giovedì 24 dicembre 2015
LA PIAZZA DI MADERNO CON LA STRADA NON ASFALTATA
L'immagine, come si nota, porta la data del 7.4.1907, ma risale certamente agli inizi del 1900.
In primo piano, a destra,si nota la statale con le rotaie del tram che non è ancora asfaltata e quindi, dopo uno scroscio di pioggia diventava come una strada di campagna.
A destra dell'ingresso al Municipio di Maderno si nota il "Caffè Ristorante Centrale", mentre quello che ora porta lo stesso nome, in quel tempo si chiamava "Caffè Ristorante Maderno".
All'ingresso al cortile della canonica esiste ancora il muro che fu demolito nel 1905.
Davanti al Municipio vi è una guardia in divisa, mentre un gruppetto di uomini stanno chiaccherando sugli scalini della colonna di S.Marco.
Turisti non se ne vedono, però la cartolina fu spedita, senza dubbio, da uno straniero.
mercoledì 23 dicembre 2015
UNO SCORCIO DELLA STRADA PROV.LE NEL 1900
La foto sopra riprodotta risale al 1900, quando era appena terminata la costruzione della nuova strada provinciale a lago (ora Statale) in alternativa a Via Aquilani.
Si notano ancora due caselli nei quali, in quel tempo, era custodito tutto il materiale occorrente per coprire d'inverno le limonaie. Uno si trova dove ora sorge l'Albergo Bel Soggiorno e l'altro, in alto a sinistra, nel quale nel 1925 fu costruita la villa Carrobbio.
Interessante osservare, fra le case Dubbini e Simonelli, un grande ingresso che collegava la strada provinciale con Via Aquilani: Nella stessa Via Aquilani sono tutt'ora murati due piccoli paracarri dove c'era l'ingresso. E' da immaginare che si tratti di un passaggio che dava agli abitanti della citata via Aquilani (allora via dell'Arco) la possibilità di raggiungere il lago da parte delle lavandaie.
mercoledì 16 dicembre 2015
IL TRAM A MADERNO NEL 1901
Era il 22 settembre 1901 quando il tram giunse per la prima volta a Maderno. A quel tempo erano stati da poco completati i lavori della nuova strada a lago (l'attuale Statale) che sostituì la strada regia (Via Aquilani). Da tempo era atteso quest'importante avvenimento che avrebbe collegato la riviera bresciana del Garda a Brescia.
Nel 1881 la Società Belga Tramway a vapore costruì il primo tratto Brescia-Rezzato, successivamente prolungato fino a Salò nel 1888, con derivazione per Barghe e Nozza dai Tormini.
A Toscolano giunse,invece, nel marzo 1902 e restò capolinea fino al 1922, anno nel quale fu raggiunto anche Gargnano.
Per quel tempo fu davvero un fatto eccezionale. Con l'introduzione della nuova linea il capoluogo divenne notevolmente più vicino.Per arrivare a Brescia, da Maderno, occorrevano soltanto due ore e 14 minuti, mentre per Salò il percorso durava 26 minuti.
La nuova linea tranviaria soppiantò quindi definitivamente il servizio della "diligenza celere" Brescia-Gargnano la quale funzionava già dal lontano 1843.
Le locomotive del tram funzionarono a vapore fino al 1912, anno in cui fu elettrificata la linea Brescia-Salò e poi quella che raggiungeva Toscolano. Il tratto fino a Gargnano fu elettrificato al momento della sua costruzione nel 1922.
La linea tranviaria era utilizzata anche per il carico e lo scarico della merce dai battelli e dai barconi a vela. Nel 1904 fu posto un binario morto sul tratto di lungolago fino all'imbarcadero di Maderno per tale servizio.
Alla società Belga si sostituì poi la T.E.B. (Tranvie Elettriche Bresciane) che esercitò la gestione dell'intera linea fino alla sua abolizione. Durante l'ultima guerra 1940-45 fu sospeso il tratto Gargnano-Salò, mentre dal 9 luglio 1954 fu completamente eliminata la linea Salò-Brescia ed i collegamenti con la città furono sostituiti con autocorriere.
Alcuni nostri concittadini e precisamente i sigg. Bianchi Felice, Borra G:Battista, Nicolini e Alberti svolsero la mansione di controllori su questa linea per diversi anni.
domenica 6 dicembre 2015
LUOGHI CARATTERISTICI DELLE NOSTRE MONTAGNE
In
precedenza sono stati descritti, molto sinteticamente, i più noti e
caratteristici luoghi che si trovano sul Monte Pizzocolo. Vediamo ora di
esaminarli e visitarli come escursionisti amanti delle bellezze della montagna,
per meglio apprezzarne le peculiarità.
Località VESEGNA – alt. Mt.630
Cosa
molto rara, anche in dialetto locale
questa località porta lo stesso nome.
Arrivati
quassù ci si ritrova in un ambiente prettamente di montagna. Alla nostra vista
appare un vasto prato, in parte piano ed in parte con una leggera pendenza, sul
quale sorge un bel castagneto ultra centenario le cui piante stanno lentamente
scomparendo a causa della loro vetustà e della malattia del cancro che le ha colpite.Le due piccole casette esistenti
da anni sono state recentemente sostituite da una casa moderna alla quale, poco
distante, se n’è affiancata un’altra.
Questo grande appezzamento di
terreno è stato anche munito da una fitta recinzione di rete metallica che
permette appena di osservare, dalla strada che la costeggia, questo bellissimo
prato – tenuto sempre ben falciato – in fondo al quale si scorge un tratto di
lago nella sua parte meridionale.
Da qui parte una stradina che
conduce nella sovrastante località chiamata “Buellino” (Büelì). Un altro ripido e
scomodo sentiero, che non è altro che un “canalone” chiamato Cargiàne e portava, fin verso la metà
del ‘900, in poco tempo, direttamente in località S.Urbano, proprio di fronte
all’omonima chiesetta. Ora il sentiero, se così si vuol chiamare, è quasi
scomparso, inghiottito dalla vegetazione.
Località SANT’ URBANO
- alt. Mt. 872
Circa
a metà strada per raggiungere la cima del Monte Pizzocolo, troviamo questa
caratteristica località dove fin dai tempi antichi esisteva un roccolo, ora in
disuso. Oltre una chiesetta sorgono, una accanto all’altra, due case di
montagna circondate da un vecchio castagneto.
Questa
chiesetta ha una lunga storia. Nel 1381, da un documento notarile, risulta già che esistesse.e pare che fosse eretta, per un
voto della popolazione, dove si trova ora il roccolo, dopo una delle tante
pestilenze verificatesi nei secoli scorsi. Nel 1498, essendo stata abusivamente
adibita al ricovero di animali, il comune ne ordinò la chiusura. Quando poi il
Cardinale Carlo Borromeo nel 1580 giunse in Riviera per controllare lo stato
degli edifici religiosi, salì per visitare anche questo tempio, ma, accertato
lo stato di degrado ne decretò la definitiva sconsacrazione. Dopo le necessarie
riparazioni, la chiesa fu nuovamente consacrata e divenne, da allora, anche la
meta delle rogazioni che si svolgevano all’inizio della primavera. Seguì un
nuovo periodo di decadenza in cui ritornò la vecchia usanza di utilizzarla come
ricovero o magazzino.
Nel
1928 quando il Cav. G. Battista Bianchi divenne proprietario di questa
località, demolì l’originaria chiesetta che si trovava all’interno del roccolo
e costruì quella attuale, dandole una decorosa sistemazione.
Fino
alla fine dell’800 il roccolo di S.Urbano era uno dei principali della Riviera
ed era gestito da Stefano Veludari, come sostiene Giuseppe Solitro nel suo
libro del 1897. Le numerosissime piante basse e sagomate poste intorno all’area
del roccolo confermano appunto che in tempi lontani vi si praticava la caccia
agli uccelli.
Per
chi intende salire a piedi fino alla cima del Monte Pizzocolo, questa è certamente
una sosta quasi obbligatoria per rinfrancarsi e riprendere con più forza il
cammino. Per chi giunge fin qui con
l’auto, è bene che la posteggi sia
perché per il transito occorre un particolare permesso, sia perché la strada
non è facilmente percorribile
Località PASSO SPINO – mt. 1152
La
località che congiunge il Monte Pizzocolo con il Monte Spino si chiama appunto
“Passo di Spino” (Pass del’èspì).
Qui fin quasi
alla metà del ‘900 la famiglia Visintini di Toscolano possedeva un roccolo e,
poco distante alcune case fra cui una malga. Questo roccolo sin dal 1929 funzionò da osservatorio
ornitologico a cura del Dr. Antonio Duse, celebre medico di Salò. Il ripristino
di questo osservatorio, che aveva cessato la sua attività a causa degli eventi bellici
dell’ultima guerra, è nuovamente risorto su iniziativa della Regione Lombardia,
in collaborazione con l’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi dell’Agricoltura e
Foreste della Regione Lombardia). Il compito di questo osservatorio è quello di
catturare, con apposite reti, i numerosi uccelli di passaggio da questa
importante rotta, senza però recar loro alcun danno. Ognuno di loro, appena
catturato, è attentamente esaminato per stabilire l’età, il peso, il sesso e le
sue condizioni e, prima di liberarlo nuovamente dopo pochi minuti, alla sua
zampetta è agganciato un anello metallico con l’indicazione di un numero in
modo che possa essere identificato nel
caso sia nuovamente catturato. In questo modo è possibile studiare
scientificamente le migrazioni e determinare le rotte seguite dagli uccelli.
Come
spiega il Dr. Enrico Boscaini, responsabile dell’Ufficio ERSAF di Gargnano,
l’attività di inanellamento insieme allo studio delle condizioni ecologiche dei
luoghi di nidificazione e svernamento, serve alla comprensione di questo
fenomeno migratorio. Molto sono i fattori in gioco: se, ad esempio, la cattura
di un esemplare già marchiato a Passo Spino, avviene in una stazione
ornitologica francese o spagnola, può essere anche il segnale di un cambiamento
climatico oppure un problema riguardante la distruzione di ambienti di
svernamento. Per comprendere l’attività e l’importanza di quest’osservatorio,
basti pensare che nel giro di quattro anni sono stati catturati e liberati
11459 uccelli appartenenti a 80 specie diverse.
Le
case, già appartenenti ai Visintini e da anni abbandonate, sono state
ristrutturate e quindi adibite a foresteria di quest’importante osservatorio.
RIFUGIO SPINO – Alt. Mt.1165
Ad alcune centinaia di
metri dal Passo Spino, in direzione
sud-ovest sorge il Rifugio Spino dedicato al Ten. Med. (medaglia d’argento)
Giorgio Pirlo.
Prima del 1915 era una casermetta
della Finanza ma il CAI di Salò che gestisce il Rifugio, nel corso degli ultimi
anni lo ha completamente ristrutturato e sopraelevato tanto che può disporre di
ben 45 posti letto. Fu inaugurato ufficialmente nel 1967 e da allora si è
sempre adeguato alle sopravvenute necessità. E’ dato in gestione dal CAI a
gerenti esperti ed è aperto tutto l’anno nei giorni prefestivi e festivi, tutti
i giorni dal 1° maggio al 30 settembre. Oltre che da Toscolano Maderno, il
Rifugio è accessibile anche da Gardone Riviera. Un sentiero parte da San
Michele (mt. 400) e in località Pirello s’inserisce in quello proveniente dai
Navazzini. C’è anche una strada sterrata
che parte dalla Val di Sör, ma
s’interrompe sul confine fra Gardone e Toscolano Maderno in località Pirello. Da qui ci s’inserisce nel sentiero
n.8 che proviene da S.Urbano ed al bivio di località Merle si scende verso il Passo Spino e poi al Rifugio Pirlo.
Si passa poi dalla “Prea del gal”, dalla “Castegna
dell’asèn”, da “Ceresì”. Poco
prima di Vesegna, a sinistra, si stacca la strada di “Pura” o “Pöre”. Da Vesegna parte un ripido
sentiero che porta in località “Buellino” o Buelì”
(mt.816) dal quale si può ammirare un bel panorama. Girando a sinistra si va
verso il Monte Lavino (mt. 901), mentre a destra verso S.Urbano dove si
congiunge con quella (n.6) proveniente da Sanico.
Località ARCHESANE e PRADALAI – . Mt. 816
Queste
due località si trovano nell’omonima valle, dietro il Monte Pizzocolo salendo
da Gaino o provenendo dal Passo Spino. Già di proprietà Maffizzoli, appartiene
come tanti altri appezzamenti di terra della zona, al Corpo Forestale dello
Stato. L’ERSAF che gestisce questi
terreni, già da alcuni anni ha provveduto alla completa ristrutturazione del
“Palazzo”, enfaticamente così chiamato anche prima di questi lavori. In realtà si tratta di una modesta casa di
montagna che fu costruita nel ‘600 dai Conti Delay di Toscolano,
appartenenti ad una delle più nobili e
facoltose famiglie locali, proprietarie non solo di alcune cartiere poste nella
valle, ma anche di ferriere nelle quali si producevano anche ancore e palle di cannone per la flotta
veneziana. Per queste loro benemerenze industriali nei riguardi della
Repubblica Veneta, furono nominati Conti. Questa famiglia, inizialmente portava
il cognome di Assandri, ma quando entrò nell’aristocrazia, assunse invece
quello di Delay. Inizialmente aveva la sua residenza nella frazione di
Pulciano, si trasferì poi a Toscolano, prima nel palazzo che fu poi dei Villa,
vicino al quale successivamente fu posto
l’oleificio Morani. Verso la metà del ‘600, iniziò la costruzione del grande e
bellissimo palazzo al porto di Toscolano (divenuto poi Maffizzoli-Oldi) il
quale fu decorato dalle preziose tele di Andrea Celesti che fu loro ospite per
diversi anni ed affrescato anche da Sante (o Santo) Cattaneo, noto pittore
salodiano dell’epoca. Nell’ultimo trasferimento di proprietà di questo palazzo,
le tele del Celesti furono acquistate dalla Fondazione della Banca Credito
Agrario Bresciano che le ha esposte nella sua sede a Brescia due.
Il “Palazzo” era la loro residenza di caccia dove,
durante la stagione autunnale, erano ospitate allegre brigate di parenti e
amici.
Durante
la giornata tutti si dedicavano esclusivamente alla caccia della selvaggina che
in quel tempo era molto abbondante, mentre la sera si riunivano attorno ai
tavoli nelle “sale”, si fa per dire, terrene del “Palazzo”, consumando
abbondanti cene, condite dai generosi vini di Cervano e Zuino. Ai commenti
sulle battute di caccia avvenute nella giornata, s’intercalavano suoni e canti
fino a notte inoltrata, così come riferisce lo storico locale Avv. Donato
Fossati.
Località CAMPIGLIO DI
SOPRA - Mt. 1025
In dialetto è
chiamata Campei de Sima. Lo storico
locale, Avv .Donato Fossati, nel suo volumetto “Distinte famiglie di Riviera” ci narra che anticamente i
proprietari erano degli Andreoli, mandriani di Armo di Valvestino che
all’inizio del XVI secolo si spostarono
sul monte Gargnano e precisamente a Navazzo. Qui iniziarono la loro
attività di allevamento del bestiame
smerciando i prodotti del caseificio ed i
loro risparmi li impiegarono nell’acquisto di numerosi pascoli e boschi: i Ronchi, Cessamale, le Folgherie, gli
Albaredi, Montepiano, Maernì, le Lucere, la Selva oscura, le costiere e le pendici
settentrionali del Fòrzolo e, infine, Campiglio
sopra, così chiamato dai campi seminati, in quell’epoca, di orzo, segala e
patate. Qui fissarono la sede della malga e costruirono alcune case. Da una
lettera datata 15 maggio 1602 risulta che l’Arciprete di Toscolano Lodovico
Avancinus chiedeva al Vicario Episcopale di Brescia la licenza di erigere una
cappella in quanto in quel luogo già vi erano trentasei anime e la chiesa più
vicina (riteniamo Gaino) era distante cinque miglia da Campiglio. Ottenuta
l’autorizzazione gli Andreoli costruirono la cappella dedicata a S.Maria della
Neve, successivamente abbellita con un legato della pia signora Stefana
Zambelli di Gaino la quale, ogni mese, saliva lassù sfidando qualsiasi tempo,
per prostrarsi in fervide preghiere ed invocare la protezione della Madonna.
Divenuta
numerosa e benestante la famiglia Andreoli scese a Toscolano e costruì la casa
ora denominata “Fossati” ed acquistando altri poderi. Passò poi all’industria
cartaria con l’acquisizione della Cartiera di Maina di sopra, che era prima di
proprietà dei Calcinardi. Furono industriali abili ed intraprendenti al punto
da commercializzare la carta fino a Costantinopoli. Tutti i particolari di
questa famiglia ce li hanno descritti lo stesso Donato Fossati che discende
appunto da questa famiglia per il ramo femminile. Il suo nome deriva, infatti,
da Donato Andreoli, fondatore della casa industriale.
Gli Andreoli
furono sepolti nell’interno della chiesetta di S.Maria di Benaco a Toscolano,
com’era abitudine in quel tempo per gli appartenenti a famiglie di alto rango.
Ritorniamo ora a
Campei
de Sima, bellissima località montana circondata da numerosi faggi di enormi
dimensioni, acquistata alcuni decenni fa, unitamente ad altri appezzamenti di
montagna, dall’Azienda Regionale delle Foreste, ora ERSAF che alla fine degli
anni novanta ha dato inizio al recupero dei tre fabbricati esistenti tramite
anche l’opera volontaria degli alpini della “Montesuello”. Nel fabbricato
centrale, che era la malga, la stalla, il fienile e l’abitazione dei mandriani, sono state
ricavate due ampie sale da pranzo ed alcune salette, la cucina ed una zona
notte. Questo è stato dedicato al Battaglione alpino Valchiese, al quale –
combinazione – apparteneva mio padre,
alpino durante la prima guerra. Al Battaglione Alpino “Vestone” è stato
dedicato l’altro fabbricato ristrutturato nel quale sono state allestite
camerate tipo militare con 50 posti letto, mentre l’antica “casera”, dove
veniva lavorato il latte, è stata ora attrezzata come bivacco, aperto tutto
l’anno. L’ex casa padronale
che apparteneva ai Fossati è divenuta locale di servizio per l’ERSAF. Di nuova
costruzione un piccolo rifugio. Pure la cappella, che si trovava in cattive
condizioni, è stata completamente sistemata a cura sempre degli stessi alpini,
riacquistando così la su fisionomia originale. Al posto dei due dipinti originari scomparsi, l’artista Angiolino Zane
di Salò, ha creato un bassorilievo che rappresenta l’immagine
della Madonna, con ai piedi
S.Gaetano che richiama il contenuto dei
dipinti originali. La
Regione Lombardia ha finanziato la fornitura del materiale
edilizio per circa 400 milioni di lire.
Tutto il complesso è stato inaugurato domenica
1° ottobre 2000 alla presenza di autorità civili, militari e religiose e
numerosi amanti della montagna. In rappresentanza degli alpini, che sono stati
i protagonisti principali di questa opera di ristrutturazione, era presente il
Presidente Nazionale del Corpo, Giuseppe
Parazzini.
Ora il rifugio
è aperto al pubblico dal 1° aprile al 30 settembre con criteri d’ospitalità e
disponibilità secondo le regole degli alpini ai quali, per venticinque anni, è stato
dato in gestione.
CIMA DEL MONTE PIZZOCOLO CON BIVACCO E CHIESETTA
Sulla cima del Monte Pizzocolo (mt. 1581) si apre un
grande spazio. Oltre al meraviglioso panorama (tempo permettendo) che si
presenta alla nostra vista, ci viene in aiuto e conforto alla nostra fatica,
particolarmente nelle giornate di pioggia o di vento, un piccolo, ma
altrettanto utile e provvidenziale bivacco dei “due aceri”. Il suo nome
deriva dalla presenza di due aceri che
si trovano di fronte. Fu costruito su
una vecchia postazione di guerra dal
gruppo di volontari “Amici del Monte Pizzocolo”; si tratta di un piccolo
locale che offre la possibilità di ripararsi e, se si è fortunati, di trovare un po’ di legna
lasciata da altri escursionisti necessaria per accendere un fuocherello. E’
possibile anche bivaccare grazie ad un soppalco di legno.
A
breve distanza e poco più in alto del bivacco, si trova una bella chiesetta
dedicata ai Caduti di guerra e della montagna, anch’essa costruita con grandi
sacrifici umani ed economici. Infatti, tutto il materiale (sabbia, cemento,
pietre ed acqua) è stato trasportato a spalla dai volontari.
Ogni anno, alla terza domenica di
giugno, è organizzato un incontro in vetta e per l’occasione viene celebrata la S. Messa dal Parroco di
Maderno.
Poco più in alto della
chiesetta c’è, infissa nella roccia, una croce, al lato della quale è
stato installato un punto di osservazione composto da un’asta metallica
verticale infissa anch’essa nella roccia, sulla quale sono stati applicati dei
pezzi di tubo, usati come fossero cannocchiali, ognuno orientato in direzione
delle più importanti vette che è
possibile ammirare da quel punto. Osservando attraverso questi tubi, si possono
ammirare sia le vette delle montagne molto lontane, come quelle della Cima di
Brenta (alt. Mt.3150), l’Adamello (alt. Mt.3354), il
Manos (alt. Mt.1517), la
Presanella (alt. Mt.3326), la Punta Telegrafo
del Monte Baldo (alt.mt. 2200), il Carè Alto dell’Adamello (alt. Mt.3462) ed il
Monte Corno del Gruppo Brenta (alt. Mt.1954), che quelle più vicine come il
Lavino (alt.mt.907), lo Zingla (alt. Mt.1497) ed il Caplone sopra la Valvestino
(alt.mt.1976) dal quale nasce la sorgente del Torrente Toscolano. Accanto a
questo è stata posta la rosa dei venti:
Già
dagli anni ‘60 del ‘900, un altro gruppo di volonterosi ed appassionati della
montagna, aveva installato un anemometro
o meglio un faro eolico solare diurno, non
per misurare la velocità del vento, ma per richiamare l’attenzione degli
amanti della montagna. Alcune pale,
mosse dal vento, fanno girare quattro specchi sottostanti ove si
riflettono i raggi solari in tutte le direzioni, anche a lunga distanza. Nel
corso degli anni questo attrezzo è stato più volte danneggiato dai fulmini
che spesso si scaricano sulla cima, per
cui nel 2005 è stato ricostruito, modificato,
e messo quindi in condizioni di funzionare a cura dei volontari del
“Gruppo Amici Monte Pizzocolo” su progetto e realizzazione di Mario Tonincelli,
già creatore dell’osservatorio astronomico di Cima Rest.
STRADE CHE CONDUCONO ALLA CIMA DEL MONTE PIZZOCOLO
1) Ponte Toscolano – Maclino - Vigole – Sanico e deviazione per Rosei e Magnico
Prima di giungere alla piazzetta di Sanico, a destra, sorge una santella. Proseguendo sulla
sinistra si prende la strada diretta in Vesegna che attraversa le località di Rosei e Magnico.
. Si passa poi dalla “Prea del gal”, dalla “Castegna dell’asèn”, da “Ceresì”. Poco prima di
Vesegna, a sinistra, si stacca la strada di “Pura” o “Pöre”. Da Vesegna parte un ripido sentiero che
porta in località “Buellino” o Buelì” (mt.816) dal quale si può ammirare un bel panorama. Girando
a sinistra si va verso il Monte Lavino (mt. 901), mentre a destra verso S.Urbano dove si congiunge
con quella (n.6) proveniente da Sanico.
2) Casa del Comune di Ortello sotto – Pra da fa – Bolzane – Vesegna – Buellino – S.Urbano
Pochi metri prima, a sinistra, della “casa del comune” scende una strada che porta al “Pra
da fa”. Giunti in fondo a questa strada si gira verso destra e, dopo aver costeggiato i castagneti di
“Bolzane”, dopo circa 1 Km., si arriva alla località “Vesegna” (mt. 620). Ed è qui che giunge l’altra
strada consorziale che si stacca da Sanico, passando da Rosei e Magnico e dalla “prea del gal” e
dalla “Castegna dell’asen”.
3) S.Urbano – Navazzini – Pirello – Passo Spino - Rifugio
Da S. Urbano (mt. 869) a sinistra della chiesetta, si stacca un sentiero che conduce in
località “Navazzini” (n°6). Salendo si arriva in località “Pirello” (mt. 1132) e poi direttamente al
Passo Spino ed al Rifugio alpino “Giorgio Pirlo”, che si trova in prossimità del confine con
Gardone Riviera. Da qui si può raggiungere la cima del Pizzocolo prendendo il sentiero n°5.
4) Valle Archesane – Vie che Spart - Valle di Campiglio – Campei de Sima
Dalla strada proveniente da Gaino, in località “Vie che spart”, deviando a destra, si giunge
in prossimità del torrente della Valle di Campiglio, e si deve parcheggiare. Passato il ponticello
posto sul piccolo torrente, poco più avanti, a destra, si stacca una strada che raggiunge la località
“Persinich” mentre proseguendo oltre, sempre a destra, troviamo la strada che porta a “Campei de
fond” (mt.795) e “ Campei de mès” (mt. 930). Seguendo ancora la valle , la strada si fa più ripida,
e, dopo aver costeggiato a sinistra la località “Selva scura”, nei pressi del “Passo della Fobbiola” si
devia a destra e si giunge a “Campei de Sima”(mt. 1025), località meravigliosa in mezzo a prati e
boschi di faggio dove l’ex Azienda Regionale delle Foreste, ora ERSAF, con l’aiuto dela Sezione
Alpini “Montesuello”, ha da alcuni anni ristrutturato i quattro vecchi edifici, e una bella chiesetta,
affidandone la gestione al Gruppo Alpini. Questi pubblicizzano la visita a questo Rifugio non solo
agli appassionati della montagna, ma anche alle scolaresche alle quali è offerta un’escursione, dal
venerdì al sabato, con possibilità di pernottamento.
5) S. Urbano – Spiazzuola – Barbio – Fo dela Sacca
Da S. Urbano, percorrendo la strada n.23 che conduce alla cima del Pizzocolo, dopo circa
400 metri, a destra, si stacca la ripida stradina denominata “Spiazzuola” che termina,
trasformandosi poi in un sentiero al “Fo de la Sacca”. Da qui, volendo, si può raggiungere la cima
del Pizzocolo usufruendo di alcuni sentieri
venerdì 4 dicembre 2015
I NOMI DELLE ANTICHE VIE DI TOSCOLANO
Purtroppo per Toscolano non ho potuto trovare, come avvenuto per Maderno, il nome delle sue antiche contrade, ma soltanto quello di alcune delle sue antiche vie.
Notizie interessanti su tutto il territorio di Toscolano le possono trovare tutti nell'interessantissimo libro di Donato FOSSATI "Benacum - Storia di Toscolano" edito nel 1941 dall'Ateneo di Salò e ristampato dal comune di Toscolano-Maderno nel 2001.
Ecco il nome attuale delle sue vie e quello antico:
Via Canossi - Via di Remignago
Via Lonti - Via del Porto
Via Tassoni - Via Zappello
Via Tartaglia e via Colombo - Via Carera
Via Gasparo da Salò - Via Chiusure
Via XX Settembre - Via di Mezzacampagna
Piazza Caduti - Via della Parrocchia
Via Caboto - Via San Marco
Via Galilei - Via Colosio
Via Galliani - Via dei Volpini
Via Religione - Via dell'Ospitale
Via Golf - Via delle Brede
Via Pulciano-Cecina - Via Novali
Via Montesuello - Via fossati bassi
Via S.Michele - Via Carone
Via Virgilio - Via del Lupo
Tutti nomi delle altre antiche vie, con le loro origini, di Maderno e Toscolano si possono trovare nel volume "Borghi,ville e contrade. Il nome e il volto dei luoghi i Toscolano-Maderno" redatto nel 1996 da Pier Carlo Bellotti, Antonio Foglio e Gianfranco >Ligasacchi - Quaderni dell'Ateneo di Salò n.1
I NOMI DELLE ANTICHE VIE DI MADERNO
In un apposito articoletto del mio Blog ho ricordato il nome delle varie contrade di Maderno
esistenti nei secoli scorsi. Esaminiamo ora il nome originale delle vie che
appartenevano a queste contrade le quali però, nel corso degli anni lo hanno
perso e sostituito con un altro.
Iniziando
con la Piazza ora denominata San Marco,
mentre nel passato, sempre per ragioni politiche, fu dedicata a Giuseppe Mazzini, a San Marco, a Vittorio
Emanuele II°, a Ettore Muti, a Antonio Gramsci e, infine, si è
ritornati ancora a San Marco. Dalla
piazza si stacca la Via Benamati che
sale verso il paese ed è dedicata all’omonimo Sacerdote benefico scomparso nel
1799, che prima si chiamava Via dei Broli
inferiori o Via della Chiesa. Il nome allora attribuito era perfettamente
adatto alla sua ubicazione perché ad est vi erano numerosi “broli” vale a dire
orti e giardini che si estendevano su tutto il promontorio, mentre la stessa
iniziava dall’unica chiesa parrocchiale (la romanica di S.Andrea). La via dei broli superiori o di mezzo era
invece l’attuale Via Garibaldi, mentre la Via
Montana portava il nome di Via del
Fosso in quanto la stessa, nei tempi passati ed in periodi di pioggia,
diveniva un autentico fosso che si scaricava a lago. Quest’ultima, all’inizio,
s’interseca con Via Aquilani che
anticamente era chiamata Via dell’arco (o
del Portone) perché esisteva un
cavalcavia che congiungeva la casa Monselice (poi chiamata Speranza) con la
dogana che si trovava in riva al lago nel piccolo porto di fronte al quale fino
ad alcuni anni fa esisteva una tipografia. Il Vicolo dei Mille, che congiunge la via Montana con la Via Garibaldi
era chiamato invece “Tresandello
Toffanetti” in quanto, probabilmente, vi abitava una famiglia che così si
chiamava. Così come l’attuale Vicolo
Portichetto che era denominato Vicolo
dei Valenti.
Nell’antica
contrada “Paradiso” si trovavano la Via
Capra (ora Via Moretto) che si
trasformava in Via Capra campagna quel
tratto che dalla strada statale s’inoltrava nei campi. L’attuale Via Settembrini, invece, si chiamava Via delle Scardevere (pare derivi dal
nome di un pesce, forse scardola), mentre Via
D’Annunzio si chiamava Strada del
terminello e Via Ugo Foscolo Strada della crocetta. Le attuali via Fratelli Bianchi e Via Silvio Pellico, erano chiamate
rispettivamente Via degli orti e Strada sotto gli orti, mentre il
Lungolago Giuseppe Zanardelli era la
Via del Rivellino che significa che
in questa zona esistevano anticamente opere di difesa del castello di Maderno.
La
Via Bellini, che dalla statale
presso la casa cantoniera scende verso il promontorio e così Via Promontorio, si chiamavano Via Mulini, per l’esistenza di mulini, e
Garberia, dal nome tedesco “Gerberei”
che significa l’esistenza, dove si trova ora un oleificio, di un laboratorio
per la concia delle pelli.
Al
“Borgo” invece l’attuale Via Mantova
era il Vicolo del Ghetto, mentre Via Carlo Setti era la Via
del Chini. Il Vicolo del Signore
è divenuto Via Solferino, mentre Via Roscia è ora Via Tito Speri. Le attuali Vie
Cavour e Mazzini erano identificate
come Via della Quadrellata, così
chiamata per la fitta parcellizzazione a piccoli quadri dei terreni limitrofi
all’abitato, destinati ad orti, mentre Via
Beltrami, dedicata ad un Sacerdote locale distintosi particolarmente in
occasione della peste, era il Vicolo
Rotondo.
Infine l’attuale Via Roma, la statale che porta a
Fasano, dalla casa Arrighi al Bornico era la
Via del portone, dato che anticamente in località “rovinato” esisteva un
solido portone d’ingresso al paese.
LE CONTRADE DI MADERNO NEI SECOLI SCORSI
Con il trascorrere dei tempi
tutto si evolve e si modifica. Mi riferisco, in questo caso, al cambiamento
radicale del nome delle strade del nostro paese che un tempo, non molto
lontano, erano inserite in contrade la cui loro denominazione è attualmente
scomparsa. Il loro nome lo ritroviamo in vecchi documenti, come mappe catastali
o certificati di nascita di quel tempo.
Cerchiamo
ora di vedere come si chiamavano queste contrade poiché le stesse, che fanno
parte della nostra storia locale, hanno mantenuto il loro nome originale fino
ai primi anni del Novecento ed i nostri nonni e genitori senz’altro li avranno
conosciuti. In un’altra occasione vedremo, invece, il nome delle vie che sono
state quasi tutte cambiate.
Contrada RIVELLINO
Attuali
vie Lungolago , F.lli Bianchi e altre vie
Comprende la lingua di terra che si stende ad est della
chiesa di Sant’Andrea, la nuova
parrocchiale sorta nel 1775 e inaugurata nel 1825, sulle rovine del castello
risalente al Medioevo che fu costruito anticamente quale baluardo contro le minacce
barbariche. Il castello, intorno alla metà del secolo XIII, fu trasformato in
palazzo pubblico, sede del podestà e poi del vicario. Col tempo andò in rovina
e nel 1645 un incendio lo distrusse completamente. Anticamente in questa zona
si trovava il Brolo del vescovo che lo stesso prelato doveva tenere a
disposizione dell’esercito Imperiale, in cambio d’esenzioni e privilegi. Nel
1289 esisteva una via detta del Cedrario. Il nome Rivellino ricorda che in
questa zona vi erano anticamente opere di difesa del castello stesso.
Contrada del PALAZZO (Palàs Gonsàga)
Attuale
parte di Via Benamati e via Garibaldi
Comprende le
attuali vie Benamati (fino al crocevia) e Garibaldi, anticamente chiamate dei Broli
inferiori e Broli superiori. Prese questo
nome agli inizi del Seicento quando i
Gonzaga, duchi di Mantova, costruirono
una lussuosa villa, ora in parte distrutta,che, successivamente fu
collegata a quella del Serraglio tramite un androne sotterraneo.
Contrada PARADISO
Attuale
proseguimento Via Benamati dal crocevia e Via S.Bartolomeo
. I campi coltivati che si
trovavano fra l’attuale via Moretto (già Capra) e Via San Bartolomeo, facevano
parte della contrada del Paradiso. Le proprietà dei Gonzaga si estesero anche
all’attuale palazzo Bulgheroni, che fu antica sede del convento dei Padri
Serviti, insieme all’ex villa Caprera con relativa chiesetta sorta nel 1467.
Nel 1652 il conventino fu soppresso ed i beni acquistati dai Gonzaga. Estinta
nel Settecento la famiglia Gonzaga, le proprietà passarono alla casa regnante.
Contrada CASTELLO (Castèl)
L’attuale via Sant’Ambrogio, già antica strada maestra per
Sanico (Sanìc), conduce nella
località in cui anticamente esisteva il Castello di Malpaga, poco sotto la
chiesetta di San Martino (San Martì). Fu
così chiamato perché in esso venivano rinchiusi i debitori morosi. La prima
stradella che s’incontra a sinistra salendo da Maderno è chiamata Ceriolo (Seriol) ed un ramo della stessa porta in
località Calcine (Calsìne), l’altro
alla contrada dell’Acqua Santa.(Aque
Sànte). L’attribuzione di questo nome è giustificato dal fatto che le
processioni ed i funerali che si recavano alla chiesetta di San Martino
passavano attraverso questa via, ora divenuta un sentiero. La successiva strada
che si stacca a destra è chiamata Maìna (Maìna
de sùra) e porta nella Valle delle cartiere.
Contrada GARBERIA E MULINI (Garberìa e Mulì)
Attuale
Via Bellini (ex Mulini) e Via promontorio
Dove ora sorge un oleificio
esistette per diverso tempo una conceria di pellami che lasciò a questa
località il nome di Garberia, derivante dal nome di origine tedesca Gerberei, che significa laboratorio per
la concia delle pelli, nella quale si usavano cortecce e foglie di vari alberi
come la roverella e lo scotano, ricche di tannino, particolarmente diffusi
sulle nostre colline. Anche due mulini si trovavano in questa zona, il primo,
di proprietà del comune di Maderno, era collocato dove si trova ora la Cartiera
di Maderno e l’altro vicino all’attuale frantoio delle olive. Questi complessi
sono sorti per sfruttare l’energia idraulica della seriola, ora interrata
Contrada BORGO (Bòrg)
Attuale Via Cavour
Nel Medioevo la contrada si
riferiva ai terreni che si trovavano all’esterno del portone che chiudeva
l’accesso all’abitato di Maderno. Attualmente con Borgo si identifica l’abitato
di Maderno compreso tra le contrade del Fosso (Fòs) a ovest e dei Tre Santi (Tré
sanc’)a est.. E’ attraversata dal fossato di Bombai (Fòs dei
Bombài), ora intubato.
contrada del FOSSO (Fòs)
Attuale parte alta di Via Benamati
Vasum Tornigle era chiamato in un documento del 1279 il fossato che
scorre a lato dell’oratorio, ora intubato, e che ha dato il nome alla contrada.
Questa è compresa nella più estesa contrada del Borgo (Bòrg), della quale rappresenta il limite occidentale. L’acqua del
fossato era utilizzata in passato per irrigare le limonaie che si trovano sulle
pendici della costa collinare alle spalle dell’abitato. Di questa contrada fa
parte anche la medievale contrada del Pozzo (Pòs) così detta dalla presenza di un pozzo al quale attingeva la
popolazione per il rifornimento d’acqua.
Contrada del POZZO (Pos)
Attuale inizio di Via Cavour che incrocia Via Vitali e
Via Beltrami
Dopo quella del Fosso troviamo quella
del Pozzo (Pos). Fu così chiamata per la presenza di un pozzo al quale
attingeva acqua la popolazione della zona.
Contrada della QUADRELLATA (Quadrelàa)
Attuale Via Cavour, Via Mazzini e Via Sacerdoti
La contrada, che fa parte della
più ampia contrada del Borgo (Bòrg),
nel Settecento trae il nome dalla fitta parcellizzazione a piccoli quadri dei
terreni limitrofi all’abitato, destinati ad orti. La contrada del Portone del
Borgo, oggi estinta, comprendeva le case prossime al portone a saracinesca, di cui
si vedono ancora le guide scolpite nelle pietre d’angolo di questa casa
medievale. Verso monte si incontra la contrada del Ghetto (Ghét), nome che fa riferimento alla presenza di un labirinto di
vicoli angusti, non alla presenza di ebrei, qui non documentata e che fu
comunque scarsa.
Contrada FONTANE e TRE SANTI
Attuale proseguimento di Via Cavour, Via Carlo Setti e
Via Fontane
Comprende la località Fontane
(Fùntane) punto più alto del paese in cui esisteva una fontana pubblica alimentata
dal fossato di Bombai (Fòs dei Bombai) che in tempi più recenti è stata
sostituita dagli attuali lavatoi e la località Tre Santi (Tre Sanc) che si
estende fino al confine con Toscolano. Esiste qui una nicchia nella quale si
trovano: al centro la statua della Madonna ed ai lati quelle di San Francesco
d’Assisi e San Giovanni Nepomuceno. Quest’ultimo fu fatto annegare nel 1393 nel
fiume della Moldavia (Boemia) per non aver rivelato all’Imperatore Venceslao i
peccati della moglie.
Contrada MACLINO (Maclì) - alt. m 201
In epoca romana si chiamava,
unitamente a Vigole, Vicus Macrinus
in memoria del Console Marco Nonio Macrino. Poco al di sotto della chiesa
dedicata ai Santi Faustino e Giovita, si stacca un tortuoso antichissimo
sentiero detto Procho che significa
rovinato o del Proch, come risulta
dall’inventario delle strade del comune di Maderno del 1849, che raggiunge la statale sottostante. Fino a
qualche secolo fa la strada esterna del paese era denominata Bombarda, mentre
quella che parte dal bivio per Vigole prendeva il nome di Balbina. Un’altra
stradella, ora scomparsa, che partiva poco più in alto della chiesa e
raggiungeva la via Balbina era invece chiamata Balbina combattuta
Contrada VIGOLE (Vìgle) –
alt. m 285
In epoca romana (secolo II d.C) era chiamata Vicus che unito a Macrinus formavano il Vicus
Macrinus, per ricordare il Console Marco Nonio Macrinus, marito di Nonia Arria, proprietaria della villa
romana di Toscolano. Il 13 settembre 1962 fu inaugurata dal Vescovo di Brescia
Mons. .Giacinto Tredici la nuova chiesetta dedicata alla Madonna del Rosario,
posta sul colle che domina la valle di Vigole, eretta dalla famiglia Saletti in
memoria di Federico Mensi che abitò per parecchio tempo in località Rosei e
donata alla Parrocchia di Montemaderno. Nell’interno un dipinto raffigura la
Madonna del Rosario, copia della Madonna del Lorenzetti, che è divenuta così la
protettrice della frazione e viene festeggiata la seconda domenica d’ottobre.
Anticamente chiamato SENICO - SANICO (Sanìch) – Alt. m 339
Potrebbe
derivare da un nome di persona come Senus
o Sennus, o da Sommus Vicus, villaggio posto molto in
alto. Da qui diparte, verso nord, la strada consorziale che porta prima a
Sant’Urbano (Sant Ürbà) e dopo alla cima del Monte
Pizzocolo (Pisòcol), mentre invece quella
diretta verso sud-est conduce a S.Martino (San
Martì) dove attorno alla chiesetta dedicata al santo di Tours, si trova il
cimitero di Montemaderno. Fino verso la fine dell’Ottocento in questo cimitero
trovarono sepoltura anche i defunti di Maderno. Secondo un’antica leggenda,
prima che si aprisse il varco delle Garde, le acque del torrente Toscolano
formavano in questa valle un laghetto che lambiva un romitorio, successivamente
trasformato in chiesetta ma lasciando inalterata la torre circolare di origine
romana, probabilmente costruita a protezione del paese di Sanico.
Contrada BEZZUGLIO (Besöi) – Alt.m 225
Antica frazione di Maderno che si
può raggiungere sia da Bornico che da Maclino attraverso il sentiero della
Sacca. E’ posta al confine con il comune di Gardone Riviera e si trova ai piedi
del monte Lavino. Nel 1623 un devoto donava il terreno per costruire la
chiesetta che è stata dedicata a San Carlo e nella quale furono poste le
reliquie di san Carlo Borromeo e di San Prospero. In questa piccola frazione
sono rimaste ancora le tracce della coltivazione dei limoni particolarmente
curata in questa zona protetta dai venti.
giovedì 3 dicembre 2015
RICORDO DI UNA MANIFESTAZIONE RELIGIOSA SVOLTASI A SALO'
Oltre mezzo secolo fa, e
precisamente dal 6 all’11 ottobre 19 53, la città di Salò ha voluto festeggiare
solennemente il quinto centenario della
costruzione del Duomo.
Per
l’organizzazione dei grandiosi festeggiamenti si costituì un Comitato d’Onore
presieduto dal Presidente del Consiglio Pella, mentre alla presidenza di quello
esecutivo fu nominato il sig. Antonio
Filippini.
Questa
celebrazione oltre che nel Duomo, si svolse sullo specchio d’acqua prospiciente
la Piazza
della Vittoria. Fu quindi predisposto un apposito regolamento per la
partecipazione ad un grande concorso per barconi, motoscafi, barche e chiatte
che dovevano sfilare nel golfo di Salò nella “notte d’incanto” dell’11 ottobre,
giorno di chiusura dei festeggiamenti. Naturalmente al centro di questa
manifestazione fu allestita la “nave eucaristica” o “bucintoro”, quest’ultima
denominazione si riferisce alle antiche navi da parata usate a Venezia dal Doge
in occasione di solenni cerimonie. Sulla motonave Ticino che la Navigarda cedette per
l’occasione e che fu adeguatamente addobbata ed illuminata e al centro fu
allestito un grande altare. A questi grandi cerimonie, oltre al Vescovo di
Brescia Mons. Giacinto Tredici e numerose altre autorità civili e religiose
partecipò ache il Cardinale Roncalli,
futuro Papa Giovanni XXIII, che sabato 19 ottobre prese la parola. Il Cardinale
Roncalli era legato alla Riviera del Garda in quanto amico dei F.lli Ignazio e
Giuseppe Maffizzoli che finanziarono la costruzione dell’oratorio di Toscolano
denominato “Casa per i figli del popolo”, che il futuro Papa venne a visitare nel 1925.
In
occasione della grande festa fu anche prevista una gara sportiva
denominata”Circuito del Garda” che doveva svolgersi in bicicletta ed alla quale
avrebbero dovuto partecipare i corridori Bartali, Coppi ed altri assi
dell’epoca, se il cattivo tempo non avesse costretto a sospenderla.
Per
partecipare alla grande sfilata della “notte d’incanto” dell’11 ottobre, da Toscolano partirono per Salò una
numerosa schiera di barche pavesate e trainate da due rimorchiatori della
Cartiera Beniamino Donzelli: il “Concordia” ed il “Lina”, anch’essi addobbati e
gremiti di fedeli. Giunti a Maderno dove i balconi della case prospicienti il
lago erano adornati come per il passaggio di una processione, il corteo delle
barche fece il giro del golfo per poi proseguire per Salò dove si aggiunsero a
quelli allestiti localmente per chiudere degnamente questa serata alla quale
assisterono oltre ventimila persone..
Ho
potuto ricostruire questo grande avvenimento religioso grazie alla
disponibilità, data a suo tempo, di foto concessa gentilmente dal sig. Mario
Zambiasi di Toscolano ed alle notizie di questa vicenda descritte dall’amico
(ora scomparso) Mario Ebranati di Salò nell’opuscolo “Salò – fede, arte,
curiosità edito dalla Pavoniana di Brescia nel 1976.
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