giovedì 22 agosto 2013

CARTIERE ANDREA MAFFIZZOLI ORA CARTIERA DI TOSCOLANO



CARTIERE ANDREA MAFFIZZOLI ORA CARTIERA DI TOSCOLANO
                                                    1780     -  1989
209  ANNI DI STORIA INDUSTRIALE

Per conoscere l’origine dell’attuale “Cartiera di Toscolano”del Gruppo Marchi, che comprende anche gli stabilimenti di Sarego, Villorba e Valchiampo, occorre ritornare indietro di qualche secolo. Nel 1780, infatti, fu fondata la Cartiera della Soc.ANDREA MAFFIZZOLI che, nella valle delle cartiere in località Maina Superiore, gestiva due stabilimenti uno a Maina di Maderno di proprietà Zuanelli Maria e l’altro a Luseti di Toscolano di proprietà Zuanelli Giuseppe. Lo stabilimento di Maina funzionava con quattro ruote, venti pile e tre tini, mentre quello di Luseti con due ruote, otto pile e un tino, come risulta dalla tabella n.4 riguardante le cartiere esistenti a Toscolano e Maderno nel 1782, pubblicata nel volume “Cartai e stampatori a Toscolano”, edito dalla Cartiera di Toscolano nel 1995. Solo verso la fine del ‘700 la società costruì due stabilimenti poco distanti uno dall’altro in località Maina Superiore, sulla sponda destra del torrente Toscolano e quindi in territorio di Maderno.
             In quel tempo, per valutare la capacità produttiva di una cartiera bisognava esaminare il rapporto: ruote – pile - tini. Due ruote muovevano i magli, che trituravano e pestavano gli stracci o raffinavano la pasta  entro due batterie formate da 4 o 5 pile di pietra. La pasta prodotta finiva in un tino dal quale gli operai la prendevano con le forme per fabbricare i fogli. L’unità produttiva era composta da due ruote cui poteva corrispondere 8, 9 o 10 pile e un tino. Nelle cartiere dove il rapporto era di due ruote e dieci pile la capacità produttiva aumentava di un 15%. Per aumentare la capacità produttiva con l’aggiunta di un tino,  bastava l’aumento di una ruota e quattro pile. Per passare a tre tini occorrevano quattro ruote e venti pile. Le spese per le riparazione dei canali di comuni servizi erano ripartite tra i proprietari in rapporto proprio al numero delle pile, il quale determinava anche il canone d’affitto dell’opificio. Esaminando l’inventario delle cartiere di Toscolano e Maderno del 1782, si rileva appunto che le cartiere più grandi avevano venticinque pile e tre tini (quella di Alberti Orazio in località Garde) mentre tutte le altre erano da venti a quattro pile.
            A questi opifici situati nella valle delle cartiere si poteva accedere, con carri trainati da buoi, soltanto scendendo da Gaino usando stretti viottoli, oppure, a piedi, servendosi dell’antico sentiero “delle assi” stretto e pericoloso, che costeggiava l’attuale via con gallerie, realizzata soltanto nel 1874, su iniziativa dei Maffizzoli e d’altri sei imprenditori.
            Ritorniamo alla soc. Andrea Maffizzoli dalla quale siamo partiti. A metà dell’800 era gestita da due fratelli: Andrea e Pietro Secondo fu Andrea. In quell’epoca gli opifici della soc.Maffizzoli rappresentavano una piccola parte delle imprese della valle in quanto erano superati dalle cartiere Andreoli (Maina), da quelle Visintini (al promontorio) e dagli Zuanelli (al ponte di Toscolano) al Lupo e alle Quattro Ruote. Solo dopo la metà dell’800 la soc.Maffizzoli attua scelte imprenditoriali tali da primeggiare sulle altre.
            Gli stracci erano inizialmente l’unica materia prima per la fabbricazione della carta, erano triturati per mezzo di pestelli di legno chiamati “folletti”, mossi dall’energia idraulica. I fogli si ottenevano con i “tini”,  setacci che separavano le fibre dell’impasto dall’acqua. In questo caso era molto importante l’abilità della persona addetta nel saper dosare la quantità di fibre da trattenere con la quantità dell’acqua da espellere al fine di ottenere una uniformità del foglio stesso. L’essiccazione dei fogli avveniva prima torchiandoli poi stendendoli o all’aperto o negli appositi essiccatoi. Questi non erano che dei grandi saloni arieggiabili, posti nei piani superiori delle cartiere, dotati d’enormi tapparelle di legno con un’apertura regolabile, che permettevano di far entrare il giusto afflusso d’aria, contribuendo ad un graduale essiccamento dei fogli.
 Nel 1789 esistevano 40 cartiere con alcune centinaia di addetti direttamente occupati ed altri operai che lavoravano nelle officine dell’indotto.
Nel 1845 fu brevettato l’uso del legno per la produzione di pasta per la carta (si è trattato, in sostanza, di trasformare le fibre vegetali in carta) e tale uso si diffuse prima negli U.S.A. e, successivamente, in altri Paesi stranieri. Solo verso la fine dell’800 le locali industrie cartarie iniziarono ad utilizzare materie prime diverse dagli stracci che, tra l’altro, erano divenuti più costosi a causa delle limitazioni all’acquisto causate da motivi igienici, per le numerose epidemie scoppiate in quel periodo. In precedenza le materie prime adoperate per la fabbricazione della carta erano, oltre gli stracci, anche la corda di canapa, la cellulosa e la pasta di legno, quest’ultime importate dall’estero.
Verso la metà dell’800 i Maffizzoli assieme ai Bianchi costituivano una società per la gestione dello stabilimento di Maina di Inferiore il quale, nel 1889, era considerato uno dei migliori della provincia e dove si produceva anche carta colorata.
Sempre i Maffizzoli ed i Bianchi aprivano uno stabilimento a Padova per la raccolta e la cernita degli stracci che erano forniti  anche alle principali cartiere d’Italia, in quel tempo materia prima per la produzione della carta.
 Intorno al 1872 la ditta Andrea Maffizzoli, succeduto a Pietro, si espandeva ulteriormente assorbendo la cartiera di Maina Inferiore, già dei Veronese e poi degli Emmer ed in seguito acquistando anche quella di Garde, costruita dagli Sgraffignoli e poi gestita dalla famiglia Fossati.
Nello stesso anno, secondo Donato Fossati, la ditta impiantò un completo sistema meccanico, erigendo dalle fondamenta il grandioso opificio in località Maina di Sopra e la produzione di carta salì ad oltre 40 q.li il  giorno.
Nel 1875 fu introdotta la prima macchina a lavorazione continua, alla quale, pochi anni dopo, ne seguì un’altra, che, rispetto al tradizionale “tino” ha contribuito ad elevare notevolmente la capacità produttiva dell’Azienda.
L’esigenza di facilitare i trasporti, costrinse i sette principali fabbricanti di carta a consorziarsi per realizzare la strada, da tanto tempo sognata, che congiungesse la valle al paese di Toscolano. Questa strada, costruita nel 1874, fu scavata nelle parti rocciose della valle e, per mezzo di alcune gallerie permetteva di raggiungere la cartiera di Andrea Maffizzoli. Il lavoro venne a costare 300.000 lire, di cui 8000 date dal comune di Toscolano per acquisire il diritto di passaggio, e fu sostenuto dalle due ditte di Andrea e Pietro Maffizzoli insieme con G. B.Zuanelli, Leonardo Emmer, Andrea Franceschini, Domenico Simonelli e G.B.Avanzini. Nel 1876 la strada fu prolungata fino all’altra cartiera di Pietro Maffizzoli.
            Nel 1881 un improvviso incendio distrusse quasi interamente un opificio delle cartiere Maffizzoli, che venne però riattivato in poco tempo. Successivamente la soc. Maffizzoli acquistava a Maina Inferiore la cartiera degli Emmer, l’unica ove attualmente esiste una ciminiera, e, in località Garde, quella dei Fossati. Nelle rovine di quest’ultima è possibile ancora adesso rinvenire alcuni resti riguardanti la fabbricazione della carta. Al piano terra si trovano alcuni resti delle “molazze”, vasche circolari in cui giravano due grosse ruote di pietra che servivano a macinare la materia prima, carta e cartone di recupero, senza danneggiare le fibre in esse contenute. Al piano superiore sono rimasti alcuni “cilindri olandesi”, introdotti all’inizio dell’ottocento, costituiti da una vasca in cemento o in metallo oblunga ed ovale divisa in due parti da una parete. Nei locali sottostanti si possono vedere ancora alcune “vasche di deposito” nelle quali scendeva la “pasta sfilacciata” ottenuta con le “olandesi raffinatrici”.
            Purtroppo la società Bianchi-Maffizzoli, che gestiva lo stabilimento di Maina , affidata sin dal 1868 al socio Rocco Bianchi, affiancato dal figlio G.Battista, (successivamente noto a Maderno per aver ricoperto la carica di Sindaco e di aver elargito fondi per beneficenza e regalato lo stabile per la costituzione della Casa di Ricovero), ebbe un notevole rovescio economico, a quanto pare colposo, tanto che Rocco Bianchi pose fine alla sua vita, impiccandosi nel magazzino di stracci situato in Piazza di Maderno il 28 settembre 1891. I Maffizzoli dovettero quindi provvedere subito ad un esborso di oltre 300.000 lire per la liquidazione della società che fu sciolta e sostituita dalla “Fratelli Maffizzoli di Giuseppe”, con atto del Notaio Claudio Fossati in data 15 settembre 1891, tredici giorni prima del tragico gesto di Rocco Bianchi.
            All’esposizione di Brescia del 1904  la cartiera A. Maffizzoli ottenne la gran medaglia d’oro del Comitato e quella della Camera di Commercio di Brescia.
            Le ditte Andrea Maffizzoli e la F.lli Maffizzoli il 5 novembre 1905 si fusero in una nuova società in accomandita.  Furono Ignazio e Giuseppe Maffizzoli (entrambi amici di Mons. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII° che, nel 1925, li visitò a Toscolano) nonché il cav. Ettore Bianchi (figlio dell’ex socio dei Maffizzoli). Lo scopo della nuova società è quello di espandere nelle due fabbriche l’attività della macchina continua nonché quello di costruire un grande stabilimento in località “Capra” a Toscolano, con i più moderni apparecchi anche per la preparazione della pasta di legno in modo di aumentare la produzione e l’impiego della manodopera. I lavori per il nuovo stabilimento di “Capra” iniziarono nel 1906. Risulta che l’inaugurazione ufficiale del nuovo stabilimento avvenne il 19 marzo 1910.
            Il nuovo stabilimento di Capra fu dotato anche di un porto per il naviglio di trasporto. Furono poste cinque macchine continue modernissime e una per carte speciali a collaggio animale,  completato da laboratori di segheria per il taglio del legname,
La soc. Maffizzoli nel 1917 acquistò una vasta tenuta sul Po a Gussola nel Cremonese di 500 ettari, creando la “Società Pioppeti Maffizzoli” e, dopo aver sfruttato il patrimonio boschivo esistente (30 mila pioppi), dal 1919 iniziò una piantagione in grado di sopperire alle proprie esigenze industriali.
            L’avvento dell’energia elettrica, prodotta dalla centrale in località Camerate nel 1904 (2000 cavalli) che era condotta alle fabbriche per mezzo di una linea lunga sei chilometri e successivamente nel 1921 in quella di Garde (3000 cavalli), diede i primi sconquassi all’economia dell’intera valle.
            Nel 1926 grazie all’uso di sei macchine continue nello stabilimento di “Capra” aumentò la produzione della carta e triplicò quella della pasta di legno
            Nei cinque stabilimenti, compresi i quattro rimasti nella valle, la cartiera Maffizzoli, nel 1927 impiegava 1100 operai.
Dotata di moderni mezzi la fabbrica di “Capra” nel 1925 aumentava la produzione della carta da 300 a 350 q.li  al  giorno, utilizzata per le rotative del “Corriere della Sera”, del “Secolo”, del “Mattino” e del “Giornale d’Italia” ed anche d’altri giornali. La fabbrica produceva in tre ore un rotolo della lunghezza di 25 chilometri e del peso di 2500 Kg. Senza dir poi che la ditta controllava un processo che partiva dall’industria forestale per arrivare fino alla tipografia e litografia per stampa di buste, pur rimanendo la carta la principale produzione della ditta. Infatti, sempre più vasta era la gamma della produzione che comprendeva: carte da stampa, affissi, per blocchi, da giornale in rotoli, fine e mezzo fine da scrivere, carte assorbenti, da copialettere, da lettera, da registro, per macchina da scrivere; carte da involgere, carte per agrumi, cellulose monoculari, pelle aglio, carte colorate varie, carta mano macchina, carte pleure, carte da filtro, carte da fiori, carte da disegno, cartoncini bianchi e colorati, cartoncini per carte da gioco, per copertine, per cartoline, per schedari.
Successivamente si presentarono, però, le prime difficoltà economiche.
            Nel 1927 entrò un nuovo socio, Beniamino Donzelli, al quale fu affidata la direzione dell’Azienda e due anni dopo lo stesso Donzelli entrò a far parte del Consiglio d’Amm.ne diventandone il Presidente. Negli anni 1928 e 1929 si assistette ad una drastica diminuzione delle esportazioni. Perciò si procedette ad una ricapitalizzazione fondendo le due società della cartiera e dei pioppeti. Il 30% dei dipendenti fu licenziato e nuovi capitali furono cercati. Questi sono forniti dallo stesso Beniamino Donzelli, rappresentante di un gruppo naz.le che in pochi anni rileverà e ristrutturerà altre cartiere in crisi. Il 5 giugno 1937 la società sarà fusa e prenderà il nome di CARTIERA BENIAMINO DONZELLI.
Il 12 gennaio 1945 lo stabilimento di Toscolano viene bombardato da aerei alleati, riportando notevoli danni.
Nel 1954 è installata una nuova macchina continua per produrre carta di giornale. Sempre nello stesso anno Beniamino Donzelli prende il controllo della Soc. Cartiere Meridionali il cui stabilimento si trovava ad Isola del Liri (Frosinone).
La società Beniamino Donzelli mantenne in attività, fino al 1959, la cartiera di Garde e fino al 1961 quella di Maina inferiore (Macallè) dove si produceva carta filigranata. Infine furono entrambe definitivamente abbandonate ed il degrado della valle peggiorò ancor di più.
All’inizio del 1960, quale secondo gruppo cartario italiano, con la Finanziaria Breda Ernesto, società a partecipazione statale fu creata la S.p.A. Cartiera Mediterranea con stabilimento a Barletta.
Nel 1967 era incorporata nella C.B.D. la soc.Cartiere Meridionali prendendo il nome di C.B.D.M.
Nel 1969 veniva incorporata anche la cartiera Mediterranea e la società prendeva il nome di CARTIERE RIUNITE DONZELLI E MERIDIONALI (CRDM).
Negli anni settanta iniziarono serie difficoltà economiche che costrinsero la CRDM all’ingresso nella Società della MC S.p.A:, una finanziaria del gruppo EFIM che, dopo breve tempo, divenne l’azionista di maggioranza.
Alla fine del 1970, la società ritornò in mano privata e fu acquistata dalla soc.FABOCART, ma le condizioni economiche peggiorarono. Nel 1982 fu posta in amministrazione controllata e dopo tre anni in quella straordinaria. E’ un momento difficilissimo. La produzione si ridusse fino quasi ad arrestarsi, tanto che si temette la chiusura dello stabilimento.
Dopo un periodo d’incertezza, nel 1989, passò al Gruppo MARCHI, l’attuale detentore con una partecipazione al 25% della Burgo, e prese la denominazione: CARTIERA DI TOSCOLANO dando attualmente lavoro a circa 370 dipendenti.
                                                                                                             Andrea De Rossi

BIBLIOGRAFIA:
Enciclopedia bresciana di Fappani
Flavio Piardi – La valle delle cartiere – Grafo edizioni 1984
Cartai e stampatori a Toscolano edito dalla Cartiera di Toscolano nel 1995
Donato Fossati “Benacum – Storia di Toscolano - 1938

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