lunedì 30 maggio 2016
L'ASTROLOGO DI GAINO
Fra le numerose ed interessanti pubblicazioni di storia locale, lo storico Avv. DonatoFossati, discendente di una delle famiglie più in vista della riviera, nato a Toscolano il 6.10.1870 e morto a Salò il 14.8.1949, pubblicò anche due volumi riguardanti “Storie e leggende”. Durante la sua carriera rivestì numerose cariche pubbliche e per ultima fu quella di Sindaco di Salò dal 1945 al 1946.
Nel vol.1°, fra le altre, vi è compresa la storia dell’astrologo di Gaino che lo stesso Fossati ebbe la possibilità di conoscere in quanto frequentava a Gaino una casa di amici, denominata “Selve” perché anticamente era circondata da boschi di conifere. La stessa casa, nell’800 era appartenuta al colonnello Pietro Grisetti, reduce dalle campagne napoleoniche a fianco di Gioachino Murat e poi affiliato alla carboneria. In questa villa ospitale conobbe anche artigiani e contadini dai quali apprese varie vicende familiari, avvenimenti del passato e giudizi su persone e fatti. In particolare il Fossati si sofferma su quella di Giacomo Zucchelli, da tutti chiamato astrologo. Giacomo Zucchelli, sessantenne, dimorante in un abituro (bugigattolo) appollaiato su un dosso al di sopra della frazione di Cuzzaga, (reminescenza longobarda, da Cuz, prestazione agraria) dove lavorava un po’di magra terra bastevole alla sua esistenza; aveva militato in gioventù nella guardia di finanza quando questo corpo era inviso alle popolazioni, (i militari erano chiamati spadasì) aveva l’ingrato compito di reprimere il contrabbando esercitato su larga scala in Riviera, da dove i contrabbandieri due volte la settimana in poche ore, sorpassata la montagna di Vesta allora linea di confine coll’Austria e calati a Bollone in Valle di Vestino, ritornavano carichi di tabacco, di zucchero e specialmente di alcool, che con rilevante lucro rivendevano ai produttori d’acqua di cedro specialmente. Era scapolo, vegeto e arzillo il vecchio milite della foresta, pronto di favella e arguto filosofo nei giorni di buona luna, ma in altri si sentiva cotombrio, così si esprimeva, voleva dire imbronciato, taciturno e in preda a melanconia e allora rimaneva tappato in casa; aveva la passione o meglio la manìa della scienza astronomica e la testa rimpinzata di empirismi, di formule e di cabale e dalla osservazione delle stelle alla quale si dedicava ogni notte serena anche d’inverno sedendo sul tetto della casa, munito di un cannocchiale dell’epoca di Galileo, strolegava, secondo la sua espressione, il tempo e gli uomini, voleva dire che prediceva le vicende atmosferiche e prevedeva le fortune e i malanni delle famiglie dei mortali: astronomo dunque e astrologo.
Molti si facevano gioco del buon Zucchelli, ma altri prendevano per buona moneta le sue stravaganti profezie esposte con serietà e convinzione tra un viluppo di frasi e di parole o misteriose o incomprensibili: diceva che la sua migliore confidente era la luna sempre arrendevole e compiacente, che le stelle parlavano al suo orecchio fischiando, che gli astri non sempre rispondevano e altre consimili scioccherie, ma non si apriva intorno ai suoi metodi per interpretare le varie fischiate, le confidenze e gli atteggiamenti benevoli od ostili delle sue divinità celesti riluttante sempre a dare l’oroscopo del Fossati, quando un giorno finalmente lo prese in disparte e, a voce bassa, gli comunicò che Giove ripetutamente interpellato non aveva mai risposto e che Venere sgarbata e iraconda l’aveva coperto di contumelie parecchie volte, che però da altre captazioni aveva
assodato che avrebbe avuto vita lunga, carriera politica, sfortuna in amore, disgrazie nella famiglia e molti figli.
Era un pazzoide sempre tranquillo e innocuo il povero solitario astrologo, né il manicomio lo prese,come molti prevedevano; morì a settant’anni in una rigida primavera, di polmonite doppia, vittima delle sue veglie notturne, sereno e rassegnato, persuaso di salire a tener compagnia ai profeti suoi predecessori e di meritare il premio del paradiso.
Lo stesso Fossati ricorda che Gaino diede i natali anche a personaggi che si resero notevoli anche nel campo degli studi, fra i quali ricorda il Prof. Don Giuseppe Avanzini (1753-1827) docente all’Università di Padova e matematico illustre, due altri omonimi Michele del secolo XVII e Filippo noto bibliotecario a Padova nel XVIII secolo, i Conti Delay ambasciatori, scrittori, amici di imperatori oltrechè industriali intraprendenti, i due Cristoforo Pilati protonotario (uno dei 7 grandi ufficiali del Regno di Sicilia e primo segretario del Re) e visitatore apostolico il primo,amico di S.Carlo Borromeo e naturalista-geologo il secondo, morto in Brescia nel 1805, Sansoni Bortolo latinista, oratore, scrittore e distinto pittore, il Prof. Pietro Zaniboni docente a Padova e romanziere, il Dr. Prof. Gio Battista Salvatori medico chirurgo (1853-1928), il Ten. Gen.le
Gazzurelli (1837-1914) noto per la sua campagna d’Africa e da ultimo il Prof. Ferruccio Zaniboni, figlio del precedente, insegnante di lettere al liceo classico di Brescia, poeta e fine scrittore.
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