lunedì 15 agosto 2016

I MIEI RICORDI DEL PASSATO






            Nel mio modesto lavoro della storia di Toscolano-Maderno (Blog), ovviamente ho citato diverse persone fra il paio di centinaia di argomenti esposti. Come si fa in simile situazione dimenticare i propri famigliari che attivamente hanno creato questo passato, ora quasi dimenticato?
         Inizio, naturalmente con mio padre Giovanni che fu un pittore-decoratore di stimata qualità. Ho pubblicato la sua cartolina in franchigia che fece nel 1916 in un concorso, che fu vincente, sulle montagne confinanti con gli austro-ungarici e che si può trovare nell’argomento “Esperimento d’arte durante la I^ guerra mondiale”, mentre nell’argomento “Scuola serale professionale a Maderno” lo ritroviamo come insegnante di disegno (ornato) dal 1927 al 1930 presso il palazzo Gonzaga, poi nell’ex Municipio di Maderno in piazza ed, infine, presso la scuola Benamati. Nell’argomento decorazioni di Giovanni De Rossi rivediamo invece le sue opere decorative in diverse ville e case locali.
Non ho certamente dimenticato di citare mia madre Elisa che fu una beneficiaria di un legato di Giorgio Aquilani. Questo famoso madernese, morto nel 1657, al quale per la sua attività benefica gli fu intestata una strada (prima si chiamava strada dell’Arco). Nel suo legato redatto presso il Notaio Thodeus di Morgnaga di Gardone Riviera, dispose diversi benefici per i poveri del nostro paese. Parte dei quali doveva essere impiegato” per maritar tante donzelle povere e di buona vita, condizione e fama.”
Quando mia madre si sposò nel 1909 fu una beneficiaria di tale legato. L’argomento nel quale viene riprodotto il testamento dell’Aquilani è quello di Giorgio Aquilani – Benefattore, mentre quello che parla del tempo vissuto in Valle Cartiere presso la cartiera di Maina inferiore o Macallè dove lo zio Tullio Bianchi era Direttore lo troviamo in “Cartiera di Maina inferiore in valle delle cartiere”
         Anche i miei fratelli sono stati citati. Tutti i disegni fatti a mano che troviamo nel Blog sono opera di mio fratello Fausto anch’esso pittore-decoratore come mio padre
         Pure le sorelle Adriana e Vittoria le ritroviamo, in immagini, in altri argomenti. .La prima presso la chiesetta di S.Urbano e la seconda in piazza di Maderno nei pressi del gelataio, allora unico esistente.
         Non potevo dimenticarmi di mia moglie Lucia che ho citato nell’argomento “Ho pescato nel lago un grosso salmone”
         Ed infine le mie tre figlie che da piccole collaborarono per la consegna dei premi ai vincitori delle gare del Concorso Ippico nazionale.
          Ah! scordavo me stesso!. Per ovvie ragioni riproduco tre attestazioni rilasciatami dal Comune di Toscolano-Maderno nel 2011,  nel 2013 e nel 2016.

                                                                                             Andrea De Rossi






   

mercoledì 13 luglio 2016

ALLORO E BACCHE


Nel 1878 si costituì a Gargnano la Società “Lauriva” della Cooperativa Soc. Lago di Garda per la raccolta e la lavorazione delle bacche e foglie di alloro che s’affiancò a quella per la raccolta e lo smercio dei limoni, già esistente dal 1840.
Il suo esempio fu seguito dalla ditta Elena di Maderno che gestiva una piccola industria per la lavorazione delle bacche d’alloro in Via Benamati. L’olio che si estraeva con una speciale bollitura, insieme alle foglie di questa pianta, era esportato in Germania, in Russia e in altri paesi stranieri, dove era utilizzato nei cicli produttivi di particolari cosmetici, nonché nelle industrie della profumeria e della tessitura. La più estesa applicazione di questo prodotto era fatta dalla medicina veterinaria. Le foglie servivano anch’esse per l’industria dei profumi e dei saponi, previa distillazione dell’olio essenziale che esce più profumato che dalle bacche.
Da diversi decenni quest’attività è completamente cessata, causando la totale decadenza della coltivazione dell’alloro, che è rimasto solo un albero ornamentale, ora - per il momento solo al piano – attaccato da una particolare malattia che, se non adeguatamente curato, lo porterà in breve all’estinzione. Nella collina, invece, tale pianta è ancora molto diffusa ed in buona salute

lunedì 13 giugno 2016

MONUMENTO A S.ERCOLANO


Si decise di costruire il monumento in onore di S.Ercolano nel 1836, in occasione di una terribile pestilenza di colera che colpì la popolazione di Maderno e quella dei paesi rivieraschi.
Solo a Maderno su 140 persone colpite dal male, ben 38 furono le vittime. Nessun caso a Bezzuglio e pochissimi a Montemaderno dove non si sono verificate vittime.
Tutto si svolse dal mese di giugno a quello di agosto, prima con casi sporadici poi estendendosi a macchia d'olio in tutto il paese.
Dapprima furono chiuse le scuole situate nell'Istituto Benamati, poi, le cartiere, (in quel tempo assorbivano più di 1000 persone) perché i lavoratori non intendevano esporsi alla fatica per non essere più facilmente preda del morbo. Era così forte il timore di prendere il male che i bottegai vendevano la merce solo attraverso una finestrella praticata alla porta e le monete erano poste in un vaso di cloruro di calce per essere disinfettate o” purgate”, come si diceva in quel tempo.
Numerose Messe solenni furono celebrate all'altare di S.Ercolano per invocare la Sua intercessione. Una processione della Via Crucis percorse il "Rivellino" (attuale Lungolago) fino a giungere al S.Crocefisso. Con l'estendersi dell'epidemia fu aperto un lazzaretto nel fondaco maggiore del Municipio situato nella Piazza. I cadaveri erano trasferiti al Cimitero di S.Martino (l'unico esistente) verso la mezzanotte e senza alcuna cerimonia religiosa. Fu soppresso anche il suono delle campane per annunciare la morte od il funerale.
I limoni, che la popolazione riteneva efficaci contro il morbo, aumentavano di prezzo giorno dopo giorno.
Domenica 24 luglio 1836, la giornata più nera in cui persero la vita ben cinque persone, la popolazione si recò in Chiesa per venerare le reliquie del Santo. Seguì una solennissima processione per le vie del paese ed al termine la proposta già fatta del Parroco di erigere in Piazza una statua a S.Ercolano, con la raccolta di sottoscrizioni, divenne un voto. Infatti, dopo il 23 agosto, data in cui si ritenne cessato il flagello, fu nominata una Commissione composta da Don Giuseppe Rizzi e dai sigg.Francesco Hell e Veronese fu affidata allo scultore CESARE NESTI, mentre il resto del monumento al sig. ADAMO TAGLIANI di Rezzato. Le quattro epigrafi poste sul gran dado di marmo bianco che sorregge il Santo, sono state dettate da Don Vincenzo Poiana di Verona, dal Dr.Achille Filippini di Bedizzole, dal sig.Francesco Botturini di Salò e da Don ANDREA SETTI Vicario Parrocchiale di Maderno. E' da questo religioso che si sono apprese le notizie sopra riportate.
Le fondamenta del monumento furono poste nel giugno 1838 ed il 25 luglio successivo, al suono delle campane tra lo scoppio dei mortai giunse in paese la Statua del Santo. L’11 agosto il monumento era pronto ed il pomeriggio giunse a Maderno il Vescovo Mons.Ferrari che alla sera assistette alle luminarie ed ai fuochi artificiali, mentre il giorno successivo avvenne l’inaugurazione alla sua presenza. A festeggiare l'avvenimento assisté una folla proveniente anche dai paesi vicini ed un centinaio di barche cariche di persone che assistevano dal lago.
Fu nel 1954 che per iniziativa della locale Pro-Loco fu decisa la rimozione del Monumento (che inizialmente era posto di fronte alla Chiesa romanica) per trasferirlo nell'attuale posizione di fronte alla Parrocchiale. Ciò fu fatto nell'intento di risolvere il problema della viabilità per chi dalla Piazza usciva sulla Statale e conseguentemente quello degli incidenti che con l'aumento della circolazione divenivano sempre più frequenti.
Il progetto fu redatto dall'Arch.Vittorio Armellini e, dopo l'approvazione della Sovrintendenza e della Commissione Edilizia, fu realizzato nello stesso anno con una spesa che si è aggirata intorno alle £.150.000

giovedì 9 giugno 2016

CINEMATOGRAFIA IN VALLE CARTIERE




L'amico Giovanni Saletti da Toscolano, grande esperto in informatica e nelle ricerche storiche locali,  ha scritto l'articolo "QUANDO LA VALLE DELLE CARTIERE ERA UN SET CINEMATOGRAFICO" così trasformata dal regista salodiano Angio Zane nel 1956, che trascrivo testualmente, attingendo i dati e le foto dal figlio Alessandro che ha concesso gentilmente.al Saletti.



QUANDO LA VALLE DELLE CARTIERE ERA UN SET CINEMATOGRAFICO

“Le stelle sono tante, milioni di milioni, la stella di…”. Chi ha passato gli anta non può non ricordare questo jingle nei Carosello degli anni Settanta. Pochi però sanno che di questa pubblicità, come di molte altre - come ad esempio la cedrata del lago con Mina o il formaggio “che vuol dire fiducia” con Johnny Dorelli – il regista era il salodiano Angio Zane.

Nato nel 1925, partigiano sulle montagne valsabbine durante la guerra di liberazione, Angio Zane negli anni Cinquanta iniziò a lavorare prima come cineamatore e in seguito come regista di documentari. Poi il grande passo e l’esordio nella regia cinematografica con il film “La capinera del mulino”, del 1956.

Da buon “artigiano della cinepresa”, si occupava di tutto, dalla stesura del copione, alle riprese, regia, montaggio e produzione.”La capinera del mulino” era un romanzo sentimentale ambientato in un fantomatico paese del lago di Garda chiamato Borgofiore, e la location per  buona parte di questa pellicola fu la nostra Valle delle Cartiere, da qualche anno abbandonata dalle attività industriali.
In quel periodo arrivavano in Italia le pellicole americane di Lassie e Rin-Tin-Tin, ed a questo filone si ispirò Angio Zane puntando sul cinema per ragazzi, con notevole successo. Le sue opere venivano trasmesse nei primi anni della  TV dei ragazzi. Creò le avventure di Pippo, Briciola e Nuvola Bianca, che vivevano storie fantastiche in un western nostrano, sovente ambientato nel nostro entroterra. Fu pioniere del genere western all’italiana prima ancora di Sergio Leone e Corbucci.
In particolare, nel 1961 girò in Valle delle Cartiere “Esploratori a cavallo”. Il film venne presentato alla mostra del Cinema di Venezia, nella sezione “XIV Mostra  Internazionale del Cinema per Ragazzi” (quella che in seguito diventerà il Giffoni Film Festival).
Qui sotto un paio di fotografie del set tra le località di Vago e Caneto in Valle delle Cartiere.


In questo film gli amici Pippo e Briciola, con l’inseparabile cavallo Nuvola Bianca, scorrazzano per la Valle delle Cartiere quando scoprono una botola che nasconde un tesoro, ma sembra che questo procuri solo guai, e il pericolo della Valle della Morte incombe…
Gli  Onda Studios di Campoverde di Salò erano il mondo di Angio Zane. Qui, di fianco alla sua abitazione, aveva allestito il teatro di posa, la sala di montaggio, addirittura un vero e proprio villaggio western. Nacque così il Museo Archivio Audiovisivo Gardesano, dove raccolse apparecchiature cinematografiche, cineprese, moviole, fotografie e locandine. Il Museo è visitabile in rare occasioni, ma ne vale veramente la pena. Angio Zane morì a Salò nel 2010.

Va doverosamente ringraziato il figlio Alessandro Zane, che da bambino ha recitato nei film per ragazzi del padre, ed ora cura il Museo di Campoverde e che mi ha fornito informazioni e fotografie.
Una curiosità che lega Angio Zane ad Osvaldo Cavandoli, nativo di Maderno, il famoso fumettista papà della Linea. I due erano amici, ed avevano collaborato per alcuni lavori. Negli Onda Studios è presente una titolatrice usata per il montaggio delle strisce di Cavandoli, ed uno scherzoso disegno/dedica di Cavandoli a Zane, che riporto qui sotto, nel quale una Linea-Pellerossa si vendica inseguendo minacciosa un regista. Così recita: “Ad Angio ‘il Westifero’, in ricordo della bella ed antica amicizia!”.

Disegno di Osvaldo Cavandoli



 
 

ZANIBONI Prof.PIETRO

ZANIBONI Prof. PIETRO
(1840 - ?)
Di antica ma decaduta famiglia di Gaino, fu avviato al Sacerdozio, che abbandonò per dedicarsi allo studio delle lettere, insegnando nel frattempo presso convitti privati; conseguita poi la laurea in lettere, fu Direttore delle Scuole Magistrali di Padova, dove morì. E’ il padre del prof. Ferruccio Zaniboni che fu insegnante in letteratura italiana nel liceo classico di Brescia, morto in età appena matura non sono molti anni (quando fu scritto dal Fossati era il 1939) e sepolto nel cimitero di Gaino, dove conservò sempre la casa a vita. Abbiamo del padre a stampa diversi romanzi storici e parecchie conferenze.
Da “Benacum – Storia di Toscolano” pag.342 - di Donato Fossati

SALVADORI DR.G.BATTISTA


SALVADORI Dott. GIO.BATTISTA
(Gaino 2.11.1854 – 22.8.1928)
Studiò medicina e fu allievo prediletto e amico del celebre chimico prof. Sen. De Giovanni, che preferiva soggiornare a Gaino per godere della sua compagnia. Rinunciando alla carriera per quarantasette anni tenne con grande scrupolo la condotta medica delle frazioni di Toscolano sognando di fare della località una stazione profilattica e climatica e, come ha scritto Paolo Guerrini “per questa battagliò ed ebbe molte noie, serenamente affrontate con l’alacre spirito di uomo superiore, che alla cattiveria degli uomini seppe sempre opporre la forza morale dell’animo virile e della sua svariata cultura”.
Lascia parecchi studi nel campo igienico sanitario; colto nelle lettere latine e nella letteratura classica, ne diede saggio in scritti e conferenze; dotato di felice vena poetica, fu facile verseggiatore. Ha pubblicato “S.Francesco D’Assisi. Studio sul canto XI del Paradiso dantesco. Conferenza pubblicata per il VII centenario della morte del poverello”. (Toscolano Tip.A.Giovanelli 1926,16 p.)
Da “Enciclopedia bresciana” pag.112/113 vol.XVI - di Fappani

Medaglia d'oro COBELLI ERCULIANO


Nel giardino antistante la Cappella ai Caduti di Maderno, sulla sinistra, si può ammirare parte di una colonna romana in pietra, che risulta proveniente dalla villa Feltrinelli di Gargnano ed è dedicata appunto alla Medaglia d’oro Capitano Erculiano Cobelli. Dall’Enciclopedia bresciana curata da Mons. Fappani veniamo a conoscenza che ERCULIANO COBELLI, nato a Maderno il 2.1.1834 e morto a Sassari il 31.7.1915, di Domenico e di Domenica Bruni, era un soldato di leva nell’esercito austriaco e passò poi a quello italiano nel quale, nel 1861, era sergente nel 43° Reggimento fanteria. Partecipò alla lotta al brigantinaggio e fu protagonista di uno dei più salienti episodi. Accerchiato, infatti, con i suoi diciotto uomini da 400 briganti, seppe aprirsi con loro il varco della salvezza colla baionetta. Venne decorato di medaglia d’argento e poco dopo promosso Ufficiale.
Fu poi insignito di medaglia d’oro con la seguente motivazione: “Comandando un posto di 18 uomini fu assalito da 400 briganti, si difese eroicamente, aprendosi poi la ritirata alla baionetta,dopo aver perduto otto dei suoi uomini. – Isoletta (Caserta) 11 novembre 1861.
Da “Enciclopedia bresciana” pagg.258-259 Vol.II - di A Fappani