sabato 19 settembre 2015

VOLUME SULLA VILLA ROMANA DI TOSCOLANO


Il 12 settembre 2015 il Sindaco di Toscolano-Maderno ed il Soprintendente per l’Archeologia della Lombardia Filippo Maria Gambari, hanno presentato presso la sala consigliare un interessantissimo e ponderoso libro storico, di oltre 300 pagine con numerose fotografie, sulla villa romana di Toscolano, redatto dalla Dott.ssa  Archeologa Elisabetta Roffia, ex dirigente presso il Ministero per i Beni e le attività culturali, e da altri collaboratori. Il volume è stato realizzato dal Comune di Toscolano-Maderno e dalla  Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. e finanziato dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Cariplo ..
 Lo stesso è suddiviso nei seguenti argomenti:
1) Rinvenimenti archeologici nel territorio di Toscolano-Maderno di Lisa Cervini;
2) La villa in località Capra. Storia del sito e degli scavi di Elisabetta Roffia. Qui vengono ricordati i primi scopritori di queste rovine come Marin Sanuto nel 1483 e lo storico locale Notaio Claudio Fossati che nel 1893 pubblicò il primo volumetto su queste rovine;
3) La villa di Roffia, Simonelli, Solano,Bugini,Folli, Ridolfi, Sacchi, Rinaldi, Bianchi e Tosini;
4) Oggetti d’uso di Ridolfi, Facchinetti, Invernizzi;
5) Le indagini scientifiche di Bugini, Folli e Castiglioni;
6) Le fasi di vita dell’edificio e la sua analisi di Elisabetta Roffia;
7) Marco Nonio Macrino e i Nonii Arrii di Francois Charisson e G.Luca Gregori
8) Toscolano: dalla Villa alle Chiese di Monica Ibsen
9) Gli interventi di valorizzazione dell’area archeologica di Anna Brisinello

Nello stesso volume sono allegate tre interessanti tavole:
Tavola I –Planimetria del settore A
Tavola II -          “             “          B
Tavola III -         “    generale con indicazione delle fasi edilizie:.

Così, dopo tanti anni, abbiamo a disposizione un volume che contiene tutte le notizie riguardanti questo prezioso patrimonio archeologico esistente a Toscolano.
            Il volume è stato stampato dalla litografia NOVALITO di Carpenedolo (BS) nel luglio 2015 per conto delle EDIZIONI ET di  Milano.

                                                                                                         





giovedì 17 settembre 2015

LE PRIME STAMPERIE A TOSCOLANO NEL XV E XVI SEC.




Già dal 1300 a Toscolano ebbe inizio la prima attività dell'industria cartaria in località "Camerate".Queste fabbriche ebbero uno sviluppo enorme tanto che nel XVI secolo coprirono interamente tutto il territorio adiacente il torrente "Toscolano" unitamente a numerose officine e ferriere.
            Verso la metà del XV secolo venne inventata da Gutemberg la stampa con caratteri mobili che, dopo alcuni anni, si diffuse anche in Italia.
            E fu proprio la convenienza economica di avvicinare le nuove tipografie ai luoghi di produzione della carta (materia prima per questa attività) che facilitò la loro installazione a Toscolano.
            Fu il Sindaco di Toscolano e consigliere  della Magnifica Patria, Scalabrino Agnelli, abitante nella frazione Messaga di Toscolano, proprietario di alcune cartiere, che chiamò presso di sé,intorno al 1478,  un celebre stampatore,  GABRIELE di PIETRO da TREVISO, già noto per le sue bellissime edizioni stampate a Venezia, Brescia ed Udine dal 1472 al 1478.
            In considerazione appunto della sua abilità tipografica, i frati domenicani della "Religione" di Toscolano lo convinsero poi a trasferirsi nel loro Convento con i suoi torchi. Fino al 1480 riuscì a pubblicare una mezza dozzina di libri, in bei caratteri romani. Ad un certo momento venne arrestato ed imprigionato per un mancato pagamento di un vecchio debito, probabilmente contratto quando era ancora a Venezia. La sua pena venne poi ridotta a 4 mesi, grazie all' autorevole intervento del suo sostenitore Scalabrino Agnelli.
Avvilito e dispiaciuto lasciò Toscolano per Brescia dove sopravvisse per poco tempo.
            Per oltre 30 anni nessun libro fu più stampato a Toscolano.
            Soltanto nel 1519 giunse a Toscolano lo stampatore PAGANINO PAGANINI, di origine bresciana (Cigole) che aveva svolto la sua attività a Venezia fino al 1485 e, successivamente, presso i frati dell'isola del Garda, accompagnato dal figlio ALESSANDRO che già svolgeva simile attività con la stessa competenza del padre.
            Secondo Donato Fossati , abitò e svolse il suo lavoro in Toscolano, prima in contrada del Porto e poi, dopo le sue seconde nozze con Cristina figlia di Francesco Fontana di Cecina, si trasferì in questa frazione che è poco distante da quella di Messaga dove aveva operato Gabriele di Pietro parecchi anni prima.
            Dal 1519 AL 1538 i PAGANINI pubblicarono a Toscolano ben 43 opere, tutte dettagliatamente elencate da Donato Fossati (Benacum - Storia di Toscolano - 1941) il quale affermò di conservare gelosamente nella sua Biblioteca queste opere giuntegli attraverso i suoi avi, oltre a due stampate a Venezia e un'altra di Gabriele di Pietro.
            Pare che i Paganini possedessero una cartiera a Maina in Valle delle Cartiere
            Le opere dei Paganini erano volumi a formato ridotto:tascabile, come si direbbe oggi.  Furono stampate con cura e adornate di interessanti xilografie, di iniziali incise, di cornici come il "BURATO" che nelle sue tavole riproduce modelli di ricami e di stoffe (burati).
            Anche Ugo Baroncelli, grande esperto in questo campo, nel suo volume del 1964 elenca e commenta tecnicamente queste edizioni stampate a Toscolano e afferma, tra l'altro, che la Biblioteca Queriniana di Brescia possiede questo prezioso volume,(il Burato) donatogli a suo tempo da Luigi Lechi.
            Lo stesso autore affermò che Paganino Paganini avrebbe stampato per primo, in caratteri arabi, una edizione del CORANO che gli costò anni di lavoro e notevoli sacrifici economici, ma nessun esemplare di questa opera si sarebbe salvato perché sembra che tutte le copie siano state distrutte per ordine dell'autorità pontificia di quel tempo. Ricordò anche che il figlio Alessandro custodiva in Toscolano i caratteri usati per la stampa di questo volume.
     Senonchè nel Gennaio 1992 è stato presentato all'Ateneo di Brescia il volume "ALESSANDRO PAGANINO 1509-1538" dell'editrice padovana Antenore (stampato già nel 1990) dalla stessa autrice ANGELA NUOVO la quale ha annunciato il ritrovamento, dopo 450 anni di ricerche, di una copia del CORANO stampata in arabo a Venezia, e non a Toscolano, da ALESSANDRO  PAGANINI tra il 1537 e il 1538. Il ritrovamento,  avvenuto casualmente nella Biblioteca dei Frati Minori di S.Michele di VENEZIA durante altre ricerche, ha smentito coloro che ritenevano che l'opera non fosse mai neppure stata stampata. L'autrice ha dichiarato che è uno dei libri più belli ed un capolavoro tipografico tutto in arabo, senza una sola riga o data in altri caratteri e nel suo volume ne riproduce alcune pagine fra le quali quella contenente il visto del Vicario del Sant’Ufficio di Cremona.
     Con questa notizia viene ristabilita la verità sulla presunta eliminazione di questo libro da parte dell'Autorità Ecclesiastica,tesi che era stata sostenuta anche dal Cardinale Querini. Anzi,come si è detto, sul volume ritrovato, si trova addirittura una nota di Arcangelo Mancasula, vicario del Sant'Uffizio di Cremona.
     La sparizione della edizione del Corano di Paganini, secondo gli studi dell'autrice, fu invece dovuta al fatto che i volumi furono inviati tutti sul mercato arabo e turco, ambienti nei quali lo si ritenne sacrilego perché la loro religione proibiva all'infedele e all'impuro di toccare il testo considerato sacro e di conseguenza anche il fatto di stamparlo. Si presume quindi  che la distruzione delle copie del Corano avvenne sul posto per i suddetti motivi. Nelle biblioteche orientali non si ebbe infatti mai traccia di alcuna copia.
            Fu per Alessandro un fallimento anche economico che pesò notevolmente sulla sua attività, tanto più che non riuscì, come sperava, nemmeno a trovare l'acquirente dei costosi caratteri arabi.
            Dalla lettura del citato volume si viene a sapere che i Paganini, già dal 1505, avevano a ­Toscolano una fabbrica di carta che serviva alle loro necessità di lavoro a Venezia.
            Il loro trasferimento a Toscolano fu quindi dovuto a ragioni economiche e commerciali. La carta prodotta a Toscolano era trasferita a Venezia imbarcandola su appositi natanti che, attraversando il lago, raggiungevano la sponda veneta e di lì con altri mezzi raggiungeva Verona per essere nuovamente imbarcata tramite l'Adige ed il Po per raggiungere la capitale della Serenissima, senza dover uscire dal suo territorio.
            Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto da Donato Fossati, Angela Nuovo ha accertato che Cristina Fontana non era la seconda moglie di Paganino e nemmeno era figlia di un Fontana Francesco di Cecina, bensì era la sua prima moglie nonchè la figlia di Francesco della Fontana, di origine tedesca, che in effetti si chiamava Franz Renner, pure lui stampatore a Venezia.
            Paganino Paganini morì verso la fine del 1538, dopo che il figlio Alessandro, contro la sua volontà, ebbe stampato il Corano e nel suo testamento dispose che il suo corpo venisse sepolto nella Chiesa di S.Maria del Benaco di Toscolano alla quale lasciava tre ducati per opere di riparazione e dieci ducati alla Società del Sacratissimo Corpo di Cristo della stessa Chiesa, così come risulta dal testamento rintracciato dalla Nuovo.
            E' da ricordare, infine, che alcune edizioni dei Paganini furono dedicate a Isabella Gonzaga, a Francesco Corner Procuratore di San Marco ed al Cardinale Giulio de' Medici.
            Nel 2008 al Museo della Carta,in Valle delle Cartiere, vi fu un’interessante esposizione di 54 volumi dei Paganini (vedasi mio blog alla voce: Esposizione volumi dei Paganini), gentilmente concessi in comodato dalla Biblioteca Queriniana di Brescia e dalla Fondazione Ugo da Como  di Lonato.




                                          Paganino e Alessandro Paganini fecero, viva Benaco
                                                             (così interpretato dal Lechi)