Ovviamente
non esistono fotografie che ci riproducono i nostri centri in quei tempi
lontani. Ma una minuziosa, attenta e analitica descrizione ci viene fornita dagli scrittori rivieraschi Silvan Cattaneo e
Bongiani Gratarolo nel libro “Salò e la sua riviera” pubblicato nel 1745 nel
quale vengono descritte le dodici giornate di visita nei centri gardesani
nel 1533.
In
compagnia del Conte Fortunato Martinengo di Brescia, e altri amici, fu
organizzata una gita in barca per
visitare tutti i centri del Garda, partendo da Salò verso Riva e spostandosi
poi sulla costa orientale per ritornare poi al punto di partenza, dopo dodici
giorni. La descrizione dei luoghi visitati giorno per giorno ci fa rivivere la
bellezza della natura che il Garda godeva in quei tempi.
Ciò
che ci interessa in questa descrizione è la visita al centro di Maderno. che viene deliziosamente
descritto nella seconda giornata del loro viaggio intorno al lago, Parlando di Maderno viene scritto: “… giungemmo al lido di Maderno, ove
smontammo in terra tutti di bella brigata, e pervenuti sulla piazza ivi vicina,
ci ponemmo alquanto a passeggiare con il Conte nostro. riguardando il bello,
vago, e meraviglioso sito di Maderno, il quale giace in cotesta forma situato,
e posto. Maderno è Castello nobile, del quale una parte è posta sul lido del
Benaco in una piaggia che dalle radici del Monte si estende fin alle
chiarissime sue acque, ed un'altra parte và verso il colle salendo, dov’è la
maggior parte delle abitazioni molto belle, ed ornate con giardini amenissimi
di cedri, aranzi, e limoni, da fontane quasi tutti irrigati, abitato da uomini
gentili, e nobili, li quali ancor tengono dell’antica e generosa civiltà di
Benaco Cittade, della quale Maderno era un de più belli, ed ornati Borghi,
riguardante verso mezzo dì, e parte a occidente, ma nel più vago, e dilettevole
angolo di tutto il lago, e di un’aria divinissimo, e si sente un miglio lontano
l’odore meraviglioso di què fiori e frutti, ch’esce da què deliziosi giardini
per il che stupidi, e quasi fuor di noi, stavamo vedendo un sì raro, e degno
sito.”
La visita alla chiesa romanica è
così descritta: “entriamo in una Chiesa
antica contiguo alla piazza, quale è la loro Parrocchia sotto il titolo di
S.Hercolano, già tempio antico d’ Apolline, dove entrati e dette alcune nostre
brevi orazioni in ringraziare l’Altissimo Iddio nostro di tanti, e si gran
benefizi verso noi, ci poniamo dappoi a riguardare il tempio, avendo già
mandato innanzi Mercurio alla stanza a procacciare che ‘l desinare all’ora
consueta fosse apparecchiato nel giardino, il quale luogo il giorno innanzi già
avevamo appostato: vedemmo nel detto tempio alcuni volti sotterranei, dove
l’Oracolo dava li risponsi, nel qual luogo ora è la sepoltura del predetto
S:Hercolano, e molte cose antiche vi si possono vedere molto curiose; vero è
che la maggior parte si è dissipata, e guasta e dalla nuova religione, e dal
tempo. Vi è tra le altre cose antiche su un canton del detto tempio un Phetonte
scolpito in un sasso precipite, e rovinoso, esempio raro, e notabile alli
disubbidenti figlioli ed a quelli, che
troppo si confidano nelle proprie forze; vi sono alcuni Epitaphi e
colonne, ma lunga storia avrei, e forse noiosa, e rincrescevole da narrare,
volendo ridire ciò, che a noi parve in quel delizioso luogo degno di
considerazione, di riverenza e di memoria.”
Riferendosi
al castello già trasformato in palazzo della magistratura viene affermato:”Vicino alla piazza vi è un Palagio anch’esso
antico, e quasi tutto in rovina avvegnachè anco si abiti in una parte così
malagevolmente per lo Presidente, o com’essi dicono Vicario del luogo, del
quale considerando noi la qualità del sito, li fondamenti, le stanze reali ben
intese, e comode, la grandezza delle sale, loggie, e cortili da muri alti. E da
peschiere, (che invece di fossi servivano) artificiosamente circondato,
appresso dè quali eranvi (per quello che facilmente veder si puote) orti
amenissimi, e spaziosi giardini, che ancor delle loro mura parte ne rimangono
in piedi…”
Dalla piazza il
gruppo osserva sul colle sovrastante una
casetta (l’attuale villa del Serraglio,in quel tempo dei padri Serviti. Poi
continua:”….vedemmo alzando gli occhi
prima M.Girolamo, il quale ce la dimostrò il primo, e poscia noi altri sul
colle, che su la piazza riguarda, una
piccola stanza con loggie, e giardini
così di fuori riguardando, che più poco di un gettato di pietra vi è, o di arco
poggiando in su, che ne pareva non aver giammai veduta la più bizzarra,
imperciocchè a quelli, che la mirano stando sul luogo, dove noi eravamo, ed
anco a quelli, che d’indi in barca
passano da vicino pare, che sia attaccata al Monte con il filo, o con la cera,
e che si stia ora per ora per cadere ruotando in un fascio fin su la riva del
lago.”
Per visitarla salgono sulla collina:
“…così passo passo per la malagevole
salita ancorchè breve del sentiero erto, e faticoso giungemmo alla stanza alla
quale pervenuti entrammo primieramente in un bel giardinetto piano, e molto più
spazioso, e largo di quello che ci pareva stando sul lido del lago, dentro al
quale eravi un limpidissimo fonte, nel qual riguardando,e veggendolo chiaro,
ed anche sendo alquanto riscaldati per
l’erta salita del Monte ci lavammo tutti le mani. E la fronte, e rinfrescati
ragionando, ridendo, e motteggiando come si vuole, entrammo nella bellissima
casetta, alla custodia della quale vi dimorava un povero lavoratore, il quale tantosto,
che veduti n’ebbe, cortesemente ci si fece incontro. e tutta ne la dimostrò
volentieri, abitazione veramente molto più agiata, e comoda di quello
credessimo rispetto alla frettezza del sito con camere abbastanza, ed ornate
assai, ed una loggia riguardante quasi tutto il Benaco, sotto a piedi della
quale con l’occhio discorrendo fin al lido non si vede altro. Se non un
boschetto folto , e confuso insiene di lauri, mirti, e ulivi, e più abbasso poi
giardini di cedri , aranzi, e limoni, appresso de’ quali al detto lido vicino
sono di bellissime, e comode finestre e con chiarissime, e copiose fontane, che
i giardini, e orti loro irrigando bagnano, luogo veramente degno di somma
riverenza, e di ammirazione…”
Dopo aver ringraziato il custode,
si dirigono presso una vicina chiesetta (La chiesetta di S.Pietro annessa a
Villa Caprera e demolita agli inizi del 1900): “…ci dirizzammo per un’altra via pur per l’istesso colle verso l’altro capo
di Maderno, la quale è la diritta per andare a Toscolano, dove puoco lontani
andati vedemmo una Chiesa, e Monastero di Frati neri sotto il titolo di
S.Pietro Martire, nella quale entrati e
rendute le dovute grazie al Signore, vedemmo anco dappoi in un tratto
tutto quel Monastero (dei Padri Serviti)
quale veramente (avendo riguardo
all’angustissima capacità del sito) è assai bello, e comodo pieno di belli
arbori, e fruttiferi, e attorniato, com’è anco la Casetta innanzi descritta,
di grandi, e ombrosi allori, e da ulivi infiniti, ed uscendo da quello per
discendere verso Maderno, che giù abbasso era…”
In breve giungono ad una casa
circondata da un bellissimo giardino di limoni, certamente trattasi del Palazzo
Brunati-Bulgheroni: “….sulla porta della
quale ritrovammo Mercurio tutto allegro, e ridente, che ci aspettava, e dentro
entrati fummo con lieto volto accolti al Patron del luogo, il quale subito ci
condusse in un bellissimo giardino, là dove sotto un vago pergolato di Cedri
(allor di fiori, e frutti nuovi, e vecchi adorno, e carico) era nobilmente
apparecchiata la tavola, nel qual luogo sì meraviglioso odore sentivasi, che a
noi tutti pareva esser tra le più nobili, e più preziose spezierie, che mai
nacquero in oriente; onde senza altro indugio lavatici ci ponemmo a sedere, e
con esso noi il Patron del giardino, e quegli anco, che accompagnayi ci avea, e
con festevoli, e dolci motti con ottime vivande, e vini delicatissimi fu dato
convenevole ristoro all’anima, ed al corpo, ad un medesimo tempo ci furono
portati in tavola nel principio del desinare due piatti di fichi molto
eccellenti, e due altri d’uva ben matura, e buona con alcuni persichi di
meravigliosa grossessa, le qual frutta cii aveva fatto recare il Padron del giardino insieme
con alcuni fiaschi di vino bianco, e vermiglio ottimo, e prezioso prodotto da
que’ felicissimi colli; Mercurio avea poi provveduto di Carpioni, e d’altri
buoni pesci in abbondanza, di maniera, che desinammo da Imperatori…”
Terminato il pranzo il gruppo si
avviò verso Toscolano:
Andrea De Rossi
Andrea De Rossi
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