martedì 6 ottobre 2015
SCUOLA SERALE PROFESSIONALE A MADERNO NEL 1927
Dal gennaio 1927 una scuola serale professionale fu istituita a Maderno, a cura del DopoLavoro locale, lanciata, fra gli altri,dal sig. Mario Gaioni che riguardavala meccanica, l’edilizia, la falegnameria e la decorazione. Gli Ingegneri Luigi Dubbini e Andrea Visioli vi sovrintendevano e si occupavano anche di ottenere finanziamenti da ditte locali come la Cartiera, la Tessitura Serica, l’Oleificio Sociale Benacense, la Banca S.Ercolano di Maderno ed i sigg. Visintini..
Insegnanti furono i fratelli Giovanni e Fermo De Rossi. Il primo (mio padre) insegnava “ornato” ed il secondo disegno tecnico.La Scuola era frequentata da circa 40 allievi provenienti anche dai paesi vicini come Gardone e Gargnano.
Inizialmente la sua sede fu il Palazzo Gonzaga, poi furono usati i locali dell’ex Municipio in piazza a Maderno, ed infine quelli dell’Istituto Benamati dove si trovavano le scuole elementari. Purtroppo, con l’inizio dell’ultima guerra, quest’interessante iniziativa cessò la sua attività e non trovò,successivamente, persone che la sostennero o che capirono la sua utilità pratica e sociale.
Dal Giornale del Garda dell’11novembre 1929, si apprende che il giorno precedente fu inaugurata nel Palazzo Gonzaga la mostra dei lavori di disegno eseguiti dagli allievi. Ai più meritevoli, che qui sotto sono elencati, furono distribuiti premi consistenti in libretti di risparmio sui quali vi erano depositate modeste somme, ma che avevano però un notevole significato d’apprezzamento del lavoro svolto.
I° Corso
1° premio a Perini Giovita (edilizia) e Giovanelli Giuseppe (ornato)
2° premio a Tomasi Giuseppe (ornato) e Bertoldi Aldo (edilizia)
3° premio a Bertasio Bortolo (edilizia) e Ferrari Sigismondo (ornato)
4° premio a Bottura Natale (fabbri) e Pellegrini Battista (edilizia)
2° Corso
1° premio a Cappa Leone (edilizia), Pazzoli Giuseppe (ornato) e Bentivoglio Elio (falegnami)
2° premio ad Andreoli Pasquale (ornato) e Beretta Angelo (edilizia)
3° premio a Pilati Fausto (fabbri)
3° Corso
1° premio a Giovanelli Adolfo (ornato)
2° premio a De Rossi Fausto (ornato)
3° premio a Zuradelli Aldo (ornato
4° premio a Benini Bruno (ornato)
5° premio a Sinibaldi Rocco (ornato)
Nello stesso anno ed in quelli successivi altri concittadini molto conosciuti per essersi affermati nelle loro attività lavorative, hanno frequentato con profitto questi corsi.
Ne ricordiamo alcuni, che purtroppo ci hanno lasciato, fra i quali Costante Marsadri e Vasco Belloni di Maderno, Savino Zuradelli e Adolfo Giovanelli di Toscolano
sabato 3 ottobre 2015
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE IN VALLE DELLE CARTIERE
Nella
Valle delle Cartiere, circa sei secoli fa, oltre a numerose fucine per la lavorazione
del ferro già esistenti,chiamate allora
“ferrarezze”, sorsero le prime cartiere che, nel corso dei secoli successivi,
aumentarono fino a raggiungere nel
Seicento il numero complessivo di 160, occupando così ogni piccolo angolo della
valle. Il motivo fu uno solo: lo sfruttamento dell’energia idraulica del
torrente Toscolano.
Quando,
invece, verso la fine dell’Ottocento fu disponibile l’energia elettrica, gli
opifici incominciarono a diminuire e agli inizi del Novecento, quando quasi
tutte le cartiere esistenti nella valle erano divenute di proprietà Maffizzoli,
questi ritennero economicamente più conveniente per i rifornimenti di materia
prima e per lo smercio del prodotto finito, di trasferire la loro attività a
Toscolano in località “Capra” costruendo un grande stabilimento. L’energia
elettrica per il funzionamento dello stesso era prodotta dalle officine
elettriche delle Camerate e delle Garde.
Fino
al 1874, data di costruzione delle gallerie e della strada di accesso, gli
opifici della valle si potevano raggiungere attraverso tortuosi sentieri che
scendevano da Gaino. Le centinaia di persone, uomini e donne, che lavoravano
nelle fabbriche, per abbreviare il percorso, erano costretti a percorrere il
pericoloso “sentiero delle assi” posto fra la seriola ed il letto del fiume. Il
sentiero prese questo nome perché, per raggiungere le varie cartiere poste
alcune sulla riva destra ed altre su quella sinistra del torrente, furono poste
delle assi di legno che avevano la funzione di piccoli ponticelli.
Fino
al 1928, epoca in cui i comuni di Maderno e Toscolano si unirono in un solo
comune, il torrente faceva da confine fra gli stessi fino oltre Maina
superiore. Da qui il confine abbandonava il torrente e saliva direttamente
verso il monte Pizzocolo.
Dopo
l’abbandono della valle da parte dei Maffizzoli, la stessa è caduta in un grave
stato di degrado e la vegetazione ha completato l’opera, ragione per cui – da
qualche anno – un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, diretti dal
Prof. Brogiolo verso la fine dell’estate si sono ritrovati nella valle per
riportare alla luce i resti di una antica cartiera in località “Gatto”, che si
trova presso il ponte in pietra che si collegava con Luseti crollato nel 1939.
Terminato
questo lavoro gli stessi ricercatori si sono spostati nel 2006 sulla strada fra
Maina superiore e Vago per scavare sui resti di una piccola cartiera risalente
al Cinquecento.
I
lavori di scavo hanno dato esiti clamorosi. Dopo aver asportato la numerosa
vegetazione e la terra che copriva i
resti di questo opificio, sono venuti alla luce alcuni piccoli locali. In uno
di questi sono state trovate, da una parte, n.6 vasche rettangolari scavate in
un unico blocco di pietra e, dall’altra di fronte a queste un altro masso
intero di pietra con diversi fori tutti delle stesse dimensioni nei quali
venivano installati dei pestelli di legno o “folletti” che, azionati
dall’energia idraulica di un canale che scorreva di fronte al piccolo stabile,
battevano violentemente, come martelli, gli stracci posti nelle vasche di
fronte riducendoli ad una poltiglia. Questa, dopo essere stata pressata ed
asciugata, veniva trasformata in fogli di carta. In un locale attiguo è stato
rinvenuto un piccolo forno costruito in pietra e mattoni che doveva servire a far
bollir la colla necessaria per impermeabilizzare la carta onde evitare che
l’inchiostro non si trasferisse nel retro del foglio. In questi locali sono
stati rinvenuti anche numerosi attrezzi dell’epoca, che saranno collocati nel
Museo della Carta.
Tali
importanti reperti sono stati recintati e, in seguito, si dovrà pensare ad
eseguire le opere necessarie di conservazione degli stessi in modo che
diventino un patrimonio culturale permanente a disposizione del pubblico.
venerdì 2 ottobre 2015
NEL 2000 DEMOLITA ANTICA CARTIERA
La più antica
cartiera di Toscolano presso il ponte vecchio dopo la cessazione dell’attività
della cartiera Vetturi avvenuta alcuni anni fa, (siamo ora nel 2000) sta ora
scomparendo per far posto ad un nuovo edificio. (IL MUNICIPIO)
Da un documento datato 17 ottobre
1381,( ben 619 anni fa!) del Notaio Bonaventura Belloni di Gaino, che stabiliva
l’uso dell’acqua del torrente Toscolano fra le comunità di Maderno e Toscolano per il funzionamento
delle industrie cartarie, si desume, infatti, che in quell’anno la cartiera era gestita dai Bellintani di
Volciano.
Prima di giungere agli
ultimi proprietari Vetturi, l’edificio passò nel corso dei secoli dai
Bellentani ai Bonfadini, Benaglia, Setti, Grazioli, Monselice, Zuanelli,
Andreoli e rag.Maffizzoli.
Fra
i proprietari e gestori che maggiormente
si distinsero per l’intensa attività bisogna citare gli Zuanelli associati con
i Fioravanti i quali la detennero dal XVIII fino alla metà del XIX secolo. Essi
possedevano navi proprie con le quali fornivano la carta di loro produzione nei
vari porti del Mediterraneo. Originari di Toscolano, non avevano soltanto
questa cartiera. Dai dati catastali del 1720 risultava che fossero proprietari
anche di altre cartiere e precisamente: due alla Religione, una a Luseti, una a
Canneto, una alla Quattro Ruote, una in località Lupo e una in Maina. Anche
quelle di Andrea Maffizzoli furono prima, di loro proprietà. Riuscirono ad
associarsi ad alcune combinazioni commerciali volte a potenziare meglio le loro
esportazioni e per questi loro meriti in
campo economico entrarono nelle fila dell’aristocrazia dominante in quel tempo
Di questa importante famiglia , è rimasto il palazzo, cioè l’attuale ex casa
Franceschini-Ragozzi al ponte di Toscolano sulla cui facciata, in alto, si può
ancora adesso ammirare lo stemma di famiglia (una Z ”Zu” con una freccia che infila tre
anelli). Lo stesso tipo di stemma, ma in pietra, lo troviamo sul bellissimo
portale del palazzo a Messaga, ora
trasformato in condominio, ove risiedeva un altro ramo della stessa
famiglia imparentato con i Conti Fioravanti di Salò, passato poi ai Bertera e
per ultimo a Fontana.
Il
Fossati, nel suo “Benacum” ricorda che, prima della costruzione del ponte
vecchio, avvenuta nel XVI° secolo, Maderno e Toscolano erano collegati da un
ponte di legno costruito sui resti di un precedente antichissimo ponte romano
che frequentemente veniva travolto dalle piene del torrente, situato a pochi
metri più a monte. Al ponticello si accedeva soltanto per una viuzza che passava
attraverso il portone d’accesso della cartiera che sta scomparendo. Tale strada
rimase di uso pubblico sino agli ultimi anni della dominazione austriaca e,
dopo la costruzione del ponte, servì per condurre ad abbeverare il bestiame e
per le lavandaie.
giovedì 1 ottobre 2015
STATUTI RIVIERA BRESCIANA
Nella ricerca di notizie storiche
locali, ho avuto la fortuna di trovare l’immagine della copertina usata degli
Statuti della Riviera Bresciana ed, in questo caso, anche di quelli del comune
di Polpenazze risalenti al 1620. Questo documento era in possesso di un amico,
con il quale abbiamo in comune la passione per la storia locale, che mi ha
gentilmente concesso di ricopiarla.
In
effetti, gli Statuti della Riviera bresciana furono stampati in lingua latina
per la prima volta a Portese nel 1489/1490 dal tipografo Bartolomeo Zani.
Successivamente, nel 1620, sempre in lingua latina, fu redatto dal cappuccino
di Gazzane, Mattia Bellintani “Statuta
Criminalia Riperiae Salodii”. Sulla copertina, che ho ritrovato, è
raffigurata la SS. Trinità :
il Padre, il Figlio con lo scettro e lo Spirito Santo rappresentato dalla
colomba. A lato sta la Vergine che contempla la SS. Trinità. Sotto vi
sono inginocchiati: a destra il Cardinale S.Carlo Borromeo, Protettore di Salò;
a sinistra S.Ercolano Vescovo,
Protettore della Magnifica Patria ed al centro è posto il motto “Justitia e coelo prospexit” ( La
giustizia ha guardato dal cielo). Più
in basso la dicitura “Communitas
Riperiae” (Comunità della Riviera) l’Ente che ha emesso gli Statuti, con
l’immagine della Giustizia che nella mano destra tiene la spada ed in quella di
sinistra la bilancia. Questi statuti
furono stampati a Salò da Bernardino Lantoni, originario di Gazzane, richiamato
a Salò dalla Magnifica Patria, (che gli fornì perfino un prestito) da Milano
dove svolgeva la sua attività. Lo stesso Lantoni, nel 1626, ripubblicò gli
Statuti in lingua italiana. Grande è stata la mia sorpresa quando ho notato che
questa copertina riproduceva immagini di Santi mai trovate su documenti di
carattere amministrativo.
Per
meglio comprendere il significato di questa stampa, in breve, è necessario
ricostruire la storia di quei tempi, quando eravamo dominati dalla Repubblica
veneta.
Ogni
comune appartenente a questa comunità ebbe poi dei particolari Statuti. Per
quanto riguarda quello di Maderno non ne esiste più alcuna traccia, mentre
furono pubblicati quelli di Tignale, Manerba, Soiano e Polpenazze.
Il Consiglio Generale della Magnifica
Patria, nell’adunanza del 6 luglio 1466 elesse patrono del territorio della
stessa comunità S.Ercolano, obbligando a celebrare con festa di precetto
l’annua memoria il giorno 12 agosto. Nel 1677 tale dedicazione fu sancita con
Decreto del vescovo di Brescia Marino Giorgio e di quello di Verona Sebastiano
Pesaro sotto la giurisdizione del quale appartenevano alcuni comuni della
Valtenesi. Questa obbligazione cessò con la caduta della Repubblica veneta nel
1797.
sabato 19 settembre 2015
VOLUME SULLA VILLA ROMANA DI TOSCOLANO
Il 12 settembre 2015 il Sindaco
di Toscolano-Maderno ed il Soprintendente per l’Archeologia della Lombardia
Filippo Maria Gambari, hanno presentato presso la sala consigliare un interessantissimo
e ponderoso libro storico, di oltre 300 pagine con numerose fotografie, sulla
villa romana di Toscolano, redatto dalla Dott.ssa Archeologa Elisabetta Roffia, ex dirigente
presso il Ministero per i Beni e le attività culturali, e da altri collaboratori.
Il volume è stato realizzato dal Comune di Toscolano-Maderno e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Lombardia. e finanziato dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Cariplo ..
Lo stesso è suddiviso nei seguenti argomenti:
1) Rinvenimenti archeologici nel territorio di Toscolano-Maderno di Lisa Cervini;
2) La villa in località Capra. Storia del sito e degli scavi di Elisabetta Roffia. Qui vengono
ricordati i primi scopritori di queste rovine come Marin Sanuto nel 1483 e lo storico locale Notaio Claudio Fossati che nel 1893 pubblicò il primo volumetto su queste rovine;
3) La villa di Roffia,
Simonelli, Solano,Bugini,Folli, Ridolfi, Sacchi, Rinaldi, Bianchi e Tosini;
4) Oggetti d’uso di Ridolfi, Facchinetti, Invernizzi;
5) Le indagini scientifiche di
Bugini, Folli e Castiglioni;
6) Le fasi di vita dell’edificio e la sua analisi di Elisabetta Roffia;
7) Marco Nonio Macrino e i Nonii Arrii di Francois Charisson e G.Luca Gregori
8) Toscolano: dalla Villa alle Chiese di Monica Ibsen
9) Gli interventi di valorizzazione dell’area archeologica di Anna Brisinello
Nello stesso volume sono allegate
tre interessanti tavole:
Tavola I –Planimetria del settore
A
Tavola II - “ “ B
Tavola III - “
generale con indicazione delle fasi edilizie:.
Così, dopo tanti anni, abbiamo a
disposizione un volume che contiene tutte le notizie riguardanti questo prezioso
patrimonio archeologico esistente a Toscolano.
Il
volume è stato stampato dalla litografia NOVALITO di Carpenedolo (BS) nel
luglio 2015 per conto delle EDIZIONI ET di
Milano.
giovedì 17 settembre 2015
LE PRIME STAMPERIE A TOSCOLANO NEL XV E XVI SEC.
Verso
la metà del XV secolo venne inventata da Gutemberg la stampa con caratteri
mobili che, dopo alcuni anni, si diffuse anche in Italia.
E
fu proprio la convenienza economica di avvicinare le nuove tipografie ai luoghi
di produzione della carta (materia prima per questa attività) che facilitò la
loro installazione a Toscolano.
Fu
il Sindaco di Toscolano e consigliere
della Magnifica Patria, Scalabrino
Agnelli, abitante nella frazione Messaga di Toscolano, proprietario di
alcune cartiere, che chiamò presso di sé,intorno al 1478, un celebre stampatore, GABRIELE
di PIETRO da TREVISO, già noto per le sue bellissime edizioni stampate a
Venezia, Brescia ed Udine dal 1472 al 1478.
In
considerazione appunto della sua abilità tipografica, i frati domenicani della
"Religione" di Toscolano lo convinsero poi a trasferirsi nel loro
Convento con i suoi torchi. Fino al 1480 riuscì a pubblicare una mezza dozzina
di libri, in bei caratteri romani. Ad un certo momento venne arrestato ed
imprigionato per un mancato pagamento di un vecchio debito, probabilmente
contratto quando era ancora a Venezia. La sua pena venne poi ridotta a 4 mesi,
grazie all' autorevole intervento del suo sostenitore Scalabrino Agnelli.
Avvilito e dispiaciuto lasciò Toscolano per
Brescia dove sopravvisse per poco tempo.
Per
oltre 30 anni nessun libro fu più stampato a Toscolano.
Soltanto
nel 1519 giunse a Toscolano lo stampatore PAGANINO
PAGANINI, di origine bresciana (Cigole) che aveva svolto la sua attività a
Venezia fino al 1485 e, successivamente, presso i frati dell'isola del Garda,
accompagnato dal figlio ALESSANDRO
che già svolgeva simile attività con la stessa competenza del padre.
Secondo
Donato Fossati , abitò e svolse il suo lavoro in Toscolano, prima in contrada
del Porto e poi, dopo le sue seconde nozze con Cristina figlia di Francesco
Fontana di Cecina, si trasferì in questa frazione che è poco distante da quella
di Messaga dove aveva operato Gabriele di Pietro parecchi anni prima.
Dal
1519 AL 1538 i PAGANINI pubblicarono a Toscolano ben 43 opere, tutte
dettagliatamente elencate da Donato Fossati (Benacum - Storia di Toscolano -
1941) il quale affermò di conservare gelosamente nella sua Biblioteca queste
opere giuntegli attraverso i suoi avi, oltre a due stampate a Venezia e
un'altra di Gabriele di Pietro.
Pare
che i Paganini possedessero una cartiera a Maina in Valle delle Cartiere
Le
opere dei Paganini erano volumi a formato ridotto:tascabile, come si direbbe
oggi. Furono stampate con cura e
adornate di interessanti xilografie, di iniziali incise, di cornici come il
"BURATO" che nelle sue tavole riproduce modelli di ricami e di stoffe
(burati).
Anche
Ugo Baroncelli, grande esperto in questo campo, nel suo volume del 1964 elenca
e commenta tecnicamente queste edizioni stampate a Toscolano e afferma, tra
l'altro, che la
Biblioteca Queriniana di Brescia possiede questo prezioso
volume,(il Burato) donatogli a suo tempo da Luigi Lechi.
Lo
stesso autore affermò che Paganino Paganini avrebbe stampato per primo, in
caratteri arabi, una edizione del CORANO
che gli costò anni di lavoro e notevoli sacrifici economici, ma nessun
esemplare di questa opera si sarebbe salvato perché sembra che tutte le copie
siano state distrutte per ordine dell'autorità pontificia di quel tempo.
Ricordò anche che il figlio Alessandro custodiva in Toscolano i caratteri usati
per la stampa di questo volume.
Senonchè nel Gennaio 1992 è stato presentato all'Ateneo di Brescia il volume
"ALESSANDRO PAGANINO
1509-1538" dell'editrice padovana Antenore (stampato già nel 1990)
dalla stessa autrice ANGELA NUOVO la
quale ha annunciato il ritrovamento, dopo 450 anni di ricerche, di una copia
del CORANO stampata in arabo a
Venezia, e non a Toscolano, da ALESSANDRO PAGANINI tra il 1537 e il 1538. Il
ritrovamento, avvenuto casualmente nella
Biblioteca dei Frati Minori di S.Michele di VENEZIA durante altre ricerche, ha
smentito coloro che ritenevano che l'opera non fosse mai neppure stata stampata.
L'autrice ha dichiarato che è uno dei libri più belli ed un capolavoro
tipografico tutto in arabo, senza una sola riga o data in altri caratteri e nel
suo volume ne riproduce alcune pagine fra le quali quella contenente il visto
del Vicario del Sant’Ufficio di Cremona.
Con
questa notizia viene ristabilita la verità sulla presunta eliminazione di
questo libro da parte dell'Autorità Ecclesiastica,tesi che era stata sostenuta
anche dal Cardinale Querini. Anzi,come si è detto, sul volume ritrovato, si
trova addirittura una nota di Arcangelo Mancasula, vicario del Sant'Uffizio di
Cremona.
La
sparizione della edizione del Corano di Paganini, secondo gli studi
dell'autrice, fu invece dovuta al fatto che i volumi furono inviati tutti sul
mercato arabo e turco, ambienti nei quali lo si ritenne sacrilego perché la
loro religione proibiva all'infedele e all'impuro di toccare il testo
considerato sacro e di conseguenza anche il fatto di stamparlo. Si presume
quindi che la distruzione delle copie
del Corano avvenne sul posto per i suddetti motivi. Nelle biblioteche orientali
non si ebbe infatti mai traccia di alcuna copia.
Fu
per Alessandro un fallimento anche economico che pesò notevolmente sulla sua
attività, tanto più che non riuscì, come sperava, nemmeno a trovare
l'acquirente dei costosi caratteri arabi.
Dalla
lettura del citato volume si viene a sapere che i Paganini, già dal 1505,
avevano a Toscolano una fabbrica di carta che serviva alle loro necessità di
lavoro a Venezia.
Il
loro trasferimento a Toscolano fu quindi dovuto a ragioni economiche e
commerciali. La carta prodotta a Toscolano era trasferita a Venezia
imbarcandola su appositi natanti che, attraversando il lago, raggiungevano la
sponda veneta e di lì con altri mezzi raggiungeva Verona per essere nuovamente
imbarcata tramite l'Adige ed il Po per raggiungere la capitale della
Serenissima, senza dover uscire dal suo territorio.
Inoltre,
contrariamente a quanto sostenuto da Donato Fossati, Angela Nuovo ha accertato
che Cristina Fontana non era la seconda moglie di Paganino e nemmeno era figlia
di un Fontana Francesco di Cecina, bensì
era la sua prima moglie nonchè la figlia di Francesco della Fontana, di origine
tedesca, che in effetti si chiamava Franz Renner, pure lui stampatore a Venezia.
Paganino Paganini morì verso la fine
del 1538, dopo che il figlio Alessandro, contro la sua volontà, ebbe stampato
il Corano e nel suo testamento dispose che il suo corpo venisse sepolto nella Chiesa di S.Maria del Benaco
di Toscolano alla quale lasciava tre ducati per opere di riparazione e
dieci ducati alla Società del Sacratissimo Corpo di Cristo della stessa Chiesa,
così come risulta dal testamento rintracciato dalla Nuovo.
E'
da ricordare, infine, che alcune edizioni dei Paganini furono dedicate a
Isabella Gonzaga, a Francesco Corner Procuratore di San Marco ed al Cardinale
Giulio de' Medici.
Nel
2008 al Museo della Carta,in Valle delle Cartiere, vi fu un’interessante
esposizione di 54 volumi dei Paganini (vedasi mio blog alla voce: Esposizione
volumi dei Paganini), gentilmente concessi in comodato dalla Biblioteca
Queriniana di Brescia e dalla Fondazione Ugo da Como di Lonato.
(così interpretato dal Lechi)
martedì 21 luglio 2015
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