giovedì 11 giugno 2015

CARTIERA DI MAINA INF. IN VALLE CARTIERE ED IL RICORDO DI MIA MADRE






Siamo alla fine dell’800 - inizi del ‘900, quando ancora la cartiera di Maina inferiore chiamata anche Macalè (dal 2007 trasformata in Museo della carta) si trovava in territorio di Maderno  e i  due comuni erano ancora separati. . Il  confine era delimitato dal torrente Toscolano dalla sua foce e sino alla località di Maina superiore, poi  saliva direttamente fino alla cima del monte Pizzocolo. Quindi le cartiere esistenti oltre Maina superiore e fino alla foce del torrente che si trovavano a destra (scendendo)  erano in territorio di Maderno, mentre quelle sul lato opposto e oltre Maina superiore in quello di Toscolano.
            Nel periodo citato in premessa e fino al 1912 la cartiera di Maina inferiore o Macalè fu diretta da Bianchi Tullio proveniente da Pisogne il quale sposò la zia di mia madre, Belloni Luigia.
            Diversi furono i proprietari o gestori di questa antica cartiera prima che venisse – dopo la costosa operazione  di ristrutturazione  - trasformata in Museo  e ora dato in comodato dal Comune alla Fondazione della Valle delle Cartiere. Intorno al 1700 questo opificio fu di proprietà della famiglia Assandri, originaria della frazione Pulciano, che poi assunse il cognome di Delay e che all’inizio del ‘500 conduceva alcune ferriere in località Camerate. Successivamente la proprietà dello stabilimento passò ai madernesi: Veronese nel 1811, Hell nel 1852, Emmer nel 1872, Nei primi anni del 1900 i proprietari divennero i Maffizzoli, poi i Donzelli ed, infine, i Marchi di Vicenza. Nel 1962 i Donzelli abbandonarono questo opificio che , lentamente, andò in rovina..
            Nel mio Blog su Toscolano Maderno ho citato diverse persone locali,  mi sono domandato, perchè non dovrei citare anche mia madre dalla quale ebbi varie notizie storiche locali e sul modo di vita di quel tempo ed in particolare sulla Valle delle Cartiere dove aveva vissuto alcuni anni.  Essa aveva solo cinque anni ed un fratellino di pochi mesi quando gli morì suo padre a 39 anni.. La madre, per vivere, era impegnata nel suo lavoro  e doveva  occuparsi di due figli per cui dopo qualche anno dovette affidare la mia futura madre, allora adolescente, alla zia, che non aveva figli e che viveva con il marito a Maina inferiore in una piccola abitazione annessa allo stabilimento (indicata con un freccia bianca nella foto in alto).
            Un particolare ricordo dell’adolescenza di mia madre durante la sua permanenza nella valle, che mi riferì più volte, fu  che alla sera veniva incaricata dallo zio di recarsi a Toscolano per l’acquisto del giornale che giungeva a tarda ora. Al buio assoluto e da sola, usciva dalle gallerie (allora non illuminate come ora), per giungere nel paese per l’acquisto del giornale. Pur prestandosi volenterosamente a questo incarico, non poté mai dimenticare la paura e l’ansia che l’opprimeva quando eseguiva ogni giorno questo incarico. Lo zio voleva tenersi aggiornato sugli avvenimenti, ma in quel tempo l’unico mezzo d’informazione era solo il giornale. che con i mezzi di quel tempo giungeva a Toscolano solo a tarda sera.

ANDREA DE ROSSI

                                                         
        





ANDREA DE ROSSI.

martedì 26 maggio 2015

VINCENZO BENDINELLI STRAORDINARIO ARTISTA MADERNESE



Il mio caro amico VINCENZO BENDINELLI, nato pochi anni dopo di me a Maderno il 20.7.1931 e scomparso a Cologno Monzese il 30.7.1997 dove abitava con la sua famiglia, è veramente un personaggio straordinario da ricordare per tutte le sue numerose attività e iniziative nel campo culturale ed artistico.
            Fin da giovanissimo si trasferì a Milano dove, inizialmente, lavorò come accordatore di pianoforti presso il negozio  della madernese sig.ra Luisa Castellini.
            Iniziò con la pittura e la poesia. Successivamente si laureò in Sociologia con una tesi di Parapsicologia.
            I principali giornali si sono occupati delle sue varie attività. Egli si qualificò sempre fra i primi nella cinquantina di concorsi letterari nazionali ed internazionali ai quali partecipò. Nel 1983 ottenne il premio della Cultura da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Numerose le mostre di quadri personali e collettive alle quali partecipò dal 1958 al 1987 nelle varie città d’Italia ed in Svizzera. Oltre a queste opere pittoriche, pubblicò parecchi volumi di poesie e di argomenti vari, fra i quali manuali d’ipnotismo, di radioestesia e di agopuntura.
            In circa trent’anni di lavoro pittorico ha svolto, come affermato dallo stesso,, la sua ricerca in modo totale, veramente d’avanguardia dal figurativo all’astratto, dall’arte visuale a esperienza POP (abbreviazione del termine inglese popular usato come termine generico per indicare  tutte le espressioni della cultura popolare) e queste ultime ben quattro anni prima che gli artisti americani presentassero le loro opere POP alla Biennale di Venezia del 1964.
            Il Comune di Cologno Monzese, dove egli risiedeva con la famiglia, nel 2005 ha organizzato presso una sala di villa Casati, una mostra dei dipinti più significativi e un’antologia di liriche dello stesso. L’inaugurazione è avvenuta il 7.10.2005 alla presenza del Sindaco di Cologno Monzese e di numerosi personaggi del mondo dell’arte e della cultura. In tale occasione la gallerista e critica d’arte Enrica Gamalero ha presentato le sue opere ed ha letto alcune sue poesie.
            E’ certamente un onore per il  comune di Toscolano-Maderno che questo “personaggio”, cresciuto in una modesta ed umile famiglia, con la sua intelligenza, creatività e costanza abbia saputo emergere e farsi un nome nell’ambiente artistico milanese.
                                                                           ANDREA DE ROSSI


Un quadro del Bendinelli



giovedì 14 maggio 2015

ALTRE NOTIZIE SUL PALAZZO GONZAGA DI MADERNO






Il Dott. Ghiselli di Gargnano fu uno dei tanti proprietari del palazzo Gonzaga di Maderno susseguitesi dopo l’estinzione della famiglia Gonzaga. Nel 1819, questi, forse perché infermo di mente, si mise alla ricerca di tesori che, si diceva, allora, fossero nascosti in qualche punto segreto del palazzo. Per  ritrovarli fece demolire i due terzi del palazzo, sul lato della chiesa romanica e, di conseguenza, distrusse numerosi capolavori pittorici, senza troppi ostacoli da parte della pubblica amministrazione. I relativi materiali di risulta, alcuni assai pregiati per qualità e lavorazione, presero differenti strade; una parte fu venduta, un’altra venne recuperata per costruire un giardino di limoni, gli stipiti andarono a sostegno degli ingressi interni della costruenda chiesa parrocchiale di Maderno e gli elementi più minuti furono incettati dagli antiquari del tempo oppure finirono in alcune case private a Maderno. Agli eredi del Ghiselli rimasero così tanti debiti per cui furono costretti a vendere il moncone rimasto del palazzo ai Zanetti i quali poi lo rivendettero al sig. Pietro Erculiani di Maderno che, nel 1894, lo rivendette all’inglese sig.ra Mary Colley Morice che, con animo appassionato, cercò di dare vita a quegli storici resti rimasti. Successivamente la proprietà passò al sig.Pietro Emmer di Maderno e questi, nel 1933, alla famiglia Gaoso.
            Tutte queste notizie sono state ricavate da un saggio dello storico locale Notaio Claudio Fossati  datato 1894 rinvenuto nell’archivio del marchese Giuliano Capilupi di Mantova unitamente alla lettera con la quale il Fossati indirizzò il testo alla sig.ra Mary Colley Morice la quale aveva richiesto notizie sulle origini storiche del palazzo dopo l’acquisto.. Documento che non risulta essere stato a conoscenza nemmeno dal figlio Donato che pure ha scritto anch’esso numerose notizie sui Gonzaga.
            Ora, ad integrare tali notizie sul palazzo Gonzaga di Maderno ci ha pensato il Prof.. Paolo Bertelli dell’Università degli Studi di Verona Dipartimento Tempo Spazio, immagine, Società /TeSIS) che ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere in quanto anche lui si interessa della storia dei Gonzaga. Risulta, infatti, che l’Università alla quale  appartiene nel 2014 ha organizzato un convegno dedicato a Marco Boschini (Venezia 1602-1678) scrittore, pittore, incisore, miniatore, già appartenente alla bottega di Palma il Giovane a Venezia e frequentatore del palazzo Gonzaga di Maderno dai cui proprietari ricevette l’ordine di incidere il disegno del palazzo madernese su una lastra di rame, ora non più rintracciabile. Da questo convegno uscì  un voluminoso libro “Marco Boschini. L’epopea della pittura veneziana nell’Eureopa barocca” a cura di Enrico Maria Dal Pozzolo con la collaborazione dello stesso Prof.Bertelli – Zel edizioni (pagine 463)...Fu negli anni in cui il Boschini frequentò il Palazzo Gonzaga di Maderno che il Duca Carlo II fece costruire un androne sotterraneo, detto poi “Serraglio degli uomini” che collegava il palazzo nuovo con la “Palazzina” chiamata poi “Serraglio delle Donne”.
            E’ nel contenuto di questo libro che si viene a conoscenza che il Prof.Paolo Bertelli , dopo molte ricerche, è riuscito a rintracciare, presso la Biblioteca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo forse l’unica copia esistente del prezioso volumetto di ventidue pagine che il Boschini scrisse nel 1661  in veneziano, riferentesi alle proprietà dei Gonzaga a Maderno con tutti i particolari, così intitolato “La regia terena de i dei ovvero Le delicie de Maderno –patrocinio del Serenissimo De Mantova umile tributo di Marco Boschini a quella Altezza.
            Da questo volumetto il Prof.Bertelli ha messo in evidenza molte cose interessanti,. su alcune sconosciute, altre già segnalate dallo storico Fossati, come la distruzione di due terzi del fabbricato da parte del Dott.Ghiselli che l’aveva acquistato dopo l’estinzione dei Gonzaga per la ricerca di un ipotetico tesoro.
            Quanto sopravvive ai nostri giorni, scrive il Prof.Bertelli, del complesso gonzaghesco di Maderno, benché splendido, non è che un ombra del monumentale succedersi di palazzi, palazzine, giardini, fontane e voliere che nel Seicento si configuravano come la maggiore residenza signorile dell’intero Garda.
            Fortunatamente l’attuale erede del vecchio palazzo, sig. Alessandro Gaoso, considerata l’importanza artistica ancora esistente nella parte di palazzo rimasta, sta  provvedendo al restauro di alcuni preziosi affreschi. Ricordo che al secondo piano vi è una sala che raffigura il Ratto di Ganimede, la cui foto viene. riprodotta in calce alla presente. Nel libro viene ricordato che l’edificio era di quattro piani fuori terra (più le cantine) con un’altana centrale posta al di sopra del “sitto della sala” e sormontata da un’aquila ducale in marmo.
            All’ingresso principale (allora quello verso il lago) con un portale e conci marmorei, si accedeva tramite una duplice scala a tenaglia, di fronte (verso l’attuale strada statale) vi era il giardino all’italiana   con balaustre marmoree sulle quali erano disposte statue e vasi.
            Tra i piani correvano quattro scale: una grande, due “private” ed una “lumaga” quest’ultima ancora esistente. Il palazzo era un ricettacolo di infinite stanze, logge e sale, di tal bellezza. Una descrizione più puntuale ci perviene dalle quartine di pag.10, quando il Boschini rammenta l’esistenza delle statue delle varie divinità fatte da celebri scultori. Nella fontana principale, nel mezzo del giardino, vi era una statua pregiata di Venere che zampillava acqua da ogni parte, realizzata dal noto scultore del tempo Francesco Agnesini, al quale i Gonzaga spesso si rivolgevano.
            Anche il “Serraglio” viene citato perché l’immobile che fu sempre chiamato “Palazzina”, in quel tempo, invece, era chiamato “Casino sopra il monte”... Era composto di due piani fuori terra più le cantine, con a fianco una grotta e diverse fontane alimentate da condotti sotterranei provenienti da Sernico (l’attuale frazione di Sanico). Accanto vi era una peschiera quadrata coperta di pietra viva ed una loggia su quarantaquattro colonne.




lunedì 13 aprile 2015

I GONZAGA A MADERNO NEL 1600

LA REGIA TERENA DE I DEI
OVVERO LE DELICIE DE MADERNO

Questo è il titolo del libro di cui intendo parlare oggi e che risale al 1661.
Claudio Fossati, il noto storico locale (1823-1895), in suo scritto che parlava dei Gonzaga, diceva, tra l’altro, “onde è che la palazzina congiunta per sotterranea strada al palazzo ducale di Maderno, fu per qualche tempo il teatro delle più turpi dissolutezze”. E qui richiamava un “secentista”, il “Boschetti” che cantò in versi dialettali veneziani “La Regia terena de i dei – ovvero – Le delicie di Maderno”. Da diversi anni sono alla ricerca di questo libro storico ma non l’ho trovato in nessuna biblioteca. Tramite un amico dell’Università di Verona ho saputo solo ora che la nota del Fossati contiene due refusi tipografici: il “secentista” citato non è Boschetti, bensì Marco Boschini e la data è 1661 e non 1660.
Sin dal 2013 ho aperto nel Web un Blog riguardante la storia di Toscolano Maderno con numerosissimi argomenti di storia locale (fino ad ora ha ottenuto oltre 33.000 visualizzazioni da tutte le parti del mondo). Fu così che ebbi la fortuna e l’onore di conoscere il Prof Paolo Bertelli dell’Università degli Studi di Verona – Dipartimento Tempo Spazio immagine Società (TeSIS), il quale, visti gli articoli sui Gonzaga a Maderno pubblicati sul mio Blog, mi mandò una e-mail considerando il mio lavoro assolutamente garbato e ben fatto. Mi informò che l’Università alla quale egli apparteneva aveva organizzato nel 2014 un convegno dedicato alla figura di Marco Boschini, (Venezia 1602-1678) scrittore, pittore, incisore, miniatore, e che secondo alcune fonti avrebbe frequentato anche la bottega di Palma il Giovane (ovvero l’autore del quadro, riproducente la Sacra Famiglia, che si trova nella chiesetta di S. Bartolomeo a Maderno). Proprio Boschini pubblicò il libro sopra indicato in versi e in veneziano. Da questo convegno è nato un ponderoso ed interessantissimo volume (464 pagine) dal titolo “Marco Boschini. L’epopea della pittura veneziana nell’Europa barocca” del quale mi è stata inviata una copia. All’interno è anche un saggio di .Paolo Bertelli con il titolo “Boschini e la villa di Maderno. Appunti sulla Regia terena de i dei” nel quale si parla dettagliatamente della villa Gonzaga di Maderno e dei suoi proprietari che si sono succeduti nel tempo. E viene pubblicata una foto che riproduce la sala del Ratto di Ganimede nel palazzo Gonzaga di Maderno.
Ritornando al Boschini, trascrivo qui di seguito due brani del suo poema in veneziano che si riferiscono alle proprietà dei Gonzaga a Maderno nel 1661.

In copia là dà l’Abondancia i fruti
Bei cedri, bei Naranzi, e bei limoni
E de tute le cose i rari, e i boni
Qua no ghe vuol fadiga i ghe ze tuti

                                                                              O delicia del Mondo e de Maderno
                                                                              Paradiso tereste apresso al Cielo
                                                                              E siben ti è vestito de mortal velo.
                                                                              Stago per dirte, Paradiso eterno.
Mi dimenticavo di far notare che il volumetto che Boschini scrisse nel 1661, rarissima pubblicazione di 22 pagine, è praticamente introvabile, ma ne esiste almeno una copia, quella utilizzata da Paolo Bertelli, conservata presso la Biblioteca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.
            Il Prof. Bertelli, autore di numerosi libri storici, mi ha voluto gentilmente inviare anche il suo nuovo libro “Immagini sovrane. La Mostra Iconografica Gonzaghesca del 1937” (432 pagine) nel quale oltre a descrivere la grande esposizione sui ritratti dei Gonzaga, tenuta nel 1937 nel Palazzo Ducale di Mantova, parla anche della villa dei Gonzaga a Maderno con numerosi interessanti particolari.
                                                                                                       ANDREA DE ROSSI




venerdì 20 marzo 2015

FINALMENTE RITROVATO IL QUADRO DI CHURCHILL

Ieri 19 marzo 2015 ho pubblicato su questo Blog l'articoletto di "Churchill a Maderno nel 1949" con la foto dello statista a Maderno in cerca di un posto adatto per ritrarre il golfo su un quadro.. La spiaggia del "Ruinà" o Rovinato sulla statale di Via Roma, vicino alle ville Gemma e Fantazzini fu il posto che scelse poi definitivamente  per eseguire il suo quadro, che da tempo lo scrivente ed il giornalista sig. Enzo Gallotta stiamo cercando sul Web.
Stamane, improvvisamente, mi sono trovato sul mio computer la foto di questo ricercato quadro  del golfo di Maderno eseguito nel 1949 da Churchill, avendomela gentilmente inviata il sig. Giovanni Saletti, figlio di un mio amico coetaneo che vive a Toscolano, il quale - abilmente - l'ha trovata su un apposito link. Allo stesso rivolgo un particolare ringraziamento per avere procurato la foto di questo quadro.
Sempre l'esperto d'informatica Saletti mi informa  che il suddetto quadro fu venduto all'asta di
Christie's  a Londra il 4.6.1999 al prezzo di 44.400 sterline.
                                                                                          Andrea De Rossi

               
   

mercoledì 18 marzo 2015

CHURCHILL A MADERNO NEL 1949










Grazie al prezioso interessamento del giornalista locale sig. Enzo Gallotta che ha insistentemente ricercato sul Web il quadro del golfo di Maderno che Churchill, nell'estate 1949, ha ripreso sulla spiaggia del "Ruinà" (per ora non ancora individuato), ha invece scovato uno spezzone di un filmato della British Pathè nel quale si vede l'ex premier Britannico a Maderno in Via Roma (Strada statale) mentre esce da una abitazione dove aveva ricercato un posto adatto nel quale fermarsi per fare il ritratto del golfo. Successivamente, invece, scelse la spiaggetta del "Ruinà", vicino a Villa Gemma, per installarsi con la sua attrezzatura, come risulta dalla sottostante foto pubblicata a suo tempo dal periodico Settimo Giorno..

                                                                                                         Andrea De Rossi


martedì 10 febbraio 2015

VISITA ESCURSIONISTA SULLE NOSTRE MONTAGNE






    Le varie possibilità per raggiungere la cima del Monte Pizzocolo (mt.1581) sovrastante Maderno


1) Ponte Toscolano - Maclino - Vigole – Sanico Ortello - S.Urbano - Prade - cima Pizzocolo
Il Monte Pizzocolo o Serà (dalla sponda veronese è chiamato “Gu”= acuto o aguzzo) è il più interessante, sia dal punto di vista ambientale che naturalistico e faunistico, ed il più facilmente accessibile. Nelle giornate limpide, dalla sua cima a punta, si può ammirare un panorama bellissimo.. .
:Da Maderno per il versante sud – Ortello – S.Urbano – Prade – cima Pizzocolo
Partendo dalla Statale 45 bis, al ponte di Toscolano si devia a sinistra e s’imbocca la strada che porta alle frazioni di Maclino, Vigole e Sanico (mt. 361). Giunti a quest’ultima frazione si prende la strada ( n.6) che, dalla piazzetta, sale a sinistra e s’inerpica per la montagna diretta a S.Urbano. Il primo punto panoramico interessante, per il quale vale la pena di fare una breve sosta, è quello che s’incontra in località Croce (mt. 625). Fissata alla ringhiera di ferro, sorge una modesta croce di legno alla base della quale vi è una panchina. Da questo punto è già possibile ammirare il sottostante ampio promontorio di Toscolano Maderno ed il lago che si estende da Sirmione a Malcesine. La strada prosegue poi attraversando un folto bosco di castagni. Dopo aver fiancheggiato, a sinistra, la località “Ortello di Sotto” circondata da un fitto ed antico castagneto, si passa accanto alla “casa del comune” (mt. 831), ora completamente abbandonata e pericolante, ma un tempo un necessario e sicuro rifugio, in caso di maltempo, per i montanari. Proseguendo per circa due km. si giunge alla località Sant’Urbano. Da qui parte la strada contrassegnata dal n.23 che, dopo il bivio per “Spiazzuola”, prosegue e passa di fianco al Dosso del Barbio ed a quello delle Merle. A 1117 mt, a fianco della strada, si trova la “casa comunale di Prada”, recentemente ristrutturata dal Gruppo Volontario Alpini e dedicata al loro compagno scomparso Angelo Usardi. valido dipendente del comune.
Salendo ancora, si passa a fianco della casina Marchetti e, poco dopo, si giunge al bivio delle “Merle” sotto il quale si estendono le cosiddette “Prae”, vasti prati erbosi che ogni anno ora rimpiccioliscono in quanto la vegetazione si espande rapidamente perché da oltre mezzo secolo non vi sono più i falciatori che tagliano il fieno. In questa località esisteva il cosiddetto famoso “Casì del pilès” del quale ora sono rimaste poche tracce. In questo piccolissimo locale diversi falciatori trascorrevano anche la notte. Più in alto, al bivio delle “Merle”, si stacca una strada che scende prima al Passo Spino e poi raggiunge il Rifugio Pirlo (n°5), mentre l’altra prosegue diritta per la vetta. Da questo punto la vegetazione inizia a farsi sempre più rara, data l’altezza. Spuntano però fra le rocce diversi faggi bellissimi. Più avanti troviamo “Lo sguàss del cemento”e proseguendo ancora “Lo sguàss de le pile” (.mt. 1430), che consiste in una modesta pozza d’acqua, (che è un abbeveratoio per gli animali della malga) nei pressi del quale giunge, dal basso, il sentiero che proviene dalla Via di Valle n.11, dopo aver costeggiato la Malga di Valle o “Baitù”. Da qui fino alla vetta si percorre un sentiero stretto e sconnesso fiancheggiato da enormi massi di pietra erosa dall’azione dissolutiva dell’acqua (campi solcati). Poco prima della vetta, a sinistra, troviamo il piccolo Bivacco “Due aceri”, così chiamato perché di fronte si trovano due piante di questo tipo.
Poco più in alto spicca la bella chiesetta dedicata ai Caduti di guerra e della montagna, che fu costruita nel 1985 dal gruppo “Amici del Monte Pizzocolo”. Entrambe le costruzioni si trovano sui ruderi di vecchie postazioni della prima guerra. Qui ogni anno, alla terza domenica di Giugno, si svolge una festa e viene anche celebrata la S.Messa. Poi, finalmente, si giunge alla tanto agognata vetta e, se è una tersa giornata di sole, ecco presentarsi un meraviglioso panorama. Ai piedi del monte si estende verso il lago il promontorio di Toscolano Maderno e, davanti la vastità del lago, da Sirmione fin oltre Malcesine e tutto il Monte Baldo (mt. 2200). Più in lontananza, si può osservare la pianura fino a Venezia e all’Appennino Tosco-emiliano con il Monte Cimone ( mt. 2165) che si trova oltre Bologna. Verso nord, invece, spiccano le vette, spesso innevate, del Gruppo Adamello – Brenta. Verso ovest, le prestigiose cime del Blumone, - ed il ghiaccio azzurro della parte sommitale del Monte Rosa





2) Ponte Toscolano – Maclino – Vigole – Sanico - Croce Ortello – Casa comunale – Via di
Valle
Un’ altra strada, che poi si trasforma in un sentiero, si trova sulla strada Sanico-S.Urbano (indicata al punto n.1) dopo 200 metri circa dalla “casa del comune”. Infatti, a destra, si trova la “Via di Valle”, contrassegnata con il n°11 che porta anch’essa alla cima, ma con maggior sforzo perché molto ripida. Percorrendo questa strada alternativa, prima di giungere al sentiero n°5 dove si trova lo “Sguass delle pile”che porta alla vetta, si passa vicino alla malga, localmente chiamata “Baitù”.
3) Ponte Toscolano – Maclino – Vigole – Sanico - Croce Ortello – Ortello sotto - cresta Sud e Est
Dalla strada Sanico- S. Urbano indicata al punto 1, dopo qualche centinaio di metri dalla “Croce”, a destra, si stacca la strada n. 27 che più avanti diventa un sentiero che conduce alla cresta sud e est del monte Pizzocolo, ed è riservata ad esperti di roccia.
a) Per raggiungere la costa sud, durante il percorso si passa di fianco alle ex casa degli “Opoli”, divenuta ora un fabbricato moderno, poi, proseguendo verso l’alto, si transita nei pressi del “Casì del Balì” (di Mario Salvadori), vicino al quale si trova una nicchia, o “Cuel”, come viene chiamata localmente una grotta, entro la quale è custodita la statua della Madonna (mt. 800). Dopo aver attraversato un ponticello che sorpassa la Valle della Prera, il percorso si fa sempre più ripido tra le rocce e si giunge alla cresta sud poi, finalmente, alla cima del Monte Pizzocolo.
b) Per raggiungere la cresta est: la prima parte è la stessa della precedente. Poi ad un certo punto, attraverso un piccolo sentiero si giunge al “Casì del Balì”. Poco più avanti s’incontra la parete rocciosa e si deve salire ancora fino ad un bivio dove è indicata la discesa per Gaino attraverso un ripido vallone. Dopo alcuni passaggi impegnativi sulla roccia, s’incontra il sentiero che conduce alla cresta est.
Da Toscolano per il versante nord
1) Toscolano – Gaino - Valle Camerate - Valle Camerate – Spasso Spino – cima Pizzocolo
Un’altra alternativa che conduce prima al passo Spino, poi al Rifugio ed infine sulla cima è la strada che inizia dalla frazione di Gaino, forse la più comoda e facile, perché fino al “Palazzo di Archesane” ( mt. 816) è transitabile con le auto. Il primo tratto inizia dalla frazione di Gaino e si deve percorrere la strada comunale Gaino-Ponte Camerate. Oltre il ponte, diventa consorziale ed è gestita dai vari proprietari terrieri della zona. A causa di una grossa frana, avvenuta alcuni anni fa, staccatasi dalla località “Sabbionera”, ora non è più possibile attraversare il ponte per dirigersi nella Valle di Archesane. Si deve quindi proseguire diritto e poi prendere la strada a sinistra (quella a destra conduce in località “Segrane”) la quale per un centinaio di metri costeggia il torrente, fino al raggiungimento di un ponticello di ferro, passato il quale, dopo alcuni tornanti, è possibile inserirsi finalmente nella strada Consorziale che porta allo Spino e al monte Pizzocolo. Dopo una ripida salita, si costeggiano i vasti prati e castagneti di “Persegno” (Pèrsègn”) e poi si giunge ad un bivio chiamato “Vie che spàrt”. A questo punto, in alto troviamo la località “Maernì di sopra”(.mt.600) mentre a valle c’è “Maernì di sotto”. Proseguendo dritto si va al “Palazzo di Archesane” e allo Spino, deviando a destra, si entra nella Valle di Campiglio “Campei”. Percorrendo la Valle di Archesane si attraversa un fitto bosco, fra cui un fitto betuleto e si passa a fianco di vecchie casine come quelle di “Navesole”, “Del Foia”, “Tournac”, “Spiassa”, “Montì”, “Verde”, “Beola” e “Samuel” ed altre ancora di recente costruzione. Più avanti si giunge al “Palazzo di Archesane” (mt. 816) che è circondato da un vasto prato e da un fitto bosco. Di questo stabile, sempre chiamato “Palazzo” se ne parlerà più dettagliatamente più avanti perché la sua storia è interessante. Qui si deve necessariamente parcheggiare l’auto perché oltre è vietata la circolazione. Dalla strada, che diventa poi quasi un sentiero attraverso la “Val delle Merle” si giunge al Passo Spino (mt. 1160). Poco più in alto del “Palazzo” a destra, si trova invece la località “Pradalai”, un fitto bosco con una casetta, anticamente appartenente alla nobile e facoltosa famiglia Delay, proprietaria di cartiere a Toscolano, dalla quale trae il nome in gergo dialettale. Arrivati al Passo Spino, proseguendo a destra dopo alcune centinaia di metri si giunge al Rifugio Spino. Prendendo invece la strada a sinistra, costruita dai militari nella prima guerra, contrassegnata dal n°5, si sale fino alla località “Merle” (mt. 1151) e ci si congiunge con quella proveniente da Sant’Urbano e dal “Pirell” diretta alla cima del Pizzocolo.

Da Gardone Riviera per il Rifugio Spino ed il Monte Pizzocolo

1) Una strada sterrata di recente costruzione e carreggiabile, parte in Val di Sör oltre S. Michele ed arriva fino alla località “Pirell”, dove termina. Da qui è possibile inserirsi in quella proveniente da S. Urbano, contrassegnata dal n.6.
2) Un’altra strada che parte dalla Trattoria Colomber, contrassegnata dal n°8 porta, a piedi, anch’essa alla località “Pirell”per inserirsi in quella n.23. Da Vobarno a Campei de Sima, Passo Spino ed il Monte Pizzocolo
Parte dalla frazione Degagna di Vobarno, si arriva al “Prato della noce”, Campei de Sima e da qui al Passo Spino ed al Monte Pizzocolo.

STRADE ALTERNATIVE, MENO FREQUENTATE, CHE PORTANO
COMUNQUE ALLA CIMA DEL MONTE PIZZOCOLO.

1) Ponte Toscolano – Maclino - Vigole – Sanico e deviazione per Rosei e Magnico
Prima di giungere alla piazzetta di Sanico, a destra, sorge una santella. Proseguendo sulla sinistra si prende la strada diretta in Vesegna che attraversa le località di Rosei e Magnico.
. Si passa poi dalla “Prea del gal”, dalla “Castegna dell’asèn”, da “Ceresì”. Poco prima di Vesegna, a sinistra, si stacca la strada di “Pura” o “Pöre”. Da Vesegna parte un ripido sentiero che porta in località “Buellino” o Buelì” (mt.816) dal quale si può ammirare un bel panorama. Girando a sinistra si va verso il Monte Lavino (mt. 901), mentre a destra verso S.Urbano dove si congiunge con quella (n.6) proveniente da Sanico.

2) Casa del Comune di Ortello sotto – Pra da fa – Bolzane – Vesegna – Buellino – S.Urbano Pochi metri prima, a sinistra, della “casa del comune” scende una strada che porta al “Pra da fa”. Giunti in fondo a questa strada si gira verso destra e, dopo aver costeggiato i castagneti di “Bolzane”, dopo circa 1 Km., si arriva alla località “Vesegna” (mt. 620). Ed è qui che giunge l’altra strada consorziale che si stacca da Sanico, passando da Rosei e Magnico e dalla “prea del gal” e dalla “Castegna dell’asen”.

3) S.Urbano – Navazzini – Pirello – Passo Spino - Rifugio
Da S. Urbano (mt. 869) a sinistra della chiesetta, si stacca un sentiero che conduce in località “Navazzini” (n°6). Salendo si arriva in località “Pirello” (mt. 1132) e poi direttamente al Passo Spino ed al Rifugio alpino “Giorgio Pirlo”, che si trova in prossimità del confine con Gardone Riviera. Da qui si può raggiungere la cima del Pizzocolo prendendo il sentiero n°5.

4) Valle Archesane – Vie che Spart - Valle di Campiglio – Campei de Sima
Dalla strada proveniente da Gaino, in località “Vie che spart”, deviando a destra, si giunge in prossimità del torrente della Valle di Campiglio, e si deve parcheggiare. Passato il ponticello posto sul piccolo torrente, poco più avanti, a destra, si stacca una strada che raggiunge la località “Persinich” mentre proseguendo oltre, sempre a destra, troviamo la strada che porta a “Campei de fond” (mt.795) e “ Campei de mès” (mt. 930). Seguendo ancora la valle , la strada si fa più ripida, e, dopo aver costeggiato a sinistra la località “Selva scura”, nei pressi del “Passo della Fobbiola” si devia a destra e si giunge a “Campei de Sima”(mt. 1025), località meravigliosa in mezzo a prati e boschi di faggio dove l’ex Azienda Regionale delle Foreste, ora ERSAF, con l’aiuto dela Sezione Alpini “Montesuello”, ha da alcuni anni ristrutturato i quattro vecchi edifici, e una bella chiesetta, affidandone la gestione al Gruppo Alpini. Questi pubblicizzano la visita a questo Rifugio non solo agli appassionati della montagna, ma anche alle scolaresche alle quali è offerta un’escursione, dal
venerdì al sabato, con possibilità di pernottamento.
5) S. Urbano – Spiazzuola – Barbio – Fo dela Sacca

Da S. Urbano, percorrendo la strada n.23 che conduce alla cima del Pizzocolo, dopo circa 400 metri, a destra, si stacca la ripida stradina denominata “Spiazzuola” che termina, trasformandosi poi in un sentiero al “Fo de la Sacca”. Da qui, volendo, si può raggiungere la cima
       
                                                                                                   






del Pizzocolo usufruendo di alcuni sentieri
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