Strada ingresso alla Valle Cartiere |
I
centri di Maderno e Toscolano sono separati dal torrente Toscolano che,
proveniente dal Monte Caplone, in Valvestino, dopo aver percorso oltre venti
chilometri, attraversa le Valli delle Camerate e delle Cartiere per poi
sfociare nel lago, al centro di un vasto promontorio. Salvo casi eccezionali,
dovuti alle forti e persistenti precipitazioni, il torrente si è ora ridotto ad
un modesto ruscello alimentato da alcuni piccoli affluenti laterali che
s’inseriscono dopo lo sbarramento della diga di Valvestino, costruita negli anni
Sessanta del ‘900 dalla Società Valdarno (in quell’epoca non vi era ancora la
nazionalizzazione delle industri elettriche). Fu in queste valli che diversi
secoli fa s’installarono numerosi opifici per la fabbricazione della carta e la
lavorazione del ferro, proprio per sfruttare l’energia idraulica del Toscolano.
In
passato il torrente fu quindi un importante ed indispensabile fornitore
d’energia idraulica che serviva le numerosissime industrie, non solo cartarie,
installatesi nelle valli nel corso degli anni con conseguente impiego di
numerosa manodopera.
Per
dare un’idea di come questo stretto corridoio fosse coperto in ogni angolo da
opifici che sfruttavano al massimo la forza idraulica, basti pensare che nel
Seicento, epoca, tra l’altro, nella quale ha avuto inizio un lento, ma
inarrestabile declino di queste attività, funzionavano una cinquantina di
cartiere nelle quali trovavano lavoro oltre 500 operai.
I
resti della prima cartiera, quella di Garde s’incontrano a poche centinaia di
metri dall’ingresso della valle, mentre quelli di numerose altre si snodano
fino alla località Covoli, salvo quelli dello stabilimento di Maina inferiore i
cui resti sono stati completamente recuperati e restaurati per accogliere il
“Centro di eccellenza”, che è stato inaugurato ufficialmente il 2 giugno 2007.
I
pochi resti degli opifici rappresentano quindi una testimonianza del passato e
riassumono secoli di storia, cultura e vita. Sono sparsi nelle diverse località
il cui nome è ricordato solo nelle vecchie mappe. Iniziando dall’ingresso della
Valle delle Cartiere troviamo: Garde, Quattro Ruote (la località richiama il
numero delle ruote che la fabbrica di carta esistente aveva per muovere i magli
che trituravano gli stracci), Lupo, Maina di sotto.o Macallé.
Proprio in questo stabilimento
abbandonato fin dal 1962, che stava andando in completa rovina nel quale nei
secoli scorsi si sono avvicendati valenti fabbricatori di carta come i Delay, i
Veronese, gli Hell, gli Emmer, i Bianchi-Maffizzoli, i Donzelli ed, infine la
cartiera di Toscolano dei Marchi. Dopo la cessione dell’intera valle al comune,
avvenuta nel 1990, il Comune ha deciso di trasformare la vecchia fabbrica in un Museo grazie ad un
finanziamento Europeo di 6 milioni di Euro: E’ sorto così un “Centro di
eccellenza” dedicato alla filiera
carta-stampa, diventando uno dei più grandi Musei italiani del genere,
L’inaugurazione è avvenuta il 2 giugno 2007, dopo 665 giorni lavorativi, alla
presenza di numerose autorità. Il nuovo edificio ha una volumetria di 14.000
mc. Ed è distribuito in cinque corpi di fabbrica per una superficie complessiva
di circa 3000 mq..
Negli anni successivi è stato
aggiunto un reparto speciale nel quale sono state esposte, in otto contenitori,
n.256 immagini d’epoca di Toscolano-Maderno e diversi manifesti e proclami
esposti nel corso dell’ultima guerra che lo scrivente ha donato
all’Amministrazione comunale
Più avanti si trova Maina di sopra (dove esiste solo
il malridotto “palazzo” della famiglia Maffizzoli, proprietaria di diverse
cartiere), Vago, Caneto, Gatto, Luseti, Lume, Covoli e Camerate. La maggior
parte si trovava sul territorio di Toscolano, in quanto fino al “palazzo
Maffizzoli” il confine con Maderno era segnato dal torrente. Poi, la linea di
confine non faceva più riferimento al torrente, ma in linea d’aria saliva
dritta fin sopra la cima del Monte Pizzocolo.
Per
meglio apprezzare l’abilità e la tenace volontà di chi ebbe il coraggio di far
sorgere nelle valli tutte queste industrie, non bisogna dimenticare un
particolare importante. Le industrie si trovavano in sostanza “rinchiuse” nella
Valle delle Cartiere in quanto la strada d’accesso con relative gallerie fu
costruita solo nel 1872 a
cura di sette imprenditori cartai e dal Comune di Toscolano quando, purtroppo,
lo sviluppo di queste attività era in netto calo. Prima, la valle si poteva
raggiungere a soltanto a piedi per mezzo di uno stretto e pericoloso sentiero
chiamato “delle assi” che s’inerpicava sulla ripida roccia dove poi fu
costruita la strada. La fornitura della materia prima alle industrie e lo
smercio del prodotto finito avvenivano con carri agricoli, attraverso stradine
che collegavano sia Pulciano che Gaino con la valle. Possiamo immaginare quindi
con quali difficoltà si svolgevano i trasporti.
Nel
XV secolo gli opifici situati alle “Camerate” erano posseduti dalla famiglia
Camarattis, dai quali prese appunto il nome la località. Nel secolo successivo ne
divennero proprietari gli Assandri, di Gaino, soprannominati Delay, le cui
officine fornivano bombe, ancore e catene alla Serenissima, dalla quale
ricevettero numerose benemerenze e furono anche insigniti del titolo nobiliare
nel 1690 col doge Morosini. Gli Assandri, chiamati ormai Delay, cedettero le
loro fabbriche ai Bottura di Gardone Riviera. Questi, nel 1801, le cedettero ai
Visintini della “Religione” di Toscolano.
In
località Luseti, dove esistevano ben cinque fabbriche di carta, alle quali
vanno aggiunte quelle dei centri vicini, nel XVI secolo la ricca famiglia
Tamagnini, proprietaria di una cartiera a Lume, luogo poco distante, costruì
una chiesetta dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, i patroni dei “gualchierai”,
cioè degli operai addetti al funzionamento dei folli delle cartiere.
La
rivoluzione industriale verificatasi verso la fine dell’Ottocento, con
l’avvento dell’energia elettrica, portò progressi tali da rendere fuori mercato
queste piccole fabbriche. Nel 1905 i fratelli Maffizzoli, proprietari delle più
importanti fabbriche di carta della valle, a seguito delle nuove pressanti
esigenze produttive e della necessità d’ampliamento e di ammodernamento
tecnico, furono costretti a prendere la drastica decisione di trasferire la
loro attività a Toscolano, in località Capra, dove, nel 1906, diedero inizio
alla costruzione di un grande stabilimento, inaugurato il 19 marzo 1910.
Questa
decisione segnò l’inizio della progressiva decadenza delle industrie cartarie
nella Valle delle Cartiere, mentre in quella delle Camerate erano scomparse già
dal secolo precedente. Nel 1904 gli opifici si erano ridotti a sette, di cui
quattro appartenevano alla ditta Maffizzoli; negli anni successivi, sparirono
completamente. Buona parte furono demoliti; degli altri si vedono pochi ruderi
ingoiati dalla fitta vegetazione. L’addio definitivo a questa valle l’ha dato
la cartiera delle Garde nel 1959 e per ultima quella di Maina inferiore (Macalé)
nel 1961, che i Maffizzoli ed i loro successori mantennero attive fino al loro
definitivo trasferimento nello stabilimento di Toscolano.
Per
raggiungere, invece, la valle delle Camerate con automezzi occorre passare
attraverso la frazione di Gaino. Nel giugno 2004, dopo parecchi decenni di
chiusura, è stata ripristinata la passerella posta nella strettoia tra Luseti
ed i Covoli dopo aver fatto lavori di messa in sicurezza; perciò, a piedi,
dalla Valle delle Cartiere ci si può inoltrare per quella delle Camerate.
Visitando
queste valli, ora divenute un sito d’archeologia industriale, ci s’immerge
contemporaneamente anche in una particolare e florida vegetazione
caratterizzata dalla presenza di numeroso capelvenere, la cui crescita sulle
rocce è facilitata dalle infiltrazioni d’acqua che scende dall’alto, e di
cipressi, olivi e lecci. Si tratta, insomma, di una passeggiata non solo culturale
ma anche salutare in un ambiente non certo inquinato.
Nel 2002 un gruppo di ricercatori dell’Università di
Padova, diretti dal Prof:Brognolo e dalla Dott.ssa Luisa Cervigni ha effettuato
scavi archeologici in località “Gatto”, vicino al ponte in pietra che collega
con Luseti crollato nel 1938 riportando alla luce i resti di un’antica piccola
cartiera. Nel 2005 gli stessi si sono spostati sulla strada fra Maina sup.
eVago per scavare sui resti di un’altra piccola cartiera risalenti al
Cinquecento. Nel 2006 invece a Maina di mezzo. Quest’ultimi hanno dato esiti
clamorosi..
.
Dopo aver asportato la numerosa vegetazione
e la terra che copriva i resti di questo opificio, sono venuti alla luce
alcuni piccoli locali. In uno di questi sono state trovate, da una parte, n.6
vasche rettangolari scavate in un unico blocco di pietra e, dall’altra di
fronte a queste un altro masso intero di
pietra con diversi fori tutti delle stesse dimensioni nei quali venivano
installati dei pestelli di legno o “folletti” che, azionati dall’energia
idraulica di un canale che scorreva di fronte al piccolo stabile, battevano
violentemente, come martelli, gli stracci posti nelle vasche di fronte
riducendoli ad una poltiglia. Questa, dopo essere stata pressata ed asciugata,
veniva trasformata in fogli di carta. In un locale attiguo è stato rinvenuto un
piccolo forno costruito in pietra e mattoni che doveva servire a far bollir la
colla necessaria per impermeabilizzare la carta onde evitare che l’inchiostro
non si trasferisse nel retro del foglio. In questi locali sono stati rinvenuti
anche numerosi attrezzi dell’epoca, che saranno collocati nel Museo della
Carta.
Tali importanti reperti sono stati
recintati e, in seguito, si dovrà pensare ad eseguire le opere necessarie di
conservazione degli stessi in modo che diventino un patrimonio culturale
permanente a disposizione del pubblico.
Parlando della Valle delle Cartiere non posso fare a meno di ricordare mia madre che per alcuni anni abitò dagli zii presso la cartiera di Maina inferiore o Macallè (attuale museo della carta). La stessa rimase orfana del padre G.Battista quando ancora era una bambina e visse per un pò di tempo presso la zia Luigia Belloni che aveva sposato il direttore di questa cartiera, un certo Tullio Bianchi da Pisogne, il quale esercitò tale mansione per circa venti anni fino alla sua morte avvenuta nel 1912. In quel tempo, non esistendo ancora la radio le notizie si apprendevano solo dai giornali i quali giungevano a Toscolano soltanto alla sera. Lo zio, volendo essere aggiornato su gli avvenimenti, la mandava in paese ogni sera per l'acquisto del giornale per cui doveva percorrere, al buio naturalmente, la strada per l'uscita dalla valle. Pur prestandosi con volontà, non poté mai sopprimere la paura e l'ansia quando svolgeva tale incarico.
Parlando della Valle delle Cartiere non posso fare a meno di ricordare mia madre che per alcuni anni abitò dagli zii presso la cartiera di Maina inferiore o Macallè (attuale museo della carta). La stessa rimase orfana del padre G.Battista quando ancora era una bambina e visse per un pò di tempo presso la zia Luigia Belloni che aveva sposato il direttore di questa cartiera, un certo Tullio Bianchi da Pisogne, il quale esercitò tale mansione per circa venti anni fino alla sua morte avvenuta nel 1912. In quel tempo, non esistendo ancora la radio le notizie si apprendevano solo dai giornali i quali giungevano a Toscolano soltanto alla sera. Lo zio, volendo essere aggiornato su gli avvenimenti, la mandava in paese ogni sera per l'acquisto del giornale per cui doveva percorrere, al buio naturalmente, la strada per l'uscita dalla valle. Pur prestandosi con volontà, non poté mai sopprimere la paura e l'ansia quando svolgeva tale incarico.
La cascata che non c'è più |
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