giovedì 14 gennaio 2016

CAMPIGLIO DI FONDO E LA POESIA DI DEABATE




L'amico Giovanni Saletti, esperto in informatica (fu colui che ha saputo rintracciare sul Web il quadro che Churchill fece nel golfo di Maderno nel 1949) anch'esso curioso- come tanti altri - di sapere a chi appartiene quel brano di poesia posto sulla casetta di Campiglio di fondo in quel di Toscolano, è riuscito ad ottenere il risultato sperato, non solo, ma anche l'intera poesia nella quale è contenuto il brano.
Lo stesso mi ha scritto:

Campiglio (Campèi) di Fondo e la poesia di Giuseppe Deabate
Nella valle di Campiglio, a 793 metri di altitudine, circondato dall’aspra mole del Pizzocolo, dello Spino e dello Zingla e dai verdi Pracalvis ed Alberelli, sorge il casale della malga di Campiglio (Campèi) di Fondo. Di proprietà demaniale e in gestione ad ERSAF, è stato recentemente ristrutturato e utilizzato come alpeggio dalla Scuderia Castello di Gaino.
Come il borgo di Campiglio di Cima e il più piccolo Campiglio di Mezzo, il casale di Campèi di Fondo ha le sue origini nel 1600, ed era tra i possedimenti della famiglia Andreoli da Armo, mandriani che in seguito fecero fortuna con l’industria cartaria a Toscolano.
Negli anni ottanta ho frequentato più volte la malga; mi ha sempre incuriosito la lapide murata sul lato dell’edificio che si affaccia sulla valle. Riporta i seguenti versi:
“E nella pace dell’immensa sera / l’anima solitaria si riposa / e in se stessa raccolta crede e spera / G. Deabate”.
Giuseppe De Abate nacque a San Germano Vercellese il 31.01.1857. Poeta e giornalista, lavorò come cronista alla Gazzetta del Popolo. Nel 1898 pubblicò il volume di poesie "Il Canzoniere del villaggio", ispirata dai ricordi di gioventù passati nel suo borgo natìo. Da quest’opera sono tratti i versi riportati sull’iscrizione della malga di Campèi. Il volume fu ben accolto all’epoca e diede al Deabate una certa fama che gli consentì di pubblicare sulle maggiori riviste italiane del tempo, non solo versi poetici ma anche opere di prosa. Morì a Torino il 15 marzo 1928.
Stando a quanto riferitomi dal signor Francesco Garbi di San Germano Vercellese, che ringrazio per la disponibilità, Giuseppe Deabate trascorse la sua vita in Piemonte da cui non risulta essere uscito neanche per brevi periodi. I luoghi che più frequentava e da cui traeva ispirazione per le sue innumerevoli poesie erano i monti del Biellese e la campagna vercellese. Non sembra esistere alcuna connessione tra il Deabate e la nostra zona. Sappiamo solo della sua amicizia con lo scultore Leonardo Bistolfi (1859-1933), che a Maderno realizzò il monumento a Giuseppe Zanardelli, conosciuto ai più come “la Bella Italia”.
Riporto qui di seguito il testo integrale della poesia “Tramonto invernale”:

TRAMONTO INVERNALE

Fumano su dall’acque addormentate
Vermiglie nebbie e gli ultimi orizzonti;
Dal novissimo sole illuminate
Scintillan le finestre e gli ardui monti;

Guizza pei campi, pei sentier, pei fonti
La nostalgia della morte estate,
Come ruga sottil su per le fronti
Da meste ricordanze addolorate.

Qualche passero sol fugge e si lagna
Cacciato dalla fame e dalla brezza….
E lungi per la squallida campagna.

Dove muore la voce e muore il verde…
Una lunga canzon di giovinezza
Melanconicamente si disperde.


Dalle siepi, dal suol, lungo il viale;
Pei nudi rami supplicanti il sole.
Un brivido di freddo umile sale….
Un desiderio di fiorite aiuole.

Dormono intanto nelle ardenti sale
Gli amor nati col marzo e le viole,
Dormono attorno attorno l’invernale
Sonno le piante ischeletrite e sole.

Cala la sera, e un senso di tristezza
Pesa sul mondo; tutto tace e posa
In una mesta e placida dolcezza….

E nella pace dell’immensa sera
L’anima solitaria si riposa
E in se stessa raccolta crede e spera



                                                            veduta di Campei di fondo

                                                                    La foto del poeta

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