venerdì 23 agosto 2013

CAPITANO MARIO NUDI PERSONAGGIO R.S.I.



Per rievocare l’accaduto necessita ritornare indietro ben 66 anni, cioè nell’anno 1943, dopo il famigerato 8 settembre quando il Maresciallo Badoglio annunciò per radio di aver chiesto agli alleati l’armistizio ed il giorno dopo “fuggì” con il Re a Brindisi. Dopo pochi giorni, da parte dei tedeschi, venne liberato Mussolini che era prigioniero sul Gran Sasso. Successivamente, con l’appoggio di Hitler, lo stesso Mussolini fondò la Repubblica Sociale Italiana la cui sede fu stabilita proprio qui sulla Riviera del Garda. Mentre il Duce si colloca a Gargnano, in tutta la Riviera vengono requisiti immobili da adibire a Ministeri che hanno lasciato Roma. Nell’edificio scolastico di Toscolano-Maderno viene fissata la sede del Ministero dell’Interno, nel palazzo Benoni – divenuto successivamente il Palace Hotel e poi Golfo Hotel – viene invece posta la sede del nuovo partito fascista con a capo Alessandro Pavolini, mentre nei locali che un tempo erano adibiti ad essicatoi della carta in località Promontorio (Bonaspetti), dopo alcuni lavori di adattamento, vengono posti la Caserma e gli Uffici del Reparto Autonomo di Polizia repubblicana.
Gli Agenti, in buona parte locali, si erano arruolati per evitare l’internamento in Germania e venivano adibiti ai vari servizi di Polizia presso il Ministero dell’Interno, ai posti di blocco ed al pattugliamento durante le ore del coprifuoco. Anche lo scrivente,  per evitare di essere internato in Germania come tanti altri coetanei, fu costretto ad arruolarsi in questo Reparto e fece il dattilografo proprio presso l’Ufficio Comando.
            A dirigere questo Reparto, che poi divenne Battaglione, fu, per primo, incaricato il Tenente, divenuto poi Capitano, Bruno Visintini che vi rimase fino al 27 ottobre 1944 il quale era alloggiato in Via Benamati presso la casa Elena. Il Capitano Mario Nudi lo sostituì fino al 12 gennaio 1945 quando ne prese il Comando il Maggiore Piccoli Antonio che rimase fino al 25 aprile 1945. Non posso dimenticare che il Capitano Visintini fu senza alcun dubbio la persona più umana e sensibile che conobbi in quel tempo e fece ogni sforzo per accettare giovani che intendevano sottrarsi al servizio militare presso la R.S.I. o all’internamento in Germania.  A distanza di tempo si può ora affermare che fu questo senz’altro il motivo per il quale fu esonerato dall’incarico per essere sostituito dal Capitano Nudi.
            Tutta questa premessa, perché intendo parlare proprio del Capitano Mario Nudi, che è passato alla storia per aver trasportato parte del cosiddetto “tesoro di Dongo” per poi finire fucilato con gli altri 15 gerarchi  sul lungolago di Dongo i quali furono poi esposti tutti in Piazzale Loreto a Milano con Mussolini e la Petacci.
            Per ben 47 giorni lavorai quindi alle dipendenze del Capitano Nudi del quale non conoscevo alcun suo precedente. Solo dopo la fine della guerra venni a conoscenza che lo stesso nacque a Roma il 17.7.1912, combatté in Africa Orientale e dal 1940 fu nominato Capomanipolo e Moschettiere del Duce. Fu Capitano anche dell’8ª  Brigata Nera “Resega” di Milano. Quando lasciò l’incarico nella Polizia seppi che si era trasferito presso Mussolini e nulla più fino all’annuncio della sua fucilazione a Dongo .Solo ora vengo a sapere che il Nudi fu nominato Direttore della Pubblica Sicurezza di Gargnano nonché Capo della “Presidenziale”, la scorta del duce.
            Leggendo il volume “La fine. Gli ultimi giorni di Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani” di Giorgio Cavalleri e altri, edito nel 2009,nonché notizie di altre fonti relative a questo particolare momento, sono venuto a conoscenza di interessanti particolari sulla fine e sugli incarichi importanti che ebbe successivamente Mario Nudi. Nell’aprile 1945, quando gli anglo-americani stavano per invadere la pianura padana, i partigiani insorgevano nelle grandi città del nord e la R.S.I. si stava sciogliendo, i principali gerarchi fascisti si riunirono a Milano dove decisero poi di sfuggire verso la Svizzera. La sera del 25, quando Mussolini lascia la Prefettura di Milano è, come al solito, scortato da un Alfa Romeo rossa con la quale il suo segretario particolare Prefetto Luigi Gatti ed al suo fianco il suo assistente Mario Nudi trasportano parte del famoso “tesoro di Dongo” contenuto in sei valigie di cuoio di grosse dimensioni piene di anelli, collane, bracciali d’oro per un  enorme valore. La colonna viene fermata dai partigiani nei pressi di Dongo. Tutti vengono condotti nel Municipio. Mussolini e la Petacci sono portati a Giulino di Mezzegra ed il giorno dopo fucilati, mentre gli altri, tra i quali Mario Nudi, seguono la stessa sorte nel porticciolo di Dongo. Poi, oramai si sa, le salme furono state trasportate tutte a Milano  in Piazzale Loreto
            Anche le famose sei valige colme di preziosi (del peso complessivo di Kg.66) furono portate in Municipio e, successivamente in una villa del luogo, ma di tutto il tesoro si sono perse le tracce e nemmeno la Corte di Assise di Padova nel 1957 fu in grado di far luce su questa sparizione.
                                                                                                   
                                                                                                         Andrea De Rossi

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