Verso
la metà del XV secolo venne inventata da Gutemberg la stampa con caratteri
mobili che, dopo alcuni anni, si diffuse anche in Italia.
E
fu proprio la convenienza economica di avvicinare le nuove tipografie ai luoghi
di produzione della carta (materia prima per questa attività) che facilitò la
loro installazione a Toscolano.
Fu
il Sindaco di Toscolano e consigliere
della Magnifica Patria, Scalabrino
Agnelli, abitante nella frazione Messaga di Toscolano, proprietario di
alcune cartiere, che chiamò presso di sé,intorno al 1478, un celebre stampatore, GABRIELE
di PIETRO da TREVISO, già noto per le sue bellissime edizioni stampate a
Venezia, Brescia ed Udine dal 1472 al 1478.
In
considerazione appunto della sua abilità tipografica, i frati domenicani della
"Religione" di Toscolano lo convinsero poi a trasferirsi nel loro
Convento con i suoi torchi. Fino al 1480 riuscì a pubblicare una mezza dozzina
di libri, in bei caratteri romani. Ad un certo momento venne arrestato ed
imprigionato per un mancato pagamento di un vecchio debito, probabilmente
contratto quando era ancora a Venezia. La sua pena venne poi ridotta a 4 mesi,
grazie all' autorevole intervento del suo sostenitore Scalabrino Agnelli.
Avvilito e dispiaciuto lasciò Toscolano per
Brescia dove sopravvisse per poco tempo.
Per
oltre 30 anni nessun libro fu più stampato a Toscolano.
Soltanto
nel 1519 giunse a Toscolano lo stampatore PAGANINO
PAGANINI, di origine bresciana (Cigole) che aveva svolto la sua attività a
Venezia fino al 1485 e, successivamente, presso i frati dell'isola del Garda,
accompagnato dal figlio ALESSANDRO
che già svolgeva simile attività con la stessa competenza del padre.
Secondo
Donato Fossati , abitò e svolse il suo lavoro in Toscolano, prima in contrada
del Porto e poi, dopo le sue seconde nozze con Cristina figlia di Francesco
Fontana di Cecina, si trasferì in questa frazione che è poco distante da quella
di Messaga dove aveva operato Gabriele di Pietro parecchi anni prima.
Dal
1519 AL 1538 i PAGANINI pubblicarono a Toscolano ben 43 opere, tutte
dettagliatamente elencate da Donato Fossati (Benacum - Storia di Toscolano -
1941) il quale affermò di conservare gelosamente nella sua Biblioteca queste
opere giuntegli attraverso i suoi avi, oltre a due stampate a Venezia e
un'altra di Gabriele di Pietro.
Pare
che i Paganini possedessero una cartiera a Maina in Valle delle Cartiere
Le
opere dei Paganini erano volumi a formato ridotto:tascabile, come si direbbe
oggi. Furono stampate con cura e
adornate di interessanti xilografie, di iniziali incise, di cornici come il
"BURATO" che nelle sue tavole riproduce modelli di ricami e di stoffe
(burati).
Anche
Ugo Baroncelli, grande esperto in questo campo, nel suo volume del 1964 elenca
e commenta tecnicamente queste edizioni stampate a Toscolano e afferma, tra
l'altro, che la
Biblioteca Queriniana di Brescia possiede questo prezioso
volume,(il Burato) donatogli a suo tempo da Luigi Lechi.
Lo
stesso autore affermò che Paganino Paganini avrebbe stampato per primo, in
caratteri arabi, una edizione del CORANO
che gli costò anni di lavoro e notevoli sacrifici economici, ma nessun
esemplare di questa opera si sarebbe salvato perché sembra che tutte le copie
siano state distrutte per ordine dell'autorità pontificia di quel tempo.
Ricordò anche che il figlio Alessandro custodiva in Toscolano i caratteri usati
per la stampa di questo volume.
Senonchè nel Gennaio 1992 è stato presentato all'Ateneo di Brescia il volume
"ALESSANDRO PAGANINO
1509-1538" dell'editrice padovana Antenore (stampato già nel 1990)
dalla stessa autrice ANGELA NUOVO la
quale ha annunciato il ritrovamento, dopo 450 anni di ricerche, di una copia
del CORANO stampata in arabo a
Venezia, e non a Toscolano, da ALESSANDRO PAGANINI tra il 1537 e il 1538. Il
ritrovamento, avvenuto casualmente nella
Biblioteca dei Frati Minori di S.Michele di VENEZIA durante altre ricerche, ha
smentito coloro che ritenevano che l'opera non fosse mai neppure stata stampata.
L'autrice ha dichiarato che è uno dei libri più belli ed un capolavoro
tipografico tutto in arabo, senza una sola riga o data in altri caratteri e nel
suo volume ne riproduce alcune pagine fra le quali quella contenente il visto
del Vicario del Sant’Ufficio di Cremona.
Con
questa notizia viene ristabilita la verità sulla presunta eliminazione di
questo libro da parte dell'Autorità Ecclesiastica,tesi che era stata sostenuta
anche dal Cardinale Querini. Anzi,come si è detto, sul volume ritrovato, si
trova addirittura una nota di Arcangelo Mancasula, vicario del Sant'Uffizio di
Cremona.
La
sparizione della edizione del Corano di Paganini, secondo gli studi
dell'autrice, fu invece dovuta al fatto che i volumi furono inviati tutti sul
mercato arabo e turco, ambienti nei quali lo si ritenne sacrilego perché la
loro religione proibiva all'infedele e all'impuro di toccare il testo
considerato sacro e di conseguenza anche il fatto di stamparlo. Si presume
quindi che la distruzione delle copie
del Corano avvenne sul posto per i suddetti motivi. Nelle biblioteche orientali
non si ebbe infatti mai traccia di alcuna copia.
Fu
per Alessandro un fallimento anche economico che pesò notevolmente sulla sua
attività, tanto più che non riuscì, come sperava, nemmeno a trovare
l'acquirente dei costosi caratteri arabi.
Dalla
lettura del citato volume si viene a sapere che i Paganini, già dal 1505,
avevano a Toscolano una fabbrica di carta che serviva alle loro necessità di
lavoro a Venezia.
Il
loro trasferimento a Toscolano fu quindi dovuto a ragioni economiche e
commerciali. La carta prodotta a Toscolano era trasferita a Venezia
imbarcandola su appositi natanti che, attraversando il lago, raggiungevano la
sponda veneta e di lì con altri mezzi raggiungeva Verona per essere nuovamente
imbarcata tramite l'Adige ed il Po per raggiungere la capitale della
Serenissima, senza dover uscire dal suo territorio.
Inoltre,
contrariamente a quanto sostenuto da Donato Fossati, Angela Nuovo ha accertato
che Cristina Fontana non era la seconda moglie di Paganino e nemmeno era figlia
di un Fontana Francesco di Cecina, bensì
era la sua prima moglie nonchè la figlia di Francesco della Fontana, di origine
tedesca, che in effetti si chiamava Franz Renner, pure lui stampatore a Venezia.
Paganino Paganini morì verso la fine
del 1538, dopo che il figlio Alessandro, contro la sua volontà, ebbe stampato
il Corano e nel suo testamento dispose che il suo corpo venisse sepolto nella Chiesa di S.Maria del Benaco
di Toscolano alla quale lasciava tre ducati per opere di riparazione e
dieci ducati alla Società del Sacratissimo Corpo di Cristo della stessa Chiesa,
così come risulta dal testamento rintracciato dalla Nuovo.
E'
da ricordare, infine, che alcune edizioni dei Paganini furono dedicate a
Isabella Gonzaga, a Francesco Corner Procuratore di San Marco ed al Cardinale
Giulio de' Medici.
Nel
2008 al Museo della Carta,in Valle delle Cartiere, vi fu un’interessante
esposizione di 54 volumi dei Paganini (vedasi mio blog alla voce: Esposizione
volumi dei Paganini), gentilmente concessi in comodato dalla Biblioteca
Queriniana di Brescia e dalla Fondazione Ugo da Como di Lonato.
(così interpretato dal Lechi)
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