scaltrezza e malizia, molto diverso – afferma Paul Heyse – dai visi lombardi con cui era abituato a convivere.
            Naturalmente l’oste raccontò all’ospite tutta la sua vita: era giunto a Genova per svolgere affari per conto del fratello maggiore che possedeva grandi vigneti a Posilippo e quindi per commerciare il suo vino. In seguito ad una gita sul lago di Garda si era trasferito a Toscolano e poichè il padrone del caffè era deceduto, aveva pensato di subentrargli, non tanto per gli ospiti del locale con i quali non c’era molto da guadagnare, ma per fissare quassù una base per lo smercio del “suo” vino. Sempre secondo l’oste napoletano, il “vino del Vesuvio” presto era diventato popolare in loco. Dopo queste descrizioni così colorite il poeta fu tentato di gustarlo anche perché al “Cavallo Bianco” non è che si parlasse molto bene di lui ed in più ai clienti veniva somministrato solo il proprio vino che  era acidulo.
            Finite le  presentazioni Paul Heyse si rivolse all’oste per ottenere un caffè, motivo per il quale aveva deciso di recarsi in quel locale. Dopo alcune tergiversazioni che non gli piacquero molto all’ospite ed una lunga attesa, l’oste gli portò una mistura torbida e densa in un piccolo bricco storto di stagno con dei pezzettini polverosi di zucchero e un panino non certo fresco vicino ad una tazza un po’ sciupata. Se l’ospite desiderava del latte, affermò l’oste, lo avrebbe mandato a prendere perché i suoi clienti bevevano solo caffè nero e preferivano, piuttosto, bibite, vino, liquori ed acqua gazzosa.
            Dopo questa prima esperienza Paul Heyse pensò bene di rinunciare a far colazione in questo caffè e presso la locanda in cui soggiornava, si fece preparare nei giorni seguenti qualcosa che assomigliasse ad un caffèlatte.
            Quanto descritto dal poeta sono solo piccoli particolari inerenti il suo soggiorno a Toscolano. Il suo interesse principale fu soprattutto la natura che lo circondava. Non vi fu colle o fattoria solitaria nel raggio fra Montemaderno e la bianca chiesetta di Gaino che esaminasse con curiosità di artista in cerca di motivi pittorici, tanto che in quei giorni riempì il suo album di “…paesaggetti con ornamenti…”.
            Nei vigneti e negli uliveti vedeva gli uomini svolgere il loro lavoro senza canti e suoni. Non c’era molta allegria nel paese, se si escludono le risate di Giggi Caramella. Si vedevano solo espressioni serie e tristi, perfino fra le ragazze e i bambini. Il poeta venne poi a sapere dal locandiere la ragione di quello stato d’animo spento e triste. Gli ultimi tre anni erano state annate cattive per il vino e per le olive. Così alcuni erano stati costretti a cercare lavoro nelle fabbriche di carta, nella gola del fiume Toscolano, “…lavoro che veniva mal pagato e che rendeva gli uomini, immagine di Dio, delle macchine...”
            Quanti - afferma il poeta - “…a causa sua si erano rovinati corpo e anima solo per far arricchire i proprietari…” E perché tanto bisogno di carta? Di libri ce n’erano già abbastanza nel mondo ed i giornali raccontavano solo menzogne. Se non ci fosse stata la carta il cittadino non sarebbe stato inquietato dai bollettini delle imposte. La carta, conclude il poeta, “…era dunque un’invenzione del diavolo e il Santo Padre a Roma avrebbe dovuta proibirla a  tutti i buoni cristiani…”, dimenticandosi  però, di rilevare che lui stesso ne faceva un ampio uso per la sua attività.
            Concludendo questa sua novella Paul Heyse racconta che dopo più di un quarto di secolo ritornò con la moglie a Salò e non mancò di fare una capatina a Toscolano per rivedere il suo “Cavallo Bianco” che era divenuto “Cavallino Bianco”. Seppe che da allora la pensione era passata in tre mani. L’attuale locandiera, essendo del posto, raccontò tutte le notizie riguardanti i precedenti proprietari ed altri personaggi che  aveva conosciuto nella sua breve permanenza. Il caffettiere Giggi Caramella, pieno di debiti fino al collo, se ne dovette scappare lasciando sola la sua Adele con una bimba piccola.
            Fin qui la descrizione del poeta.
            Per quanto riguarda il Caffè del Caramella ritengo che non possa essere che quello ubicato a piano terra dell’edificio posto a sinistra dell’ingresso in Via Cartiere, l’unica strada che un tempo conduceva all’interno della valle, dove attualmente si trova una parrucchiera (a 50 metri in via d’aria dal giardino interno della locanda ”Cavallo Bianco”). Nello stesso locale, diverse decine di anni fa, vi era l’Ufficio del Dazio.
            Nella mia collezione ho la preziosa fotografia ingiallita dal tempo qui sotto riprodotta,  risalente circa alla fine dell’800 che mostra il locale sopracitato con una nuova scritta all’ingresso: AL TICINO – LIQUORI – VINO.  Senza dubbio è lo stesso locale in cui s’installò Giggi Caramella, cambiandone però l’insegna.
            Ho fatto delle ricerche per avere maggiori notizie di questo singolare personaggio napoletano trapiantato a Toscolano, ma non ne sono venuto a capo di nulla. Forse il suo soggiorno a Toscolano fu così breve, a causa dei cattivi affari, da non lasciarne  alcuna traccia.

                                                                                                                       Andrea De Rossi


mercoledì 11 settembre 2013

ANCHE IMMAGINI D'EPOCA AL MUSEO DELLA CARTA


                                                       Cartoline d'epoca esposte nel Museo




                                               Manifesti, proclami e giornali dell'ultima guerra




Presso il Museo della carta, in valle delle Cartiere, è stato successivamente aggiunto un reparto dove sono state esposte immagini, proclami e giornali d’epoca che lo scrivente ha offerto al Comune. L’ex Sindaco Roberto Righettini lo ha inaugurato il 25 aprile 2013 ed il nuovo, sig.ra Delia Castellini, il 26 luglio 2013. Detto materiale fa parte della mia personale collezione. Le 256 immagini, con relativa didascalia di Toscolano-Maderno, sono state inserite in otto contenitori forniti dal Comune a cura di Lucio Fante, mentre i proclami emanati durante l’ultima guerra ed alcuni quotidiani riguardanti lo stesso periodo sono stati invece allestiti, con competenza e buon gusto, in appositi contenitori predisposti dal Gruppo operativo dell’Associazione lavoratori anziani della cartiera di Toscolano. A tutti rivolgo un particolare ringraziamento
                                                                                      Andrea De Rossi


MUSEO DELLA CARTA IN VALLE CARTIERE








Le origini della cartiera
di
Maina Inferiore (Macalè)
diventata ora  sede del

CENTRO DI ECCELLENZA

uno dei MUSEI della carta più importanti d’Italia





      L’antico stabilimento cartario di Maina Inferiore, chiamato anche Macalè, che si trova nella Valle delle Cartiere e dismesso dalla Cartiera Donzelli sin dal lontano 1962 per avere trasferito l’attività nella nuova fabbrica di “Capra” sul promontorio di Toscolano, è ora completamente risorto ed abbellito, pur mantenendo le sue linee strutturali originarie. Ciò è grazie ad un finanziamento che la Regione Lombardia ha concesso al Comune di Toscolano Maderno, nell’ambito dei finanziamenti del cosidetto “Obbiettivo 2” di un contributo di oltre 6 milioni di euro dei quali il 40% è a fondo perduto ed il restante 60% da restituire in venti anni a tasso zero.
         La ristrutturazione fu iniziata il 30 aprile 2005 e, dopo 665 giornate lavorative, il lavoro è terminato. Alla presenza di numerose Autorità, l’inaugurazione è avvenuta il 2 giugno 2007.
Il fabbricato, completamente messo a nuovo, è divenuto la sede del “Centro di eccellenza e incubatoio alla filiera carta-stampa”. Non solo è stata mantenuta l’originaria ciminiera, l’unica rimasta nella valle, ma è stata anche rinforzata per renderla più stabile. Il progetto è stato redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale ed il responsabile unico del procedimento è l’architetto Anna Brisinello unitamente allo studio Associato  di Sandro Barba, Fausto Usardi e Mauro Salvatori, mentre i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti dall’Impresa Edil Atellana di Atella (Caserta). Artefice del lavoro di coordinamento è stata l’Arch.Anna Brisinello, archeologa che alla Valle delle Cartiere ha dedicato la sua tesi di laurea, mentre l’attuale Sindaco, Ing. Paolo Elena, è stato il promotore ed il sostenitore di quest’importante iniziativa
Qui è stato inserito il museo della carta che dal settembre 2002 era collocato provvisoriamente nel piccolo stabile dove un tempo c’era la portineria dello stabilimento.
Il Centro è distribuito in cinque corpi di fabbrica ed in 19 locali situati al piano interrato, al piano terra ed al I° piano nei quali sono state installate antiche macchine usate anticamente per la fabbricazione della carta e riattivate, oltre che a preziosi documenti d’importanza storica attinenti all’attività cartaria. Vi è una moderna sala convegni con 90 posti, un locale per assistere ai filmati multimediali ed un ambiente per ristoro dei bambini e un bar ristorante con sei posti letto. Nei vari locali vi sono installazioni multimediali che consentono di addentrarsi nel mondo cartario.
La responsabile scientifica del Centro è la Dott.ssa Lisa Cervigni, archeologa, la quale ha esposto alcuni reperti provenienti dagli scavi archeologici di tre cartiere sepolte nella valle condotti assieme al Prof. Brogiolo, ordinario di Archeologia Medievale presso l’Università di Padova e a diversi suoi studenti negli anni dal 2002 al 2006 nei siti di Gatto, Maina Superiore e Maina di mezzo.        
         Ora è stato dato dal Comune in comodato d’uso alla “Fondazione della Valle delle Cartiere”, costituitasi il 1.3.2007, della quale fanno parte oltre il comune stesso con il 49%, la Cartiera Marchi-Burgo con il 49% e l’Associazione lavoratori anziani della cartiera con il 2%.. Questi ultimi hanno il compito di provvedere alla gestione e alla promozione del Museo.
         Questo edificio si trova sul mappale 1486 che, fino al 1928, data di costituzione del comune di Toscolano Maderno, era in territorio del comune censuario di Maderno ed ha origine molto antiche. La parte di fabbricato che si trova verso la montagna, invece, risale al 1876; un tempo vi era sistemata la caldaia e, accanto, è possibile ammirare la ciminiera, anch’essa ristrutturata, l’unica delle tante esistenti, rimasta in tutta la valle.
         Il ponte in pietra e la portineria risalgono invece a dopo il 1874, anno di realizzazione della tanto agognata strada con gallerie, che da Toscolano porta direttamente nel cuore della valle. La costruzione di questa nuova strada di comunicazione fu dovuta sia alle aumentate necessità di circolazione dei mezzi divenuti quasi tutti a motore, sia all’installazione della nuova macchina continua produttrice di carta che richiedeva la presenza degli operai ventiquattro ore su ventiquattro. Il prodotto ricavato da questa preziosa innovazione, era asciugato contemporaneamente dal vapore prodotto dalle caldaie, abbandonando il vecchio sistema di stendere i fogli di carta in appositi stanzoni, chiamati stenditoi, dove alle finestre erano applicate delle caratteristiche persiane mobili con le quali si poteva regolare il flusso d’aria per meglio asciugare la carta. Non ci dobbiamo dimenticare che per oltre cinque secoli il rifornimento di materie prime alle fabbriche esistenti dentro la valle ed il trasporto del prodotto finito, avveniva esclusivamente su carri trainati da buoi o muli, attraverso impervi sentieri e mulattiere che passavano dalla frazione di Gaino. A questo proposito è bene ricordare che nel 2007 l’Amministrazione Comunale ha predisposto il ripristino di queste vie di collegamento che invito a voler visitare per meglio rendersi conto delle difficoltà che i nostri avi dovevano affrontare.
         Nel 1876 fu costituita la ditta Andrea Maffizzoli, succeduta a Pietro, la quale acquistò anche questa cartiera. Nel 1901 fu ricordato il 25° anniversario di fondazione della ditta (13 marzo 1876 – 13 marzo 1901) con la stampa di una cartolina postale che riproduceva sullo sfondo i nuovi stabilimenti di Maina Superiore, ed in appositi medaglioni, le effigi dei due gerenti, i fratelli Andrea e Giuseppe Maffizzoli.
         Dalle varie notizie pubblicate riguardanti le cartiere poste nella valle, risulta che intorno al 1700 questo opificio (di Maina Inferiore) fu inizialmente di proprietà della famiglia Assandri, originaria di Pulciano, che poi assunse il cognome di Delay e che all’inizio del Cinquecento era  proprietaria anche di alcune ferriere in località Camerate. Da Pulciano i Delay si trasferirono poi a Toscolano nel palazzo Danza, successivamente passato ai Villa. Verso la metà del Seicento i Delay costruirono il bellissimo palazzo al porto di Toscolano, divenuto poi di proprietà Maffizzoli, nel quale il celebre pittore Andrea Celesti dipinse alcuni splendidi quadri. Dalla repubblica Veneta i Delay ottennero il titolo nobiliare di Conti per aver fornito alla flotta veneziana bombe, ancore, corazze e catene, costruite nelle loro ferriere.
         Poi la proprietà della cartiera di Maina Inferiore passò ai madernesi: Veronese nel 1811, Hell nel 1852, e agli Emmer nel 1872. Nei primi anni del 1900 i proprietari furono i Maffizzoli, in seguito i Donzelli ed infine i Marchi di Vicenza.
         Verso la metà dell’Ottocento i Maffizzoli, assieme ai Bianchi, costituirono una società per la gestione di questo stabilimento il quale, nel 1889, era considerato uno dei migliori della provincia dove si produceva anche carta colorata. Tale società fu denominata Bianchi-Maffizzoli. Nel 1868 la direzione di questa fabbrica fu affidata al socio Rocco Bianchi, affiancato dal figlio G. Battista, che divenne in seguito Sindaco di Maderno e la sua abitazione fu prima al Palazzo Bianchi in piazza (ora Hotel Golfo) e poi alla villa del “Serraglio”.
         Si presume che la Società Bianchi-Maffizzoli, durante la sua gestione, avesse preso lo stabile in affitto dagli Emmer. Verso la fine dell’800 questa società ebbe un rovescio economico. I soci coprirono le spese e la società fu sciolta e sostituita dalla “F.lli Maffizzoli di Giuseppe” con atto notarile 15.9.1891. Nel 1906 si associa con Ettore Bianchi, figlio di Rocco e nel 1920 gli affida la gestione dell’Azienda.
         Nel 1905, per iniziativa dei fratelli Maffizzoli e Ettore Bianchi, la ditta Andrea Maffizzoli  che aveva due macchine continue per la fabbricazione della carta negli stabilimenti di Maina Inferiore e Superiore, costituì la Società in accomandita per azioni denominata “Cartiera Maffizzoli Andrea” con lo scopo di costruire nel promontorio di Toscolano, in località Capra, un moderno stabilimento che funzionasse esclusivamente con l’energia elettrica prodotta nella centrale dei Covoli.
         Come è stato in precedenza indicato questa cartiera cessò definitivamente la sua attività nel 1962 e da allora ebbe inizio il suo progressivo degrado

                                                                                 Andrea De Rossi


Cartiera Maina inf, prima della ristrutturazione 




La stessa dopo la ristrutturazione

martedì 3 settembre 2013

VITALI BARTOLOMEO - VICARIO



Originario di Desenzano, ma madernese di adozione, nel 1567 fu eletto Vicario, cioè giudice per le liti della “Quadra” di Maderno, che comprendevano anche Toscolano e Gardone.
            E’ noto non solo per la sua carica civile, ma anche perché illustrò in prosa e in poesia la storia di Maderno nei volumi “Ninfa materna” e “Rerum Materniensium et privilegiorum fragmenta” Nel primo vengono trattati gli antichi privilegi di Maderno concessi dall’Imperatore Ottone I°, da Federico Barbarossa e da Roberto re di Sicilia, della ubertosità del suolo, della nobiltà di questa terra, di S.Ercolano o Erculiano e dell’indipendenza della riviera. A proposito dell’uberosità del suolo, il Gratarolo nella sua Historia della Riviera di Salò, cita due bei versi contenuti nella “Ninfa materna” del Vitali che dicono:
                                                        Non a girando l'universo tondo
                                                        Dove scorga più bel Natura, il mondo
Che qui gli Augelli, i fiori, e i frutti l’anno
intero tutto, grazioso fanno
          Nel secondo volume,invece, si ragiona sulla giurisdizione di Maderno nel XVI° secolo. Tutta l’opera è scritta in un buon latino.
         Per accondiscendere al desiderio del Cardinale Carlo Borromeo, nel 1584 scrisse l’opera “Ragguaglio della vita, morte e miracoli di S.Erculiano”, ristampata nel 1980 in occasione del 14° centenario dell’approdo della Salma del Santo a Maderno.
          Per onorare la memoria di questo personaggio il comune di Maderno gli dedicò una strada del paese.

                                                                                                                       Andrea De Rossi


BIBLIOGRAFIA:
Lonati Guido – “La Pieve ed il comune di Maderno” Memoria Ateneo Salò 1933/34 – Tip.Giovanelli
Brunati Giuseppe – “Dizionarietto degli uomini illustri della riviera di Salò”-Tip.Pogliani 1857
Bongianni Grattarolo –1599 –“Historia della Riviera di Salò”

PILATI DON CRISTOFORO BOTANICO E MINEROLOGO



Per dieci anni fu parroco in Friuli a Fiumicello (Udine) ed è nato a Segrane di Toscolano il 15 ottobre 1721.
Studiò grammatica, belle lettere e, sotto i Padri Gesuiti,  filosofia e teologia. Divenuto Sacerdote fu Curato nell’Ospedale femminile di Brescia per due anni, poi divenne Parroco di Fiumicello.
Dopo aver rinunciato alla parrocchia fu maestro in casa dei nobili Fenaroli a Brescia e segretario dell’Accademia Scientifica di Brescia. Studioso di botanica e mineralogia, svolse le sue ricerche per lo più sui monti del territorio bresciano
Pubblicò diverse opere, fra le quali:

-          “Saggio di storia naturale bresciana” anno 1769 (custodita presso l’Ateneo di Salò);
-          “Giornate campestri di Agostino Gallo, con annotazioni e con un’aggiunta sopra il formentone” – Brescia – 1775;
-          “Descrizione de’ suoi viaggi e di quanto operò nel corso de’ suoi anni”
            Morì a Fiumicello il 24 luglio 1805, dove si era ritirato con la sua famiglia.

                                                                                                             Andrea De Rossi

BONASPETTI GIUSEPPE - POETA DRAMMATURGO


              Figlio di  operai, dopo aver frequentato la terza elementare, entrò come apprendista in una bottega di falegname. In seguito decise di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri, dedicandosi agli studi classici e linguistici nei momenti liberi.
          Fu durante questi momenti che cominciò ad appassionarsi di teatro e, ancora ventenne, scrisse i “Drammi interni” che cercò, inutilmente, di far rappresentare a Torino. Terminato il servizio militare, si congedò come brigadiere, emigrò a Parigi dove venne a contatto con ambienti artistici-letterari  facendosi conoscere per le sue composizioni.
            Ritornato in Italia, entrò nella redazione del quotidiano “La Perseveranza” di Milano e fu tra i primi convinti esaltatori di Gabriele D’Annunzio, tanto che ne divenne suo segretario. Fu il Poeta che lo spronò a togliere finalmente dal cassetto una delle sue tragedie “Nerone” scritta nel 1913, messa in scena a Parma nel 1923 dalla compagnia teatrale di Amedeo Chiaritoni, con notevole successo.
            Le sue opere teatrali più significative sono: “I diritti dell’amore”, “Il Prof.Engel”, “Virginia”, “Figli di Caino”, “Il redivivo” e numerose altre.
            Ritiratosi nella frazione del Bornico di Maderno, continuò gli studi, nonostante un male inesorabile lo avesse colpito. Sei mesi prima di morire aveva terminato una tragedia in quattro atti: “Erode” rappresentata poi dopo la sua morte.

                                                                                                   Andrea De Rossi


Bibliografia.
Enciclopedia Bresciana di Fappani

GIACOMO BENVENUTI - MUSICISTA




             Nato a Toscolano il 16marzo 1885, morto a Barbarano di Salò il 20 gennaio 1943.
            Figlio del pianista ed organista Cristoforo Benvenuti, fu subito indirizzato agli studi musicali. Dopo il padre ebbe per maestri a Brescia, Vincenzo Sacchi e Paolo Chimeri e al Liceo Musicale di Bologna, Luigi Torchi ed il salodiano Marco Enrico Bossi. Nel 1909 si diplomò in composizione a Bologna. Egli si dimostrò, oltre che valente organista, ottimo direttore d’orchestra.
            Pubblicò una raccolta di pezzi per pianoforte. Si recò a Monaco di Baviera per frequentare i corsi universitari di Adolph Sanberger con il quale non solo divenne amico, ma anche consigliere.
          Giacomino, così veniva chiamato dagli amici, istruì direttori, orchestre e celebri cantanti, fra cui la celebre soprano Giuseppina Cobelli di Maderno e fece numerose pubblicazioni musicali.
          A tarda età trascina e converte Eugenio Bravi a creare una Società Editoriale per pubblicare 60 volumi de “I classici musicali italiani”. Ne riesce però a pubblicarne solo dieci, quando la morte lo coglie improvvisamente.

                                                                                                           Andrea De Rossi

BIBLIOGRAFIA.
Enciclopedia  dei musicisti bresciani di Bignami