Sempre continuando a ricavare le
notizie dal volume “Salò e la sua Riviera” pubblicato nel 1743 dagli scrittori
Silvan Cattaneo e Bongiani Gratarolo che descrivono le dodici giornate di visita ai centri del
Garda, vediamo ora la descrizione di Toscolano,
dopo quella di Maderno, nella terza e quarta giornata del loro viaggio.
Terminato
il pranzo a Maderno, il gruppo si avviò verso Toscolano e viene così descritto:
:”… c’inviammo verso Toscolano, il quale
non è più di un mezzo miglio discosto da Maderno, sito estremamente bello, e
quell’istesso, che è anco Maderno, eccetto, che quello riguarda verso il
mezzodì, ed occidente, e questo mezzodì, ed oriente, ambi due in un’istesso
piano rotondo circondato dal lago, e dal monte, diviso solamente da quel fiume,
che già sommerse la bella Città di Benaco, ci ponemmo in via, dico, così passo
passo, tanto che giungemmo al ponte di esso fiume per una via ombrosa, e piana
chiusa da i lati di siepi di Lauri, e pomi granati, cosa molto vaga da vedere il
Ponte di pietra, lungo un gran spazio, e di un’arco solo con mirabil
architettura, e con grandissima spesa nobilmente fabbricato ci intertenne una buona pezza riguardandolo….
Passato il ponte entrammo nella Terra, dove il più bello della Città di Benaco già
soleva essere, divisa in due grandissimi Borghi, negli quali sono stanze
magnifiche, e comode, con belli, ed adorni giardini abitate da assai nobili, ed
onorati uomini, de’ quali la maggior parte sono Mercatanti molto industriosi, e
cortesi: sono sopra esso fiume molti edifizi da carte, e fucine da ferro,
Molini, ed altre colonne antiche di porfido, e d’altre forte di pietra viva
poco innanzi ritrovate in un giardino sepolte, ed alcune lastre grandi di marmo
finissimo, molti pezzi di statue antiche, ed altre cose somiglianti in diversi
luoghi tutte dimostrantici di quanto pregio, e stima esser dovesse questa prima
ricca, e superba, ma poi disavventurosa, ed in felicissima Cittade. Giunti all’altro Borgo, tra i quali poca
distanza vi è, ma più onorato assai del primiero, dove è anco la Piazza con una Chiesa
antica ( già Tempio di Nettuno) al capo di essa sotto il titol di S.Antonio,
entrammo in detta Chiesa, nella quale poco dimorati, ecco che nell’uscir
vedemmo un Epitaffio, o sia iscrizione molto antica sotto un Pilastro, e per le
lettere, che in quello scolpite erano, molto nobile monumento de’ romani
Imperadori a què tempi forse edificatori della gran Cittade…..(detta chiesetta fu demolita
nel 1930)…”
Essendo l’ora tarda si avviarono
verso l’albergo che gli avrebbe ospitati, e così affermano:”…L’ora era tarda, e tempo ormai da ridurci a desinare… c’inviammo verso
l’albergo per noi apparecchiato il quale sul lido del lago è posto vicino a due
Chiese delle quali quella, che è a lui contigua, è detta la Chiesa di Toscolano,
l’altra vicina si chiama S.Maria Benaco Chiesa molto frequentata da popoli
propinqui per li grandi e stupendissimi miracoli che la Reina de’ Cieli si degna ivi
di dimostrare a quelli però, che con umili, e devote supplicazioni ne’ loro
infortuni, e disavventure con cuor sincero l’addimandano. Entriamo
primieramente in quella maggiore, la quale visitata devotamente pervenimmo
poscia all’altra, e fatto ‘l somigliante salutando la Vergine Madre del Signore, e
nel ritorno riguardando poi come si suole ne’ luoghi per innanzi più non
veduti, vediamo, che dove or è l’altare di detta Nostra Signora, era già un
altare antico, dove sacrificare chi soleva al gran Giove Ammone, perché sopra
esso vi è ‘i suo simulacro in forma d’Ariete in quattro colonne con una lastra
grande sopra postavi, nel cui mezzo evvi un gran buco in forma di camino con
l’Ariete sopra, il quale riceveva tutti gli odori, e suffumigi delle Vittime,
che già anticamente afferivano li Benacensi al detto gran Giove, dè quali quest’era
un de suoi più famosi, e celebrati Tempi; l’altra Chiesa era ancor essa Tempio
antico a Bacco…”
Terminato di visitare le Chiese,
si diressero verso l’albergo per ristorarsi: “…parlando il Conte già arrivato sulla porta dell’albergo nostro entrò
nella bella stanza e noi altri appo lui, e quivi veggendo Mercurio, ed il
Perugino lietissimi travagliarsi nelle faccende della Cucina, ed il Prete
insieme (probabilmente per albergo intendevano la dimora del Prete) qual ci si fece incontro con un viso lieto,
e ridente, e con accoglienze tanto amorevoli, che più non si potrebbe scrivendo
narrare, ed appresso veggendo anco la tavola apparecchiata sotto una bella
loggia, che sopra un vago, e dilettevole giardino riguarda, ed ogni cosa di
erbucce odorose, e di bei fiori di cedro ed altre sorte seminata, avanti, che
il caldo sorgesse, volle (portate primieramente le vivande in tavola) che ci
ponessimo mangiare; e questo con festa
fornito, avanti, che altro si facesse, alquante canzoni, e madrigali belli, e
leggiadri cantati furono, ed insieme anco suonato per una buona pezza, poscia
chi andò a dormire nelle camere a ciò apparecchiate dal discreto nostro
Siniscalco, e chi a giuocare a scacchi, e chi a passeggiare per le vaghe ombre
del dilettevole giardino, quale era bello, e copioso di arbori, e frutti così
di cedri, aranzi, e limoni…”
Al termine del pranzo il Prete li
volle accompagnare sopra una collina (probabilmente a Pulciano). “…allora il Prete avviatosi innanzi, disse, di
volerci condurre sopra un collicello vicino, dietro al quale evvi una valletta
molto ombrosa per molti, e grandi allori, e copiosissima di belle fontane…”
Giunta l’ora di cena ritornarono
al loro albergo ed al termine del pasto iniziarono a cantare soavi canzoni.
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