mercoledì 19 novembre 2014

LE VICISSITUDINI DEL PREZIOSO QUADRO DI PAOLO VENEZIANO




Come è noto questo prezioso quadro del 1300 si trova nella basilica romanica di S. Andrea a Maderno e i madernesi  l'hanno  sempre definito”La Madonna del söchèl”, senza l’intenzione di mancare di rispetto alla sacra effige, perché il cuscino verde sul quale la Madonna è seduta è simile ad una grossa zucchina.  Il quadro fu trafugato il 1° febbraio 1975 e ritrovato dopo ben 28 anni a Torino, nel gennaio 2003, presso un antiquario, grazie ad una brillante operazione dei Carabinieri. Perciò era evidente trattarsi di un furto su ordinazione. Questo fu ciò che la stampa pubblicò.
Su questo blog “Storia di Toscolano Maderno”, fra i numerosi argomenti, in  passato ho inserito anche la vicenda del trafugamento e del suo successivo ritrovamento a Torino. Per questo motivo  il 2 novembre 2014 ho ricevuto dal Dott. Umberto Pecchini, di Racconigi, Procuratore Legale dell'Associazione “Le Terre dei Savoia” (che si occupa della valorizzazione culturale e turistica  di 53 Comuni nell’ area  tra il Monviso e l’Astigiano), un' e-mail con la quale mi ha precisato di essere  stato lui a ritrovare il quadro e di averlo consegnato ai Carabinieri di Torino, dando la sua disponibilità a raccontarmi questa complicata storia e a mostrarmi i documenti in suo possesso. L’ho invitato a casa mia il 7.11.14; si è presentato con diversi documenti ufficiali e fotografie attestanti quanto da lui affermato.Il sig. Pecchini mi  ha spiegato di essere stato per decenni frequentatore di un importante antiquario di Torino presso il quale vide da sempre il quadro in questione, negli ultimi tempi custodito nella camera da letto, appoggiato sul comodino. Ammirato dalla straordinaria qualità del dipinto, Pecchini più volte gli chiese, invano, di venderglielo.
Nel 2002 l’antiquario si ammala gravemente e decide di mettere all’asta i suoi beni: ne informa in anticipo i propri clienti e così offre al Pecchini di acquistare la desiderata e preziosa tavola. La vaghezza sulla provenienza dell’opera induce Pecchini a rivolgersi preventivamente ai Carabinieri, i quali lo rassicurarono che tale quadro non risultava tra quelli trafugati: per cui decise di acquistarlo.
 Ciò nonostante Pecchini, consapevole della eccezionalità che una simile opera fosse in libera circolazione, proseguì le indagini per suo conto, anche tramite la conoscenza del Prof. Miklos Boskovits, della Biblioteca dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte a Firenze. Così fu scoperto che quel Paolo Veneziano era documentato, in un’antica pubblicazione, all’interno della chiesa di Sant’Andrea di Maderno. Pecchini e Boskovits decisero di informarne la Soprintendente di Brescia, Dott.ssa Dugoni, e tutta la verità fu presto ricostruita. L’opera non risultava ai Carabinieri trafugatama in realtà trattavasi di furto avvenuto intorno al 1975.
 Venuto a sapere che il quadro era di provenienza illegittima, come risulta dal verbale  25.10.2002 del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino: “il Dott. Pecchini Umberto, spontaneamente e correttamente, riconsegnava il quadro”. Il Tribunale di Torino, con sentenza del 9.12.2003, ne ordinava la definitiva restituzione al Parroco di Maderno, Don Gianfranco Mascher. La morte dell’antiquario non consentì l’individuazione delle complicità.
            Nella sua visita Pecchini mi ha raccontato altri due episodi documentati, quanto meno singolari, che lascio alla meditazione dei miei lettori. Durante un furto da “superspecialisti” subito dall’antiquario torinese, che fece scalpore a Torino, i ladri persero per le scale il dipinto della Madonna di Paolo Veneziano, senza accorgersene; così l’antiquario lo recuperò immediatamente.
Altra storia bellissima: un giorno il quadro che era sul comodino dell’antiquario scivolò da solo, e improvvisamente, sul pavimento; fu trovato per terra con un lungo e inspiegabile sfregio trasversale, poi restaurato. Lo scrittore Bongianni Grattarolo nel secolo XVI racconta in un suo libro di un altro sfregio, che si verificò quando un giocatore disperato per la perdita di una somma consistente al gioco, colpì con un coltello il quadro e dal taglio uscì del sangue.

Hanno ragione  i madernesi a ritenerlo miracoloso.

                                                                                                          ANDREA DE ROSSI








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