Nel corso dei secoli tutto, o quasi, è
cambiato. Il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, e la maniera di affrontare i problemi
economici ed amministrativi.
Per rendersene conto è abbastanza
consultare i documenti dell’archivio storico del comunedi Maderno relativi al periodo dal XV al
XVIII secolo, che lo storico Guido Lonati trascrisse su un volume edito nel 1927 per rendersi conto in
che modo venivano risolti allora i problemi del comune. Dal 1400 al 1800 ho scelto le più
interessanti disposizioni emanate dal comune di Maderno, fra le quali ve ne sono alcune
strane e curiose, che non sarebbero certo applicabili al giorno d’oggi da parte di una
Amministrazione pubblica.
Iniziamo
quindi dal 1469:
1469
Il paese era allora eminentemente
agricolo. Tanto è vero che durante la vendemmia si dava la licenza al Vicario (Giudice) di
sospendere le udienze al banco civile. Era in vigore il divieto di cominciare il
raccolto dell’uva prima dell’8 settembre;
17.8.1469 Viene introdotta la festa di S.Bernardo con
pene varie per gli inadempienti.
Analoghe sanzioni venivano applicate a chi
non rispettasse la festa dei SS.Sebastiano, Rocco, Pietro Martire e
Antonio da Padova, dei sette Fratelli, dI S.Giuseppe, del Nome di Gesù, nel primo
giovedì di maggio, del Venerdì Santo, diS.Macario e della Santa Croce;
5.4.1470
I forestieri possono venir
accusati senza bisogno di prova o testimonianza, dietrosemplice giuramento di un originario;
24.6.1476 Che le meretrici vengano espulse da Maderno;
17.6.1480 Che ogni abitante possa, dietro giuramento,
accusare chi vìola il riposo festivo;
19.7.1495 Dono di una colonna della Parrocchiale
(Basilica romanica) ai monaci di S.Pietro
Martire (ancora esistente a Villa Caprera);
2.7.1497
Che sia edificato un ponte in
muratura sul fiume tra Maderno e Toscolano;
22.4.1522 Si sanzionavano delle pene severe per chi non
intervenisse alle rogazioni;
11.3.1554 Che al Monastero di S.Caterina sia versato il
livello di olio per il fondo di Vesegna;
26.5.1560 Che venga costruito sui monti una casa di
ragione pubblica per ripararvi e custodirvi
il bestiame (a S.Urbano);
1.5.1568
Che venga riparata la chiesa di S.Urbano per
le rogazioni;
4.7.1574
Elezione di due persone, una per suonar le
campane in occasione del maltempo, e
l’altra ad espellere i cani dalla chiesa;
17.4.1575 Che avanti all’arca di S.Ercolano arda in
perpetuo una lampada;
16.1.1606 Che venga concesso ad un eremita di ritirarsi
presso la chiesetta di S.Martino;
28.10.1606 Progetto di costruire un canale
d’acqua per uso del Duca di Mantova;
16.8.1610 Che sia collocato un leone in pietra nella
colonna in piazza;
25.9.1611 Che venga fatta la pala nella chiesa di
S.Urbano;
3.3.1613 Che venga costruita una “quadrata”
(banchina) davanti alla colonna di S.Marco per
la difesa delle acque e per il carico e
scarico delle merci;
6.6.1614 Regalo di 6 zucchette di acqua
odorifera e 6 vasetti di canditi di zucchero al Provv.
Gen.le Antonio Priuli;
7.4.1619
Supplica dei frati di S.Pietro
Martire per avere materiale da fabbrica. Suppliche analoghe si incontrano numerosissime e si
omettono per non annoiare;
31
13.8.1634 Vengono
messe guardie per dar l’allarme in caso di assalto dei banditi; erano tenuti aprestar la guardia i capi famiglia tanto
maschi che femmine (28.7.1652) poi i soli maschi (17.3.1659);
1635 Giorgio Cobelli (costruttore del palazzo
Gonzaga) lasciava L.1300 per i poveri e 200 per la zucata del fiume;
18.2.1638 Riparazioni
al ponte levatoio del portone;
16.1.1689 Per
allontanare l’ira divina si inoltrava supplica al Provveditore perché proibisse
le
feste pubbliche, cause inevitabili di
scandali;
8.7.1728
Sistemazione della strada del
Rovinato col concorso dei comuni di Toscolano,Gargnano, Tremosine e Limone;
10.8.1753 Che venga purificata la terra dai molti
vagabondi che vi sono;
14.5.1783 Dono di una pianta di gelso da destinarsi alla
fabbrica della parrocchiale. Allo scopo suddetto vien assegnato il frutto del
podere del Dos del Fo (faggio);
11.9.1791 Vien concessa a Ercole Setti l’uccellanda sui
monti comunali di Pura dietro obbligodi far celebrare due messe annue pel
benessere del Comune;
6.12.1795 Condanna data a Pietro Alberti di pagar come
multa una barca di pietra (s’intende colma di pietre) da destinare alla fabbrica
della chiesa;
11.6.1797 Cristoforo Benamati presta del denaro al
Comune per versarlo ai francesi eacquistare foraggio da fornire ai medesimi;
11.8.1800 Incanto dell’uccellanda del Monte Spino col
12% per la chiesa;
23.12.1801 Che le funzioni religiose
comincino dopo l’aurora e finiscano prima del tramonto;
29.12.1802 Che venga proibita la festa
detta della “Stella” o “Capanna” perché occasione di
scandalo.
Tutto questo avveniva alcuni secoli fa, ma
ci siamo scordati che nella prima metà del 1900 anche nei nostri paesi esistevano i
“famèi”? Chi erano costoro? Il nome deriva dal Latino “famulus” cioè servo, domestico, aiutante.
I “famei” erano quei ragazzi, di giovane età, che venivano “ prestati” per collaborare in
attività prevalentemente agricole ad altra famiglia benestante del paese o di un altro vicino. Dovevano
mungere le mucche, portare il latte a destinazione, pascolare le capre, governare le galline,
pulire la stalla. In cambio era assicurato loro il vitto e l’alloggio e, qualche volta, un modesto
compenso in denaro. In questo modo le famiglie a cui appartenevano avevano una bocca in meno da
sfamare. Il prezzo per loro era però molto alto.
Distacco dalla famiglia, umiliazioni e,
qualche volta, maltrattamenti. Fortunatamente ora questa condizione è sparita!
Usando termini attuali questa specie di “collaborazione” si dovrebbe chiamare
semischiavitù.
ANDREA DE ROSSI
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