In località Luseti, in fondo alla valle delle cartiere, dove intorno è desolazione, esiste una chiesetta dedicata ai SS.Filippo e Giacomo che alcuni anni fa fu profanata e danneggiata da vandali.
Con l’intento non solo di fermare questa distruzione, ma anche di ripristinare il luogo sacro nonché di adattare una vicina casetta – che un tempo fu l’abitazione della famiglia Civieri – ad uso ricreativo dei giovani, fu costituito un gruppo volontario di cittadini, tra i quali diversi Alpini, denominato “Amici di Luseti”.
Il risultato di tale coraggiosa iniziativa non si è fatto attendere molto. Domenica 28 Settembre 1997 vi è stata l’inaugurazione dei lavori della chiesetta, unitamente a quella dello stabile adibito ad attività ricreativa dei giovani.
La numerosa partecipazione di cittadini ,è stato il segno della riconoscenza verso le persone che hanno sacrificato il loro tempo libero per raggiungere questo obiettivo.
Per giustificare l’esistenza di questa chiesetta, in un posto ora così abbandonato, necessita ritornare indietro nel tempo di almeno quatto o cinque secoli, quando questa valle era letteralmente invasa da opifici ed in particolare da industrie cartarie.
Proprio a Luseti nel 1480 esisteva una cartiera di proprietà del Beneficio Parrocchiale di S.Nicolò di Cecina, mentre a poca distanza più a nord, in località Covoli, vi erano le cartiere della famiglia Vicario di Gaino che furono demolite verso la fine del '800 per far posto all'Officina che avrebbe fornito la corrente elettrica a tutti i paesi della riviera.Naturalmente quelle industrie citate sono fra le più antiche, ma nel corso degli anni ne sorsero numerose altre. Da una ricerca di Flavio Piardi risulta che nel 1852 (periodo in cui da tempo l'attività era in calo) ai Covoli n’esistevano due, cinque a Luseti, una alla località Gatto, due a Caneto, una a Vago, quattro a Maina superiore, una a Maina inferiore, una a Lupo, una alle Quattro ruote, tre alle Garde, una al ponte ed altre sette nel promontorio. Buona parte si trovavano sul territorio di Toscolano mentre le altre su quello di Maderno. Il motivo di tale concentrazione d’opifici in così breve spazio era lo sfruttamento dell'energia idraulica del fiume.
Fino al 1872, epoca in cui fu costruita la strada di accesso da parte di un Consorzio formato da sette principali industriali della carta e dai due comuni, tutta l'attività industriale era racchiusa dentro la valle alla quale si poteva accedere esclusivamente attraverso gli impervi sentieri che scendevano da Gaino dove, di conseguenza, dovevano passare sia i rifornimenti che il prodotto finito delle varie industrie. Le centinaia d’uomini, donne e fanciulli erano costretti a percorrere ogni giorno per recarsi al lavoro il pericoloso "sentiero delle assi" posto tra la roggia ed il letto del fiume che da Maderno e Toscolano conduceva all'interno della valle. Molte furono le disgrazie a causa del sentiero assai stretto per la caduta di sassi e ghiaccio particolarmente nella stagione invernale.
In fondo alla valle dove finiva la strada le numerose fabbriche e la quantità d’operai costantemente sul luogo, fecero nascere il nucleo abitato detto LUSETI ma che fu chiamato anche Losedo o semplicemente Contrada.
Nel XVI secolo la ricca famiglia Tamagnini, allora proprietaria di cartiere presso la chiusa di Lume, Löm in dialetto, eresse e donò la chiesetta dedicata a S.Filippo e Giacomo. La chiesetta si trova vicino all'attuale ponte in muratura, costruito la prima volta nel 1763, travolto dal fiume in piena nel 1939 e non più ripristinato ma semplicemente adattato per il passaggio dei pedoni.Il motivo, mai conosciuto prima d'ora, per il quale questa chiesetta fu dedicata ai due Santi Filippo e Giacomo, lo ha scoperto recentemente la sig.na Letizia Erculiani nel corso delle sue numerose ricerche storiche. I Santi Filippo e Giacomo risultano essere i patroni dei "gualchierai" cioè di coloro che sono addetti al funzionamento delle "gualchiere" che sono macchine mosse dalla forza idraulica che si usavano in passato per "follare" sottoporre i tessuti di lana ad una pressione meccanica esercitata dall'alto con un pistone onde ridurli ad una poltiglia) In sostanza lo stesso lavoro che centinaia di operai esercitavano nella Valle delle Cartiere per preparare la materia prima necessaria alla fabbricazione della carta.
I costruttori della Chiesetta abitavano nella costruzione quattrocentesca al porto di Toscolano, un tempo unito all'ex setificio da un cavalcavia ed ora trasformata in condominio. Fu in questo palazzo dei Tamagnini che nel XVI secolo i tipografi Paganino Paganini e il figlio Alessandro ed i loro allievi, stamparono la famosa collezione di classici divenuta ora rarissima.
Per comprendere l'importanza della famiglia Tamagnini, basti pensare che i membri della stessa ricevettero sepoltura nel Santuario della Madonna del Benaco, insieme a pochi altri, com'era consuetudine in quei tempi.
La chiesetta fu sempre sotto la giurisdizione della Parrocchia di Gaino, ma dal 1935 passò a quella di Toscolano. Fino ad alcuni decenni fa ogni domenica era celebrata la S.Messa.
Il decollo industriale della zona ebbe inizio dopo la costruzione della strada d’accesso alla Valle, ma durò ben poco perché agli inizi di questo secolo la cartiera Maffizzoli, la più grande esistente nella valle, iniziò la costruzione del "grandioso" stabilimento di "Capra" a Toscolano per avvicinarsi così alle vie di comunicazione, particolarmente quella lacuale. Da qui ebbe inizio la progressiva decadenza delle industrie cartarie della valle. Nel 1904 gli opifici erano ridotti a sette od otto e nel corso degli anni successivi sparirono completamente.
Buona parte furono demoliti, di altri se ne vedono labili tracce perché ingoiati dalla spessa vegetazione contribuendo così a creare una zona abbandonata e degradata tanto più ci si addentra nell'interno. A Luseti, infatti, le attività hanno cessato prima che altrove. L'addio definitivo a questa valle che per secoli fu un importante centro industriale l'hanno dato la cartiera della Garde nel 1959 e per ultima quella di Macallè nel 1961.
Notizie varie sullo stuccatore RETI DAVIT o DAVIDE e sulla facoltosa famiglia TAMAGNINI che costruì la chiesetta a Luseti dove lavorò il Reti
Gli incaricati del delicato lavoro di restauro dell’altare dedicato ai Santi Filippo e Giacomo della chiesetta di Luseti, in fondo alla valle delle cartiere, nel corso dei lavori hanno scoperto, in basso a sinistra dell’altare stesso, il nome dell’autore: DAVIT RETI (vedi foto nella pagina precedente) cui finora nessuno aveva mai attribuito quest’opera, compresi gli esperti d’arte come Passamani o Panazza. Trattasi di uno stuccatore di alto livello di Laino, in valle d’Intelvi (Como). Lavorò alla Madonna delle Grazie a Brescia, alla Cappella del Sacramento del Duomo di Salò e all’Inviolata di Riva.
Tale chiesetta fu costruita nel XVI secolo dalla ricca famiglia Tamagnini che era proprietaria di una cartiera in località Löm, a poche centinaia di metri dal luogo in cui fu innalzata la chiesa. La chiesa fu sempre sotto la giurisdizione della Parrocchia di Gaino e solo dal 1935 passò a quella di Toscolano. Vedendo ora questo edificio sacro in una zona abbandonata, il visitatore si chiederà per quale motivo fu costruito qui. Per capirlo bisogna ritornare indietro nel tempo di almeno 4 o 5 secoli, quando la valle delle cartiere era letteralmente invasa da opifici di vario genere ed in particolare da industrie cartarie che si erano concentrate in questo limitato spazio al fine di sfruttare al massimo l’energia idraulica del fiume, quando ancora non c’era l’energia elettrica. Basti pensare solo al numero delle industrie cartarie esistenti in quel tempo: in località Covoli ne esistevano due, cinque a Luseti compresa quella di Löm, una in località Gatto, quattro a Maina superiore, una a Maina inferiore, una a Lupo, una alle quattro ruote, tre alle Garde, senza contare quelle altre sette del promontorio. E’ quindi da immaginare il numero di persone che avrà affollato la suddetta valle ed è quindi giustificato il motivo per cui è sorta in questa zona tale chiesetta.
La suddetta famiglia Tamagnini, invece, abitava al Porto di Toscolano nel quattrocentesco edificio che nel XVI secolo ospitò i famosi tipografi Paganino Paganini ed il figlio Alessandro che stamparono la famosa collezione di classici, divenuta ora rarissima. Nel secolo scorso, era l’abitazione della famiglia Oliverio, proprietaria del Setificio.
Dai documenti storici risulta che i membri della famiglia Tamagnini, insieme a pochi nobili, ebbero l’onore di essere sepolti nel Santuario della Madonna del Benaco. Inoltre un membro di tale famiglia, Gerolamo Tamagnini, nel 1668 fu compare di nozze, insieme ad altri due nobili Scipione
Delai e Camillo Sgrafignoli, di Andrea Celesti, (sposato con la veneziana Martina Davagni) il celebre pittore che decorò la chiesa parrocchiale di Toscolano. Sempre nel 1668 il Celesti decorò nella suddetta chiesa, su un pannello sottostante la vetrata destra del coro, i nomi e gli stemmi di Scipione Delai,Gerolamo Tamagnini e Camillo Sgraffignoli tutti e tre appartenenti a ricche famiglie locali, padroni di industrie di ancore e catene, cartiere e limonaie. Gli stemmi riproducono rispettivamente:
- un toro per la famiglia Tamagnini
- un leone rampante per la famiglia Delai
- una mano che punta l’indice a destra per la famiglia Sgrafignoli
A proposito del toro che rappresenta la famiglia Tamagnini, nel centro dell’altare della chiesetta di Luseti, vi è riprodotto un toro rampante che potrebbe essere l’emblema della famiglia committente, com’era consuetudine in quel tempo.
Andrea de rossi
Andrea de rossi
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