lunedì 5 giugno 2017

GIUFFREDI MOTOCICLISTA DELLA R.S.I.

Il giornalista Tullio Ferro nel libro "Segreti del Garda" racconta:

Nel 1994 Giovanni Maria Giuffredi, classe 1921, agente motociclista-portaordini e di scorta al Duce, uomo fidato del vice capo della Polizia, con alle spalle il fronte russo, la ritirata dalla Sicilia a Salerno, un’esperienza rocambolesca alla divisione corazzata “Centauro”, esecutore del rischioso trasferimento di un sacerdote ricercato dalle Brigate Nere per aver aiutato dei partigiani, disse a Tullio Ferro per “Segreti del Garda”:
“Non si palesa un segreto dire che Mussolini tutti i giorni scriveva una lettera alla Petacci. Io ero uno dei pochi  a cui veniva affidato il compito di prendere in consegna la quotidiana lettera a Gargnano, superare il posto di blocco presso Villa Feltrinelli tenuto dai tedeschi, superare l’altro “stop” a Maderno in mano ai “Pisani”, uomini fidatissimi di Buffarini Guidi, ministro dell’interno, e a raggiungere Villa Fiordaliso a Fasano di Gardone Riviera dove abitava l’amica del Duce. Tutto qui? “No di certo. Il compito non era così facile. Dovevo fermarmi a Maderno presso l’Ufficio del Dottor Eugenio Apollonio, sito a Villa Adele. Lì aveva luogo una segreta e delicatissima operazione che doveva durare il minor tempo possibile: aprire la busta, fotografare il contenuto, porre in ordine il plico. Quindi riprendere la strada per Villa Fiordaliso. Una specie di corsa ad ostacoli che mi raggelava poiché temevo di essere inseguito.”
Insomma tutte le lettere di Mussolini dirette a Claretta venivano fotografate e lette dalla Polizia: E quelle di Claretta subivano lo stesso trattamento?. “Non lo so. Non ebbi mai l’incarico di corriere da Villa Fiordaliso e da Villa Mirabella, che era entro le mura del Vittoriale, ultima residenza della Petacci sul Garda.”         Come fece lei a sapere dell’apertura delle lettere?. “Il Dott. Apollonio di me si fidava. Anzi un giorno m’informò che io sarei stato della partita per una importante delicata missione. Venni quindi a sapere che le lettere del Duce si leggevano per conoscere eventuali impreviste mosse di Mussolini, confidate in anticipo alla sua amica, informazioni che sarebbero potute servire per eventuali contromosse. Mussolini non sapeva del piano escogitato da Tullio Tamburini, capo della Polizia, e da Apollonio.
Quale piano?
“Un tentativo di liberare Mussolini praticamente prigioniero dei tedeschi e, attraverso i partigiani delle Fiamme Verdi, consegnarlo al momento opportuno agli Alleati. Del piano sarebbe stato a conoscenza anche Monsignor Ferretti del Duomo di Salò. Accade, invece, che Tamburini e Apollonio vennero arrestati e trasferiti in Germania perché accusati di tramare contro i tedeschi. Questa era almeno la versione ufficiale. La verità era che i due stavano preparando un commando guidato dal colonnello Pavone per salvare Mussolini dalla morte una volta che fosse caduto nelle mani di altri partigiani non inquadrati nelle Fiamme Verdi.” In tal senso sembra che il piano “Tamburini-Apollonio-Pavone” non fosse l’unico. Infatti esistono documenti che testimoniano un tentativo di abboccamento, sempre tramite Monsignor Ferretti, da parte del ministro dell’Interno Paolo Zerbino, che nel febbraio 1945 aveva sostituito Buffarini Guidi, con le Fiamme Verdi. Si pensava a una specie di “armistizio” tra repubblichini e partigiani, una zona franca per arrivare alla fine del conflitto con le armi abbassate”.
Poi cosa accadde? “Qualcuno tradì ed il piano andò in fumo. Infatti, un brutto giorno i tedeschi, agli ordini del famoso Kappler, fecero irruzione nell’Ufficio operativo (ex Albergo Milano) dove prelevarono documenti e altri carteggi (Forse trovarono pure le fotografie delle lettere Mussolini-Petacci?). Il commando, non ancora perfettamente inquadrato, si sfaldò. Io, per paura di essere interrogato, fuggii saltando da una finestra, quindi non venni identificato tanto che all’indomani potei riprendere normale servizio”.
 Giuffredi potè poi salvare un certo Sansoni (detto palanca), che stava correndo il rischio di essere arrestato dalle Brigate Nere perché teneva a Maderno un deposito clandestino di benzina. “Arrivai prima io da Palanca e così dopo aver fatto sparire il carburante, gli misi le manette e dopo una notte in camera di sicurezza, tutto andò a posto”.
Giuffredi era a conoscenza di molti altri fatti della sfera Mussolini-Petacci. Egli sapeva che gli incontri tra i due avvenivano per lo più nella vicina Torre S.Marco, già Torre Ruhland, così chiamata poiché apparteneva alla omonima villa (Ruhland: quiete nel paesaggio). In questa torre-garconnière i due amanti trascorrevano ore in assoluto isolamento, al riparo di occhi indiscreti.  Si parlò poi che le lettere a Mussolini  la Petacci le scrivesse su carta a mano con impressa l’immagine di una colomba e di un’aquila e il verso ovidiano “(Né con te né senza di te posso vivere).
Il racconto di Giuffredi, dopo qualche divagazione, ritornava sulle lettere. “Per me quella busta scottava da non dire poiché, anche se non recava alcun indirizzo, la destinataria era la signora Petacci”
Altri delicati incarichi per Giuffredi furono quelli di scortare l’auto del Duce o di viaggi segreti. Così ebbe a raccontare a Tullio Ferro nel 1976.



venerdì 2 giugno 2017

AMMINISTRATORI COM.LI TOSC.MAD. DAL 1928





 Precedente sede Municipale

                                                                                                         
                                   
             Attuale sede Municipale


L’attuale comune di Toscolano-Maderno, costituito con Regio Decreto 14 giugno 1928 n.1527,che viene riprodotto qui sotto, costituisce la fusione dei due comuni di Maderno e Toscolano esistenti da tempo immemorabile. In quel tempo, per ragioni economiche lo Stato abolì i piccoli comuni unendoli ad altri         confinanti. per costituirne uno solo.                                           
    Ecco l’elenco dei numerosi amministratori che si susseguirono dal 1928 in poi, compresi i due Commissari Prefettizi nominati dalle autorità della R.S.I. dal 1943 al 1945.
 Il Commissario Prefettizio è un organo monocratico di amministratore straordinario del comune o della provincia, nominato in seguito allo scioglimento del Consiglio comunale o provinciale, che ha il compito di amministrare l’ente fino all’elezione del nuovo consiglio e del nuovo Sindaco o Presidente Provincia:

dal 1928 al 1929     -  Podestà      Rag.Giovanni Bonaspetti
dal 1930 al 1931     -      “             Cav.Ettore Bianchi
dal 1932 al 1935     -      “             Cav.G.Battista Ciscato
dal 1936 al 1937     -      “             Sig. Angelo Elena
dal  1938 al 1943    -      “             Dr, Pier Luigi Valdini
 nel  1944             Commiss.Pref.  Dott  Ezio Careri
dal 1944 al 1945             “       “    Dott. Aristodemo Bevilacqua
dal 1945 al 1946         Sindaco      Avv. Guido Ragozzi
dal 1947 al 1951             “             Ing, Carlo Benedetti
dal 1952 al 1956             “             Sig. Giuseppe Bompani
dal  1956 al 1960            “             Avv.Ignazio Maffizzoli
dal 1960                          “             Cav. Nino Gaoso
dal 1961 al 1970             “             Sig. Ruggero Manfredi
dal 1970 al 1975             “             Rag. Gian Franco Cavallini
dal 1976 al 1980             “             Sig. Ruggero Manfredi
dal 1981 al 1985             “             Prof.Marco Manfredi
dal 1986 al 1990             “             Sig. Attilio Apollonio
dal 1991 al 1994             “             Prof. Marco Manfredi
Aprile-Nov.1994  Commiss.Pref:  Camillo  Andreana
dal 1994 al 1998       Sindaco        Ing. Silvano Boni
dal 1999 al 2008             “             Ing.Paolo Elena
dal 2008 al 2013             "             Sig.Roberto Righettini
dal 2013 al                      “             Sig.ra Delia Castellini
           

giovedì 1 giugno 2017

TRASFERIMENTO ORO ALLA GERMANIA NEL 1944







In località Bornico, dove il torrente omonimo sfocia nel lago, Federico Bagozzi (1844-1896), noto imprenditore edile della Valtrompia, edificò una grande villa con torretta, come esigeva l’architettura del momento, immersa in un grande parco.
         All’inizio del ‘900 fu ceduta al Prof. Carlo De Stefani, già deputato di Bardolino e, successivamente passò alla famiglia dei Conti Bassetti, titolari dell’omonima industria tessile di Milano.
         Nell’ottobre 1943 quando sulla Riviera del Garda si installò la repubblica Sociale Italiana la villa fu requisita dai tedeschi che ne fissarono la loro ambasciata che si trovava prima a Roma. A capo della stessa vi era l’ambasciatore Rudolph Rahn il quale unitamente al Gen.le Wolff avevano l’incarico di seguire da vicino Mussolini che si trovava a Gargnano. Si è venuti poi a sapere che tutti i testi delle telefonate da e per Mussolini e dei vari gerarchi del fascismo venivano stenografati poi battuti a macchina e, attraverso Rahn. trasmessi a Hitler.
         Fu in questa sede al Bornico di Toscolano-Maderno e non a Fasano come indicato erroneamente dalla stampa, che il 5 febbraio 1944 il Ministro delle Finanze della R.S.I. Mazzolini ed il sottosegretario agli esteri Pellegrini,alla presenza dello stesso ambasciatore Rahn, firmarono l’accordo per la consegna ai tedeschi, in tre tranches, di NOVANTATRE tonnellate di ORO italiano e jugoslavo custodito presso la Banca d’Italia che i tedeschi da tempo pretendevano dall’Italia per sopperire alle spese militari in Italia.
         C’è anche da ricordare che lo stesso edificio fu oggetto di un attacco aereo degli alleati il 4 dicembre 1944 nel quale fu distrutta la torretta  e danneggiata parte della villa causando un morto e due feriti gravi fra i tedeschi che l’occupavano. Quando nel dopoguerra furono riparati i danni, la torretta non fu più ricostruita.
         Verso la fine del 1900 fu acquistata da una società immobiliare che la trasformò in un residence cedendo in cambio al comune una parte del parco e l’uso della spiaggia.
                                                                                    
                                                                                                     



mercoledì 31 maggio 2017

1945. SBARCO AMERICANI A GARGNANO









Il periodico “Parla Cecina” n.44 del luglio 2010, pubblica un interessante articolo del Dott. Giuseppe Di Giovine riguardante lo sbarco a Gargnano, il 30 aprile 1945, della Fanteria di Montagna della Quinta Armata U.S.A.
            L’autore afferma che dopo lo sfondamento del fronte appenninico nell’aprile 1945, i reparti Alleati intrapresero le operazioni per la conquista della pianura padana ed ai reggimenti della 10^ Divisione fu ordinato di procedere verso la sponda orientale del lago di Garda e la Valle dell’Adige. A questo punto entrò in scena quella che venne scherzosamente chiamata la “marina di montagna”, cioè i DUKW, autocarri anfibi da 2 tonnellate e mezzo, sei ruote motrici e scafo con elica, familiarmente chiamati “anatre”. I DUKW, erano stati fatti affluire in gran numero per il passaggio del Po, ma il principale impiego fu proprio nel Garda. Da parte dell’85° ed 86° reggimento della decina divisione, ai quali era affidato l’obbiettivo di raggiungere il trentino da entrambe le sponde settentrionali del lago e bloccare i movimenti delle ingenti forze tedesche presenti nella zona.
            Fu così che, dopo una marcia da Lazise a Malcesine, all’85° reggimento spettò il compito della conquista della sponda occidentale del Garda che venne raggiunta con l’ultima operazione anfibia della seconda guerra mondiale in Europa, realizzata mediante l’impiego dei veicoli anfibi. La cronologia della Divisione e il diario dell’85° reggimento redatto dal Capitano Woodruff descrivono l’impresa anfibia verso la sponda bresciana e fanno rivivere gli avvenimenti del 30 aprile di sessantacinque anni fa, quando una forza d’assalto dell’85° reggimento comandata, come battaglione, dal maggiore Winkner e composta dalla Compagnia K del Capitano Cooper e da un plotone di mitragliatrici pesanti della compagnia M comandato dal tenente Bogin, salpò in piena notte su dodici DUKW verso la costa occidentale e sbarcò a Gargnano. Riferisce Woodruff che alle 8,15 del 30 aprile sia la villa di Mussolini sia gli Uffici in Gargnano furono occupati senza alcuna opposizione. Nella villa vennero trovati centinaia di oggetti donati al Duce ed anche le spade donate da Hitler e da Hirohito imperatore del Giappone, un violino, uniformi e decorazioni. A turno, i soldati di montagna dormirono nel grande letto di Mussolini e nella adiacente stanza. Gli “alpini” americani trovarono la zona già occupata dai partigiani, dai quali venne l’indicazione di un altro immobile del governo fascista, a Bogliaco, prontamente raggiunto dagli uomini del secondo plotone della compagnia K comandato dal tenente Kaytys. Doveva trattarsi evidentemente del Palazzo Bettoni nel quale si riuniva il Consiglio dei Ministri, utilizzando i mobili portati da Roma..
            Nella giornata del 30 aprile, il comando dell’85° ordinò due successive operazioni anfibie e così sbarcarono dai DUKW sulla costa a nord di Gargnano dapprima la compagnia L. del tenente Seery e poi la compagnia I del capitano Bucher ed entrambe proseguirono verso nord, lungo la gardesana, attraversando i tunnels occupati dai macchinari di una fabbrica di motori per i velivoli tedeschi.
            Il primo maggio, l’operazione si concluse con una parata del I° battaglione e la consegna di alcune “stelle di bronzo” da parte del Colonnello Raymond Barlow, comandante dell’85°. Il 7 maggio, la Polizia Militare della Quinta Armata subentrò alla compagnia K nella custodia della villa e degli uffici di Gargnano.
            A Maderno, invece, gli americani giunsero via terra il giorno prima. Infatti, domenica 29 aprile 1945, alle ore 14,30, arrivò in piazza la prima Jeep americana, accolta festosamente dalla popolazione.
                        

TOSCOLANO: COM'ERA NEL 1879




         Da tempo ero alla ricerca di questo importante documento redatto dal Sindaco di TOSCOLANO (allora comune autonomo) che ora ho trovato in internet grazie all’encomiabile iniziativa dell’Associazione Storico-Archeologica Riviera del Garda di Salò. Si tratta di una relazione che il Sindaco di quel tempo, Cav. Claudio Fossati, fece al Consiglio comunale di Toscolano  il 16 febbraio 1879 nella quale sono contenuti oltre venti argomenti di carattere amministrativo ed economico di molto interesse. L’argomento che mi ha particolarmente incuriosito è quello riguardante la popolazione che, al censimento del 1872, risultava di 2710 abitanti. Particolare importante ed eccezionale è che è stata suddivisa fra le varie attività svolte. Esaminando attentamente questo elemento si rimane stupefatti perché dopo 141 anni , (e non secoli) certi mestieri sono ora quasi completamente scomparsi. Esempio: vi erano allora 51 falegnami, 64 sarti e cucitrici, 38 calzolai, 39 calderai e fabbri. Perché? Il mondo  è davvero cambiato in questi ultimi tempi.
         Prima di trascrivere i risultati del censimento del 1872 il Sindaco, per quanto riguarda la popolazione, fece presente che Toscolano (comune a sé con le frazioni i Pulciano,Cecina e Gaino)) era soggetto a due correnti continue d’immigrazione: l’una dal Tirolo e l’altra dalla riviera veronese mentre le emigrazioni erano dirette verso la città di Brescia.
         Elenco ora la popolazione di Toscolano nel 1872, suddivisa per attività di ogni cittadino, ammontante a complessivi 2710 abitanti:
Calderai e fabbri 39 – falegnami 51 – muratori 19 – sarti e cucitrici 64 – calzolai 38 – domestici 55 –carrettieri 6 – mugnai 10 – prestinai (fornai) 11 – macellai 3 – materassai 1 –filatori 4 – inservienti sanità 4 –barcaioli 5 –guardie forestali 1 – accattoni 6 –diversi 2 – contadini operai 595 – cartai 514 (217 M -294 F) - osti 9 – impiegati 5 –docenti 6 – Sacerdoti 15 –scolari 85 – contadini possidenti 123 –fabbricatori di carta 8 –possidenti 29 –negozianti 17 – attendenti a casa  (femmine)  318 – ragazzi 593 – possidenti e negozianti 65.

                                                                                                     

venerdì 26 maggio 2017

IL COMUNE DI TOSCOLANO-MADERNO



L’attuale comune, costituitosi il 14 giugno 1928, non è altro che la fusione dei due centri di Toscolano e Maderno i quali vantano entrambi origini molto antiche: il primo etrusche ed il secondo romane. Pare, infatti, che il primo insediamento sia stato proprio ad opera degli etruschi nella zona del porto di Toscolano alla quale fu dato il nome di Benàco, poi sostituito, intorno al 1°secolo d.C., da Tusculanum.
Toscolano è ricordato, in particolare, perché nel 1° secolo d.C. la nobile famiglia romana dei Nonii costruì una stupenda villa della quale, nei pressi dell'ingresso alla cartiera, si possono  ammirare ancora ruderi e pavimenti in mosaico venuti alla luce nel 1967 a seguito dei lavori di scavo per la posa della fognatura. Alcune lapidi si possono ammirare presso il Museo lapidario di Verona, altre sono state a suo tempo murate nel campanile della Chiesa di Toscolano insieme a due colonne rabberciate che si trovano all'ingresso principale della Chiesa stessa.
All’interno del parco della villa romana si trovavano due templi: uno dedicato a Giove, sulle cui rovine è sorto il Santuario della Madonna del Benaco. L’altare di questa chiesa era formato da quattro colonne (le stesse che ora si trovano all’esterno del tempio) con un capitello nel quale era posta la testa, a forma di ariete, di Giove Ammone, fatta distruggere da San Carlo Borromeo nel 1580. L’altro, invece, era dedicato a Bacco. Su quest’ultimo fu costruita una chiesa dapprima dedicata a S. Andrea, più tardi a S. Domenico ed infine la stessa fu demolita nel ‘500 per far posto all’attuale Chiesa Parrocchiale dei SS.Pietro e Paolo. Ora ospita numerosi preziosi dipinti del pittore veneziano Andrea Celesti, quasi a divenire una sua galleria personale.
Maderno è legato alla memoria del Vescovo di Brescia S. Ercolano o S. Erculiano vissuto nel VI secolo. Questi, si rifugiò in una grotta presso Campione del Garda, per penitenza o perché perseguitato. Quando morì le sue spoglie furono contese tra gli abitanti della riviera per cui, secondo la leggenda, furono poste in una barca che fu abbandonata in balìa delle onde e del vento ,
Il giorno dopo questa barchetta approdò, prodigiosamente, nel golfo di Maderno. Nel 1455 fu riconosciuto protettore di tutta la riviera.
Anche Maderno può vantare una grandiosa e antica opera d’arte. Si tratta della Chiesa romanica dedicata a S.Andrea che s’affaccia, con la sua maestosa facciata, sulla piazza centrale.
Sul luogo dove si trova ora la Parrocchiale di Maderno sorgeva, fin dal Medio Evo, un maestoso castello con quattro torri delle quali è rimasto solo l'attuale campanile. Era, a quel tempo, circondato da doppie fosse e costruito certamente a difesa delle continue minacce barbariche
Intorno alla metà del XIII secolo fu adattato a palazzo pubblico sede del Podestà, poi del Vicario (Magistrato). Quando nel 1310 Maderno divenne capoluogo della riviera bresciana vi si installarono i vari organismi amministrativi che rimasero fino al 1377, anno in cui Beatrice della Scala decise di trasferire a Salò la sede della Magistratura e del capoluogo della riviera. Per questo affronto ai madernesi fu denominata, d’allora in poi, “Regina cagna”. Maderno, spogliata dai suoi privilegi, iniziò la sua decadenza. Il Palazzo cominciò ad andare in rovina fino a quando il 25 giugno 1645 un terribile incendio lo distrusse completamente. Soltanto un secolo dopo ebbe inizio la costruzione della nuova Parrocchiale, terminata soltanto nel 1825.
Il comune presenta un esempio d’integrazione economica: in prevalenza artigianale e industriale Toscolano e quasi esclusivamente turistico invece Maderno anche se negli ultimi 4 decenni tale attività si è estesa anche a Toscolano.
Le origini industriali di Toscolano, risalgono al 1300 in località "Camerate" dove sorse la prima fabbrica di carta. Nel secolo successivo, in località "Religione", così chiamata perché tempo prima fu fondata un’Abbazia Domenicana, i frati dell’Abbazia, dopo aver trasformato le terre incolte e paludose in campi fecondi ed aver costruito un porto ed una “seriola” (canale artificiale per condurre l’acqua), diedero inizio anch'essi all'industria cartaria usufruendo appunto della forza idraulica prodotta dalla “seriola” per far funzionare le macchine delle loro cartiere. Poi, con il tempo, tale attività si estese per tutta la valle delle Cartiere ed in quella delle Camerate che si riempirono non solo di "folli", piccoli edifici per la fabbricazione della carta, ma anche d’officine, magli e ferriere.
Direttamente collegate all'industria della carta sorsero anche alcune stamperie che ebbero notevole importanza. Basti ricordare gli stampatori Gabriele di Pietro da Treviso che, intorno al 1478, lavorò a Messaga e successivamente si trasferì presso i frati domenicani alla “Religione,” e Paganino Paganini ed il figlio Alessandro che dalla loro stamperia, inizialmente al porto di Toscolano, si spostarono nella frazione di Cecina. Durante la loro permanenza a Toscolano stamparono una cinquantina di preziose edizioni.
Verso il 1700 ebbe inizio un lento ed inarrestabile declino di queste attività. Poi l'avvento dell'energia elettrica diede loro il colpo di grazia. L’ultima cartiera rimasta nella valle fu quella dei Maffizzoli i quali, per esigenze di trasporti e d’ampliamento, costruirono in località"Capra" nel 1906 il nuovo stabilimento che, in seguito a notevoli ristrutturazioni, è divenuta l’attuale Cartiera di Toscolano, che ha assunto un’importanza nazionale ed internazionale
Anche Maderno disponeva d’alcune cartiere, poste sulla riva destra del torrente, ma l'attività principale era la coltivazione degli ulivi e dei limoni. All'inizio del secolo scorso, in segui notevoli costi di manutenzione, le limonaie furono progressivamente abbandonate. Pochi ruderi sono rimasti a testimoniare l'esistenza di questa attività che un tempo occupava il primo posto nell’economia in tutta la riviera del Garda. Gli ulivi, invece, pur essendo ancora una fonte di reddito, lasciano ogni anno spazio a nuove case, ville o condomini.
Per quanto riguarda il turismo a Maderno, già conosciuto dai Gonzaga di Mantova dal 1600, epoca che costruirono a Maderno la loro villa, dobbiamo rilevare che furono i tedeschi, verso la fine del 1800 a scoprire il nostro dolce clima, tanto che, contrariamente a quanto avviene oggi, la loro stagione turistica si limitava alla stagione autunnale ed invernale.
Un altro elemento storico si è inserito dal 1943 al 1945 nella vita del nostro comune. Infatti, dall’ottobre 1943, con la costituzione della repubblica sociale avvenuta dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso ed al suo trasferimento a Gargnano, buona parte degli uffici Ministeriali e amministrativi della capitale si sono trasferiti, con il relativo personale, a Toscolano-Maderno, occupando l’edificio scolastico nel quale si è installato il Ministero dell’interno e diversi alberghi e case private. Nella villa del sig. Benoni (ora Hotel Golfo) a Maderno ebbe sede la direzione del partito fascista repubblicano con a Capo Pavolini. Il tutto si risolse nell’aprile 1945 con la fine della guerra, senza eccessivi danni.
Subito dopo l'ultimo conflitto, il turismo ebbe a Maderno un notevole sviluppo. Furono ristrutturati e costruiti nuovi alberghi. Ciononostante, in piena stagione estiva, se l'annata è favorevole, diviene quasi impossibile accogliere tutte le richieste di ospitalità, ragione per cui è divenuta una delle principale attività economiche insieme a quella dell’industria cartaria.

                          Decreto 14.-..6-.1928 riguardante la riunione dei comuni di Maderno e Toscolano
                                            in un unico comune denominato TOSCOLANO-MADERNO


venerdì 12 maggio 2017

E I BACHI DA SETA?


Fino ai primi decenni del secolo scorso nei campi oltre agli olivi ed alla vite, erano coltivatianche i gelsi che si potevano trovare anche sul suolo pubblico.
Dall’archivio com.le di Maderno risulta, infatti, che la raccolta delle foglie dei tre grandi gelsi che si trovavano in Piazza, di quelli vicino alla chiesa Parrocchiale, del “Rivellino” e del “Crocefisso” (quest’ultimi sul lungolago), era data in appalto.
E' noto che le foglie di quest’albero servono ad alimentare le larve dei bachi da seta che erano allevati da numerose famiglie contadine per incrementare le loro scarse disponibilità economiche.
Si trattava di un lavoro che richiedeva sacrificio, non solo per gli uomini ma anche per le donne, perché l’allevamento dei bachi da seta avveniva in casa, in ambienti caldi dove esisteva una stufa a legna od il focolare, nella maggior parte dei casi corrispondeva alla cucina.
Gli uomini erano impegnati continuamente alla raccolta delle foglie di gelso per stare al passo con la voracità dei bruchi. Quando poi le foglie erano bagnate, prima di darle in pasto ai bachi, dovevano essere adeguatamente asciugate per evitare che questi animali fossero attaccati da una particolare malattia, il calcino, dovuto ad un fungo parassita.
Dopo aver acquistato le uova (che erano vendute ad once) bisognava tenerle in luoghi caldi per far nascere la larva ed in seguito deporle sugli “arèi”. Appena nate dovevano essere nutrite con foglie di gelso triturate, poi quando erano un po’cresciute, con foglie intere. Mangiavano per otto giorni consecutivi e poi dormivano per 24 ore. In questo periodo, chiamato “la prima muta”, i bachi cambiavano la “camicia”, cioè si spogliavano della prima pelle, come fanno i serpenti. Dopo il risveglio della “prima muta” dovevano essere nutriti ancora per otto giorni e, al termine, andavano nella “seconda muta” e così per quattro volte consecutive. Quando i bruchi diventavano gialli e dalla loro bocca fuoriusciva il filo di seta, si dovevano  mettere “al bosco”. Si trattava dimettere sugli “arèi” dei rami o delle fascine di legna minuta per dar loro la possibilità di iniziare a costruire la “galèta”, vale a dire il bozzolo dal quale si ricavava la seta. Nel bozzolo, la larva subisce la metamorfosi in crisalide e poi in quella d’insetto perfetto (la farfalla). I bozzoli erano poi
staccati dai rami e pronti per la vendita.
Parte dei bozzoli era destinata alla produzione della seta, mentre l’altra parte serviva per la semenza. Quest’ultimi erano pesati per dividere il maschio dalla femmina (le femmine erano più leggere dei maschi). Una volta bucato il bozzolo, dallo stesso usciva il bruco trasformato in “farfalla” che si accoppiava. La femmina, rinchiusa in un sacchetto, vi deponeva le uova e si trasformava poi in “bigàcc” che era dato in pasto agli animali da cortile. L’anno successivo le uova deposte si trasformavano in bachi ed il processo ricominciava da capo.
A Maderno, nell’attuale Via Montana, esisteva un luogo chiamato ancora adesso "galetèr” dove si raccoglievano i bozzoli prodotti localmente che erano poi inviati nei centri appositi 
per ricavarne la seta, mentre in Via Aquilani dove ora si trova l’Albergo Golfo, dopo la metà dell’800, Erculiano Veronese installò un importante filatoio di “galete” con 16 fornelli e 37 dipendenti. L’attività di questo filatoio cessò verso la fine dell’800 quando lo stabile fu acquistato dal Generale Lamberti di Castelletto per adibirlo a sua residenza, dopo aver fatto notevoli modifiche ed aggiunte.
Questo è ciò che accadeva fin verso la metà del secolo scorso, gli ultimi anni in cui furono allevati i bachi da seta, Prima ancora, però, nella case erano molto diffusi i fornelli per filare le galète e produrre la prima seta grezza che, per antica tradizione, era venduta alla Fiera di S.Pietro a Toscolano il 29 giugno. In quel tempo esistevano in diversi filatoi, posti in ambienti tutt’altro che confortevoli, che assorbivano giovane manodopera femminile.