I nostri padri o nonni chiamavano semplicemente
“Villa Bianchi”, lo stabile adibito attualmente ad albergo in Piazza di Maderno
in quanto il Cav. Bianchi G. Battista ne era il proprietario, così come lo
era del “Serraglio” e relativa
palazzina, per oltre mezzo secolo.
Ma
quest’edificio, già appartenente nel 18° secolo circa alla facoltosa famiglia
dei Conti Bettoni di Bogliaco, insieme a numerose altre proprietà sparse per
tutta la Riviera fino a Limone, non fu solo una casa di abitazione privata, ma
fu adibita a vari usi industriali. Si
presume che la famiglia Bettoni, nota per essere dedita alla esclusiva attività
della coltivazione dei limoni, l’abbia anche usato per scopi inerenti questa attività.
Da
un documento datato 1849 dell’archivio del comune di Maderno risulta che in
quell’anno in questo stabile vi era installata, probabilmente esistente già da
diverso tempo, una piccola cartiera appartenente a Franco Veronese,
appartenente ad una nota famiglia di Maderno risultante proprietaria, già dal
1811, di un’altra cartiera nella valle in località Maina di sotto, dove è sorto
recentemente il Museo della carta. In questa piccola cartiera esistente in Via
dell’Arco, ora Via Aquilani, venivano in quell’epoca impiegati ventinove operai
e la produzione si riferiva a carta fine di gran qualità. Dallo stesso
documento risulta che in questo stabile funzionasse anche un filatoio di
“galete”(bozzoli dei bachi da seta) con 16 fornelli e 37 dipendenti, di
Erculiano Veronese il quale gestiva, probabilmente nello stesso edificio, anche
un torchio da olive.
Appartenente
alla famiglia Veronese e non Veronesi, come indicato erroneamente in diversi
volumi, è noto un Giovanni Francesco per aver pubblicato nel 1774 un
interessante volume di matematica.
Le
suddette attività commerciali svolte in quest’edificio cessarono
definitivamente nell’ultimo decennio dell’Ottocento, quando nel 1894 passò di
proprietà ad un certo Generale Lamberti di Castelletto del Piemonte (sposato
con una Bettoni), il quale lo trasformò in abitazione privata. Per questo scopo
il Lamberti provvide a lavori di ristrutturazione della facciata verso il lago,
alla costruzione della torretta principale e a qualche aggiunta stile “liberty.
In quel tempo non esisteva ancora la strada statale, che fu costruita qualche
anno dopo, e quindi il giardino della villa confinava con il lago.
Nel
1897 il Solitro, nel suo volume “Il Garda”, cita a Maderno la Villa Bianchi per cui si presume
che il Cav.G.B.Bianchi, il nuovo inquilino di questo edificio, l’abbia
acquistata nell’ultimo decennio dell’800 unitamente al sovrastante “Serraglio”,
alla vecchia palazzina ed all’albergo, stile altoatesino, da poco costruito
dall’austriaco Rodolf Lignet . Tra il 1906 ed il 1911 il Bianchi fece demolire
l’albergo che era ubicato dove attualmente si trova il complesso residenziale.
Il Bianchi, figlio di Rocco, proprietario di una cartiera nella valle, fu anche
Sindaco del Comune di Maderno per diversi anni. Quando nel 1921 Gabriele
D’Annunzio venne sul Garda per scegliersi una residenza, reduce dall’impresa di
Fiume, il Bianchi gli offerse la villa del Serraglio, ma il poeta vi rinunciò
preferendo la villa Cargnacco di Gardone, divenuta successivamente il
Vittoriale degli Italiani. Faceva parte della villa Bianchi anche il fabbricato
prospiciente l’ingresso da Via Aquilani, successivamente ceduto, modificato, e
trasformato nell’albergo Diana, nel quale viveva la famiglia Battaini che
custodiva la villa, nonché la darsena costruita negli anni venti dal Bianchi
per custodire il suo motoscafo (unico natante con motore esistente allora nel
golfo) che, prima, teneva ormeggiato di fronte alla sua villa. La darsena fu
trasformata, negli anni cinquanta, in un ristorante ora denominato “Muretto”.
Ritornando
alla villa Bianchi, questa fu ristrutturata dal sig. Bianchi e, nell’anno 1925,
fece anche completare la facciata a lago ed ai lati con significative
decorazioni a “graffito” (particolare tecnica d’incisione eseguita con una
punta su una superficie dura, mettendo allo scoperto un sottostante strato di
colore diverso) lavoro che fu eseguito da mio padre Giovanni.
Intorno agli anni quaranta
il palazzo fu ceduto dal Bianchi ad una società immobiliare con a capo G.
Battista Benoni, il quale fece eseguire numerosi lavori interni d’abbellimento.
Fu verso la fine del 1940 che, per una disposizione governativa, conseguente
alle necessità della guerra allora in corso, fu tolta l’artistica cancellata di
ferro che cingeva il parco a lago lasciando solo l’attuale muretto. Nel 1942 il
Benoni chiamò il noto pittore salodiano Angelo Landi (1879-1944) a decorare con
preziosi affreschi, tuttora esistenti, le pareti dello scalone che porta al
primo piano nonché il soffitto della veranda, ora rovinato dalle infiltrazioni
d’acqua, e di una saletta accanto. Gli affreschi dello scalone riproducono la
“Leggenda di Engardina”, la mitica regina dei nani che, rapita dal dio delle
acque, Nettuno, celato sotto le spoglie di un camoscio, con lui s’immerge nelle
acque del Benaco donandovi il colore e lo splendore dei suoi lunghi capelli
azzurri. Pochi mesi dopo che questi dipinti furono ultimati, e precisamente
nell’ottobre 1943, quando Mussolini liberato dalla prigionia al Gran Sasso
costituì la Repubblica Sociale Italiana, viene scelta la Riviera del Garda
quale sede di questo nuovo governo ed a Maderno (anche se la Repubblica è ora
comunemente chiamata di Salò) fissano la loro sede i principali uffici
Ministeriali. Il Ministero dell’Interno, uno dei più importanti di ogni
governo, s’installa nell’edificio scolastico mentre la Sede del Partito
Fascista Repubblicano ed il Comando delle Brigate Nere è sistemata nella villa
Benoni (ora albergo Golfo). La direzione di quest’importante ufficio politico è
assunta da Alessandro Pavolini, ex Federale di Firenze, il quale fissa la sua
abitazione presso la Villa Cavallero posta sul Lungolago di Maderno, mentre il
suo Ufficio era presso la sede del
Partito Fascista. Intorno a questo palazzo fu posto un servizio di sorveglianza
continua composto da Agenti di Polizia alternati da gruppi di giovani fascisti appartenenti
al gruppo chiamato “Bir el Gobi”, armati di mitra.
Verso la fine dell’aprile
1945, quando l’Italia settentrionale è raggiunta dalle forze alleate, gli
uffici sono frettolosamente abbandonati ed inizia una fuga generale. Ricordo
che, prima di partire, sul terrazzo superiore della villa Benoni, i fascisti
appiccarono fuoco a numerosi documenti. Pavolini, anch’esso fuggito con le alte
autorità della Repubblica Sociale, fu poi catturato e ucciso dai partigiani a
Dongo il 28 aprile e la sua salma, successivamente, fu esposta in Piazzale
Loreto accanto a quella di Mussolini ed altri gerarchi.
Dopo alcuni anni dal termine
della guerra il Benoni cedette il palazzo alla famiglia Piva, già proprietaria
dell’Albergo Maderno, la quale, dopo opportune modifiche, lo trasformò in
Albergo. In un primo tempo fu chiamato Albergo Palace, mentre dal 1965 prese
definitivamente il nome di Albergo Golfo.
Uno degli affreschi del pittore Landi
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