Il Dott. Ghiselli di Gargnano fu
uno dei tanti proprietari del palazzo Gonzaga di Maderno susseguitesi dopo
l’estinzione della famiglia Gonzaga. Nel 1819, questi, forse perché infermo di
mente, si mise alla ricerca di tesori che, si diceva, allora, fossero nascosti
in qualche punto segreto del palazzo. Per
ritrovarli fece demolire i due terzi del palazzo, sul lato della chiesa
romanica e, di conseguenza, distrusse numerosi capolavori pittorici, senza
troppi ostacoli da parte della pubblica amministrazione. I relativi materiali
di risulta, alcuni assai pregiati per qualità e lavorazione, presero differenti
strade; una parte fu venduta, un’altra venne recuperata per costruire un
giardino di limoni, gli stipiti andarono a sostegno degli ingressi interni
della costruenda chiesa parrocchiale di Maderno e gli elementi più minuti
furono incettati dagli antiquari del tempo oppure finirono in alcune case
private a Maderno. Agli eredi del Ghiselli rimasero così tanti debiti per cui
furono costretti a vendere il moncone rimasto del palazzo ai Zanetti i quali
poi lo rivendettero al sig. Pietro Erculiani di Maderno che, nel 1894, lo
rivendette all’inglese sig.ra Mary Colley Morice che, con animo appassionato,
cercò di dare vita a quegli storici resti rimasti. Successivamente la proprietà
passò al sig.Pietro Emmer di Maderno e questi, nel 1933, alla famiglia Gaoso.
Tutte
queste notizie sono state ricavate da un saggio dello storico locale Notaio
Claudio Fossati datato 1894 rinvenuto
nell’archivio del marchese Giuliano Capilupi di Mantova unitamente alla lettera
con la quale il Fossati indirizzò il testo alla sig.ra Mary Colley Morice la
quale aveva richiesto notizie sulle origini storiche del palazzo dopo
l’acquisto.. Documento che non risulta essere stato a conoscenza nemmeno dal
figlio Donato che pure ha scritto anch’esso numerose notizie sui Gonzaga.
Ora,
ad integrare tali notizie sul palazzo Gonzaga di Maderno ci ha pensato il
Prof.. Paolo Bertelli dell’Università degli Studi di Verona Dipartimento Tempo
Spazio, immagine, Società /TeSIS) che ho avuto l’onore e la fortuna di
conoscere in quanto anche lui si interessa della storia dei Gonzaga. Risulta,
infatti, che l’Università alla quale
appartiene nel 2014
ha organizzato un convegno dedicato a Marco Boschini (Venezia 1602-1678)
scrittore, pittore, incisore, miniatore, già appartenente alla bottega di Palma
il Giovane a Venezia e frequentatore del palazzo Gonzaga di Maderno dai cui
proprietari ricevette l’ordine di incidere il disegno del palazzo madernese su
una lastra di rame, ora non più rintracciabile. Da questo convegno uscì un voluminoso libro “Marco Boschini. L’epopea
della pittura veneziana nell’Eureopa barocca” a cura di Enrico Maria Dal
Pozzolo con la collaborazione dello stesso Prof.Bertelli – Zel edizioni (pagine
463)...Fu negli anni in cui il Boschini frequentò il Palazzo Gonzaga di Maderno
che il Duca Carlo II fece costruire un androne sotterraneo, detto poi
“Serraglio degli uomini” che collegava il palazzo nuovo con la “Palazzina”
chiamata poi “Serraglio delle Donne”.
E’
nel contenuto di questo libro che si viene a conoscenza che il Prof.Paolo
Bertelli , dopo molte ricerche, è riuscito a rintracciare, presso la Biblioteca
dell’Accademia dei Concordi di Rovigo forse l’unica copia esistente del
prezioso volumetto di ventidue pagine che il Boschini scrisse nel 1661 in veneziano, riferentesi alle proprietà dei
Gonzaga a Maderno con tutti i particolari, così intitolato “La regia terena de
i dei ovvero Le delicie de Maderno –patrocinio del Serenissimo De Mantova umile
tributo di Marco Boschini a quella Altezza.
Da
questo volumetto il Prof.Bertelli ha messo in evidenza molte cose
interessanti,. su alcune sconosciute, altre già segnalate dallo storico
Fossati, come la distruzione di due terzi del fabbricato da parte del
Dott.Ghiselli che l’aveva acquistato dopo l’estinzione dei Gonzaga per la
ricerca di un ipotetico tesoro.
Quanto
sopravvive ai nostri giorni, scrive il Prof.Bertelli, del complesso gonzaghesco
di Maderno, benché splendido, non è che un ombra del monumentale succedersi di
palazzi, palazzine, giardini, fontane e voliere che nel Seicento si
configuravano come la maggiore residenza signorile dell’intero Garda.
Fortunatamente
l’attuale erede del vecchio palazzo, sig. Alessandro Gaoso, considerata
l’importanza artistica ancora esistente nella parte di palazzo rimasta,
sta provvedendo al restauro di alcuni
preziosi affreschi. Ricordo che al secondo piano vi è una sala che raffigura il
Ratto di Ganimede, la cui foto viene. riprodotta in calce alla presente. Nel
libro viene ricordato che l’edificio era di quattro piani fuori terra (più le
cantine) con un’altana centrale posta al di sopra del “sitto della sala” e
sormontata da un’aquila ducale in marmo.
All’ingresso
principale (allora quello verso il lago) con un portale e conci marmorei, si
accedeva tramite una duplice scala a tenaglia, di fronte (verso l’attuale
strada statale) vi era il giardino all’italiana con balaustre marmoree sulle quali erano disposte
statue e vasi.
Tra
i piani correvano quattro scale: una grande, due “private” ed una “lumaga”
quest’ultima ancora esistente. Il palazzo era un ricettacolo di infinite
stanze, logge e sale, di tal bellezza. Una descrizione più puntuale ci perviene
dalle quartine di pag.10, quando il Boschini rammenta l’esistenza delle statue
delle varie divinità fatte da celebri scultori. Nella fontana principale, nel
mezzo del giardino, vi era una statua pregiata di Venere che zampillava acqua
da ogni parte, realizzata dal noto scultore del tempo Francesco Agnesini, al
quale i Gonzaga spesso si rivolgevano.
Anche
il “Serraglio” viene citato perché l’immobile che fu sempre chiamato
“Palazzina”, in quel tempo, invece, era chiamato “Casino sopra il monte”... Era
composto di due piani fuori terra più le cantine, con a fianco una grotta e
diverse fontane alimentate da condotti sotterranei provenienti da Sernico
(l’attuale frazione di Sanico). Accanto vi era una peschiera quadrata coperta
di pietra viva ed una loggia su quarantaquattro colonne.
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