In
precedenza sono stati descritti, molto sinteticamente, i più noti e
caratteristici luoghi che si trovano sul Monte Pizzocolo. Vediamo ora di
esaminarli e visitarli come escursionisti amanti delle bellezze della montagna,
per meglio apprezzarne le peculiarità.
Località VESEGNA – alt. Mt.630
Cosa
molto rara, anche in dialetto locale
questa località porta lo stesso nome.
Arrivati
quassù ci si ritrova in un ambiente prettamente di montagna. Alla nostra vista
appare un vasto prato, in parte piano ed in parte con una leggera pendenza, sul
quale sorge un bel castagneto ultra centenario le cui piante stanno lentamente
scomparendo a causa della loro vetustà e della malattia del cancro che le ha colpite.Le due piccole casette esistenti
da anni sono state recentemente sostituite da una casa moderna alla quale, poco
distante, se n’è affiancata un’altra.
Questo grande appezzamento di
terreno è stato anche munito da una fitta recinzione di rete metallica che
permette appena di osservare, dalla strada che la costeggia, questo bellissimo
prato – tenuto sempre ben falciato – in fondo al quale si scorge un tratto di
lago nella sua parte meridionale.
Da qui parte una stradina che
conduce nella sovrastante località chiamata “Buellino” (Büelì). Un altro ripido e
scomodo sentiero, che non è altro che un “canalone” chiamato Cargiàne e portava, fin verso la metà
del ‘900, in poco tempo, direttamente in località S.Urbano, proprio di fronte
all’omonima chiesetta. Ora il sentiero, se così si vuol chiamare, è quasi
scomparso, inghiottito dalla vegetazione.
Località SANT’ URBANO
- alt. Mt. 872
Circa
a metà strada per raggiungere la cima del Monte Pizzocolo, troviamo questa
caratteristica località dove fin dai tempi antichi esisteva un roccolo, ora in
disuso. Oltre una chiesetta sorgono, una accanto all’altra, due case di
montagna circondate da un vecchio castagneto.
Questa
chiesetta ha una lunga storia. Nel 1381, da un documento notarile, risulta già che esistesse.e pare che fosse eretta, per un
voto della popolazione, dove si trova ora il roccolo, dopo una delle tante
pestilenze verificatesi nei secoli scorsi. Nel 1498, essendo stata abusivamente
adibita al ricovero di animali, il comune ne ordinò la chiusura. Quando poi il
Cardinale Carlo Borromeo nel 1580 giunse in Riviera per controllare lo stato
degli edifici religiosi, salì per visitare anche questo tempio, ma, accertato
lo stato di degrado ne decretò la definitiva sconsacrazione. Dopo le necessarie
riparazioni, la chiesa fu nuovamente consacrata e divenne, da allora, anche la
meta delle rogazioni che si svolgevano all’inizio della primavera. Seguì un
nuovo periodo di decadenza in cui ritornò la vecchia usanza di utilizzarla come
ricovero o magazzino.
Nel
1928 quando il Cav. G. Battista Bianchi divenne proprietario di questa
località, demolì l’originaria chiesetta che si trovava all’interno del roccolo
e costruì quella attuale, dandole una decorosa sistemazione.
Fino
alla fine dell’800 il roccolo di S.Urbano era uno dei principali della Riviera
ed era gestito da Stefano Veludari, come sostiene Giuseppe Solitro nel suo
libro del 1897. Le numerosissime piante basse e sagomate poste intorno all’area
del roccolo confermano appunto che in tempi lontani vi si praticava la caccia
agli uccelli.
Per
chi intende salire a piedi fino alla cima del Monte Pizzocolo, questa è certamente
una sosta quasi obbligatoria per rinfrancarsi e riprendere con più forza il
cammino. Per chi giunge fin qui con
l’auto, è bene che la posteggi sia
perché per il transito occorre un particolare permesso, sia perché la strada
non è facilmente percorribile
Località PASSO SPINO – mt. 1152
La
località che congiunge il Monte Pizzocolo con il Monte Spino si chiama appunto
“Passo di Spino” (Pass del’èspì).
Qui fin quasi
alla metà del ‘900 la famiglia Visintini di Toscolano possedeva un roccolo e,
poco distante alcune case fra cui una malga. Questo roccolo sin dal 1929 funzionò da osservatorio
ornitologico a cura del Dr. Antonio Duse, celebre medico di Salò. Il ripristino
di questo osservatorio, che aveva cessato la sua attività a causa degli eventi bellici
dell’ultima guerra, è nuovamente risorto su iniziativa della Regione Lombardia,
in collaborazione con l’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi dell’Agricoltura e
Foreste della Regione Lombardia). Il compito di questo osservatorio è quello di
catturare, con apposite reti, i numerosi uccelli di passaggio da questa
importante rotta, senza però recar loro alcun danno. Ognuno di loro, appena
catturato, è attentamente esaminato per stabilire l’età, il peso, il sesso e le
sue condizioni e, prima di liberarlo nuovamente dopo pochi minuti, alla sua
zampetta è agganciato un anello metallico con l’indicazione di un numero in
modo che possa essere identificato nel
caso sia nuovamente catturato. In questo modo è possibile studiare
scientificamente le migrazioni e determinare le rotte seguite dagli uccelli.
Come
spiega il Dr. Enrico Boscaini, responsabile dell’Ufficio ERSAF di Gargnano,
l’attività di inanellamento insieme allo studio delle condizioni ecologiche dei
luoghi di nidificazione e svernamento, serve alla comprensione di questo
fenomeno migratorio. Molto sono i fattori in gioco: se, ad esempio, la cattura
di un esemplare già marchiato a Passo Spino, avviene in una stazione
ornitologica francese o spagnola, può essere anche il segnale di un cambiamento
climatico oppure un problema riguardante la distruzione di ambienti di
svernamento. Per comprendere l’attività e l’importanza di quest’osservatorio,
basti pensare che nel giro di quattro anni sono stati catturati e liberati
11459 uccelli appartenenti a 80 specie diverse.
Le
case, già appartenenti ai Visintini e da anni abbandonate, sono state
ristrutturate e quindi adibite a foresteria di quest’importante osservatorio.
RIFUGIO SPINO – Alt. Mt.1165
Ad alcune centinaia di
metri dal Passo Spino, in direzione
sud-ovest sorge il Rifugio Spino dedicato al Ten. Med. (medaglia d’argento)
Giorgio Pirlo.
Prima del 1915 era una casermetta
della Finanza ma il CAI di Salò che gestisce il Rifugio, nel corso degli ultimi
anni lo ha completamente ristrutturato e sopraelevato tanto che può disporre di
ben 45 posti letto. Fu inaugurato ufficialmente nel 1967 e da allora si è
sempre adeguato alle sopravvenute necessità. E’ dato in gestione dal CAI a
gerenti esperti ed è aperto tutto l’anno nei giorni prefestivi e festivi, tutti
i giorni dal 1° maggio al 30 settembre. Oltre che da Toscolano Maderno, il
Rifugio è accessibile anche da Gardone Riviera. Un sentiero parte da San
Michele (mt. 400) e in località Pirello s’inserisce in quello proveniente dai
Navazzini. C’è anche una strada sterrata
che parte dalla Val di Sör, ma
s’interrompe sul confine fra Gardone e Toscolano Maderno in località Pirello. Da qui ci s’inserisce nel sentiero
n.8 che proviene da S.Urbano ed al bivio di località Merle si scende verso il Passo Spino e poi al Rifugio Pirlo.
Si passa poi dalla “Prea del gal”, dalla “Castegna
dell’asèn”, da “Ceresì”. Poco
prima di Vesegna, a sinistra, si stacca la strada di “Pura” o “Pöre”. Da Vesegna parte un ripido
sentiero che porta in località “Buellino” o Buelì”
(mt.816) dal quale si può ammirare un bel panorama. Girando a sinistra si va
verso il Monte Lavino (mt. 901), mentre a destra verso S.Urbano dove si
congiunge con quella (n.6) proveniente da Sanico.
Località ARCHESANE e PRADALAI – . Mt. 816
Queste
due località si trovano nell’omonima valle, dietro il Monte Pizzocolo salendo
da Gaino o provenendo dal Passo Spino. Già di proprietà Maffizzoli, appartiene
come tanti altri appezzamenti di terra della zona, al Corpo Forestale dello
Stato. L’ERSAF che gestisce questi
terreni, già da alcuni anni ha provveduto alla completa ristrutturazione del
“Palazzo”, enfaticamente così chiamato anche prima di questi lavori. In realtà si tratta di una modesta casa di
montagna che fu costruita nel ‘600 dai Conti Delay di Toscolano,
appartenenti ad una delle più nobili e
facoltose famiglie locali, proprietarie non solo di alcune cartiere poste nella
valle, ma anche di ferriere nelle quali si producevano anche ancore e palle di cannone per la flotta
veneziana. Per queste loro benemerenze industriali nei riguardi della
Repubblica Veneta, furono nominati Conti. Questa famiglia, inizialmente portava
il cognome di Assandri, ma quando entrò nell’aristocrazia, assunse invece
quello di Delay. Inizialmente aveva la sua residenza nella frazione di
Pulciano, si trasferì poi a Toscolano, prima nel palazzo che fu poi dei Villa,
vicino al quale successivamente fu posto
l’oleificio Morani. Verso la metà del ‘600, iniziò la costruzione del grande e
bellissimo palazzo al porto di Toscolano (divenuto poi Maffizzoli-Oldi) il
quale fu decorato dalle preziose tele di Andrea Celesti che fu loro ospite per
diversi anni ed affrescato anche da Sante (o Santo) Cattaneo, noto pittore
salodiano dell’epoca. Nell’ultimo trasferimento di proprietà di questo palazzo,
le tele del Celesti furono acquistate dalla Fondazione della Banca Credito
Agrario Bresciano che le ha esposte nella sua sede a Brescia due.
Il “Palazzo” era la loro residenza di caccia dove,
durante la stagione autunnale, erano ospitate allegre brigate di parenti e
amici.
Durante
la giornata tutti si dedicavano esclusivamente alla caccia della selvaggina che
in quel tempo era molto abbondante, mentre la sera si riunivano attorno ai
tavoli nelle “sale”, si fa per dire, terrene del “Palazzo”, consumando
abbondanti cene, condite dai generosi vini di Cervano e Zuino. Ai commenti
sulle battute di caccia avvenute nella giornata, s’intercalavano suoni e canti
fino a notte inoltrata, così come riferisce lo storico locale Avv. Donato
Fossati.
Località CAMPIGLIO DI
SOPRA - Mt. 1025
In dialetto è
chiamata Campei de Sima. Lo storico
locale, Avv .Donato Fossati, nel suo volumetto “Distinte famiglie di Riviera” ci narra che anticamente i
proprietari erano degli Andreoli, mandriani di Armo di Valvestino che
all’inizio del XVI secolo si spostarono
sul monte Gargnano e precisamente a Navazzo. Qui iniziarono la loro
attività di allevamento del bestiame
smerciando i prodotti del caseificio ed i
loro risparmi li impiegarono nell’acquisto di numerosi pascoli e boschi: i Ronchi, Cessamale, le Folgherie, gli
Albaredi, Montepiano, Maernì, le Lucere, la Selva oscura, le costiere e le pendici
settentrionali del Fòrzolo e, infine, Campiglio
sopra, così chiamato dai campi seminati, in quell’epoca, di orzo, segala e
patate. Qui fissarono la sede della malga e costruirono alcune case. Da una
lettera datata 15 maggio 1602 risulta che l’Arciprete di Toscolano Lodovico
Avancinus chiedeva al Vicario Episcopale di Brescia la licenza di erigere una
cappella in quanto in quel luogo già vi erano trentasei anime e la chiesa più
vicina (riteniamo Gaino) era distante cinque miglia da Campiglio. Ottenuta
l’autorizzazione gli Andreoli costruirono la cappella dedicata a S.Maria della
Neve, successivamente abbellita con un legato della pia signora Stefana
Zambelli di Gaino la quale, ogni mese, saliva lassù sfidando qualsiasi tempo,
per prostrarsi in fervide preghiere ed invocare la protezione della Madonna.
Divenuta
numerosa e benestante la famiglia Andreoli scese a Toscolano e costruì la casa
ora denominata “Fossati” ed acquistando altri poderi. Passò poi all’industria
cartaria con l’acquisizione della Cartiera di Maina di sopra, che era prima di
proprietà dei Calcinardi. Furono industriali abili ed intraprendenti al punto
da commercializzare la carta fino a Costantinopoli. Tutti i particolari di
questa famiglia ce li hanno descritti lo stesso Donato Fossati che discende
appunto da questa famiglia per il ramo femminile. Il suo nome deriva, infatti,
da Donato Andreoli, fondatore della casa industriale.
Gli Andreoli
furono sepolti nell’interno della chiesetta di S.Maria di Benaco a Toscolano,
com’era abitudine in quel tempo per gli appartenenti a famiglie di alto rango.
Ritorniamo ora a
Campei
de Sima, bellissima località montana circondata da numerosi faggi di enormi
dimensioni, acquistata alcuni decenni fa, unitamente ad altri appezzamenti di
montagna, dall’Azienda Regionale delle Foreste, ora ERSAF che alla fine degli
anni novanta ha dato inizio al recupero dei tre fabbricati esistenti tramite
anche l’opera volontaria degli alpini della “Montesuello”. Nel fabbricato
centrale, che era la malga, la stalla, il fienile e l’abitazione dei mandriani, sono state
ricavate due ampie sale da pranzo ed alcune salette, la cucina ed una zona
notte. Questo è stato dedicato al Battaglione alpino Valchiese, al quale –
combinazione – apparteneva mio padre,
alpino durante la prima guerra. Al Battaglione Alpino “Vestone” è stato
dedicato l’altro fabbricato ristrutturato nel quale sono state allestite
camerate tipo militare con 50 posti letto, mentre l’antica “casera”, dove
veniva lavorato il latte, è stata ora attrezzata come bivacco, aperto tutto
l’anno. L’ex casa padronale
che apparteneva ai Fossati è divenuta locale di servizio per l’ERSAF. Di nuova
costruzione un piccolo rifugio. Pure la cappella, che si trovava in cattive
condizioni, è stata completamente sistemata a cura sempre degli stessi alpini,
riacquistando così la su fisionomia originale. Al posto dei due dipinti originari scomparsi, l’artista Angiolino Zane
di Salò, ha creato un bassorilievo che rappresenta l’immagine
della Madonna, con ai piedi
S.Gaetano che richiama il contenuto dei
dipinti originali. La
Regione Lombardia ha finanziato la fornitura del materiale
edilizio per circa 400 milioni di lire.
Tutto il complesso è stato inaugurato domenica
1° ottobre 2000 alla presenza di autorità civili, militari e religiose e
numerosi amanti della montagna. In rappresentanza degli alpini, che sono stati
i protagonisti principali di questa opera di ristrutturazione, era presente il
Presidente Nazionale del Corpo, Giuseppe
Parazzini.
Ora il rifugio
è aperto al pubblico dal 1° aprile al 30 settembre con criteri d’ospitalità e
disponibilità secondo le regole degli alpini ai quali, per venticinque anni, è stato
dato in gestione.
CIMA DEL MONTE PIZZOCOLO CON BIVACCO E CHIESETTA
Sulla cima del Monte Pizzocolo (mt. 1581) si apre un
grande spazio. Oltre al meraviglioso panorama (tempo permettendo) che si
presenta alla nostra vista, ci viene in aiuto e conforto alla nostra fatica,
particolarmente nelle giornate di pioggia o di vento, un piccolo, ma
altrettanto utile e provvidenziale bivacco dei “due aceri”. Il suo nome
deriva dalla presenza di due aceri che
si trovano di fronte. Fu costruito su
una vecchia postazione di guerra dal
gruppo di volontari “Amici del Monte Pizzocolo”; si tratta di un piccolo
locale che offre la possibilità di ripararsi e, se si è fortunati, di trovare un po’ di legna
lasciata da altri escursionisti necessaria per accendere un fuocherello. E’
possibile anche bivaccare grazie ad un soppalco di legno.
A
breve distanza e poco più in alto del bivacco, si trova una bella chiesetta
dedicata ai Caduti di guerra e della montagna, anch’essa costruita con grandi
sacrifici umani ed economici. Infatti, tutto il materiale (sabbia, cemento,
pietre ed acqua) è stato trasportato a spalla dai volontari.
Ogni anno, alla terza domenica di
giugno, è organizzato un incontro in vetta e per l’occasione viene celebrata la S. Messa dal Parroco di
Maderno.
Poco più in alto della
chiesetta c’è, infissa nella roccia, una croce, al lato della quale è
stato installato un punto di osservazione composto da un’asta metallica
verticale infissa anch’essa nella roccia, sulla quale sono stati applicati dei
pezzi di tubo, usati come fossero cannocchiali, ognuno orientato in direzione
delle più importanti vette che è
possibile ammirare da quel punto. Osservando attraverso questi tubi, si possono
ammirare sia le vette delle montagne molto lontane, come quelle della Cima di
Brenta (alt. Mt.3150), l’Adamello (alt. Mt.3354), il
Manos (alt. Mt.1517), la
Presanella (alt. Mt.3326), la Punta Telegrafo
del Monte Baldo (alt.mt. 2200), il Carè Alto dell’Adamello (alt. Mt.3462) ed il
Monte Corno del Gruppo Brenta (alt. Mt.1954), che quelle più vicine come il
Lavino (alt.mt.907), lo Zingla (alt. Mt.1497) ed il Caplone sopra la Valvestino
(alt.mt.1976) dal quale nasce la sorgente del Torrente Toscolano. Accanto a
questo è stata posta la rosa dei venti:
Già
dagli anni ‘60 del ‘900, un altro gruppo di volonterosi ed appassionati della
montagna, aveva installato un anemometro
o meglio un faro eolico solare diurno, non
per misurare la velocità del vento, ma per richiamare l’attenzione degli
amanti della montagna. Alcune pale,
mosse dal vento, fanno girare quattro specchi sottostanti ove si
riflettono i raggi solari in tutte le direzioni, anche a lunga distanza. Nel
corso degli anni questo attrezzo è stato più volte danneggiato dai fulmini
che spesso si scaricano sulla cima, per
cui nel 2005 è stato ricostruito, modificato,
e messo quindi in condizioni di funzionare a cura dei volontari del
“Gruppo Amici Monte Pizzocolo” su progetto e realizzazione di Mario Tonincelli,
già creatore dell’osservatorio astronomico di Cima Rest.
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