domenica 2 marzo 2014

MADERNO NEL 1500




        Ovviamente non esistono fotografie che ci riproducono i nostri centri in quei tempi lontani. Ma una minuziosa, attenta e analitica descrizione ci viene fornita  dagli scrittori rivieraschi Silvan Cattaneo e Bongiani Gratarolo nel libro “Salò e la sua riviera” pubblicato nel 1745 nel quale vengono descritte le dodici giornate di visita nei centri gardesani nel  1533.
            In compagnia del Conte Fortunato Martinengo di Brescia, e altri amici, fu organizzata una gita in barca  per visitare tutti i centri del Garda, partendo da Salò verso Riva e spostandosi poi sulla costa orientale per ritornare poi al punto di partenza, dopo dodici giorni. La descrizione dei luoghi visitati giorno per giorno ci fa rivivere la bellezza della natura che il Garda godeva in quei tempi.
            Ciò che ci interessa in questa descrizione è la visita al centro di Maderno. che viene deliziosamente descritto nella seconda giornata del loro viaggio intorno al lago, Parlando di Maderno viene scritto: “… giungemmo al lido di Maderno, ove smontammo in terra tutti di bella brigata, e pervenuti sulla piazza ivi vicina, ci ponemmo alquanto a passeggiare con il Conte nostro. riguardando il bello, vago, e meraviglioso sito di Maderno, il quale giace in cotesta forma situato, e posto. Maderno è Castello nobile, del quale una parte è posta sul lido del Benaco in una piaggia che dalle radici del Monte si estende fin alle chiarissime sue acque, ed un'altra parte và verso il colle salendo, dov’è la maggior parte delle abitazioni molto belle, ed ornate con giardini amenissimi di cedri, aranzi, e limoni, da fontane quasi tutti irrigati, abitato da uomini gentili, e nobili, li quali ancor tengono dell’antica e generosa civiltà di Benaco Cittade, della quale Maderno era un de più belli, ed ornati Borghi, riguardante verso mezzo dì, e parte a occidente, ma nel più vago, e dilettevole angolo di tutto il lago, e di un’aria divinissimo, e si sente un miglio lontano l’odore meraviglioso di què fiori e frutti, ch’esce da què deliziosi giardini per il che stupidi, e quasi fuor di noi, stavamo vedendo un sì raro, e degno sito.”
La visita alla chiesa romanica è così descritta: “entriamo in una Chiesa antica contiguo alla piazza, quale è la loro Parrocchia sotto il titolo di S.Hercolano, già tempio antico d’ Apolline, dove entrati e dette alcune nostre brevi orazioni in ringraziare l’Altissimo Iddio nostro di tanti, e si gran benefizi verso noi, ci poniamo dappoi a riguardare il tempio, avendo già mandato innanzi Mercurio alla stanza a procacciare che ‘l desinare all’ora consueta fosse apparecchiato nel giardino, il quale luogo il giorno innanzi già avevamo appostato: vedemmo nel detto tempio alcuni volti sotterranei, dove l’Oracolo dava li risponsi, nel qual luogo ora è la sepoltura del predetto S:Hercolano, e molte cose antiche vi si possono vedere molto curiose; vero è che la maggior parte si è dissipata, e guasta e dalla nuova religione, e dal tempo. Vi è tra le altre cose antiche su un canton del detto tempio un Phetonte scolpito in un sasso precipite, e rovinoso, esempio raro, e notabile alli disubbidenti figlioli ed a quelli, che  troppo si confidano nelle proprie forze; vi sono alcuni Epitaphi e colonne, ma lunga storia avrei, e forse noiosa, e rincrescevole da narrare, volendo ridire ciò, che a noi parve in quel delizioso luogo degno di considerazione, di riverenza e di memoria.”
            Riferendosi al castello già trasformato in palazzo della magistratura viene affermato:”Vicino alla piazza vi è un Palagio anch’esso antico, e quasi tutto in rovina avvegnachè anco si abiti in una parte così malagevolmente per lo Presidente, o com’essi dicono Vicario del luogo, del quale considerando noi la qualità del sito, li fondamenti, le stanze reali ben intese, e comode, la grandezza delle sale, loggie, e cortili da muri alti. E da peschiere, (che invece di fossi servivano) artificiosamente circondato, appresso dè quali eranvi (per quello che facilmente veder si puote) orti amenissimi, e spaziosi giardini, che ancor delle loro mura parte ne rimangono in piedi…”
Dalla piazza il gruppo osserva sul colle sovrastante una casetta (l’attuale villa del Serraglio,in quel tempo dei padri Serviti. Poi continua:”….vedemmo alzando gli occhi prima M.Girolamo, il quale ce la dimostrò il primo, e poscia noi altri sul colle, che su la piazza  riguarda, una piccola stanza con loggie, e  giardini così di fuori riguardando, che più poco di un gettato di pietra vi è, o di arco poggiando in su, che ne pareva non aver giammai veduta la più bizzarra, imperciocchè a quelli, che la mirano stando sul luogo, dove noi eravamo, ed anco a quelli, che  d’indi in barca passano da vicino pare, che sia attaccata al Monte con il filo, o con la cera, e che si stia ora per ora per cadere ruotando in un fascio fin su la riva del lago.”
Per visitarla salgono sulla collina: “…così passo passo per la malagevole salita ancorchè breve del sentiero erto, e faticoso giungemmo alla stanza alla quale pervenuti entrammo primieramente in un bel giardinetto piano, e molto più spazioso, e largo di quello che ci pareva stando sul lido del lago, dentro al quale eravi un limpidissimo fonte, nel qual riguardando,e veggendolo chiaro, ed  anche sendo alquanto riscaldati per l’erta salita del Monte ci lavammo tutti le mani. E la fronte, e rinfrescati ragionando, ridendo, e motteggiando come si vuole, entrammo nella bellissima casetta, alla custodia della quale vi dimorava un povero lavoratore, il quale tantosto, che veduti n’ebbe, cortesemente ci si fece incontro. e tutta ne la dimostrò volentieri, abitazione veramente molto più agiata, e comoda di quello credessimo rispetto alla frettezza del sito con camere abbastanza, ed ornate assai, ed una loggia riguardante quasi tutto il Benaco, sotto a piedi della quale con l’occhio discorrendo fin al lido non si vede altro. Se non un boschetto folto , e confuso insiene di lauri, mirti, e ulivi, e più abbasso poi giardini di cedri , aranzi, e limoni, appresso de’ quali al detto lido vicino sono di bellissime, e comode finestre e con chiarissime, e copiose fontane, che i giardini, e orti loro irrigando bagnano, luogo veramente degno di somma riverenza, e di ammirazione…”
Dopo aver ringraziato il custode, si dirigono presso una vicina chiesetta (La chiesetta di S.Pietro annessa a Villa Caprera e demolita agli inizi del 1900): “…ci dirizzammo per un’altra via pur per l’istesso colle verso l’altro capo di Maderno, la quale è la diritta per andare a Toscolano, dove puoco lontani andati vedemmo una Chiesa, e Monastero di Frati neri sotto il titolo di S.Pietro Martire, nella quale entrati e  rendute le dovute grazie al Signore, vedemmo anco dappoi in un tratto tutto quel Monastero (dei Padri Serviti)  quale veramente (avendo riguardo all’angustissima capacità del sito) è assai bello, e comodo pieno di belli arbori, e fruttiferi, e attorniato, com’è anco la Casetta innanzi descritta, di grandi, e ombrosi allori, e da ulivi infiniti, ed uscendo da quello per discendere verso Maderno, che giù abbasso era…”
In breve giungono ad una casa circondata da un bellissimo giardino di limoni, certamente trattasi del Palazzo Brunati-Bulgheroni: “….sulla porta della quale ritrovammo Mercurio tutto allegro, e ridente, che ci aspettava, e dentro entrati fummo con lieto volto accolti al Patron del luogo, il quale subito ci condusse in un bellissimo giardino, là dove sotto un vago pergolato di Cedri (allor di fiori, e frutti nuovi, e vecchi adorno, e carico) era nobilmente apparecchiata la tavola, nel qual luogo sì meraviglioso odore sentivasi, che a noi tutti pareva esser tra le più nobili, e più preziose spezierie, che mai nacquero in oriente; onde senza altro indugio lavatici ci ponemmo a sedere, e con esso noi il Patron del giardino, e quegli anco, che accompagnayi ci avea, e con festevoli, e dolci motti con ottime vivande, e vini delicatissimi fu dato convenevole ristoro all’anima, ed al corpo, ad un medesimo tempo ci furono portati in tavola nel principio del desinare due piatti di fichi molto eccellenti, e due altri d’uva ben matura, e buona con alcuni persichi di meravigliosa grossessa, le qual frutta cii aveva  fatto recare il Padron del giardino insieme con alcuni fiaschi di vino bianco, e vermiglio ottimo, e prezioso prodotto da que’ felicissimi colli; Mercurio avea poi provveduto di Carpioni, e d’altri buoni pesci in abbondanza, di maniera, che desinammo da Imperatori…”
Terminato il pranzo il gruppo si avviò verso Toscolano:
                                                                                                                          Andrea De Rossi

  


TOSCOLANO NEL 1500




Sempre continuando a ricavare le notizie dal volume “Salò e la sua Riviera” pubblicato nel 1743 dagli scrittori Silvan Cattaneo e Bongiani Gratarolo che descrivono  le dodici giornate di visita ai centri del Garda, vediamo ora la descrizione di Toscolano, dopo quella di Maderno, nella terza e quarta giornata del loro viaggio.
            Terminato il pranzo a Maderno, il gruppo si avviò verso Toscolano e viene così descritto: :”… c’inviammo verso Toscolano, il quale non è più di un mezzo miglio discosto da Maderno, sito estremamente bello, e quell’istesso, che è anco Maderno, eccetto, che quello riguarda verso il mezzodì, ed occidente, e questo mezzodì, ed oriente, ambi due in un’istesso piano rotondo circondato dal lago, e dal monte, diviso solamente da quel fiume, che già sommerse la bella Città di Benaco, ci ponemmo in via, dico, così passo passo, tanto che giungemmo al ponte di esso fiume per una via ombrosa, e piana chiusa da i lati di siepi di Lauri, e pomi granati, cosa molto vaga da vedere il Ponte di pietra, lungo un gran spazio, e di un’arco solo con mirabil architettura, e con grandissima spesa nobilmente fabbricato ci  intertenne una buona pezza riguardandolo…. Passato il ponte entrammo nella Terra, dove il più bello della Città di Benaco già soleva essere, divisa in due grandissimi Borghi, negli quali sono stanze magnifiche, e comode, con belli, ed adorni giardini abitate da assai nobili, ed onorati uomini, de’ quali la maggior parte sono Mercatanti molto industriosi, e cortesi: sono sopra esso fiume molti edifizi da carte, e fucine da ferro, Molini, ed altre colonne antiche di porfido, e d’altre forte di pietra viva poco innanzi ritrovate in un giardino sepolte, ed alcune lastre grandi di marmo finissimo, molti pezzi di statue antiche, ed altre cose somiglianti in diversi luoghi tutte dimostrantici di quanto pregio, e stima esser dovesse questa prima ricca, e superba, ma poi disavventurosa, ed in felicissima Cittade.  Giunti all’altro Borgo, tra i quali poca distanza vi è, ma più onorato assai del primiero, dove è anco la Piazza con una Chiesa antica ( già Tempio di Nettuno) al capo di essa sotto il titol di S.Antonio, entrammo in detta Chiesa, nella quale poco dimorati, ecco che nell’uscir vedemmo un Epitaffio, o sia iscrizione molto antica sotto un Pilastro, e per le lettere, che in quello scolpite erano, molto nobile monumento de’ romani Imperadori a què tempi forse edificatori della gran  Cittade…..(detta chiesetta fu demolita nel 1930)…”
Essendo l’ora tarda si avviarono verso l’albergo che gli avrebbe ospitati, e così  affermano:”…L’ora era tarda, e tempo ormai da ridurci a desinare… c’inviammo verso l’albergo per noi apparecchiato il quale sul lido del lago è posto vicino a due Chiese delle quali quella, che è a lui contigua, è detta la Chiesa di Toscolano, l’altra vicina si chiama S.Maria Benaco Chiesa molto frequentata da popoli propinqui per li grandi e stupendissimi miracoli che la Reina de’ Cieli si degna ivi di dimostrare a quelli però, che con umili, e devote supplicazioni ne’ loro infortuni, e disavventure con cuor sincero l’addimandano. Entriamo primieramente in quella maggiore, la quale visitata devotamente pervenimmo poscia all’altra, e fatto ‘l somigliante salutando la Vergine Madre del Signore, e nel ritorno riguardando poi come si suole ne’ luoghi per innanzi più non veduti, vediamo, che dove or è l’altare di detta Nostra Signora, era già un altare antico, dove sacrificare chi soleva al gran Giove Ammone, perché sopra esso vi è ‘i suo simulacro in forma d’Ariete in quattro colonne con una lastra grande sopra postavi, nel cui mezzo evvi un gran buco in forma di camino con l’Ariete sopra, il quale riceveva tutti gli odori, e suffumigi delle Vittime, che già anticamente afferivano li Benacensi al detto gran Giove, dè quali quest’era un de suoi più famosi, e celebrati Tempi; l’altra Chiesa era ancor essa Tempio antico a Bacco…”
Terminato di visitare le Chiese, si diressero verso l’albergo per ristorarsi: “…parlando il Conte già arrivato sulla porta dell’albergo nostro entrò nella bella stanza e noi altri appo lui, e quivi veggendo Mercurio, ed il Perugino lietissimi travagliarsi nelle faccende della Cucina, ed il Prete insieme (probabilmente per albergo intendevano la dimora del Prete) qual ci si fece incontro con un viso lieto, e ridente, e con accoglienze tanto amorevoli, che più non si potrebbe scrivendo narrare, ed appresso veggendo anco la tavola apparecchiata sotto una bella loggia, che sopra un vago, e dilettevole giardino riguarda, ed ogni cosa di erbucce odorose, e di bei fiori di cedro ed altre sorte seminata, avanti, che il caldo sorgesse, volle (portate primieramente le vivande in tavola) che ci ponessimo  mangiare; e questo con festa fornito, avanti, che altro si facesse, alquante canzoni, e madrigali belli, e leggiadri cantati furono, ed insieme anco suonato per una buona pezza, poscia chi andò a dormire nelle camere a ciò apparecchiate dal discreto nostro Siniscalco, e chi a giuocare a scacchi, e chi a passeggiare per le vaghe ombre del dilettevole giardino, quale era bello, e copioso di arbori, e frutti così di cedri, aranzi, e limoni…”
Al termine del pranzo il Prete li volle accompagnare sopra una collina (probabilmente a Pulciano). “…allora il Prete avviatosi innanzi, disse, di volerci condurre sopra un collicello vicino, dietro al quale evvi una valletta molto ombrosa per molti, e grandi allori, e copiosissima di belle fontane…”
Giunta l’ora di cena ritornarono al loro albergo ed al termine del pasto iniziarono a cantare soavi canzoni.

TOSCOLANO 1500 - VISITA ALLA GROTTA





Sempre riferendomi alle notizie contenute nel volume “Salò e la sua riviera” l’ultimo giorno a Toscolano, il giovedì, il gruppo si alza di buon mattino e, dopo aver assistito alla Messa e ringraziato il Prete, viene così descritta l’ultima gita (questa volta in barca) a Toscolano per scoprire una strana grotta:
“…montammo in barca con la vettovaglia all’ordine, e ben accomodata nelle ceste. Il Prete donò al Conte nel partire due fiaschi grandi di buon vin bianco, e vermiglio, ed un canestro di fichi bellissimi, onde con letizia incredibile ci ponemmo al viaggio nostro, sempre a levante tenendo, lasciando a sinistra le rive del Benacense Toscolano. Posti dunque tutti a sedere a lor seggi, e così dimorando in festevole ragionamento, disse il Conte: Vorrei, che il nostro Padrone della barca ci dimostrasse qualche ombroso luogo da smontare, e da dimorarvi, poiché avremo desinato fin presso a vespro, per goder prima più lungamente questi dilettevoli siti, ed anco per poter mandare con più comodità innanzi a Gargnano luogo lungi da 3 a 4 miglia, il nostro Siniscalco a provedere di stanza, e parimenti della cena ancora: a cui il barcaruolo (il quale era un uomo di assai buon’aria, e di oneste maniere) riverentemente rispose dicendo: Signor mio, qui vicino vi è una grotta tanto grande e capace, che dentro agevolmente vi stariano a coperto venticinque uomini con li seggi attorno intagliati nel sasso, e luogo freschissimo vicino al lido ed anco ad un chiaro fonte, che dal monte discorre verso il Benaco. E chiuso d’ogni intorno da alberi grandi, ed ombrosi di maniera, che non potriasi starne, se non bene; porremo in mezzo a detta grotta una di queste tavole, che abbiamo in barca, ove potrassi desinare, e sopra ella giuocare, cantare e leggere, e ciò che a voi sarà in grado di fare per questo poco di tempo; dirimpetto a questo luogo un tiro di arco evvi una peschiera di Carpioni molto copiosa, e massimamente a questa stagione, e forsi vi trovaremo facilmente alcun barchetto di pescatori, per il che non potrete avere se non piacevole, ed utile diporto, veggendo li pescatori, e godendo insieme anco della loro cacciagione. Questo luogo lo addimandano il FICO, imperciocchè sull’entrata di cotesta spelonc, dicono che già vi solca essere un grandissimo fico, e d’incredibile bontà, e già diceami mio padre, qual’era anch’egli barca ruolo, send’io fanciullo, che molte volte è venuto con la sua barca quivi apposta alla stagionedei fichi, come ora è, solamente per mangiare, soggiungendo, che alle volte erano più di venti uomini, e che anco ne sovranzavano, e tutti delicatissimi, e buoni….onde apparecchiata nella ombrosa, e fresca grotta la tavola, e lavati, e rinfrescati al vicin fonte ci ponemmo a sedere alla meglio, che si potea e de’ servidori questi portando il pane, colui il vino, altri le pietanze mangiammo allegramente, essendosi con il cesto dei fichi coronato il fin della mensa”
Terminata questa sosta il gruppo si diresse verso Gargnano.
Ma questa grandiosa grotta dove si trovava esattamente?. Probabilmente nel tempo sarà franata scomparendo alla nostra vista, oppure sarà stata sommersa dall’aumentato livello del lago verificatosi nel corso dei secoli. o eliminata quando fu costruita la strada provinciale da Toscolano 
a Gargnano nl primo decennio del 1900.

a Gargnano nel primo decennio del 1900.